RELAZIONE POST BAYER'S :- BAYER'S STUDIES & COVER INCORPORATED
RELAZIONE MOSTRA e PERFORMANCE
TITOLO "Bayer's studies & cover incorporated"
3-28 GIUGNO 2004
GALLERIA: no-art, via vigevano 2/A Milano
Tutto ha origine nel 1996, durante un viaggio in Polonia il sottoscritto si trova a visitare il campo di concentramento nei pressi di Cracovia passato alla memoria per la localita' che lo ospita che si chiama Auswiczh. L'illuminazione interiore e' sconcertante e con lo sguardo annebbiato dalle lacrime riesco a scattare solo un immagine che risultera' mossa e sfocata con la camera fotografica.Dopo l'imbrunire Torno in treno a Cracovia con una mia amica Alice Belasich ma nessuno dei due vuole parlare, i nostri problemi sembrano sciolgliersi come stupidi prodotti del consumismo e su quegli stessi binari che percorriamo mi immagino forse ancora l'odore di quel sudore ghiacciato dal freddo e di quello scorcerto che viaggia ammassato sul treni merci. E la foto che mi porto con me e nella mia memoria, e' la foto di un bambino fotografato di profilo con il cranio pelato appoggiato ad un poggiatesta e un numero di serie... Da allora ha scoperto di essere un "sopravissuto", un "erede", uno che ha il dovere di conoscere, in altre parole un ebreo.
Ma non solo, discendo efettivamente da una famiglia di ebrei erranti ma da li a poco ho capito che sono anche uno zingaro, un indios, un armeno o un aborigeno, o un carcerato o una malato di mente, o un perseguitato politico o un desaparecidos...e un sopravissuto alle nuove sperimentazioni... mi hanno, nel 1992 salvato la vita un equipe di neurochirurghi...in seguito ad un incidente mortale...
Ma e' solo nel 2OO2 nei primi di agosto che mi trovo quella foto da me stampata per le mani, la guardo e la riguardo poi decido a farne un quadro,una piccola tela formato 50X60 dipinta ad olio in bianco e nero profilata di nero come una fotografia,ed invecchiata annebbiata ingiallita da parecchi strati di olio di lino...cotto o paglierino..."Attraverso le fessure delle porte inchiodate si intravedevano ancora stracci abbandonati da sessant'anni. Il ghetto di Cracovia era nelle mani di Israele e le stradine erano rimaste deserte da allora..scavalcammo un muretto c'era un cimitero l'erba incolta e qua e la sfioravano tombe con le scritte in ebraico..."
Decido di fare altre tele, dei multipli della stessa immagine, comincio a viverci dentro a soffrire insieme a loro, comincio' a domandarmi infiniti dilemmi, il perche' di tanta brutalita'?perche' uccidere dei bambini?perche' archiviare tutte queste creature prima di farle scomparire per sempre? Poi queste riflessioni che diventano sugestioni... e se l'uomo stesse archiviando se stesso? archiviando la sua storia le sue etnie e le sue bio-diversita' per poi distruggerle? Forse ha capito o lo ha sempre saputo che il suo ineluttabile destino e' quello dell'autodistruzione e allora vuole fotografare tutto per lasciarlo a memoria di se stesso? Con questi occhi una citta' non era altro che una enorme tomba dell'umanita'? Un cimitero pieno di fantasmi che camminano? Certo i morti viventi, quelli come me, Ebrei erranti sopravissuti allo sterminio senza piu' quartiere ne appartenenza, e quegli indiani e indios senza piu' le sacre leggi dei padri, Eppure anche quel vivere rintronati dopo essersi spaccati la testa, aver sfiorato la morte ed essere tornati qui nel mondo dei vivi mi faceva sentire un morto che cammina... " Poteri occulti...che lo riconosciate oppure no"mi dicevo. Durante un sogno gli aborigeni mi avevano ripreso:- "Davide devi fare cio' che ti abbiamo insegnato"...ma poi mi ero svegliato, oppure addormentato, ancora non lo so..."
All'epoca delle prime cinque tele che avevo realizzato nel agosto del 2002 avevo deciso avrei fatto una mostra e si sarebbe intitolata "Studi Bayer" tutti dovevano sapere che le case farmaceutiche avevano sperimentato sulle cavie umane e avevano fatto di questo la propria ricchezza, ma anche il mondo aveva fatto la propria ricchezza con la distruzione del mondo antico attraverso il colonialismo le conquiste e la schiavitu', demolendo civilta' e foreste millenarie... continuavo ad essere sempre piu' convinto che il mondo attuale era un opera del demonio o di un' segreta attività massonica o nazista che aveva le sue origini nella cultura europea o indo-europea o giudaico-cristiana che aveva contaminato il mondo con il potere del capitale sulla politica, del potere della politica sulle scienze, del potere delle scienze sulla religione, del potere delle religioni sulla spiritualita'....come una malattia infettiva....che scardinava le regole della sopravvivenza delle comunita' certo che altri la pensavano in modo diametralmente opposto, come se fossimo stati la medicina alla barbarie...certo.( TUTTI SICURI, OGGI GIORNO, CHE ANCHE ALTRI POPOLI NEL MONDO, ERANO STATI ALTRETTANTO BRAVI AD ATTREZZARSI A COLONIZZARE, DISTRUGGERE, UNIFORMARE, GIA IN EPOCHE REMOTE....MA FINO A POCO TEMPO INDIETRO, SE NON ANCORA OGGI, CHI ERANO CONSIDERATI I MAESTRI, SE NON GLI EUROPEI...CON LE LORI NAVI INGLESI, SPADE SPAGNOLE, CESARI E CARLI MAGNI MASTRI E PINOCCHI...E TUTTI COLORO, FINO ALL'ESTREMO ORIENTE... CHE SI ERANO APPENA SVEGLIATI...DOPO IL FUNERALE DELL'ULTIMO SAMURAY SI ERANO MESSI A COSTRUIRE "GOLDRAKE" LA PIU' COLOSSALE STATUA DIKOALA UNPUR, MEZZA MURAGLIA CINESE E MEZZA BABILONIA...NEL AREA DEL PACIFICO GLI EFFETTI DELLE ESPLOSIONI NUCLEARI E LE RADIAZIONI SI FACEVANO SENTIRE ANCHE CON INFINITI TECNO-tZUNAMI-BONSAY, MICROSCOPICI MAREMOTI DI INFORMAZIONI RADIO-NUOVI-PIANI-MARSHALL DI FEBBRI OTTICHE APPENA FECONDATE... 10 dicembre 2004 )
Per un anno feci altre cose ma mi organizzai con Jorge l'argentino editore e gallerista a fare un mostra nello spazio che lui amministrava. Si era preso piu' di un querela per le sue publicazioni Underground e a me questo bastava io cercavo rivoluzionari ed eroi non semplici speculatori, la sua piccola galleria oltretutto faceva mostre di cose spesso tanto interessanti da essere citate da riviste di fama internazionale, era una validissima alternativa ad una galleria ufficiale.
Scadeva l'ultimatum per allestire la mia mostra nel gennaio 2004 ma io mi trovavo impreparato decidemmo di spostarla a giugno, avevo sei mesi di atro tempo prezioso per lavorare..Chiaramente non avevo chiesto soldi a nessuno e per riuscire a costrure tutto dovetti affidarmi alla mia allenatissima energia e a grossi sacrifici, un giovane artista, Tillo Buttinoni che aveva uno spazio in piazza prealpi mi ospitò per alcuni mesi e appena avevo tempo mi mettevo a dipingere appendendo i quadri alle pareti e lavorandone fino a venti contemporaneamente. mentre dipengevo per mantenermi facevo affidamento sulla mia famiglia che mi ospitava e sulle mie braccia che avevano imparato a fare svariati lavori artigianali tra i quali quelli che mi potevano permettere di guadagnare buoni soldi e di migliorarmi nelle qualita' applicate dell'arte. Insomma tra un lavoro di rivestimenti in resina e un lavoro in muratura e la collaborazione in bar e associazioni riusci a investire in ferro e legno e a costuirmi una mostra che se avessi ordinato ad altri pittori e artigiani mi sarebbe costata migliaia di euro.
