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VISITORS-COLLABORATOR IMPREX :- BAYER'S STUDIES & COVER INCORPORATED

Bayers studies & cover incorporated

VISITORS-COLLABORATOR IMPREX

 

 (a) Relazioni postume richieste a alcuni visitatori delle performance:  

 

 

lettera:1a

direttivo: 4002.6.82

nome e cognome: Max Villani

data di nascita: 4/aprile/1972

data di morte:

nazionalita': Italiana

origine etnica o religiosa:

professione: fotografo

numero archiviazione: numero 0.000.0

partecipante alla performance: norim & berg's proceedings

svoltasi in data: 28 giugno 2004

ruolo: visitatore, comparsa (prigioniero-paziente)

richiesta relazione: Davide D.M.Tinelli

relazione consegnata via: e.mail 

ricevuta in  data: 7 agosto 2004

oggetto: Lettera al carceriere

 

Egregio signor Davide,

la rendo partecipe della mia esperienza di carcerazione,inviandole queste mie riflessioni,sempre nel rispetto del suo ruolo e lavoro.

davanti al luogo di reclusione, il contatto avuto con altri prigionieri mi ha disturbato.Avrei preferito entrare in un percorso di transenne, stretto, in fila indiana(Tipo quelle che portano il bestiame verso la via del macello), limitando il movimento e i contatti a due prigionieri, quello che precede e quello che segue.

In questa fase di attesa, penso possa essere utile la distribuzione di un foglio di delibera. Il modello da compilare, da parte del neo -prigioniero, deve incutere: attenzione idea di pericolo e paura.

( formula esempio: io sottoscritto............. dichiaro che tutto quello che succederà é sotto la mia unica responsabilità.... e di non rivalermi in nessun caso contro gli organizzatori dell'evento.....) Queste misure di attenzione potrebbero aiutare il prigioniero ad entrare nello spirito della esperienza.

Come ex-prigioniero, sono in accordo sulle regole e i modi di gestione che mi sono stati imposti nello spazio di reclusione. La guerra é guerra. Cordiali saluti,

Max Villani

 

 lettera: 002a

direttivo: 4002.6.82

nome e cognome: Marco Cappelli

data di nascita: 

data di morte:

nazionalita': Italiana

origine etnica o religiosa:

professione: fotografo

numero archiviazione: numero 0.000.0

partecipante alla performance: norim & berg's proceedings

svoltasi in data: 28 giugno 2004

ruolo: visitatore, comparsa (prigioniero-paziente)

richiesta relazione: Davide D.M.Tinelli

relazione consegnata via: e.mail 

ricevuta in  data: 15 settembre 2004

oggetto: u mag scroccaon.

 

La storia del mago scroccone e dell'altalena parlante potrebbe spiegare la rivolta dei nobili ideali. peccato che gli ideali nobili sono un ameba delle convenzioni fatte a pezzi dai maghi scrocconi. eppure l'altalena parlante si porta appresso gli ideali contorti del popolo della pace. peccato che l'altalena parlante é totalmente muta.

perché la piazza gridi 10 100 1000 nassirya ci vuole una buona manciata di ideali, un paio di catene fregate ad una altalena e un buon cocktail come si deve.

per il fegato dell'uomo comune e per la vigliaccheria del commilitone, per la fortuna delle idee nobili e per quelle del suo boia. se non ci fossero questi ultimi protagonisti non ci verrebbe mai in mente che la guerra é bella anche se fa male. eppure quello che ha turbato la prima delle due serate non ha niente a che fare con abu ghraib, ma con la gente per bene che se non può ridere almeno si vuole indignare senza che nessuno scassi la minchia. Eppure se ladri e stupratori fossero sempre e ovunque condannati, la gente per bene sarebbe sempre e comunque innocente. chi rideva del resto lo poteva fare in cuor suo, era dentro quel ridere, chi non rideva affatto pensava alla fine che facevano quelli che ridevano, mentre quelli che finivano fuori volevano a tutti i costi rientrare. evidentemente la caduta é una questione puramente morale. sullo spirito della pace c'é sempre una guerra che incombe, ma non si vedeva la sofferenza dei carcerati, solo quella dell'esclusione, i nostri intellettuali armati di cocktail ansiosi di entrare perché erano li anche gli amici non hanno pensato troppo ai loro cocktail e una volta dentro sono diventati ancora più volenterosi nel tentare di salvare il mondo. questi sono eventi dell'esplosione delle idee, altro che storia del mago scroccone. io ho pensato che fosse una pena, invece, che ci fossero uomini disposti a operare in maniera violenta solo per un atto di giustizia, come i carcerieri che sballottavano di qua e di là i corpi.

i carcerieri che portavano senza battere ciglio i corpi nella discesa alla conoscenza del grave errore, essere numerati come condannati a morte, fotografati, imprigionati con un poco di pane e acqua e lasciati in terra mentre altri venivano torturati con esperimenti medici. errore fatale, perché non si tortura, non si procura violenza psicologica. al di qua delle nostre marcie illuminate dalle candele, nella nostra indignazione e della catastrofe imminente, fuori dall'ultimo cocktail, lontano dalle nostre magnifiche serate di teatro e poesia. se ci avanza il tempo tra una piccola battiglia quotidiana e la sollecitudine della negligenza siamo persinanche capaci ( maddai) di vedere che ci sono uomini che vivono nella speranza di non morire di fame o con le reni spezzate e la bocca strappata. bevenuto dunque al mago scroccone che governa il nostro destino, che apre una bottiglia di vino, si indigna al tremare della terra, si inalbera al cadere degli dei, vorrebbe vivere contemporaneamente su due altalene separate, che siano però tutt'una e se non vede intorno gli amici li chiama e gli invita a partecipare, nessuno escluso, tra un gorgheggio e un sillogismo, della natura umana fatta filosofia, in rima o in sonetto, con la bella tra le braccia incandescente nel balletto, perché vivere é bello, ma morire anche di più... finché anche gli amici se ne vanno, la bella si é sciolta come un gelato, il mago scroccone dorme senza fiato, sognando la pace, perché dio é così buono che ogni mille anni di guerra concede un momento di pace. poi si sveglia, si stiracchia, riprende l'immaginazione, campione dell'arte, che di questo mondo figura anima e virtù. così morì il mago scroccone, tra il singhiozzo e la pena capitale, d'essere morto uomo e d'essere vissuto cane. dove tutto ciò che d'arte ha potuto dire é stato: carnem vale. ciao dauda.

Marco Cappelli

 

lettera: 003a

direttivo: 4002.6.82

nome e cognome: Andrea Carbone

data di nascita:

data di morte:

nazionalita':

origine etnica o religiosa:

professione: artista

numero archiviazione:00000

partecipante alla performance: Norim & Berg's proceedings

svoltasi in data: 28 giugno 2004

ruolo: visitatore, comparsa (prigioniero-paziente) 

richiesta relazione: Davide D.M. Tinelli

relazione consegnata via: E.mail

ricevuta in data: 28 luglio 2004

oggetto: ciao

 

Ciao Davide,

grazie per l'invito alla tua performance che mi é piaciuta molto per la sua tematica e anche perché era effettivamente un mix tra esposizione e teatro e manifestazione di temi sui cui ci fermiamo a pensare solo quando si verificano eventi di massa, senza pensare che giornalmente persone subiscono soprusi non dichiarati.

Nonostante tutto non ho sentito il coinvolgimento emotivo dello "spettacolo" che invece avrebbe reso la performance più incisiva.

Forse in alcuni casi un ordine sibillato avrebbe creato più terrore tra gli spettatori; l'idea della cella di gruppo é stata grande, ma l'avrei vista come prima "stanza di attesa", subito dopo la discesa negli inferi del sotteraneo. E li magari degli urli/lamenti di foldo (registrati) di persone torturate/operate, oppure tu che da aguzzino, umiliavi gli incarcerati con una spiga del perché erano li e di cosa avrebbero subito.

