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LA BUONA INFORMAZIONE, 

DOVE TROVARLA

I. Thomas Hon Wing Polin è da seguire, come Nury Vitacchi e Bevin Chu. Il SCMP è un giornale filo-occidentale, da trascurare. Per la zona pacifico-australia è valido, anche se un po' difficile, Pearls and Irritations, giornale online di John Menadue, e naturalmente DeclassifiedAus.

 

Per finire: non conoscere l'inglese non è una scusa per bersi le stronzate che ci traducono i nostri media oligarchici. Il browser chrome offre una decente (a volte, ma ora ci sono traduttori ai che promettono bene) traduzione automatica, sempre che non vogliate usare google per trovare le notizie: gli algoritmi dei motori di ricerca (tutti gli occidentali) sono scritti in modo da nascondere i media liberi e le cose scomode. 

mondo, cattivi

 

TUTTI I GRANDI! Il mondo mediatico è libero solo nel senso di "legge della giungla": chi osa dare veramente fastidio viene fatto fuori o tenuto nelle condizioni di non nuocere dai grandi, cioè viene tollerato come paria, un esempio che insieme dovrebbe provare la "liberalità" del sistema mentre viene costantemente bullizzato e umiliato, nonché fatto vittima di sabotaggi vari tra cui il definanziamento, l'oscuramento tramite algoritmi (tutti i motori di ricerca hanno ben definite preferenze e oscuramenti…) eccetera. Il Guardian è stato forzatamente ben allineato al potere, l'Independent ha smesso di essere un giornale decente 20 anni fa, questo per non parlare di chi nasce ed esiste solo per essere voce dei rispettivi servizi segreti, o meglio delle oligarchie che reggono il gioco (Bbc, Times, New York Times, Washington post, CNN, ecc)

 

Le agenzie di stampa che subiamo noi, grazie ai nostri giornalisti sommamente illusi, sono o angloamericane o, più raramente, tedesche o francesi, sorvoleremo sull'ansa. Non c'è alcuna differenza: nascono, servono e prendono i loro dirigenti da ciò che è a tutti gli effetti la stessa oligarchia, se i loro conti in banca si misurano con la stessa unità di misura ($), le classi dominanti sono una sola. Tra loro il pluralismo è una colossale balla, si copiano l'una l'altra gli spin e le ricostruzioni fantasiose più utili in ogni dato momento. Controllare queste equivale a controllare il mondo, o perlomeno la parte di mondo imbecille (o privilegiata, il golden billion, perché la sospensione dell'incredulità serve a tenere in piedi certe dinamiche...) che crede che la verità passi attraverso istituzioni che esistono apposta per nasconderla o distorcerla. Quindi Reuters, AP, AFP, DW eccetera.

 

Bellingcat lo sanno anche i muri che è un fronte di disinformazione alle dipendenze dei servizi inglesi. Ugualmente nullo è ProjectSyndicate, come MotherJones, altro covo di liberal, e nel dubbio ci metto pure Open Democracy, sito legato ai dem, che però almeno pubblica Sachs o Mearsheimer. Cose come "IranInternational" "IranWire" o VoaPersia lo dice quasi il nome stesso che sono operazioni della cia per destabilizzare o ricattare il governo iraniano, come NKnews è un outlet della cia contro la Corea del nord, Moscow Times contro la Russia, e chissà quanti altri. Sul medio oriente sono molto sospetti pure MiddleEastMonitor e MiddleEastObserver, ma non li categorizzo per mia ignoranza.

 

I vari giornaletti della destra americana, Daily Wire, Daily Stormer, ce n'è a bizzeffe, sono da evitare come le loro controparti "dem", cioè Buzzfeed (ora defunto, ma è stato un outlet molto tossico, a parer mio per conto della cia), Vox, The Hill, Politico etc. Tossici oltre ogni dire anche Washington Times e The Epoch Times.