Una notte scesi alla galleria La cueva no-art gallery e presi le misure perimetrali dello spazio...Ed ecco che quelle che sembravano esperienze disparate che per anni avevo ostinatamente voluto fare tornavano insieme per diventare una mostra...Anni di sacrifici che diventavano un opera pezzi di mosaico che si riordinavano collocandosi ogniuno giustapposto come se si ritovassero insieme dopo lunga attesa.
Fu' cosi che quella notte buttati giu' i primi schizzi recuperai un vecchio foglio 50X60 e lo trasformai in un progetto, venne fuori la pianta dello spazio sulla quale disegnai la posizione delle opere pittoriche, dei testi scritti, della ricerca, delle vetrinette, della prigioni, della gabbia, e dell'illuminazione che avrei collocato all'interno.( IL TUTTO NASCEVA COME PROGETTO ARCHITETTONICO, ERA INSCINDIBILE DAI FATTI, IL LUOGO DELLA RAPPRESENTAZIONE. MA, NELLO STESSO TEMPO, LA POSSIBILITÀ DI SMONTARE E TRASPORTARE IL TUTTO MI AVEVA FATTO PENSARE AD UN ALTRO TITOLO POSSIBILE: PICCOLO LAGER TRANS-MONTABILE ...ERA IRONICO E LO SCARTAI (commento aggiunto nel dicembre 2004))
certo la prigione l'avrei fatta saldando sbarre di ferro e collocandole alla parete e alla volta di mattoni dello spazio.
Al corridoio immaginai sette vetrinette della stessa dimensione dei quadri (50X60) sulla prima, sulla terza,sulla quinta e la settima tre mensoline cadauna raccoglievano prodotti farmaceutici d'epoca e oggetti di uso chirurgico bisturi forbici e altre cose del genere, poi pistole proiettili e inciclopedie e poi sulla seconda,sulla quarta e la sesta avevo raccolto radiografie che un medico mio amico mi aveva fatto avere dagli scarti dell' ospedale dove lavorava, ne avevo selezionate una manciata dalle centinaia che mi aveva fatto avere. La misura aveva dato un sottotitolo alla mostra 50X60 standard & other modules.
^Intanto su quelle stesse inciclopedie avevo raccolto parecchie foto che mi servivano per testimoniare la sistematica distruzione del mondo antico dei sui costumi e anche in internet trovai parecchie foto che mi servivano a creare i miei quadri delle archiviazioni degli scomparsi degli studi antropologici.. Alcune di queste immagini mi furono date invece da Francesco Scarpelli che aveva scritto il soggetto di "Fame chimica" lui aveva da poco collaborato ad un lavoro dal titolo "Opera nomadi" e aveva parecchie foto di Rom perseguitati in Francia ai tempio della republica di Vichy...
Atre immagini le avevo tirate fuori da un libro mondadori dal tilolo "Wanted" preso alla libreria Calusca del cox18 che poi scopersi la grafica era stata fatta dalla Shake edizioni.. ed ecco un altro cerchio che si chiudeva, conoscenze collaborazioni che convergevano in percorsi coiincidenti o comunque paralleli...
Negli ultimi tre anni avevo fatto qualche parte in alcuni film in qualita' di attore un film francese che era andato a Cannes e poi questo film dal titolo "Fame chimica"che era stato ospite a Venezia, avevo fatto anche alcune apparizioni in video clips e poi mi ero rimesso a studiare teatro e danza da ormai due anni.. e mi trovavo pronto per fare un lavoro che avesse una sua teatralita' anche se a me interessava piu' l'aspetto psedo-scentifico, la sperimentazione delle reazioni umane alla brutalita', alla privazione della liberta'..cose di cui vi parlero' dopo.
Furono mesi molto intensi, l'inverno passo insieme alla primavera senza che mi accorgessi dell'immensa solitudine che avvolgeva la mia vita, come disse un vecchio signore che a volte mi aiutava nella vecchia stazione dei treni " tu sei innamorato del tuo lavoro" e infondo era proprio cosi',come si fa' altrimenti a rinunciare a tutto il resto se non per un'infinito amore per il proprio lavoro. La stazione dei treni di corsico: alcuni ragazzi avevano ottenuto dalla comunita' europea dei fondi per creare una associazione no-profit, nel vecchio deposito della stazione,alle spalle c'era una malconcia baracca che mi hanno dato in cambio di qualche ora di collaborazione, durante l'inverno l'avevo restaurata costruendo le finestre e le porte e portando una stufetta la luce e l'acqua mi ero creato una vera e propria capanna dello zio Tom e li potevo costruire tutte le cose che volevo, avevo morsa sadatore trapano a colonna flessibile e tutto il resto, di fatto li costrui la sedia per le archiviazioni in Francia era stata chiamata 'la sedia scomoda" perche' compito era quello di catturare l'espressione meravigliata naturale e non falsata da cio' che ogniuno vorebbe dare di se, mentre la costruivo una mia amica Barbara Nazzarri leggeva il libro dal quale, attraverso vecchie immagini, a grandi linee, avevo indentificato la forma e mi diceva "guarda che lo schienale era regolabile e anche il poggiatesta, passai una notte a saldare fino alle due fu' molto emozionante mi identificai in un vecchio maniscalco o fabbro che costruiva nel suo laboratorio. Mentre la costruivo pero' mi identificavo anche nel ricercatore-fotografo che,mi immaginavo,andasse periodicamente dall'artigiano per aggiungere particolari e confrontare idee e progetti o semplicemente per confortarsi della buona riuscita del lavoro, rivivevo interiormente la condizione di entrambi, l'opera finita era ben riuscita ed entambi furono sodisfatti...cliente-scenziato e artigiano...
Era una condizione diversa di quella che provavo dipingendo la mia arte quella proiettata normalmente verso il domani. stavo invece forse applicando la teoria stanislasky tipica del teatro alle arti applicate e alla pittura?
Di fatto dipingendo vivevo la condizione di vittima di perseguitato di colui che non sa cosa gli sta' succedendo, sconcertato, assente e incredulo e solo a volte dignitoso e fiero ma questo dipendeva anche dalla qualita' intrinseca della fotografia e del contesto in cui era stata scattata,le vitime dei campi di Auswich e del campo francese delle camargue erano presumibilmente foto d'interni, ed erano di persone che nella maggioranza sono morte in quegli stessi campi dove erano stati archiviati...
Ma le foto degli africani erano state fatte in esterno e poi erano tratte da un inciclopedia del 1933 sotto la voce "popolazioni'' presumibilmente non erano state uccise... e poi erano abitanti delle tribu', vittime ma solo di antopologi e delle loro macchine fotografiche...di fatto i quadri li ho fatti vivendomi interiormente la condizione di ogniuno individuo...
Ma il peggio, per quanto riguarda le emozioni da me provate, doveva ancora arrivare ma me ne sarei accorto solo dopo aver realizzato la performance...
Piano piano che passava il tempo si aggiungevano particolari all'opera mostruosa che avevo ideato, stavo organizzando la cosa piu' complessa e orribile e tutto mi appariva normale e facile...ho passato giorni interi a progettare il lavoro teorico e letterario aggiungendo parti e poesie che alla fine grazie agli Dei sono riuscito a far confluire in ordine. Decisi fin dall'inizio si svilluppare il progetto artistico come fosse un'opera scentifica. Di numerare ogni singola voce partendo dalla lettera (A) per poi identificare ogni specifico con la lettera(A1) (A2) e cosi via ..
Immaginare un progetto definendo e classificando mi ha aiutato molto.
Se da un lato il mio obiettivo era semplificarmi il lavoro di realizzazione andandomi a cercare ogni singola voce dall'altra parte il progetto stesso avrebbe dovuto essere esposto per dare la possibilita' alle persone di avere dei chiarimenti sull'opera medesima. La presenza di questi numeri dava l'impressione di essere un lavoro serio e articolato,e quindi anche la scienza, quella ufficiale, dava la stessa impressione, ma che il progresso,come opera scentifica fosse realmente serio e articolato avevo qualche dubbio.