Mi é piaciuta l'idea della stanza della foto, ma non erano esaltati i tuoi dipinti/ritratti molto belli. Di forte effetto anche il tavolo operatorio e gli attori. Forse però quando veniva operato uno del publico, proprio perché non attore, sarebbe stato meglio nasconderlo con un separé e far lavorare l'immaginazione altrui, che a volte scalda di piu' di cose visibili. Perche' non hai pensato ad una introduzione con magari una panoramica storica e geografica di quello che attualmente avviene nel mondo a tale riguardo? Sinceramente comunque ti auguro che lo spettacolo " giri molto in giro" e non pensare che ciò che ho scritto sia per arroganza, ma é solo una mia umile sensazione. Se ti fà piacere fammi sapere i tuoi commenti!! 

PS: Ho anche visto Fame Chimica senza sapere che avevi lavorato anche tu: bravo!!!!  

Andrea Carbone

 

lettera: 004a

direttivo: 4002.6.82

nome e cognome: Roberto robba

data di nascita:

data di morte:

nazionalita':

origine etnica o religiosa:

professione: artista

numero archiviazione:00000

partecipante alla performance: Bayer's studies & cover incorporated

svoltasi in data: 28 giugno 2004

ruolo: visitatore, comparsa (prigioniero-paziente) 

richiesta relazione: Davide D.M. Tinelli

relazione consegnata via: E.mail

ricevuta in data: 22 ottobre 2004

oggetto:

Ho assistito ad una performance che andava al di là dell'invito allo spettatore a partecipare. In questo caso si veniva letteralmente catapultati nella realtà della scena; si prendeva parte involontariamente alla storia molto cruda delle prigioni in genere, e in particolare quelle naziste. Lo spettatore diventava attore-prigioniero- torturato e subiva, ovviamente in maniera minima, i trattamenti inflitti ai carcerati del regime. Non solo ebrei, ma tutti quelli fuori dal loro standard: rom, omosessuali, neri, ecc..... . .L'ideatore-scenografo; attore protagonista della performance molto provocatoria, ha costruito un ambiente ovviamente cupo, freddo, con una sedia alettrica di ferro e una grande gabbia in ferro battuto per gli spettatori-prigionieri.

Si veniva maltrattati fin dall'inizio con urla, spintoni, lunghe attese in ginocchio faccia al muro e infine stipati seduti per terra nella grande gabbia-cella mentre fuori il carceriere torturava o violentava gli attori-prigionieri. L'idea della provocazione estrema psicofisica può avere un' efficacia sullo spettatore che assiste da esterno; infatti generalmente c'é un grande spazio tra lui e la scena, un vuoto che tiene separate le due entità. In questo caso lo spettatore si ritrova a partecipare alla performance senza volerlo, inaspettatamente( in realtà molti di noi erano stati avvertiti di quello che sarebbe successo). Gli attori "usano" gli spettatori per realizzare la scena, il carceriere protagonista si accanisce su di loro con una particolare ferocia, quasi ci prendesse gusto. In realtà forse il suo è lo sforzo di provocare al massimo i visitatori, fare in modo che provino una reazione emotiva. 

E' il tentativo di abbattere l'indifferenza di quelli che guardano da lontano; che in questo caso provano una microscopica parte di sofferenza; anche solo un pò di scomodità nello stare seduti in ginocchio per 5 minuti. L'idea è originale, il tentativo di spingere al massimo la comunicazione attraverso la provocazione estrema. Come urlare nell'orecchio a qualcuno le proprie angoscie per fare in modo che, non solo si renda conto, ma reagisca alle cose malate che accadono.

Roberto robba

 

 

 

 

 

 

 

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Bayers studies & cover incorporated

VISITORS-COLLABORATOR IMPREX

 

 

 

(b)Relazioni  postume richieste ad alcuni collaboratori delle performance:

 

lettera: 001b

direttivo: 4002.6.3 - 4002.6.82

nome e cognome: Mario Di Salvo

data di nascita:

data di morte:

nazionalita':

origine etnica o religiosa:

professione: fotografo

numero archiviazione:

partecipante alle performance: bayer's studies & cover incorporated -Norim & Berg's proceedings 

svoltesi in data: 6 giugno 2004 -28 giugno 2004  

ruolo: collaboratore, attore  ( medico-fotografo di scena) 

richiesta relazione: Davide D.M. Tinelli

relazione consegnata via: E.mail

ricevuta in data: 8 settembre 2004

oggetto: Due righe.... di cuore

 

Si corre un rischio entrando nella mostra-performance di Davide Tinelli.

Si corre un rischio interagendo con ciò che Davide ha puntigliosamente messo in scena. Si corre il rischio di scoprire che non tutto e' stato detto. Si corre il rischio di scoprire che non tutto é stato scritto. Si corre il rischio di Pensare.

E quando il pensiero lascia il campo all'immedesimazione, il gioco é fatto!

torturatori e torturati, non v'é differenza alcuna: si parte tutti insieme verso un viaggio senza speranza ne meta. Buoni o cattivi, vittime o carcerieri, si annaspa ormai nel buio che e' un buio insito nelle nostre coscienze. Per la prima volta in vita mia, forse, il dito ha esitato nel premere il pulsante di scatto. Non l'ha mai fatto, di fronte a nulla. Neanche quando forse avrebbe dovuto. Le mie sono impressioni di chi ha vissuto la performance dalla parte del "male", medico tra i medici, sperimentatori del Nulla su esseri che avevano come unica colpa quella di esistere. Sono le impressioni di chi, scaraventato in una dimensione irreale, ma allo stesso tempo quanto mai reale, varca la soglia del giudizio preconcetto, e penetra la coscienza di persone in NULLA diverse da noi. E' tremendo, ma più semplice di quanto mente umana possa concepire, immaginare il sadico cinismo di chi scopre, con ingenua meraviglia, e approfittando del fatto di potersi mescolare ai tanti, e a loro scaricare buona parte della colpa, di poter disporre di un essere umano, uomo, donna, giovane, vecchio...bambino, a suo piacimento. Di poter riversare su di esso tutto ciò che da sempre é nascosto all'interno di ogniuno di noi, nell'angolo più oscuro e recondito della nostra anima.

La nostra primitiva rabbia, la nostra cattiveria repressa, il lato misconosciuto della nostra essenza, della nostra umanità. Le urla diaboliche della cattiveria-follia, si mescolano con quelle strazianti del dolore-terrore. Ma tutto questo non ci impressiona più. Ormai stiamo soffrendo. Ormai stiamo piangendo. Ormai stiamo pregando. Ormai stiamo... pensando! E tutto questo grazie a Davide e alla sua bella e non comune intelligenza di essere umano...Troppo umano! Con gratitudine e stima. Mario Di Salvo 

 

 

lettera: 002b

direttivo: 4002.6.82

nome e cognome: Giuseppe Carissimi

data di nascita: 19/ febbraio/1962

data di morte:

nazionalita':

origine etnica o religiosa:

professione: giornalista

numero archiviazione:

partecipante alla performance: Norim & Berg's proceedings 

svoltasi in data: 28 giugno 2004  

ruolo: collaboratore, attore (Medico- fotografo archiviatore)

richiesta relazione: Davide D.M. Tinelli

relazione consegnata via: E.mail

ricevuta in data: 22 settembre 2004

oggetto: Da Giuseppe

 

Un amico ti incontra. Sai che è un artista e ti vuole  coinvolgere nella sua arte. Tu dici si, tanto che ho da perdere, e poi é un amico, un artista e la cosa potrebbe anche piacermi. Allora mi dice cosa, quando e dove, e perché. Dovrò fare l'attore, e dico ok,

sei un amico, sei un artista, e ci stò.Arriva il giorno e la sera, dopo le nove. Raggiungo il posto, scendo le scale, un sotterraneo, poca luce, aria pesante e poi aghi, bisturi, cervelli, lastre, sbarre, quadri, catene, un tavolo per operare e una sedia elettrica per fotografare. Il lager é servito.Parliamo. Mi spiega, mi ripete, mi dà un camice, mi dice ora sei un medico nazista, il tuo compito é schedarli e scattare le foto, e fare il cattivo. Ovvio, il cattivo. E ci sono altri cattivi con noi. Bene, ho capito, e gli dico agli ordini, farò l'attore, farò il cattivo, perché il gioco potrebbe anche piacermi. Arrivano le persone, sono quelli da schedare e da odiare, tutto secondo gli ordini, fa parte del gioco. Mi dico sono un attore e cerco di mettermi in testa che sono schifosi, negri e ebrei, più marci del marcio, che sono da odiare. Sono un attore, sono un nazista e la mia parte la devo recitare bene. Comincio a odiare, a fare il cattivo, senz'anima, senza cuore, pensando solo di fare bene l'attore. Comincio a scattare, a schedare, a vedere il disagio negli occhi, il dubbio, il terrore. Il gioco comincia a piacermi, a darmi soddisfazione. Oddio. Ma ora chi sono, cosa sono? Sono un nazista o sono un attore?