 

Tra i grossi media angloamericani c'è una élite che, mentre le agenzie o la bbc si occupano di fabbricare <cosa> pensare, è preposta alla costruzione di <come> pensare, cioè sono il nucleo fondante dell'ideologia corrente, metaforicamente il vangelo di tutta la gente "che conta". Questi hanno la statura, o autorevolezza, per pubblicare anche cose molto interessanti e che apparentemente deviano dall'ortodossia imperialista, o forse lo fanno apposta per dissimularla, chissà, ma si può stare certi che nelle questioni che contano confermeranno in pieno ogni volontà del capitalismo anglosassone che rappresentano, che chiaramente non è un'opera di carità, anzi. Questi sono l' Economist, The Atlantic, Foreign Policy/Affairs (particolarmente guerrafondaie), il New Yorker, il Financial Times e il Wall Street Journal, magari pure il New Republic. Sono talvolta "meglio" del resto solo perché sono pensati per un pubblico più ricco e spesso colto, e dunque il livello propagandistico deve rispettare il divario di classe ma è ancora più forte di quello pensato per noi massa, solo più raffinato e quindi meno evidente. (Aggiungo una nota di colore: la direttrice dell'Atlantic è l'ex moglie di steve jobs nonché amica di lunga data di ghislaine maxwell. Poi chiedetevi perché non sono usciti né mai usciranno i nomi dei "clienti".)

Italia, buoni

 

Qui bisogna cercare più col lanternino. Tra le quasi sicurezze annoveriamo per esempio OttolinaTV, Indipendenza rivista, Contropiano, La Fionda, Marx21. Poi in ordine sparso Centro Studi Eurasia-Mediterraneo, OsservatorioSullaLegalità punto org, Kulturjam, Rivista Eurasia, L'Interferenza, Ottobre, Cumpanis, La Notizia, L'Antidiplomatico, L'Ordine Nuovo, SinistraInRete, Sinistra punto CH, Sollevazione blog, credo pure AntimafiaDuemila, ma sicuramente mi dimentico qualcuno.

 

Poi bisogna menzionare i pochi media non completamente indecenti, cioè provvisti di una minima libertà editoriale, tra quelli di più larga diffusione, quindi solo il Fatto Quotidiano e TPI. Benché con redazioni piene di liberal incapaci di mettere in dubbio il "Sacro Verbo di Reuters" almeno questi due ospitano pure, ogni tanto, voci utili. Comunque molto scarsi o decisamente nocivi sugli esteri, essendo dipendenti dalle stesse agenzie "internazionali" (cioè americane) del resto della cricca. 

Italia,cattivi

 

Tutti gli altri

 

Particolarmente venefica l'edizione italiana del nyt chiamata "rep", solo perché percepita dagli imbecilli come essere "desinistra", altrimenti i punti di più profonda abiezione si trovano nel "foglio" o "linkiesta".

 

Radio e tv sono da considerarsi tabù, nel senso che sono rodati meccanismi per la disinformazione, molto raffinati. Evitare è l'unica scelta razionale.  Ascoltarli anche solo per "passare il tempo" è da coglioni.

Chiudo con una citazione in lingua originale:

“In cognitive warfare, the human mind becomes the battlefield. The aim is to change not only what people think, but how they think and act. Waged successfully, it shapes and influences individual and group beliefs and behaviours to favour an aggressor’s tactical or strategic objectives. In its extreme form, it has the potential to fracture and fragment an entire society, so that it no longer has the collective will to resist an adversary’s intentions.” trad. : “Nella guerra cognitiva, la mente umana diventa il campo di battaglia.  L’obiettivo è cambiare non solo ciò che pensano le persone, ma il modo in cui pensano e agiscono.  Se condotto con successo, modella e influenza le credenze e i comportamenti individuali e di gruppo per favorire gli obiettivi tattici o strategici dell’aggressore.  Nella sua forma estrema, ha il potenziale di fratturare e frammentare un’intera società, così che non abbia più la volontà collettiva di resistere alle intenzioni di un avversario”.

Non è presa da siti di complottismo balordo, ma dal sito ufficiale della Nato.

LA BUONA INFORMAZIONE, 

DOVE TROVARLA

di Anonimo

(in fondo all'ottimo articolo un sacco di  suggerimenti, buoni e cattivi) 

Frustrato da ripetuti anni, l'eterno presente insomma, in cui sento persone lamentarsi dei mezzi di informazione senza mai cambiarli, continuando piuttosto a lamentarsi dei mentani e gramellini e quindi in sostanza continuando a seguirli, ho scritto questo pezzo che metterò in cima sul feed fb, vedete voi se vi aggrada, fatene quel che vi pare o andate a cagare:

Se i tempi di crisi , come quelli che stiamo vivendo, sono caotici e pieni di disagi e tragedie, hanno però anche una conseguenza utile che andrebbe valorizzata: possono portare a nuove consapevolezze.