Come d'accordo una mattina parti' per Voghera, là mi aspettava il mio amico falegname, Alberto Consolini avevo le misure e dovevamo tagliare i pezzi per costruire 9 vetrinette, 2 delle quali sarebbero state nella sala operatoria del campo di prigionia proprio di fronte alla prigione. Una avrebbe ospitato i ferri del mestiere del chirurgo e l'altra avrebbe avuto una singola fotografia radiografica inserita come nel tavolo luminoso dei medici, le altre radiografie di cui vi ho parlato prima erano invece erano assemblate a gruppi di quattro con nastro adesivo nero da elettricista con nomi e date falsate... riparti con 117 pezzi di legno ben ordinati nel mioi vecchio furgone e li portai nella baracca della stazione di corsico e li cominciai colla e sparapunti l'assemblaggio dei pezzi..cominciai anche a contattare un vetraio,, le vetrine retroilluminate che avrebbero dovuto ospitare le radiografie avevano bisogno di un doppio vetro uno trasparente e uno opalino che era molto costoso decisi cosi' di utilizzare un vetro smerigliato il risultato fu' ottimo, poi decisi che i cavi elettrici che alimentavano le vetrinette luminose avrebbero dovuto essere vecchi e trovai in un negozio dei cavi che facevano al caso mio erano attorcigliati e coperti di tessuto, molto simili a quelli che si usavano nel passato, non dovevo tralasciare nessun particolare. Anche le luci avrei usato delle lampadine da 40 Watt che alla fine si rivelarono fin troppo luminose e che sostitui con altre piu' piccole da 25 watt, rigorosamente impolverate per renderle piu' verosimili...anche le vetrinette rimasero impolverate per tutta la durata della mostra....
macava un mese ed ero un po' indietro mancava ancora la prigione con la sua serratura, Nadir il fabro mi aveva curvato una sbarra quadrangolare seguendo la dima che gli avevo fatto sulla volta di mattoni, dopo un paio di tentativi con la sua curcatrice venne fuori un bell arco, lo portai a provare nella cantina dove avrei fatto la mostra, bene avevo fatto bene i rilievi potevo ora portare i pezzi a Corsico da li a pochi giorni avrei avuto la mia prigione venne Irene una ragazza svizzera che voleva imparare a saldare e sotto un sole cocente mi misi a costruire la prigione dovevo preparare i pezzi poi gli avrei montati direttamente sul posto, la mia fortuna nel giorno dell'allestimento furono le persone che mi vennero ad aiutare, chi mi faceva le fotocopie dei fogli per le archiviazioni, chi mi assicurava che sarebbe venuto per fare ll'infermiere o il medico armato del suo camice bianco il giorno della performance.
Ero riuscito a preparare tutto: avevo in quei mesi raccolto una ventina di barattoli del pomodoro e dopo aver tolto l'etichetta avevo fatto un piccolo manico con il fil di ferro, l'obiettivo era quello di fare una performance il giorno dell'inaugurazione, le persone invitate avrebbero lasciato i propri dati personali, dopo di che sarebbe stato timbrato il foglio con un numero e anche il braccio delle persone con lo stesso nuumero, dopo di che, a gruppi di venti gli sarebbe stato consegnato il barattolo con dell'acqua e un pezzo di pane duro e sarebbero cosi' dovuti scendere nella mostra dove gli avrebbe attesi un medico vestito di bianco con la mascherina che gli avrebbe fatti sedere uno ad uno sulla sedia delle archiviazioni avrebbe ritirato il foglio inserito i numeri corrispondenti sulla sedia, in modo che nella inquadratura risultante sarebbe apparsa un immagine del tutto simile a quella dei quadri... in piu' avevo la possibilita' di archiviare realmente tutte queste persone e nello stesso tempo fargli rivire la condizione del perseguitato che fosse la Polonia Nazista, i Gulag russi o la Gambogia di Pol Pot...dopo di che sareebbero state rinchiuse in un carcere dal quale potevano vedere la sala operatoria dove avremmo operato alcuni con i quali eravamo d'accordo,o altri ignari che si sarebbero trovati usati come cavie sdraiati sul lettino spogliati di ogni dignita',siringati e operati cuciti poi gettati...Per l'occasione avevo invitato tra gli altri medici il dottor ortopedico Niccolo Gioni nel ruolo del chirurgo, sarebbe stato l'unico ad indossare camice e mascherina verdi tutti gli altri medici li indossavano bianchi, in realta all'epoca della seconda guerra il camice del chirurgo era grigio, ma il mio interesse era quello di attualizzare il problema delle sperimentazioni, accusando la societa' contemporanea di essere una societa' nazista.
Un giorno un signore amico dei ragazzi dell'associazione di Corsico era venuto a trovarmi nella baracca dove stavo lavorando alla mia sedia, era un personaggio di quasi settant'anni di nome Giorgio Gimoli con una lunga barba bianca di professione era fotografo, era un personaggio perfetto nel ruolo di se stesso, perfetto per archiviare le vittime-visitatori della performance, Gli chiesi di partecipare al lavoro, lui fu' entusiasta e quel giorno venne con un vecchio banco ottico che nascondeva una macchina digitale e archivio quasi cento cinquanta persone, lui sarebbe stato l'unico a non essere pelato, noi tutti lo eravamo invece..E sembrava piu' un vecchio signore francese per me era perfetto, e lo fu', decisi che si sarebbe chiamato Ulisse, perche sul foglio delle archiviazioni c'era una frase che avrebbe dovuto rassicurare i visitatori che faceva cosi':-" nessuno vi oblighera' a fare cose contro la vostra volonta" bene lui era "Nessuno" o Ulisse per l'appunto, mi raccomandai con lui che entro breve sarebbe andato a vivere in India visto le sue non prosperose prospettive economiche qua in Italia, mi raccomandai di essere se stesso, un vecchio fotografo che noi avevamo contattato per fare queste foto, ma che lui non sapeva bene cosa noi facessimo alle persone poi...
Poi chiesi a Vera(scrittrice della lettera OOXb) una Radiologa di patecipare al lavoro nel ruolo di medico, sarebbe stata lei a archiviare le persone una ad una chiedendogli nome,cognome, data di nascita,origine etnica o religiosa e facendogli firmare il foglio e timbrandoli il braccio, solo dopo mi confido che in ospedale aveva fatto un lavoro del tutto simile archiviando le radiografie di fegati pancreas e altri organi interni e aggiudicandoli alle persone corrispondenti...
Una sera avevo conosciuto Giancarlo(scrittore della lettera 00xb) un grosso ragazzone sulla quarantina che aveva studiato biologia era pelato era perfetto per fare il medico dei miei studi Bayer's, lavorava in ospedale e quindi aveva anche lui confidenza alle siringhe e ai pazienti..Poi avevo conosciuto Laura una ragazza di Barcellona che lavorava come infermiera qua in Italia,aveva trovato lavoro in internet le chiesi di partecipare insieme ad una sua collega anche lei spagnola, si sarebbero chiamate MI e NI due lettere dell'alfabeto greco, ma poi c'erano anche tutti gli altri il Dott. ALFA e il dott.BETA e GAMMA e DELTA...precipitati da qualche film Tutti volevano partecipare corrispondendo il mio entusiasmo..
Giarcalo mi confido' poi che sulla ferrovia di Corsico Quella che partiva da Porta genova passavano durante la guerra i treni dei nazisti e che sua madre gli aveva racconta to che in quei luoghi nei pressi della stazione si sentiva la gente gridare perche' veniva torturata di notte, I ragazzi stessi dell'associazione mi proposero di fare la performance li da loro fu' cosi' che mi venne in mente che se avessi avuto abbastanza potere un giorno avrei potuto chiedere alle ferrovie dello stato un treno merci per fare partire i visitatori da porta genova caricarli come pecore per poi scaricarli alla stazione di corsico e allestire la associazione come un lager,costruire una torretta il filo spinato, con i pastori tedeschi e tutto il resto.... in fondo ,non credo che un campo di prigionia, una casa di reclusione o di accoglienza o un ospedale sia cosi diverso da allora..per alcuni aspetti.
Giovanni Mozzati un mio vecchio compagno del liceo artistico aveva ripreso con una telecamera Beta una performance che avevo fatto all'universita' Bicocca con un mio amico neurologo Michele Capararo docente del corso di Epistemologia Genetica, durante la prima lezione dell'anno accademico utilizzando dei suoni e una gabbia smontata che sarebbe poi stata montata e nella quale mi sarei trovato chiuso dentro e delle quali avremo finto di aver perso le chiavi, per coinvolgere gli studenti nella ricerca nelle tasche del professore che nel frattempo era uscito per cercarle nell'auto.