Giuseppe Carissimi 

 

 

 

lettera: 003b

direttivo: 4002.6.3-4002.6.82

nome e cognome: Vera

 data di nascita:

data di morte:

nazionalita': 

origine etnica o religiosa:

professione: Radiologa 

numero archiviazione:

partecipante alla/e performance: Bayer's studies & cover incorporated-Norim & Berg's proceedings

svoltasi in data: 6 giugno 2004-28 giugno 2004 

ruolo: collaboratore-attore (Medico- addetto all'archivio)

richiesta relazione: Davide D.M. Tinelli

relazione consegnata via: E.mail

ricevuta in data: 12 ottobre 2004

oggetto: Mostra Bayer's 

 

E' stata un'esperienza che ha messo a dura prova la mia resistenza: era molto difficile restare seria, non riuscivo a fare la bastarda fino in fondo, a tratti avrei voluto essere anchio spettatrice e vivere l'esperienza estrema, piuttosto che restare al piano di sopra e sentire solo le urla. Ho visto uscire spaventato chi era entrato gia spaventato, e calmo e ridacchiante chi era entrato calmo e ridacchiante. Forse é una performance che più che far sorgere domande conferma pregiudizi, e questo é un limite. Comunque molto divertente dal mio punto di vista!

Vera .............. 

 

lettera: 004b

direttivo: 4002.6.3-4002.6.82

nome e cognome:Giancarlo Di Carlo

data di nascita:

data di morte:

nazionalita':

origine etnica o religiosa:

professione: biologo

numero archiviazione:

partecipante alla/e performance: *Bayer's studies & cover incorporated-#Norim & Berg's proceedings

svoltasi in data: *6 giugno 2004-#28 giugno 2004 

ruolo: collaboratore, attore ( *infermiere)-( #Medico- chirurgo)

richiesta relazione: Davide D.M. Tinelli

relazione consegnata via: E.mail

ricevuta in data: 9 settembre 2004

oggetto:  Bayer's studies 

 

 

Stanza scura umida i carnefici entrano nel ruolo in modo sempre più ossessivo e convinto il rapporto tra la vittima e carnefice che parte come finzione ma vuole riprodurre una tragedia e una situazione grottesca realmente esistite e verificatesi coinvoge sempre più le persone con il camice bianco, gli infermieri afferrano sempre più duramente le persone nella gabbia il medico comincia a provare un piacere sinistro anche nell'appogiare e poi premere i ferri chirurgici sulla cute delle vittime ma deve comunque stare attento a non fare male realmente alle persone via via portate sul tavolo operatorio. Si parte sapendo di essere parte di una finzione ma il crescendo di urla e grida porta quasi ad una trance che fa calare in modo quasi pericoloso nel ruolo, qualcuno degli spettatori non riece a reggere l'atmosfera e chiede di lasciar perdere, si sa fin dall'inizio che tu col camice bianco o la divisa da chirurgo devi fare la parte dell'aguzzino feroce ma a quel punto ti chiedi se non sei andato troppo oltre nell'urlare così come fa' Davide e nel brutalizzare i prigionieri spettatori che sono parte integrante della situazione.

Ci si comincia a chiedere questa situazione deriva dal fatto che ogni cosa dell'allestimento ambientale al modo di recitare di chi indossa un camice funziona bene oppure il gioco di finzione comincia a sfuggire di mano? Forse anche l'immedesimarsi da ambo le parti attori-carnefici, vittime-spettatori sta superando il limite di sicurezza?Sai che stai rappresentando qualcosa di terribile e realmente accaduto sai che non ci può essere un approccio soft in una simile rappresentazione ma sai di essere un pacifista non il Dott. Mengele o un altro scenziato folle aguzzino del Terzo Reich a questo punto cominci ad avere dubbi interiori, sai di essere stato addolescente negli anni 70 sei cresciuto col latte dell' antifascismo e ora ti devi calare anzi ormai sei calato nel ruolo opposto non vorresti forse più fare la parte dell'aguzzino nazista ma sai allo stesso tempo che se lo farai bene avrai raggiunto lo scopo di fare capire la mostrosita' di ciò che si sta cercando di rappresentare e tu stesso percepisci dentro quella mostrosità. Poi inprovvisamente irrompono i liberatori i ruoli si invertono adesso sei tù con gli altri in camice bianco a essere strattonato e sbattuto contro un muro stavolta sei tu la bestia in gabbia che la gente guarda così come la storia guarda e ha guardato la mostrosità del nazismo che é stata messa in scena.Sai di essere tesserato all' ANPI all'associazione nazionale partigiani d' Italia hai parlato con gli eroi che scesero dalle monragne nella primavera del '45 ma adesso tu sei nella parte di quei nazisti e fascisti che fin da ragazzo hai combattuto é uno strano e forte accavallarsi di senzazioni,tu sei cresciuto fin da ragazzo nella religione laica dell'antifascismo e ora anche se é una finzione sei con le mani alzate contro il muro con le armi dei liberatori puntate contro. però ormai sei fuori dall'antro dell'orrore si respira l'aria della strada nel caldo di giugno siamo tutti liberi alla fine del gioco delle parti aguzzini e vittime.

Ripensando alle situazioni della mostra-rappresentazione mi vengono in mente i racconti di mia madre durante la guerra quando i tedeschi passavano per la strada incutendo terrore nella gente lei mia madre li ha visti marciare facendo il sinistro passo dell'oca dopo sessanta anni ha ancora i brividi, poi dal momento che per due sere ho dovuto fare l'aguzzino mi viene in mente la pagina dolorosa della storia della Corsico e della Milano antifascista, a poche decine di metri dalla stazione ferroviaria di Corsico c'é un edificio che oggi si chiama albergo Due Pini ma che dal '43 al '45 era chiamata la Villa Triste era il luogo in cui i nazisti e fascisti torturavano partigiani e antifascisti la notte si sentivano le urla dei torturati e la mattina dopo c'erano corpi che galleggiavano nel Naviglio mia madre si ricorda di un fascista dagli occhi d'acciaio il capitano Varisco che aveva l'abitudine di indossare anelli d'acciaio quando prendeva a pugni i prigionieri di Villa Triste.

Poi il racconto dei bombardamenti, proprio dalla stazione di Corsico passava il treno blindato tedesco che operava sulla linea Milano-Mortara sparando colpi sordi, in quella che oggi è via Fermi al confine con Cesano Boscone c'era la postazione antiaerea tedesca una volta mia madre ha visto gli occhi di un pilota inglese dal tanto che passava volando radente sui tetti delle case di Corsico. Atro momento terribile era quando la notte il faro della contraerea tedesca inquadrava un aereo alleato nel suo fascio di luce. Si mia madre era una ragazzina di quattordici anni ma queste cose fanno crescere in fretta e anche dopo sessanta anni non si possono dimenticare. Di queste cose ho parlato in un paio di sere con i ragazzi di Gheroarté e con Davide la sera che ci siamo conosciuti davanti a un cocktail lì alla stazione.

Ora non ci sono più le grida dei partigiani torturati si sente dell'ottimo jazz si proprio la musica che gli americani ci hanno portato con la liberazione.

Ma il racconto si chiude con la cosa più bella il ricordo di mia madre dei camion carichi di partigiani che percorrevano le strade dopo il 25 aprile era la fine dell'incubo, peccato che una lapide posta a Rocchetto ricordi tre giovani partigiani caduti il 26 aprile ' 45 mentre cercavano di tendere un'imboscata ai tedeschi in ritirata credo sia un modo crudele di morire proprio all'alba della libertà...