Il nostro mondo, che tanto si sforza a definirsi "libero", poggia invece su una ineludibile necessità, o meglio una contraddizione, che è centrale, fondativa: la democrazia per funzionare dovrebbe avere cittadini informati, ma l'informazione diretta (esperienza) è impossibile a causa del divario di scala tra la enormità della società e le nostre piccole vite. Allora dobbiamo <per forza> affidarci ai mezzi di informazione di massa, e questi sono <per forza> di proprietà o almeno sotto il rigido controllo di grosse aziende, capitalisti, investitori, finanziatori, privilegiati vari, "qualcuno". Questi, di regola (diciamo…), non forzano i sottoposti a mentire apertamente ma sicuramente dettano una linea, scelgono solo certi giornalisti, promuovono quindi <una agenda>, cioè rigirano, nascondono o danno risalto alle notizie a seconda del loro interesse diretto. Se aggiungiamo a questo il progressivo deteriorarsi del pensiero critico nel popolo, esito voluto e promosso in decenni di scuola "aziendalizzata", di tv spazzatura, di privatizzazioni, di propaganda sempre più subdola e raffinata tendente all'isolamento e all'individualismo, capiamo bene che i mezzi di informazione sono diventati un potere immenso, senza nessuna supervisione democratica (le tv pubbliche sono comunque feudo degli stessi dove la politica è completamente succube dell'economia, il disastro del finanziamento privato… ) e gestito senza remore da veri e propri scagnozzi del potere economico. Cioè il definitivo <elefante nella stanza> dei nostri tempi, che sfrutta per non farsi percepire paradossalmente proprio la sua onnipervasività, o come direbbero gli inglesi è "nascosto in piena vista".

Allora ho deciso di proporre ciò che useremmo nel mondo fisico per trovare la strada giusta: anche l'informazione ha bisogno di una mappa per orientarcisi. 

Intanto qualche minima regoletta, o legenda:

 

Il capitale crea la narrazione E ANCHE la contro-narrazione! Esempi a caso sono "sovranismo contro europeismo", "no-vax contro pro-vax"... L'opinione pubblica si controlla come tutto il resto: dividendola, secondo il vecchio motto latino, e poi dando in pasto alla plebe lo spauracchio del "pensiero unico" che però casualmente è sempre quello altrui. Agli inizi dell'epoca dei blog i grossi network si sono visti sottrarre una grossa fetta di mercato (e quindi potere) da una nuvola di indipendenti che scrivevano cose ben più verosimili (e pure più vere spesso) di quelle che per contratto dovevano scrivere loro. La soluzione che si inventarono fu di sommergere questi nuovi arrivati da altri ma prezzolati: è la nascita delle "fake news" (almeno quelle definite tali, le falsità sono il nucleo stesso, il motivo di esistere del giornalismo da secoli e sempre sarà così), che dunque spesso non hanno neanche lo scopo di far credere nozioni false alla gente, ma solo di esistere come falsi nella piazza virtuale, affinché i network del potere economico possano poi fare di tutta l'erba un fascio e accusare di falso anche gli indipendenti <solo perché piccoli e senza agganci>. Alla fine ricorda un po' la storia del fascismo, quando dopo la 1GM l'oligarchia italiana (ben d'accordo con certe estere, si intende…leggete "nero di londra") si inventò una "alternativa nazionalista" al socialismo per meglio combatterlo, così le fake news esistono per conto dello stesso mainstream, quindi per conto della stessa oligarchia, allo scopo di combattere i pochi che fanno informazione onesta. Quindi occhio alle "alternative", che 9 volte su 10 finiscono per rafforzare il vero "pensiero unico", il cui vero nome è ideologia.