Chiesi a Giovanni di partecipare insieme a un inglese tale Nicolas Brackenbury con il quale condivideva l'appartamento in qualita' di infermieri loro dovevano chiamare i numeri che consegnavamo alle persone che in strada attendevano di entrare alla mostra, poi versavano l'acqua dei barattoli e a gruppi di venti avrebbero fatto entrare li vittime nella cantina, l'inglese avrebbe dovuto parlare in inglese la spagnola in spagnolo e io parlavo un po' tutte e tre le lingue, i il mio obiettivo era quello di spostare il punto di vista continuamente, e di utilizzare il pretesto del campo nazista per spostare continuamente il luogo della rapresentazione, ora poteva essere la Spagna franchista e le sue vittime republicane, ora l'Argentina dei Desaparesidos, ora l'Irak dei giorni nostri....Il fidanzato di Vera la radiologa era un giovane filosofo a lui chiesi di partecipare in qualita di vittima e anche lui fu' entusiasta dei miei studi Bayer's, a me non interessava sapere niente esattamente sapevo che accusare una societa' di questi crimini senza sapere con esattezza la provenienza delle informazioni poteva essere pericoloso di fatto alcuni prodotti che avrei esposto non erano della bayer ma di altre case farmaceutiche che potevano benissimo non essere state coinvolte in quelle speculazioni ma il mio atto d'accusa era rivolto alla societa tutta' quella che aveva basato i sui stermini sul progresso e sullo sviluppo e sulla sostituzione degli esseri originali a quelli copiati.. di fatto l'esposizione dentro le vetrinette dei miei pennelli era un' atto d'accusa all'arte della pittura che aveva prima copiato e poi distrutto la natura era anche lei l'arte corresponsabile nella distruzione sistematica del pianeta,perche' da sempre aveva copiato l'originale che la societa avrebbe fatto poi scomparire cancellandola e tenendone il ritratto nei pesaggi esposti nei sui musei...Ma chi era salvo quindi da qesta perversa macchinazione della distruzione se non gli esseri umani che riconoscevano cosi bene gli ordini inpartiti dai dai padri dei padri,cosi' dediti da non svilupparsi affatto per vivere nella loro foresta, nel loro deserto senza tempo dove avrebbero potuto ricordarsi o dimenticarsi gli uni degli altri, mischiando memorie eroiche ancestrali di antiche storie degli anziani e di uomini realmente vissuti nel passato...Solo loro erano stati a volte ritrosi al ritratto e alla fotografia,sicuri di perdere il possesso dell'anima almeno quanto ostili al progesso sicuri che non fosse altro che l'uccisione della madre natura...Ma gli antropologi e gli esploratori sapevano che conquistare avrebbe significato rompere equilibri delicatissimi e sentirono il dovere di fermare a memoria di quel presente che avevano davanti agli occhi che presto sarebbe stato passato, storia dell'umanita e dei duoi paradisi perduti e si armarono, gia da allora, insieme a lori taccuini e ai loro calamai ed inchiostri, di cavalletti e banchi ottici e di lastre d'argento e di dagherrotipi per poter fotografare il mondo che avremmo presto ucciso.
...Ma quale peggiore destino potrebbe riserbare l'universo all'uomo se non lo stesso con il quale e con tanto egoismo lui stesso riserva agli altri suoi simili ...disegnando cosi, verso la morte, suo triste il cammino...
Non sapevo cosa legasse societa' evolute come quella yiddish, a societa' primordiali come quelle Aboriginali, o viceversa, ma sapevo che chi ne voleva la scomparsa ne voleva prima ritrarre i leneamenti, e mi trovai coinvolto incosapevolmente e farne parte... fin dall'inizio decisi che non avrei fatto dei soldi da questo lavoro, che non avrei guadagnato da la morte de quelle persone, decisi che se anche avessi venduto la mostra avrei devoluto in beneficienza il guadagno...Poi decisi che avrei aperto un fondo bancario dove avrei potuto mettere i soldi fondare una associazione e iscrivere dei soci che si sarebbero impegnati a investire i soldi in qualcosa di socialmente utile....
31 maggio 2004 in via vigevano 2/A inizio montaggio mostra
La performance di apertura della sopranominata mostra e' parte inscindibile della mostra stessa in quanto sono state progettate insieme. Comincio il montaggio della mostra, sono giorni molto intensi, non dovra' mancare niente, tutto dovra' essere perfetto, ho fatto una lista di suoni e Ezio busca una artista amico di Michele Capararo che mi ha gia fatto i suoni per la performance della Bicocca mi ha realizzato un cd con la voce di Hitler, canti popolari ebraici suoni di treni e altre cose del genere, Alberto il falegname di Voghera e Irene la ragazza svizzera e Barbara Nazzari vengono ad aiutarmi, monto il primo giorno la prigione, manca la serratura e me la faccio regalare da Nadir il fabbro e vado a saldarla, il secondo giorno monto le vetrinette, e comincio a ben ordinare gli oggetti che esporro', poi comincio a montare la sedia per le archiviazioni e la gabbia nella quale rinchiudero' un amico africano in mezzo alla strada, poi monto il lettino per la camera operatoria, le luci, solo ultimo giorno appendo i quadri. Il pomeriggio dell'inaugurazione c'e' ancora da fare, ho una decina di camici e una decina di mascherine, mi mancano ancora le etichette con i nomi dei dottori (dr. ALfa...ecc.) corro dal negozio di fotocopie e me le faccio realizzare, i barattoli sono pronti con il pentolone e il mestolo, il tavolo per le archiviazioni e' pronto con il suo timbro pronto sul numero O.OOO.O22 che e' il numero sucessivo a quello dell'ultimo quadro c he ho realizzato...e 200 copie del modulo standard che ho realizzato pronto per essere compilato...Il dottor Niccolo Gioni arriva e prepara la sala operatoria, usa vecchie siringhe, che riempira' di mercurio cromo, ago e filo da chirurgia...Silvia Moro una mia amica scenografa, gentilmente si presta a truccare gli attori Antnello il filosofo e Fedra una giovane attrice e una altra ragazza vengono vestite di stracci e truccate con argilla e con tappi di sughero bruciato, tutto e' estremamente veloce esagitato sono molto teso e sudato,sono riuscito nei giorni precedenti a mandare l'invito della mostra a molta gente, insieme a giorge il gallerista, un amico giornalista della republica Alessandro Bertante mi ha fatto scrivere un aticolo su vivimilano e un altro amico Matteo Speroni un trafiletto sul corriere, la mostra esce anche su 14 siti internet e danno l'annuncio per due volte su radio popolare...
Tutto e' pronto nel pomeriggio ho comprato anche una pistola caricata a salve con il quale potro minacciare la gente
Bayer's studies & cover incorporated
Ore 22, 3 giugno 2004 inizio della performance:
E' l'ora zero, la gente e' nella strada che attende gia da mezz' ora, l'atmosfera calda e maleodorante della cueva intrisa del peso dell'installazione e illuminata da appena tre lampadine da 25 Watt contrasta con l'attegiamento festaiolo che vibra nell'aria appena fuori la casa occupata, si sembra veramente in contrasto l'uno con l'altro molti non sanno cosa gli aspetta e la cosa mi innervosisce, e si per questa volta non ci sara' nessun cazzo... di vernisage nessun aperitivo ne banchetto ci sara' solo la cruda realta' di una mostra sui campi di concentramento e ogni visitatore sarà considerato come un perseguitato, un carcerato, un paziente..
D'altronde come molti saranno avvertiti verbalmente e ripresi perche' non hanno letto gli ordinamenti del regolamento del campo di accoglienza e' espressamente vietato ridere, parlare, sostare sulle scale, esporre simboli religiosi...
Attendiamo i due fotografi che invece non vengono, uno dei due se ne frega l'altro mi manda un sostituto un reporter dei quotidiani e' una rivelazione Mario Disalvo, armato di una nikon digitale, grazie a lui sono riuscito ad avere delle immagini molto belle che rappresentano molto bene l'atmosfera della rappresentazione.