Il publico delle due serate alla casa di via Vigevano era mediamente molto giovane spero sappiano captare e coservare la memoria storica, quella sera all'ingresso dei liberatori nella camera degli orrori avrei voluto vestirmi da partigiano... ...

Giancarlo Di Carlo       

 

lettera: 005b

direttivo: 4002.6.82

nome e cognome: Domenico Murduca

data di nascita: 

data di morte:

nazionalita':

origine etnica o religiosa:

professione: video-artista

numero archiviazione:

partecipante alla performance: Norim & Berg's proceedings 

svoltasi in data: 28 giugno 2004  

ruolo: collaboratore, attore (Medico- cameramen )

richiesta relazione: Davide D.M. Tinelli

relazione consegnata via: E.mail

ricevuta in data: 21 settembre 2004

oggetto: lettera Bayer da Dome

 

L'ingresso all'evento Bayer's é inevitabile descriverlo come una forte emozione, se per emozione si intende qualcosa che coinvolge il corpo e l'emotività. Probabilmente una persona cinica e senza anima troverebbe che tutto questo darsi da fare é superfluo se considera tutto il tempo trascorso da quel tempo storico, ma dimentica, questa ipotetica persona, che certi modelli, certi fatti, certi modi di essere, sono tutt'ora attivi e praticati; ultimi, gli americani in Irak, lo stesso Saddam, o i vari dittatori sparsi per il mondo, ma è anche nel quotidiano: rapporti, prevaricazioni, il vivere: "malamente". Per cui: memoria, radice della coscienza; senzazione: forma della coscienza. Un lavoro, questo di Bayer's, che ha tutti i diritti di essere definito: rivelatore. Le opere: quadri poste in un aspetto seriale e che, nel loro porsi in sequenza nello spazio e nella forma, parlano di un tempo in cui esse stesse, le teste, furono esseri umani vivi, ma ai quali l'uomo predatoris ha sentenziato l'estinzione per conquistarne le terre, ricche di materie prime o per seppellire i veleni del suo benessere. Tele di colore senza colore, dove il segno é luogo di memoria e la estetica é storia valida per il futuro.

Domenico Murduca

 

 

lettera: 006b 

direttivo: 4002.6.82

nome e cognome: Maddy  

 data di nascita:

data di morte:

nazionalita': 

origine etnica o religiosa:

professione: giornalista

numero archiviazione:

partecipante alla/e performance: Norim & Berg's proceedings

svoltasi in data: 28 giugno 2004 

ruolo: collaboratore-attore (prigioniera-vittima)

richiesta relazione: Davide D.M. Tinelli

relazione consegnata via: E.mail

ricevuta in data: 

oggetto:

 

Milano, Appuntamento ore18 davanti alla casa occupata x

Avevo appuntamento con Davide per una esperienza assolutamente personale ma dedita ad un publico, un misto tra mistico e spettacolare. Non sapevo cosa avrei visto e cosa avrei fatto. Ha fatto in modo che io non sapessi i particolari per non farmi perdere la spontaneità dei gesti e dei pensieri. Non mi aveva mai vista su di un palcoscenico e non poteva immaginare le mie emozioni, sono certo che abbia scelto me per disperazione più che per fiducia ma a me questo non importava. In questo momento preferisco sperimentare più che tirarmi indietro in un vortice di ego profondo.

Sono fuori dalla porta, lui mi chiama e mi chiede di aspettarlo dentro perché non ha ancora incontrato il fotografo ed il cameramen. Decidi di entrare, l'ambiente é assolutamente a me estraneo. Incontro un bambino in un corridoio, le sue gambe penzolano tra due ripiani, la sua faccia é leggermente nascosta da una anta di vetro. E' un armadio che mette in comunicazione il corridoio con una stanza e lui e lui era tra questa parete, bene mi dissi, un bell'inizio per un film horror!

Inontro un ragazzo, chiedo se fosse questo il posto della mostra di davide e lui conferma ma mi dice anche che davide non si é ancora visto. Decidiamo di scendere le scale, quelle tipiche scale umide e di pietra che conducono ad una cantina, mi accende una timida luce e mi dice che giù c'é "tutto".

Mi chiedo cosa sia questo "tutto" ma a volte é meglio non domandarselo, scendo le scale e l'odore di muffa e umidita' entra subito nel naso e poco dopo si appiccica ai panni che ho. Ai lati di uno stretto e breve corridoio ci sono delle piccole specchiere a scomparti con dentro arnesi da chirurgo, forbici, bisturi, cervella... protetti da una lastra di vetro e chiusi con un catenaccio. Mi chiedo se la paura per la tentazione di usare quegli oggetti fosse rivolta al pubblico o agli attori di questa strana faccenda.

Dall'altro lato invece degli scritti con date e riferimenti storici di ciò che é la mostra stessa. La cosa che mi colpì subito era il fatto che erano applicati su di una lastra di legno e scritti con il carattere delle vecchie macchine da scrivere.

Decisi di proseguire prima di immergermi nella lettura di tutte le lastre e mi accorsi che davanti a me c'era un'altra stanza con ul lettino ed una gabbia in fondo al muro bianco. Sulla mia sinistra invece un'altra stanza con al centro una sedia di legno come quelle delle torture di una volta. Non c'erano lacci sui bracioli ma una strana struttura di ferro che poggiava alla nuca aveva attirato la mia attenzione e paura per quello che poteva essere ed é. Alle pareti fotografie formato 50X60. Immagini di uomini e donne presi dal fianco con davanti una serie di numeri. Erano persone schedate ma da chi e perché?

Ricordavo dicesse qualcosa sull'olocausto e sulle barbarie che gli ebrei hanno subito dai tedeschi ma non immaginavo che mi avrebbero riportato a emozioni vissute con rabbia e dolore. Non sono ebrea ne tedesca ma rabbrividisco al sol pensiero che l'uomo abbia potuto far del male ad un altro uomo solo per tenere a tacere la propria inferiorità. Anche quando sono stata al museo dell'olocausto a Washington ho percorso tutte le stanze ed i corridoi nel silenzio assoluto ed accompagnata da lacrime che fluttuavano dagli occhi e scendevano lentamente sulle mie gote. Era un continuo chiedersi perché e se fosse potuto accadere tutto ciò. Insomma, mi ha riportata nel passato ed é come se avessi vissuto il loro dolore ma con la fortuna di sapere che tutto ciò sarebbe finito e che la mia vita in fondo non era poi così difficile. A volte ci dimentichiamo di questi piccoli particolari della nostra vita. I nostri problemi ci fanno dimenticare che se vogliamo possiamo rendere migliore noi stessi e il mondo che ci ospita. A ogni modo ero catturata da quegli sguardi  vuoti che erano alle pareti. Vado avanti e mi trovo in una stanza con un bancone del bar, teli neri, poster ai muri di serate passate e candele sciolte. Per terra lo sporco e l'alcool di serate trascorse a parlare e ballare. Mi sono trasferita al nostromondo con un solo passo, che strano. Le luci non erano omogenee, anzi solo in questa stanza ho potuto notare i particolari di questa grotta e mentre osservo mi rendo conto che alla mia destra mi ritrovo la stanza delle torture. Entro, alla mia sinistra la gabbia con degli oggetti irriconoscibile e qualche cosa simile ad un tozzo di pane rancido e indurito e davanti a me sotto ad una piccola finestra con le grate il lettino in legno che avevo scorto all'inizio del mio cammino. Sentivo il rumore delle persone che camminavano ma non potevo vederle, la grotta  era al di sotto del livello della strada e a malapena entrava la luce. Ancora bisturi, manette e boccette con del liquido sopra. Erano passati 30 minuti credo dal momento che ero entrata e di Davide ancora nessuna notizia. Non sentivo neanche più la persona che mi aveva fatta entrare e del bambino nessuna traccia. Ero solo io e le tre stanze. Cerco sempre di immaginarmi un sacco di film che nella testa si formano solo anche grazie ad un piccolo particolare che ti ha dato il via a cattivi pensieri. Non c'era musica e non c'erano persone ma da lontano si sentivano i brusii delle persone che stavano percorrendo quella strada. Il buio delle altre stanze era un pò inquietante. Ricordo di aver sospettato che gia questo mio "esplorare" il luogo fosse parte della performance e che ci fossero delle telecamere nascoste ma poi mi resi conto che sarebbe stato troppo bello ma difficile per Davide da realizzare o forse semplicemente non ci aveva pensato. Le torture iniziavano con la curiosità e il terrore di quello che poteva accadere ed io ero una spettatrice coinvolta come loro che sapeva di cosa si trattasse. L'immaginazione a volte é più buia della realtà. Beh insomma, mi sedetti su di un sedile di una vecchia macchina e aspettai.