Mio fratello Federico tinelli regista si fa' un po' desiderare anche lui ma poi viene con la sua Canon mini dv e filma per almeno un ora. L'inizio sara quando prenderemo mussa' un amico eritreo e lo chiuderemo nella prigione in mezzo alla strada davanti a noi c'e' la Milano da bere di un paio di locali lustrati come si deve che ci guarda insospettita e incuriosita nello stesso tempo ma pochi si alzano dalle loro sedie per partecipare all'evento, io sparo un paio di colpi a salve, e allora la gente si che si ritrae con un gesto di spalle e di sgomento che fa' battere il cuore, un cane scappa con la coda tra le gambe, lo sparo lo ha spaventato e tra le zampe della gente si e' dileguato...
Varcata la soglia della casa c'e' Vera la Radiologa che accetta i visitatori-vittime chiedendo i dati personali: Nome e cognome data di nascita (sul foglio c'e' lo spazio per scrivere anche la data di di morte) nazionalità origine etnica o religiosa e poi chiede di firmare il foglio, timbra il foglio e il braccio della persona con lo stesso numero a partire da 0.000.020 solo allora gli sarà consegnato il foglio stesso che dovra' consegnare al fotografo sotto che provvedera' a riportare il numero sulla piastra della sedia che permettera' cosi' il riconoscimento della persona ritratta ...I questo breve passaggio gli infermieri giovanni e nicolas consegnano l'acqua e il pane alle persone che poi insultate vengono accompagnate da basso... a gruppi di venti, cosi' proprio per poter tenere sottocontrollo la situazione.
Fino a allora non sapevo esattamente fin dove mi sarei spinto, quello che ero sicuro e' che a nessuno, me compreso, avrei permesso di non rispettare le regole, Giovanni mi avverti che i primi venti erano pronti, e anche noi lo eravamo i medici ogniuno aveva preso il suo posto, Il dottor Gioni il chirurgo era seduto nella camera operatoria pronto attendeva i suoi maledetti pazienti assistito dalla spagnola l'infermiera laura che lo avrebbe assistito insieme al biologo Giancarlo Di carlo, Giorgio l'anziano fotografo dalle sembianze ottocenteche dovute alla sua lunga barba bianca attendeva altrettanto impaziente le vittime della sua digitale macchina fotografica dovutamente nascosta dentro un banco ottico che inquadrava la sedia. Va bene autorizzai l'infermiere Giovanni Mozzati a far scendere i primi venti, gli avvertii subito che era vietato parlare o ridere, chi non accettava il regolamento veniva automaticamente ripreso e poi in alternativa mandato fuori dalll'esperimento, molta gente avrebbe atteso anche piu' di un ora per entrare e gli bastava un attegiamento bonario o strafottente per uscire in un secondo appena, avevo letto che in Cambogia ai tempi di Pol Pot i giovani che appogiavano il regime venivano indottrinati ad uccidere persino i propri genitori e quando chiesero a PolPot come si facesse a controllare il proprio popolo rispose:-"Con l'odio" facendo crescere l'odio...per l'altro..
Per me l'altronde mandare via qualcuno dal gioco significava farlo morire, ucciderlo eliminarlo perche' un prigioniero che non rispondeva agli ordini andava eliminato..ma quando mi trovai davanti mio padre al quale ordinai per tre volte di sedersi sulla sedia e che non rispondeva all'ordine impartitogli... non ebbi dubbi sul fatto di doverlo eliminare e lo mandai fuori dalla performance.mi sembrava solo un vecchio sconosciuto di qualche paese tra le risaie, ma sapevo... chi fosse e lui pure..ma non ci dicemmo niente, dovevo essere freddo ed eseguire gli ordini. anche mia madre che si aspettava di venire ad una mostra di quadri, appena scesa rimase atterrita e non riusci a trattenersi e se ne ando di sopra...Ma ero immedesimato nel ruolo che mi torno in mente quel documentario sulla cambogia...ma freddamente rispondevo ad un rigore che mi ero impartito e al quale non volevo rinunciare, pero' poi fu' il tempo di un visitatore Indios che non voleva farsi carcerare, dapprima lo mandai via poi mi dissi che non potevo fare questo torto ad un indiano uno di quelli che le persecuzioni le aveva vissute, fu' uno dei pochi ai quali permisi di stare ad osservare, in disparte, ogni tanto lo guardavo cercando di interpretare il suo sguardo come se potessi carpire le impressioni che ne riceveva...forse avrei dovuto permettere anche a i miei genitori di stare a guardare senza partecipare...mia madre é ebrea mio padre contadino...
Isomma quando i primi venti scesero' cominciai a farli fotografare da il dottor Nessuno alias Ulisse cioe' Girgio Gimoli che cambiava i numeri dalla sedia scomoda, poi mi consegnava il prigioniero, lo spingevo, a volte gridando o tenendolo per un braccio o minacciandolo con la pistola, ed uno allo volta lo facevo entrare nel carcere che guardava proprio nella sala operatoria, gli ordinavo di sedersi e di tacere chiudevo la prigione a chiave ogni volta che uno entrava o usciva, nel frattempo Fedra veniva prelevata dalla stessa prigione, lasciva si lasciava fare a volte si lasciava di peso e tutta tumefatta e sporca di argilla la stendevamo sul lettino dove poi il chirurgo la avrebbe iniettato un prodotto che le avrebbe provocato convulsioni il dottore avrebbe controllato il tempo delle convulsioni poi se ancora viva poteva operarla oppure riconsegnarla agli infermieri che l'avrebbero gettata nella prigione in mezzo alla gente, che ammassata stava seduta e silenziosa e che si trovava un corpo inerme tra le gambe...Fedra fu' bravissima a fare la morta, la torturata la violentata e loro che venivano da un aperitivo poveri trovarsi cosi' seduti nella polvere e intrisi di disperazione e con i miei occhi iniettati di sangue sempre pronto a gonfiare la giugolare per gridare frasi in spagnolo o in inglese o in italiano..
All'inizio non sapevo quanto si sarebbero lasciati fare, quanti avrebbero accettato di farsi carcerare, quanti avrebbero accettato il regolamento, ma subito capi' che la maggior parte sarebbero stati burattini alla mia merce', e cominciai a capire il potere che tutto in un tratto mi ero creato intorno, gia' mi ero attorniato di persone che, pur non essendo retribuite, si erano messe al mio servizio, medici, professionisti e studenti che convinti dal mio carisma mi aiutavano nella realizzazione di questo progetto e che mi chiedevano tutti insieme cosa dovessero fare,preoccupati. Io cercavo di tranquillizzarli spiegandomi agitatatamente che tutto sarebbe avvenuto da solo e che anche se non avevano mai fatto gli attori di viverla con tranquillita'. Ma senza di me niente avevrebbe potuto funzionare, ero mio malgrado piu' necessario che utile. Regista, mente allucinata di un progetto complesso e articolato del quale mi ritrovavo centinaia di fili in mano e che con destrezza e naturalita gestivo con violenta armonia.
Ma il mio, spaventevole, potenziale di persecutore venne fuori nella sua rabbrividente crudezza quando capi' che comandavo i fili anche di quelle centinaia di persone che erano venute a visitare quella "fiera dei mostri" del quale loro stessi facevano parte... Potevo imporre alla loro anima emozioni che a molti di loro suonavano indigeste e insolite, sconosciute, e questo mi faceva sentire potente e mi spaventava per la cattiveria che potevo esprimere.
Da subito il primo ,dopo essere stato fotografato, lo costrinsi alla carcerazione, insieme a lui in sucessioni gli altri fino a far esplodere la galera, vedevo nei loro visi l'incredulita, non potevano credere che avrei potuto aggiungere altre persone a quell'esiguo spazio ma io dal canto mioi glielo facevo credere,e intanto pensavo se capissero cosa si prova ad essere carcerati come bestie magari sotto il sole e privati dell'acqua e del cibo e dei servizi igenici...Una ragazza della scuola del cinema era riuscita ad infiltrarsi nella rappresentazione armata di una piccola videocamera e ha filmato senza che me ne accorgessi da dietro le sbarre, fortunatamente in seguito ci siamo conosciuti e mi ha fatto avere il materiale, mi raccontava che all'interno della prigione delle persone volevano organizzarsi per liberarsi "siamo in tanti perche' non ci ribelliamo?" evidentemente erano cosi' immedesimati nella parte che si erano dimenticati di non essere stati sequestrati e che avrebbero potuto semplicemente chiedere per poter uscire. La cosa mi fu' riferita da stefania la studentessa della scuola di cinema, e mi fece riflettere sulla riuscita della ricostruzione. Di fatto, e chi c'era lo sa, l'eventio come era nell'obiettivo giocava sul rapporto tra reale e finzione, infatti come gia detto prima io volevo che secondo il medodo Stanyslawky la gente vivesse l'emozione come vera, mi fu' riferito dal gallerista Gorge che le persone uscivano e tornavano in strada con visi aterriti e spaventati, di questo io facevo un merito al lavoro che evidentemente aveva funzionato.Ma loi stesso George non aveva voluto venire di sotto e tentava a sdammatizzare cercando di dipingere con un velo di ironia il mio lavoro, giustificandosi e ricordandomi che quelle cose lui le aveva vissute la in Argentina qualche decennio prima e che era stato carcerato solo perche giovane che era gia abbastanza per essere perseguitato da quelle parti.