Avevo le spalle rivolte al muro e lo sguardo attento tra le due stanze per essere pronta a scattare da un momento all'altro. Ogni tanto quando avevo lo sguardo rivolto verso destra vedevo delle ombre passare veloci con l'altro occhio. Vi assicuro che non é piacevole in quel momento non riuscire a dare una definizione a quello che accade. Finalmente arriva qualcuno, cercano Davide ma Davide non si trova. E' un fotografo che inizia ad armeggiare con le sue cose ed io nel frattempo aspetto.

Arrivano tutti, davide, un cameramen, due fotografi ed una ragazza spagnola. Entrano di prepotenza nella stanza, non mi spiegano niente e mi dicono di indossare un camice bianco completamente coperto sul retro. Lo indosso senza fare domande.Si preparano, fiale, camici e mascherine... io nel frattempo aspetto. Mi truccano, anzi, mi sporcano con il trucco perché sembro troppo "per bene". Un pò di nero intorno agli occhi un pò di bianco sporco sul viso un pò di carbone sparso sul corpo, capelli scompigliati e sguardo assente. Nel frattempo intorno a me scattavano flash e c'era un grosso fermento. Mi fanno entrare nella gabbia, quasi sbattuta all'interno di essa io mi adagio sul pavimento completamente ricoperto di qualche cosa indefinita ma molto poco pulita. Immagino che i prigionieri non si facciano molte storie e mi adeguo. Inizio a guardarmi intorno, é buio ma rieso a definire gli oggetti. Un bicchiere di alluminio, una pezza bianca, una pezza nera e dei tocchi di pane sparsi quà e là...li tocco, li annuso, li faccio miei.Le pareti sono bianche, beh, erano bianche e irregolari. Le accarezzo quasi a cercare un complice in loro e mi adagio per farmi proteggere. ci sono due angoli ma non so perché prediligo quello a sinistra. Mi metto al riparo, intorno a me urla di uomini che mi parlano in lingue a me sconosciute e prepotentemente mi entrano nelle orecchie. Facevo mio lo spavento di coloro che non comprendevano le urla, la paura di non sapere cosa ti aspetta, l'impossibilità di decifrare anche solo una misera parola di quello che dicono tra di loro.

Poi di improvviso aprono le sbarre e mi prendono di forza per buttarmi sul lettino operatorio. Ache se non capisci cosa si dicono intuisci che non é niente di piacevole quello che ti faranno. Mi legano, sono in quattro a tenermi gli arti cerco di dimenarmi ma niente, sono più forti di me. Tirano fuori una siringa ed un liquido giallastro, me lo inniettano e dopo un pò i miei nervi si placano, non ho più il controllo del corpo ma vedo e sento tutto quello che mi circonda. Tempo 3 minuti ed iniziano le crisi epilettiche, prima lievi poi sempre più forti. Mi tengono la bocca ma prima mi schiaffano un fazzoletto per non farmi mordere la lingua. Finiscono le scariche, mi prendono e mi buttano nella gabbia. Urlano, continuano ad urlare tra di loro e verso di me ma io non so cosa cavolo stanno dicendo!

L'omone, il capo credo, colui che ha deciso della mia sorte decide di entrare con me e preso dal mio corpo e dal momento assolutamente animale mi violenta. Non reagisco, non posso muovere un muscolo, sono completamente lobotomizzata. Il suo movimento mi spinge verso il muro ed i miei arti fanno delle strane forme, i miei capelli si impigliano sotto di me. Con prepotenza termina il suo atto, sono sempre sul pavimento, vedo la luce scomparire piano piano, non ci sono più. Stava traeno piacere da un morto..

Performance sucessiva, qualche giorno dopo. Incontro veloce, ciao ciao mettiti questo. Una ragazza esile e gentile era con me, vestita nello stesso modo e con i capelli imbiancati. Mi buttano sul lettino e come al solito mi sporcano e mi impiastrano i capelli con della polvere bianca, cenere presuppongo. Presto arriveranno i prigionieri, dobbiamo muoverci così ci infiliamo nella gabbia ed aspettiamo. Tra di noi si instaura una certa complicità, quasi come le scimmie viene naturale farsi delle carezze, quasi a proteggerci reciprocamente.

Non ci togliamo le pulci, ma cerchiamo di sistemarci i capelli quasi a fingere di non essere in quel posto. La gabbia é sempre la stessa, sporca, buia e puzzolente di muffa. Non stiamo sempre a contatto, ognuno di noi trova il suo spazio, il suo muro, il suo angolo, il suo mondo. arrivano altri prigionieri ben vestiti, loro sono all'inizio del travaglio, non sanno che presto i loro vestiti e le loro facce cambieranno presto, molto presto. Li fanno entrare, passano dalla stanza delle foto, gli scattano la foto e adesso anche loro sono un numero! Li fanno entrare ad uno ad una nella gabbia, ci vedono, alcuni rimangono indifferenti altri preoccupati. Piano piano la gabbia si riempe ma gli infermieri vengono a predere la mia compagna e la scaraventano sul lettino. Stessa cosa, una puntura, un bisturi tagli in pò dappertutto e poi dentro in cella con tutti. Mi prendono lo stesso con me, la gente aumenta e alcuni si lamentano. Gridano frasi come fascisti, smettetela... anche loro sono entrati nel gioco.Mi scaraventano in un angolo all'ingresso e sono assolutamente immobile nella posizione in cui mi hanno messo loroSpalle al muro testa verso il basso capelli ovunque e gambe semi aperte e piegate verso di loro. La gente mi passa accanto incurante di quello che mi é successo, alcuni ridono, alcuni vanno dritto verso la stanza dei numeri e mi ignorano. Come si fa a restare indifferenti ad uno spettacolo del genere? Ci sono persone che per difesa ridono e altre che si ripetono che questo non é potuto esistere. Questo esisteva, ed esisteva anche di peggio. Rivedevo le immagini del museo dell'olocausto di Washngton e piangevo.

Mi riprendono, mi sbattono nella gabbia ma questa volta sono completamente sdraiata su di una persona che mi accudisce, dolcemente mi accarezza il viso e mi toglie i capelli davanti alla faccia e mi dondola. E' strano che un estraneo mi abbia accudita quasi a difendermi da ulteriori sopprusi e attacchi esterni. Ogni sua carezza era una ferita rimarginata, ogni sua attenzione era stranamente ambigua. Ho anche pensatoche costui fosse attratto da queste situazioni e feticista del masochismo, é stato un pensiero veloce ma presente pultroppo. Che ne sapevo io di queste persone e che sapevano loro di me? Non conoscevo nessuno e questa é stata la parte più bella.Una volta ripresami dallo shock e una volta che le ferite si sono piano piano remarginate mi aggiro carponi nella gabbia in cerca di uno sguardo amico. Erano tutti seduti e non era facile ma poi mi sono imbattuta in una persona completamente mia. Ci siamo guardati, e mi é venuto naturale toccagli la faccia. Avevo gli occhiali e dopo averlo sfiorato glieli ho tolti. Lui é rimasto lì, immobile nello sguardo ma attento a tutto quello che facevo. Abbiamo sfiorato i nostri corpi in cerca di riconoscimenti. Ricordo che alcune persone se ne sono volute andare perché non sopportavano i maltrattamenti, a tutti fà male, pensa chi lo viveva pienamente. Quanta rabbia, quanto pianto. Mi é spesso venuto l'istinto di piangere sopratutto quando guardavo le torture inflitte sulla mia compagna. Non servono le parole per descrivere cosa stai vedendo e cosa presto capiterà anche a te.