Ma poi mi fu' mossa la critica se fosse giusto mostrare la bruttura in un mondo cosi' brutto di suo.E anche questo mi diede da riflettere.
una signora anziana se ne ando dicendo che quelle cose le aveva gia vissute.
Mi avvicinai alla prigione e chiesi se qualcuno volesse uscire,due arabi si alzarono e senza esitazione vollero uscire, capi' che anche loro rivivevano esperienze passate e che toccavo ferite dell'anima. Ma io il lavoro l'avevo fatto proprio per tutti quegli altri che non avevano mai vissuto nella privazione della liberta', e che volevo sensibilizzare sulla condizione disumana nella quale hanno vissuto , vivono e vivranno milioni di uomini di questo pianeta.
Antonello il filosofo nel ruolo di vittima si lasciava fare e sbadatamente dopo essere stato torturato mentre lo carceravamo picchio la testa procurandosi una ferita alla fronte, perdeva un po' di sangue, mentre si trovavo nella prigione la cosa rendeva tutto molto reale piu' che realistico, di fatto, ero molto preoccupato che qualcuno si facesse veramente male. Gia mi immaginavo denunce processi e feriti gravi, la preoccupazione aumento quando misi le manette ad uno dei carcerati, al quale poi obligai stare seduto, solo che le manette appese alle sbarre trasversali non gli permettevano di sedere e lui doveva stare con le ginocchia piegate,credo ridesse o aveva un atteggiamento trafottente decisi di elliminarlo, lo liberai dalle manette e mentre lo spingevo verso la scala gli sparai, cadde a terra come svenuto, credevo di avergli sparato troppo vicino e che il rumore gli avesse fatto perdere conoscienza, chiamai il dottor Gioni e ci fu' un gioco di sguardi e una preoccupazione collettiva, cercai di sollevarlo ma era un corpo senza vita, il tutto non duro' piu' di un minuto o due poi si sollevo' ridendo, dicendoci che aveva finto per spaventarci, mi complimentai con lui che con una simile fantasiosa iniziativa aveva ribaltato le carte facendomi credere di avergli fatto del male realmente... d'altronde stavo sperimentando anche su me stesso le possibili emozioni che si potevano generare.
Quella sera il dottor Nessuno riusci ad archiviare quasi centocinquanta persone, fu' rigoroso come gli avevo chiesto di essere, e fece delle foto che oppurtonamente rielaborate sono molto significative. Profili del tutto simili a quelli da me trovati durante la mia ricerca e dipinti ad olio.
Molte persone non resero i barattoli che invece insieme a tozzi di pane secchi vennero abbandonati nella prigione, insieme a qualche straccio rimasero per tutta la durata della mostra a memoria di cio' che era successo quella sera...Mi ricordava quella volta che in giro per il ghetto di Cracovia guardavo tra le assi che per sesant'anni avevano chiuso le porte delle abitazioni degli ebrei, dalle quali si vedevano pezzi di tessuti impolverati che nessuno aveva piu' toccato, come nelle antiche case di campagna nostrane...
Usci nella strada e cercai di immanettare un tizio che conoscevo alla gabbia dove era chiusa una ragazza, oppose resistenza cercai di obligarlo ma quando il toni diventavano troppo realistici decidi di lasciarlo ma anche lui si procuro' un taglio, niente di grave il sangue usciva dal suo dito ma dopo poco venne giu' e si fece tutto il percorso senza dimostrare irritazione nei miei riguardi.
Marco(scrittore della lettera 002a) è invece un amico con il quale sarei dovuto, un paio di anni prima, andare in brasile, rideva come suo solito ma io dovevo raccogliere materiale drammatico e decisi cosi di allontanarlo eliminandolo come ho fatto con tanti altri.
Innervosito lancio una bottiglia contro la gabbia che si trovava in mezzo alla strada, solo che dentro c'era una persona, fu' lo scompiglio, lo volevano praticamente linciare fu' rincorso e malmenato, fortunatamente qualcuno intervenne a difenderlo perche' non fosse picchiato.
Avevo generato un mostro che non potevo manovrare, un luogo dove ogniuno metteva il suo per acettare o rifiutare e farlo a sua maniera.
Ad un certo punto spensi le luci e invitai gli altri medici ad uscire, gli inprigionati dissero di no... ecco che il gioco non era piu' gioco ecco che l'idea di rimanere in venti in cinque metri quadrati al buio diventava orribile e cosi' tornai sui miei passi e riaccesi la luce...mentre venti erano chiusi altri venti erano gia stati schedati e potevano prepararsi a scendere, l'operazione degli scaglioni fu' ripetuta una decina di volte e volutamente l'avevo intitolata "20 minute x 20 people".
realizzato che quei corpi in quel contesto erano marionette da dirigere, cominciai a disporre le persone ogniuna di fronte alle vetrinette con le radiografie oppure frontali ai quadri, alcuni li feci inginocchiare davanti al muro, piu' la gente si lasciava fare piu' sperimentavo nuovi espedienti per farli rivivere la condizione del carcerato mi ero premurato di avvertire Nicolas l'inglese e Laura la spagnola di parlare nella loro lingua proprio perche' volevo che il contesto del lagher fosse una scusa per poi spostare l'attenzione e far precipitare le persone nelle fauci di Pinochet o di Franco o nei campi americani dell'Irak o nelle mani di sequestratori e decapitatori dei quali si parlava tanto in quel periodo, visto gli scandali suscitati dalla diffusione di materiali fotografici provenienti dai campi di prigionia dove erano state torturate fino alla morte decine e decine di persone. E si questo rendeva attuale il mio lavoro, che invece avevo voluto contestualizzare nel passato come se l'arte come il cinema potesse essere una ricostruzione con i costumi d'epoca, d'altronde avevamo visto piu' di una volta nella pittura italiana in una iconografia religiosa del vecchio o del nuovo testamento quindi antica i vestiti mediovali o rinascimentali, ben piu' recenti; io avevo messo il camice verde dei chirurghi odierni nel contesto dell' olocausto. Ma era questo strumentale al parallelismo tra lo studio medico dei campi nazisti e l'ostinazione chirugia contemporanea.Di fatto molti prodotti da me esposti nelle vetrinette non erano poi cosi' vecchi molti erano oggetti degli anni sesanta o settanta, se non adirittura contemporanei e poi provenienti da collezioni private e non certo dai campi di concentramento. Ma avevo rubato un suggerimento da Duchamp, ricordando la famosa fontana toilette, che aveva rivoluzionato il senso di galleria di spazio espositivo dove il senso alle cose lo diamo e lo cambiamo noi. Io volevo dare un senso a quegli oggetti ed ero sicuro che il senso a quegli oggetti glielo dava il contesto nel quale sarei andato ad esporli, ed ecco allora che due pistole esposte diventavano armi utilizzate ad uccidere qualche tempo prima, e le inciclopedie ad archiviare la realta presto cancellata, e i pennelli strumenti colpevoli di aver dipinto Dio e i bisturi e le forbici di aver operato per espiantare torturare sperimentare su corpi di adulti e bambini, persino quel cervello di manzo che con qualche peripezia ero riuscito a rinchiuderlo in un barattolo e sposarlo con la formaldeide dopo averlo visto espiantare da un esperto macellaio direttamente dal cranio di quel povero manzo o vitello diventava il cervello di un uomo e comunque del tutto simile, una giornalista della republica fu' da me convinta che era il cervello di un ragazzo e mi raccomandai di non diffondere la notizia perche' c'e' lo eravamo procurato senza permesso e lei se ne era andata un po' risentita e preoccupata che ora aveva un segreto da non poter svelare, e per un giornalista deve essere veramente umiliante.