Finalmente la liberazione da parte degli americani, i tedeschi sono stati portati in strada e arrestati  e malmenati. Al di fuori persone che non avevano assistito alla performance hanno creduto che fosse una rappresentazione pro fascismo ed infierivano su di loro, altri nvece lo facevano coscientemente.E' finita così esperienza toccante che ha fatto rivivere momenti tristi  ma non seppelliti nella nostra coscienza.La visione di tutto questo dovrebbe far capire quantio male gratuito é stato fatto e sopratutto tutto quello che ancora oggi ci circonda. Odio le guerre, odio chi le guida. Ma non basta il ricordo di questo dolore a fermarci, dobbiamo sempre riprovare? Grazie Davide, ho avuto emozioni forti e personali...

Maddy

 

 

lettera n. 7b

nome e cognome: Silvia moro

data di nascita:

data di morte:

nazionalita': italiana

origine etnica o religiosa:

professione: artista 

partecipante alla realizzazione della mostra: Bayer's studies & cover incorporated

svoltasi in data: dal 6 giugno 2004 al 8 giugno 2004 

ruolo: collaboratore-visitatore(truccatrice-vittima) 

richiesta relazione: Davide D.M. Tinelli

relazione consegnata via: E.mail

ricevuta in data: 22 novembre 2004

oggetto: Suggestioni locali

 

Cueva, sughero bruciato, il nero sulle mani,. Da spalmarle in faccia e da spalmarle in faccia ancora Poi le mani dell'attesa, i piedi, i gomiti e le ginocchia del suolo i capelli dei giorni al buio. Tinte dell'urto due chiacchere sulla violenza. I medici pronti. Puliti, camice, maschera. Fuori! Si comincia.! Fuori!! La fretta delle scale strette. La gente spinge, la gabbia urla, perfetta, saldata a regola, le sbarre scivolano. E' preso! calciato, buttato, giù di nuovo! E' negro! E' preso!. La gente spinge I numeri. Un numero, il tuo.. Tocca a te. Le scale, giù di sotto Pane e acqua. Come ti chiami, la tua razza e il tuo Dio. Schedata Vetrine di strumenti, cranio a raggi X, ancora sbarre in fondo, dietro prigionieri, prigioniero sei te. Te fotografato identico seduto sulla sedia saldata a regola, regolabile su di te, te uguale alle altre vittime sedute sulla sedia saldata a regola regolabile su di te che sulle pareti ricoprono a perimetro.

Urla, violenza. i servi. gli artefici violenza e urla tu schedata identica fotografata oggi, spintonata come ieri, 

Perfetto nell'evocazione al limite della sopportazione. 

Silvia Moro

 

 

 

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c Bayers studies & cover incorporated

VISITORS-COLLABORATOR IMPREX

 

 

 

(c)Relazioni postume richieste ad alcuni visitatori della mostra:

 

 

lettera n. 1c

nome e cognome: Paolo Baccarani

data di nascita: 1965

data di morte:

nazionalita': italiana

origine etnica o religiosa:

professione: danzatore

numero arciviazione: nessuno

visitatore della mostra: Bayer's studies & cover incorporated

svoltasi in data: dal 6 giugno 2004  al 28 giugno 2004 

ruolo: visitatore (fruitore)

richiesta relazione: Davide D.M. Tinelli

relazione consegnata via: E.mail a 

ricevuta in data: 26 ottobre 2004

oggetto: Beyer, da paolobac

 

una cantina un po' tetra, una collezione di ritratti di vittime probabili, una collezione di strumenti di sperimentazione medica sull'uomo, una cella, una sedia per torture, no, solo per accomodare i soggetti da fotografare, ovunque fogli d'archivio documenti...catalogare sottoporre ad esame scentifico studiare le reazioni di un soggetto sottoposto a...

RITRATTI volti di uomini e donne appartenenti, alcuni, a civiltà perdenti. Mistero di cui non abbiamo esperienza: la relazione con la natura di chi in essa sopravive, vive, contadino nomade cacciatore... io cittadino della vecchia europa potrei addirittura trovare in me la nostalgia per ... qualcosa di inacessibile, che pure sta alle radici- al centro- dell'essere uomo. Il mito del selvaggio. Gli dei. I dubbi dei filosofi, le osservazioni degli antropologi.

CANTINA a Milano 2004, nazismo e olocausto sono nel sangue di ciascuno, siamo nipoti dell'orrore, e l'orrore continua, protagonista della storia presente. Difficile ammetterlo. I bimbi impiccati di Cattelan in piazza XXIV maggio mi dicevano questo. E così, a poche centinaia di metri, la piccola cantina degli orrori. Siamo uomini violenti.

DOMANDA perché hai fatto questa installazione? Io, per me, sostituendomi    

per gioco all'autore, direi.. nell'abisso di ciascuno l'orrore é presente,come diceva Conrad,  nei sotteranei dell'anima si trovano cantine simili a questa. Non é semplice ammetterlo. Su un piano completamente diverso, gli orrori della storia, passata e presente, sono creazioni del genere umano, ma difficilmente una comunità se ne fa carico, scruta le proprie responsabilità, meglio attribuire le cause a qualcun altro

Paolo Baccarani    

 

 

lettera n. 2c

nome e cognome: Nikos................

data di nascita: 1960

data di morte: /

nazionalita': italiana

origine etnica o religiosa: Creolo, (Haity)

professione: fotografo

numero arciviazione: nessuno

visitatore della mostra: Bayer's studies & cover incorporated

svoltasi in data: dal 6 giugno 2004  al 28 giugno 2004 

ruolo: visitatore (fruitore)

richiesta relazione: Davide D.M. Tinelli

relazione consegnata via: a mano 

ricevuta in data: 3 novembre 2004

oggetto: ciao Davide

 

La mostra di Davide tinelli é un pugno dato con braccio dal bicipite muscoloso nel vostro ventre molle. Un'arte rifatta sull'arte. Un'arte in presa diretta sulla realtà, convogliata dalla coscienza critica fuori dalle tempeste della creatività verso le paludi insalubri, verso la natura sadica degli esseri umani. Il delirio schizzoparanoide dell'aguzzino é capace di sopruso, di tortura. Il carnefice oppure il boia si eccita nell'infliggere morte dopo sofferenze atroci. Davide Tinelli studia gli oggetti come un chirurgo seziona un cadavere, non vuole dirci nulla di sé, ma moltissimo sull'uomo e sul suo valore sociale. Prima ancora che l'animo del creatore, ha l'occhio dell'osservatore, il fiuto del conoscitore, la mano dell'imitatore. Sostituisce il mondo al museo. Costruisce una prigione come spazio allusivo e psicologico, come una descrizione ambientale. Dunque é un'artista disinteressato che fornisce al consumo dell'arte, sinora ignobile e mercenaria, il suo immaginario sofferto facendolo scaturire non più dalla richiesta del mercato, ma dalla sua propria esigenza culturale. Comincia così la prigione segreta, museo, spettacolo, installazione, di " Bayer studios", deformazione sentimentale, perversa, ossesiva, maniaca... ossia l'idea di una oscura violenza espressiva sopratutto biologica, anzi fisiologica. Pietà, solidarietà, strazio, destituzione, atteggiamento affranto, umiliato, addolorato, mortificato. La sofferenza dei vinti, degli sconfitti, degli oppressi.

Nikos............... 

 

lettera n. 3c

nome e cognome: Nicola Dané

data di nascita: /

data di morte: /

nazionalita': italiana

origine etnica o religiosa: /

professione: sceneggiatore

numero arciviazione: nessuno

visitatore della mostra: Bayer's studies & cover incorporated

svoltasi in data: dal 6 giugno 2004  al 28 giugno 2004 

ruolo: visitatore (fruitore)

richiesta relazione: Davide D.M. Tinelli

relazione consegnata via: interete

ricevuta in data: 10 gennaio 2005

oggetto: nessuno

 

L'allestimento di una performance mira sempre alla decostruzione dello spazio e del tempo o, per meglio dire, alla trasfigurazione dello  spazio e del tempo nostri  nello spazio e nel tempo dell'opera d'arte. se ciò si può dire in realtà di tutta l'arte in genere, é pur vero che la pittura ( sempre collocata nel vano istituzionale della parete) dipende dal tempo e dall'occhio dell'osservatore, mentre la scultura e l'installazione possono estendersi nello spazio ma, comunque, passivamente. E' solo nel caso della performance che l'osservatore è soggetto del tutto a ciò che accade via via nel luogo dell'opera.