Avevo chiesto a questa giovane attrice di nome Fedra se era disposta a recitare il ruolo della violentata lei accetto e ne fui sorpreso di tanta apertura mentale, la prima volta la portai dietro una tenda in modo che nessuno vedesse e mentre la minacciavo lei gridava dalla disperazione poi le sparai ,i colpi erano assordanti e utili alla credibilita' e alla creazione di emozioni forti.
Poi in un altra occasione mentre veniva operata mandai via i medici e chirurgo e infermieri e le spalancai le gambe violentandola davanti a tutti i carcerati, poi venne inl chirurgo che mi disse adesso basta e che voleva a tutti i costi rimpossessarsi della sua camera operatoria.In quattro ore i ragazzi che lavoravano con me quella sera erano esausti stanchi sudati e assetati...
Io mi sentivo il peggior e perverso assassino della storia dell'umanita', il giorno dopo fu' un giorno di profonda riflessione,se per tutto il periodo della realizzazione dei quadri mi ero teatralmente immedesimato nella condizione di perseguitato e poi durante la realizzazione delle strutture di ferro e di legno mi ero immedesimato nel artigiano e nel ricercatore e nel fotografo e nel architetto ora dovevo affrontare il fatto che avevo creato un "campo di concentramento strans-montabile" e che mi ero trovato nella condizione di primario Nazi di un ospedale e che mi ero immedesimato perfettamente in quel ruolo dando libero sfogo alle mie perversioni, mi ero spaventato da solo e credo che tutti coloro che hanno vissuto quell'esperienza quel giorno sanno di non aver partecipato ad un gioco ma a qualcosa di piu' reale e trascendente nello stesso tempo. C'era qualcosa di terribilmente vero e crudo, un viaggio esperenziale che si avvicinava al paranormale...
Piccola anatomia di un teocidio,naziolalsozialismuswelthaugshiaung, dal 3 al 28 giugno; Permanenza della mostra all'interno della cueva
Quella notte, mentre gli altri festeggiavano nelle strade bevendo birra, io e George discutavamo, perche' io avrei voluto che per qualche tempo anche solo una settimana nulla fosse toccato, di fatto avevo chiuso il barettino dello spazio dietro ad una tenda di iuta, e lui voleva rigorosamente riaprirlo subito, io avrei voluto tenere lo spazio rigorosamente ricostruito senza creare interferenze con l'area del bar che aveva un look decisamente piu' moderno anzi contemporaneo e accativante, in piu' gli chiesi se mi avrebbe permesso di venire ad aprire la galleria nei giorni che solitamente era chiusa per esempio il sabato e la domenica, ma lui rifiuto appellandosi al fatto che non voleva fare nessuna ecezione,cosi che nessun altro avrebbe potuto accusarlo di fare favoritismi.
La discussione si accese un attimo, fino al punto che lui comincio a prendermi a spintoni verso la sala che ospitava i quadri gridandomi "guarda..guarda" mostrandomi l'allestimento che mi ero costruito con le mie mani " guarda cosa ti ho permesso di fare" e aggiungendo che per lui ero un viziato...
Fu cosi' che dopo averlo minacciato di smontare tutto, lui ritorno' un po' sui sui passi cercando di fermarmi il braccio che gia si era messo a smontare " cosa fai?" cercammo un compromesso, anche se poi io in realta' rinunciai ad ogni tipo di favoritismo, e accettai come gia sapevo che al mercoledi ci fosse il tango ed era molto surreale vedere qualche coppia danzare intorno ai miei quadri di perseguitati, a me dava anche un po' fastidio vedere a volte una atmosfera un po' da bar intorno ad una esposizione dal tema cosi sconcertante.
Ma fu' invece molto interessante vedere un corcerto dedicato alle carcerazioni di due musicisti di jazz sperimentale che suonarono attraverso le sbarre...indimenticabili.
Per una settimana dovetti assentarmi per un piccolo intervento chirurgico al setto nasale, ero un po' preoccupato che succedesse qualcosa, avevo piu' di quattro collezioni private fatte di oggetti farmaceutici e chirurgici esposti nelle vetrinette e temevo che qualcuno potesse romperle o sciupare qualche quadro...
Il posto lo avevo scelto bene era il posto ideale per tre motivi:
il primo motivo era il fatto che mi piaceva l'attegiamento culturale con il quale loro facevano queste esposizioni e concerti e presentazione di libri e conferenze, sicuramente era il luogo piu' all'avanguardia dell' ambiente, se mi permetete, contro-culturale che conoscessi.
secondo motivo il luogo stesso era l'ideale per le sue peculiarita' architettoniche, le sue stanzette, le sue volte a crociera imbiancate, l'umidita' e l'assenza di finestre lo rendeva gia di suo abbastanza tenebroso e angosciante...
Il terzo motivo era il fatto che era un posto occupato, non convenzionale, frequentato da sinistri comunisti, anarchici, proto-pank, artisti e scrittori non certo imbellettati e compromessi...d'altronde io lo conoscevo bene perche' vi ero stato ospite diciasette anni prima, e proprio li una ragazza argentina mi aveva insegnato i primi rudimenti della saldatura ad elettrodi... e guarda te proprio nello stesso luogo mi sarei trovato quasi venti anni dopo a fare la mia prima esposizione.
Chiaramente questi motivi erano anche li stessi per i quali temevo che potesse succedere qualcosa che sicuramente in una galleria "ufficiale" non sarebbe potuto mai succedere.
Periodicamente passavo a riordinare un poco, a passare la scopa o a buttare quelle dannate lattine di birra che alcuni lasciavano appoggiate di qua e di la. Un giorno dietro una poltrona trovai una macchia evidente che qualcuno aveva lasciato a ricordo di una serata particolarmente alcolica, aveva vomitato dove nessuno se ne sarebbe accorto proprio come quelli che nascondono la polvere sotto i tappeti.
ma tutto sommato anche i peggiori proto-pank si comportarono bene....e la spaventevole Cueva era stata un ottimo deterrente per l'odiatissima piccola borghesia che attanagliava la citta' ormai alla moda come grattacieli intorno ad una baracca nel centro di new york... Poche persone leggevano i testi scritti e alcuni mi chiedevano cosa fossere quegli elenchi di societa' che riempivano alcuni pannelli erano le societa' elencate che avevamo trovato con Marina Serina e Ilaria Roncaglia in un sito dal titolo gli schiavi di hitler che elencava sistematicamente tutte quelle societa' che avevano tratto profitto dalla carcerazione di ebrei zingari comunisti anarchici e prigionieri di guerra e che li avevano fatti lavorare all'interno dei campi o attraverso dei permessi che autorizzava i padroni a prelevarli per utilizzarli nelle loro fabriche, erano centinaia di migliaia di persone che come schiavi costruivano piramidi economiche per quasi cinquemila societa' diverse tra queste c'era la bayer e le cover incorporated non eran o altro che le societa' americane che avevano fatto della schiavitu' la propria risorsa e che tutti, nel mondo volevano egualiare. Main kamph ne era la conferma l'obiettivo di Hitler era egualiare l'economia americana ed erano queste le segrete e nascoste Incorporated della mia mostra, non tanto l' IBM e le sue famose schede perforate o altre oscure societa' di copertura o dei prestanome quanto delle societa' esoteriche dai poteri occulti che si influenzavano creando reazioni a catena e periodici disastri umani. poi negli ultimi tempi sentivo sempre piu' spesso che coperative anche di sinistra comiinciavano a richiedere permessi per far lavorare i carcerati, con la scusa di riintegrarli, la cosa mi faceva credere che qualcuno voleva speculare su quella gente che gia pagava con la carcerazione le sue colpe. Ancora non erano lavori forzati nessuno veniva obligato. Come invece succedeva nelle comunita' di recupero: la stessa societa' che comprava vendeva e spacciava la droga poi sosteneva di riintregare i tossicodipendenti facendoli lavorare senza retribuzione. Ci mancava solo che dessero i lavori forzati a quelli che venivano sorpresi senza permesso di soggiorno ,dove per aver infranto la legge e essere scappato da un paese in guerra e aver chiesto asilo politico si veniva accusati di emigrazione clandestina e magari un giorno si poteva finire a lavorare come schiavo per scontare la propria pena, la cosa era credibile e la prospettiva non del tutto inrealistica. In America gia da tempo alcune carceri sono state privatizzate e i carcerati lavorano, ma e' evidente che per buona parte dell'opinione pubblica sia giusto far lavorare quelli che sono "un peso per la società", persino mia madre mi confidò che la pensava così. E tanti altri che incontrai...