Bayer's studies & cover incorporated di Davide Tnelli é in primo luogo, almeno in ordine cronologico, un'installazione. Dopo due rampe di scale che sprofondano sotto terra, siamo al principio di un breve corridoio. L'atmosfera é tetra, inquietante. Lampade traballanti pendono dal soffitto basso e illuminano lo spazio angusto di solida pietra, urla e rumori sono diffusi ad alto volume.

L'immediato senso di spaesamento dissolve, almeno in parte, non appena guardandoci intorno risolviamo di essere capitati in un museo. Lungo il corridoio, infatti, da una parte sono esposti vecchi strumenti medici in teche di legno impolverate, dall'altra unaserie di pannelli che descrivono il contenuto specifico della mostra: la sperimentazione medico-farmaceutica su cavie umane da parte della bayer all'epoca del nazismo.

Il corridoio conduce a due stanze: sulla sinistra, a una camera, al centro della quale campeggia una scultura in legno e metallo dai toni godici che rappresenta una sorta di "sedia fisiognomica" per la misurazione del cranio. Sulla destra, a una prigione-laboratorio.

Caratteristica peculiare dell'installazione é quella di rappresentare contemporaneamente un luogo storico( o la ricostruzione di un luogo storico) e il museo ivi allestito e, in questo senso, quella di moltiplicare le possibili traslitterazioni dell'opera stessa.

Cardine di tutte le traslitterazioni é proprio il museo insieme al suo rapporto con opera e spettatore, il museo che si sdoppia, si triplica, si quadruplica. Prima di tutto museo in quanto sito di interesse storico, originale o ricostruito che sia, e perciò testimonianza museale. poi museo perché contiene un museo. E infine museo in quanto espone le opere dell'artista che l'ha creato. Ad ogni livello, gli oggetti esposti( i ferri e le teche, i pannelli, la sedia nella stanza, alcuni quadri appesi alle pareti, il lettino chirurgico di alluminio, le sbarre della prigione) esprimono un particolare universo semantico che, come un'anima irrequita, slitta incessantemente tra le possibili significazioni. Non ultima l'ambizione di collocarsi fra Boltanski e Hirst nel tentativo di cogliere nelle nostre tracce di memoria i rapporti fra sorveglianza, medicina e morte.

In secondo luogo,(Bayer studies) é una performance. A giorni alterni, la statica struttura dell'installazione prende vita, quando Tinelli e alcuni attori recitano la parte di medici e ufficiali nazisti. Chi visita il museo, in queto caso, non può che farlo da prigioniero: fotografato, misurato, schedato e imprigionato nella cella con pane e acqua. Come in una sorta di Disneyland dell'orrore, questo é il quarto livello del museo, il museo interattivo, che possiamo visitare solo seguendo le tracce delle cavie della bayer.

E' a questo punto che il gioco di specchi risulta chiaro. Se l'arte deve avvenire in un luogo predefinito, il museo, é tale luogo che prima di tutto l'arte deve rappresentare. Ciò, tuttavia, attira il museo stesso all'interno del tempo dell'opera, trascinandolo fuori dalla sua dimensione metafisica. Una volta sceso nel mondo, il museo diventa un teatro in cui le opere, vissute dagli spettatori, acquistano a propria volta il loro vissuto, come accade per esempio alla prigione di (Bayer...) dopo aver ospitato e ammucchiato come deportati i suoi visitatori-spettatori-prigionieri.

E' così che le opere, spesso estranee se non addirittura ostili, possono portare le tracce dello specchio nel quale si riflettono, i nostri occhi. E, nel loro tempo, essere capaci di spiegare il nostro.

 

 

 

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d Bayers studies & cover incorporated

VISITORS-COLLABORATOR IMPREX

 

 

 

(d)Relazioni postume  richieste ad alcuni collaboratori della mostra:

 

lettera n. 1d

nome e cognome: Barbara Nazzarri 

data di nascita:

data di morte:

nazionalita': italiana

origine etnica o religiosa:

professione: artista

partecipante alla realizzazione della mostra: Bayer's studies & cover incorporated

svoltasi in data: dal 6 giugno 2004 al 8 giugno 2004 

ruolo: collaboratore-attore (scenografo-liberatore) 

richiesta relazione: Davide D.M. Tinelli

relazione consegnata via: E.mail

ricevuta in data: 

oggetto: Bayer's studies

 

ESPERIENZE UMANE NELL'ARTE: 

STUDI BAYER di DAVIDE TINELLI

(MILANO, LA CUEVA VIALE GORIZIA, anno 2004)

Che cos'é la violenza? L'assasinio prova una forma di fascinazione? La fotografia criminale come forma d'arte? Cosa c'é nel nostro emotivo? Che cos'é la guerra? La morte? La vita? perché siamo qui? Com'era il mondo, com'é oggi?

la distruzione di razze scomparse, gli esperimenti scentifici, il potere di manipolazione sulle masse la globalizzazione?.....

Noi abbiamo parlato molto di queste cose, nei nostri incontri nelle nostre discussioni, per confrontarci, per comprendere, con i nostri limiti e le nostre possibilità di espressione attuali. Una ricerca, un lavoro.

Era uba mattina di primavera, sul treno, Abbiategrasso- Milano.

Vidi Davide alla stazione che lavora lì, all'aperto, proprio nel laboratorio al Gheroarte alla stazione di Corsico, li dove si puo' lavorare il legno, saldare, verniciare, farsi venire delle buone idee.Dopo qualche giorno ci incontrammo.

E stato un lavoro di collaborazione di molte persone un lavoro di ricerca di oggetti, creazione di musica, una riproduzione del passato presente, una performance, che parla di come molte etnie sono state sacrificate in nome della scineza, a cosa possono portare delle ideologie sbagliate. Cosa succedeva per esempio quando milioni di ebrei entravano nei campi di concentramento, per essere trasformati in sapone e bottoni? Come legge l'inconscio collettivo certi eventi? Che dimensioni ha la gabbia interiore in cui ogniuno di noi é tristemente rinchiuso? Davide stava costruendo gli strumenti e mettendo insieme oggetti, pezzo per pezzo, l'evento prese forma. Una discussione sulle condizioni dell'uomo.

Ecco una breve descrizione:

un uomo fuori dalla porta dentro una gabbia, sulla strada, un uomo disperato.

Si entra a gruppi di dieci circa. All'entrata si viene schedati e muniti di una razione di pane secco e dell'acqua in un barattolo di metallo. Poi ti prendono ti sbattono su di una sedia, quella grossa dove sei conretto a stare dritto, quella dove il fotografo inserisce i numeri. ora nche tu sei un numero. Le testimonianze di alcuni di questi volti, catalogati gia restituiti a storia passata, di etnie scomparse o in via di estinzione. I quadri girano tutto intrno alla stanza. La luce é bassa, cupa. 

Suoni rumori, forti, il treno gli spari, gli aerei, la notte, il fumo e anche la giungla...

Il fotografo li immortala. Poi ti buttano in un'altra stanza, dove c'é una cella e odore di carne bruciata, di paura, urli, un grosso pezzo di carne attaccato alla parete. Un lettino e dei medici con camice e marscherina, urla, la gente trema dentro la gabbia, alcuni sembra che siano li da giorni. Avevo visto delle bacheche entrando, c'era un cervello dentro un barattolo, chi sa' di chi era stato? ma in certi momenti, forse, non ti poni nessuna domanda, sei solo un animale in gabbia. Lastre di ossa umane riportano le date di guerra, libri, strumenti, pennelli, i nomi delle società finanziatr dalle multinazionali per esperimenti di ogni tipo.

Infine ti prendono, ti anestetizzano, ti squartano ti ricuciono, e dato che nella maggioranza dei casi sei "morto", ti buttano via come un sacco vuoto.

Chi ride viene buttato fuori, non c'é spazio per la superficialità in questo momento.

perché vivere le cose sulla propria pelle con il proprio cuore, fa pensare, é uno shock. Mi piacerebbe definirla una terapia d'urto. Muoversi nello spazio e nel tempo, per capire.