Norim & Berg's proceedings
ultima performance ore 22
Qualcuno mi accuso' di essere cio' che rappresentavo... ovvero' mi identificava come il nazista persecutore, efettivamente io stesso mi ero meravigliato di come potevo essere crudele createsi le condizioni e questo mi faceva pensare a certi esperimenti fatti in america, credo, dove alcuni volontari vengono fatti carcerare per studiare le relazioni tra prigionieri e carcerieri.. quasi sempre la condizione crea giochi di potere ingestibili e presto si perde il limite tra rappresentazione e realta' ...
me ne resi conto subito che avere delle manette in mano e la possibilita di usarle era terribilmente pericoloso, il limite tra il gioco e la cruda realtà era realmente infinintesimale se non adirittura coincidente...decisi di fare un'altra performance del tutto simile ma con in aggiunta un finale: Cosi' che il perdurare della mostra avrebbe significato la durata della guerra e la performance finale avrebbe significato la sua fine...infatti decisi che ad una certa ora gli alleati avrebbero invaso il campo di concentramento arrestandoci e sottoponendoci alle stesse fotografie e chiudendoci nelle stesse prigioni dove avevamo inprigionato centinaia di persone, volevo vedere se si poteva creare un sentimento di vendetta da parte di coloro che precedentemente avevano subito. Quando gli alleati scesero nel campo e cominciarono ad arrestarci ci fu un lotta tra me e questi... una lotta del tutto improvvisata, poi immobilizzato fui portato in strada perché si erano decisi di chiudermi nella gabbia che avevo messo in mezzo alla via.. mentre mi portavano tenendomi per le braccia in quel momento mi arrivo un pugno o uno schiaffo, non identificai il gesto con precisione, da uno di quelli che erano appena stati liberati, un amico, rideva e si vendicava, sembrava se ne aprofittasse piu' che altro, ma il fatto che si sentisse in diritto di punirmi mi confermava che si era creata la condizione per potere esprimere un sentimento di ritorsione, credo che alcuni conflitti mondiali nascono spesso da antiche rivalità, passate sconfitte da riscattare un giorno che, latenti, rimangono per anni inespresse per esplodere poi nei così detti: conflitti etnici.
Conclusione relazione post bayers studies
Ciò io lo chiamerei la "sindrome del giusto" quel sentimento che ci fa' credere che la nostra vendetta sarà benedetta da Dio,( "In God we trast", hanno scritto sui dollari intrisi del sangue Indios, africano e di quei no- wasp) sarà un gesto eticamente giusto, perché bisogna punire il male con il male, condannare al patibolo, alla forca, alla gogna, alla gigliottina, alla tortura "l'altro", colui che rappresenta lo "sbagliato" e che deve essere eliminato, secondo processi burocratici e " legali" e infine di gesti meccanici "coordinati" e realizzazioni architettoniche intelligenti e ben progettate eredità di antichi "nodi" di liane, progenitrici delle catene e gabbie di legno e bambù, persino le formiche carcerano le larve di cui si nutrono..... origini ancestrali che ricordano all'uomo quanto, come dicevano i latini "homo homini lupus" o "morte tua vita mia", ancora immagino nelle foreste tropicali riti antropofagici: L' aria calda e umida un uomo mangia parti del suo rivale, i suoi occhi arrossati e sgranati vibrano vita, energia che si arricchisce dell' energia degli organi ancora caldi del suo nemico, che devono essere mangiati, bevuti, annusati... precipitando come si fosse in un sogno senza tempo,in una diurna visione onirica, che per il momento nel quale dura si trasforma in un viaggio surreale come "preso" da un veleno allucinogino e proprio per questo chiarificatore.
Questo é il sunto del Nazismo e la sua provocante dialettica che non crea niente di nuovo, ma "migliora" il sistema portandolo a " pieno regime" ricorfermandoci il nostro ineluttabile passato di vittime di schiavisti o carnefici di schiavi e il nostro sconvolgente destino di assassini e di assassinati. Meglio però fare succedere tutto ciò dentro le mura dell'istituzione, e quindi in ultima analisi é l'architettura che meglio rappresenta il luogo della sistematicità della distruzione del pianeta. Senza della quale non si sarebbe potuto rinchiudere, nascondere, esiliare, carcerare, riservare, torturare, sparire, mettere in sicurezza, togliere dalla circolazione, limitare i movimenti, schiavizzare, e obligare a percorsi obligati, o paradigmi, logiche di pensiero... perché fino a prova contraria l'uomo non ha ancora imparato ad attraversare i muri almeno con il corpo, che invece ne segue i "corridoi" e anche con la mentre trova le sue difficoltà ad "evadere".....si dice "evadere dalla realtà" Si mi immagino forse banalmente una città grigia prigione alienante dalla quale scappare...ma quando la natura sarà anientata,e il verde un ricordo come dicevano i Pink floyd " blue sky good bye" addio cielo azzurro, potremo solo cercare nel passato i nostri paradisi perduti o "nei paradisi artificiali" in fondo in prigione guardano la televisione no, ed é solo li che possono correre nei prati. Ma anche il cittadino rinchiuso nella città vive di televisione e crede di evadere la sua alienazione, allucinandosi.
Di fatto la così detta "Globalizzazione" ovvero la sostituzione degli uomini "originali" con i "cloni" parte da un colossale "idea di piano Marshall" che fà si che, gia adesso, un appartamento di Tokio non sia così diverso da quello di qualsiasi altro appartamento del mondo.....l'odiato vicino non sia altro che "l'erede" di un membro della tribù rivale alla quale ci sia associa esclusivamente nel momento del bisogno.
Questo lavoro da me realizzato infatti nasce da un disegno: la pianta da me realizzata della piccola cantina-galleria che si "riscopre" campo di concentramento con l'intento di riscrivere la storia del mondo dalla parte di coloro che non hanno mai avuto voce. La Mostra delle fiere o la fiera dei mostri, quindi mostra-esposizione non come "visione" delle "creazioni umane" ma "memoria" delle "distruzioni umane". Non la storia della costruzione della civiltà ma della sua scomparsa. E' intimamente dedicato allo scrittore di "Papalagi". E prende spunto dalle danze polivesiane del principe Igor di Borodin, da i libri di Gandj" antichi come le montagne" "esperimenti con la verità", o dalle "Profezie di celestino" o " I racconti di belzebù a suo nipote" o da "opinioni di un cloun" o da "l'albero delle ciliege della libertà" da certi film come la nona configurazione, l'ultima onda, picnic in anchin rook, o da una certa idea dell'eucarestia come ritualizzazione del cannibalismo secondo certi studiosi di antropologia. E poi dalle intuizioni e dalle idee che mi sono fatto della realtà vivendo o lavorando in città come Milano, Londra, Madrid o New york capitali del materialismo e viaggiando per alcuni periodi in paesi come l'Australia, l'India, che mantengono ancora una natura e quindi una spiritualità disarmante. o visitando il ghetto ebraico di Cracovia, dove anziani signori mi descrivevano la vita ormai scomparsa del quartiere, o lavorando come marinaio nelle isole dell'oceano Atlantico o come raccoglitore di frutta sulle alpi dell'alto adige o come scenografo per grandi multinazionali e facendo il barman o il cameriere in alcune di questi luoghi e sopratutto vivendo.... senza conpromettere le mie idee per nessun motivo al mondo e per questo essere spesso escluso, esiliato, disadattato...Ma che grazie a questo "isolamento" mi sono permesso di osservare il mondo, da solo, da sopra una montagna, da un letto di ospedale, da sopravissuto, da discriminato, da umile, da zoppo, da perdente ma anche da vincente, oppure da brillante, o da arrogante, e da tenace sportivo...
dormendo con il fuoco acceso dentro una grotta su di una montagna di un isola per alcuni periodi di assoluta solitudine o ospite, per lavoro, in alberghi di lusso, con aria condizionata e frigo-bar, cercando ostinatamente di dare un senso a cio che abitualmente chiamiamo, forse impropriamente progresso...