La performance viene ripetuta una seconda volta. E' cambiato qualcosa, la storia ci da' altre possibilità. Cioe' qualcuno che entri e decida di cambiare la situazione.

Come si potrebbe descrivere: per capovolgere una situazione di estrema violenza, attraverso un'azione di ribellione di alcuni elementi in quel contesto"sovversivi", attraverso un'altro atto di violenza, cessa la carneficina? Questo e il sistema più utilizzato definito spesso rivoluzione. La domanda é: ci sono delle modalità diverse possibili? e se ci sono quali? Abbiamo simulato questo allo scopo di risvegliare dentro ogniuno almeno alcune di queste domande. E cos' siamo entrati con le pistole, abbiamo picchiato il medico, quello grosso pelato con la cravatta quello che urlava più di tutti. Il capo. Abbiamo preso loro le armi, le chiavi della cella e liberato i prigionieri, che sono subito fuggiti. Poi abbiamo portato fuori i medici, i carceratori, con le pistole puntate alle tempie, davanti alla gente, fuori per la strada.

Abbiamo messo il capo dentro la gabbia e urlato come aveva fatto lui.

Davide, con questa opera ha tentato di gridare al mondo, di guardare, che forse é ora di svegliarci. Che gli artisti di oggi trovino un'ADESSO, non solo un futuro lontano. Questo lavoro si sviluppa nel tempo e nello spazio anche con immagini video e fotografie, con intuito. E si amplia con i ritratti dei volti di oggi, con il desiderio di divenire sempre più coscienti delle risposte, delle possibilità ed in termini di una collaborazione REALE, anche tra quelli che possiamo definire artisti o ricercatori a Milano o in ogni dove ed ad una certa apertura che possa permettere dei reali cambiamenti. In ogni campo. Siamo arrivati a parlare di questo, perché il malessere é ormai tangibile a io non so quanti di voi lo sentano ogni giorno nel quotidiano ma vi assicuro che ciò di cui parliamo non é un sogno o una telenovela é la realtà che ci circonda.  Ho volutamente utilizzato un linguaggio semplice, per parlare di un argomento così impegnativo, nella speranza che il maggior numero di persone siano portate a riflettere e a porsi delle domande.

Barbara Nazarri  

 


lettera n. /

nome e cognome: Jorge Vacca 

data di nascita: /

data di morte: /

nazionalita': argentina

origine etnica o religiosa: /

professione: ricercator eanarchico

partecipante alla realizzazione della mostra: Bayer's studies & cover incorporated

svoltasi in data: dal 6 giugno 2004 al 8 giugno 2004 

ruolo: Gallerista

richiesta relazione: Davide D.M. Tinelli

relazione consegnata via: E.mail

ricevuta in data: 17 dicembre 2004

oggetto: Bayer's studies

>il testo è questo, ma è solo la bozza, dammi ancora del tempo perchè vorrei
>sviluppare qualche concetto, e forse togliere qualche altro. L'ho scritto
>tempo fa ma vorrei aggiornarlo un pò e fare un pò l'intelletuale (ha ha ha)
>
>titolo:
>Una mostra strana....ma va....eh si.....non ho capito bene.
>Ma l'hai vista?
>Non bene...forse passo un'altro giorno e mi la guardo con calma.
>
>
>
>Davide Tinelli è un rompicoglioni.
>
>Rompe parecchio e fa bene.
>Oggi noi contemporanei alla stupidità dilagante ne abbiamo bisogno.
>Perche Tinelli ti da un calcio nei coglioni, un pugno nello stomaco, uno
>schiaffo in faccia e tutto questo senza volerlo, perchè noi contemporanei
>alla stupidità non siamo abituati a queste minuzie.
>Noi contemporanei alla stupidità ci piace frequentare le inaugurazioni in
>determinate "gallerie", che con la scusa di abbuffarci vogliamo incontrare
>tale o quale, ma soltanto per darci il tono o combinare quel proggetto che
>spacca e vedere se c'è qualche finanziamento che ci serve stare a galla, ma
>non perche ne abbiamo bisogno, bensi perche non si dimentichino che ci
>siamo, lo importante, per noi, contemporanei alla stupidità è farci vedere.
>Farci vedere che ci siamo, come una volta in paese vestiti a messa. che il
>kaftan è afgano e preso in Altromondo, che il buffet froid ( freud?) è
>scarso, che lui è riuscito a inserire quel pittore dentro di quella
>colletiva là che si farà a Strasburgo con finanziamenti europei, e che
>quella velina è passata alla inaugurazione là, che bla bla blabla bla bla
>bla bla bla bal bla. .....e che palle!!!!!!!!!!!!!!
>Gente ( noi contemporanei alla stupidità) che non fa altro che parlarsi
>adosso del nulla, benestanti col passatempo della estetica, con capricceti
>post adolecenziali, trova in questi eventi una forma di socializzare che fa
>molto chic, pure Raz Degan e Paola Barale si son dedicate all'arte (?!!!!)
>
>Ha ha ha
>
>Chi ha avuto il privilegio di vedere la "BAYER'S STUDIES INCORPORATED" di
>Davide Tinelli ha avuto qualche perplessità, qualcuno si è sentito pure
>offeso. Non è stato facile scendere in una cantina buia, vedere quelle
>faccie brutte di zingari, aborigeni, masai, ebrei, latini che sono state
>massacrate in quello o tale campo di sterminio che può essere Matahusen,
>Chatila, la escuela de mecanica de la armada, oppure guantanamo.
>E chi ha avuto la fortuna di assistere alla inaugurazione porterà dietro
>qualcosa dentro de sè, nel bene o nel male , non si sa.
>Non è stato facile sopportare la schedatura fotografica, l'essere stato
>rinchiuso in una gabbia - costruita ad hoc- per essere protagonisti dalla
>"performance" con tanto di dottori e infermiere che non facevano altro che
>tortutare gli spettatori.
>Passando da vetrine dove spuntavano siringe, referti umani in barattoli,
>libri di particolari studi embeh si, perche la mostra in realtà non era
>altro che uno studio sulla nostra imbecillità, sulla nostra sottomissione.
>E quei pochi che sono riusciti a leggere in lettere minuscole il nome
>delle
>duemila aziende coinvolte nelle sterminio nazista, le schede dei ritratti.
>Lombroso dixit.
>
>l'arte di tinelli è disturbante, ma anche il suo artigianato.
>Una sua opera non potrà mai fare pandant col divano nel vostro salotto.
>Perciò state attenti
>Davide Tinelli è un rompecoglioni
>E' pericoloso per gli altri, ma non per se stesso.

 

Caro Davide Tinelli, la ringrazio per avermi inviato il suo lavoro, credo che stia facendo una ricerca abbastanza interessante...ma il lavoro nell'arte richiede tempi lunghissimi , tanto amore e molta costanza. Ho guardato e letto con attenzione,posso dirle di continuare contenacia e caparbietà.Il Tempo è la verità degli uomini.

 

Io sono impegnatissima qui a Bolognano per la Costruzione sotterane del IL LUOGO DELLA NATURA, ora sono alle ultime fasi della Piantagione Paradise. Le invio informazioni. le legga con sensibile attenzione.

 

La scomparsa del mio amico HARALD SZEEMANN , con il quale ho collaborato da oltre 30 anni, è stata per me una grande perdita,un profondo dolore.

Sono oberata d'impegni ora più che mai ho enormi responsabilità.Troppe, Troppe perdite nella mia vita  BEUYS, BUBY DURINI, PIERRE RESTANY ed ora anche Harald...Ma bisogna andare avanti per la loro memoria.

Il 22 aprile a Berna per la grande manifestazione svizzera è uscito il mio libro a HARALD SZEEMANN.IL PENSATORE SELVAGGIO, un lavoro di 3 anni, programmata l'uscita a settembre dato che il 13 maggio si doveva inaugurate IL LUOGO DELLA NATURA dedicato ad HARALD SZEEMANN.I surrealisti dicevano NON BISOGNA MAI AMMAINARE LA BANDIERA , lo ricordi sempre...

Cosa posso dirle se non CORAGGIO e BUON LAVORO. Cordialmente Lucrezia De Domizio Durini

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