 

La parola "autorevole" è quasi sempre una balla! Chi viene nominato "autorevole" dallo stesso sistema che poi dovrebbe descrivere a noi lettori è semplicemente stato preparato dal sistema per rafforzarlo, difenderne la violenza strutturale e non metterlo mai in questione, quindi non aggiunge niente alla comprensione ma toglie solo tempo e spazio ad altri, di solito sovrastandoli per esposizione di vari fattori. Alla fine perché noi sul periodo nazista leggiamo Anna Frank e non invece le decine e decine di giornali "liberi e autorevoli" che pullulavano all'epoca, uguale come ai nostri giorni? Perché in ogni sistema tutti quelli che vi trovano anche il più piccolo privilegio (dal direttore di giornale fino agli operai di stamperia, pure un umile lavoro è già un privilegio che si tenta di non perdere…) si guarderanno bene dal descrivere la situazione in maniera onesta, anzi si creeranno una complessa realtà alternativa che gli permetta di vivere tranquillamente "al proprio posto" anche in situazioni eticamente dubbie o inaccettabili. Oggi dire o pensare "Lo scrive stampubblica, sarà vero" è esattamente lo stesso ragionamento (vabbé…) di chi 90 anni fa pensava "Lo scrive il VÅ‘lkischer Beobachter, sarà vero", né più, né meno, l'unica differenza, cioè che noi siamo molto progrediti nell'arte di delocalizzare i genocidi, a una pur banale analisi si rivela solo estetica.

La verità insomma va cercata con impegno e preparazione, se arriva da sola accendendo la tv non è verità.

 

Gli interessi dei vari capitalisti che possiedono l'informazione sono tra loro leggermente (molto leggermente) divergenti, ma sono di solito molto diversi dagli interessi di chi capitalista non è. Per ciò si trovano delle sottili differenze nei vari media, differenze che diventano marcate solo su questioni di distrazione pubblica (la cosiddetta identity politics), ma in generale in tutti i media si trova sempre e solo un punto di vista liberale, auto-nominato "moderato" (cosa ci sarà di moderato negli aumenti dell'arsenale bellico o nel continuare guerre "ad oltranza" come chiedono i "giornaloni" non si sa), insomma un punto di vista che non rischia di turbare i sogni degli azionisti e dei pubblicitari. Ricordatevi che i media non esistono certo per informare noi fessi ma solo per orientare e letteralmente vendere i nostri pensieri e desideri al miglior (=più ricco) offerente, si chiama "libero mercato" per un motivo, e questo motivo non è filantropico.

 

La più importante: il giornalista mentre fa il proprio mestiere sta comunque vendendo un prodotto. Questo prodotto si basa a cascata sui suoi fornitori: le agenzie stampa o altri "inviati" (che di solito se ne stanno tranquilli in albergo ma sorvoliamo), quindi come ogni venditore anche il giornalista dirà (e penserà pure…) sempre bene dei propri fornitori perché criticando loro screditerebbe sé stesso, e questo <non succede mai>. Il pizzicagnolo sulle olive al massimo vi dice: "So' bone, so' greche!" ma non vi dirà mai di andare a prenderle dalla concorrenza. Praticamente nessun giornalista si prende la briga di controllare seriamente ciò che gli arriva da sopra, anzi li selezionano apposta per difendere le strutture mediatiche padronali che sono state costruite in decenni (o secoli: la reuters è una struttura del colonialismo britannico...) di impegno ben poco trasparente. Letteralmente li selezionano in base alla loro creduloneria, per tanti questo concetto non è facile da accettare ma questo succede su scala globale: se un ricco sceglie chi lavora per lui perché mai dovrebbe scegliere una persona che potrebbe portare dei rischi, anche piccolissimi, alla propria rendita finanziaria (se poi questa rendita è, unica opzione sul tavolo, denominata in dollari…basta fare due più due)? Tranquillizza il pensare che facciano "informazione" per beneficenza, ma è una palese assurdità.  È evidente che in un contesto del genere basta controllare la fonte delle notizie e si arriva a controllare le idee di miliardi di persone, e questo è proprio ciò che succede. Su chi possa avere abbastanza  entrature, agganci, leve e generico potere per piazzare migliaia di persone fidate, fanatiche, che spesso si succedono a porte girevoli con industrie delle armi e nomenclatura dell'esercito,  ai vertici e nei gangli delle agenzie di stampa, lascio alla vostra fantasia.

 

Correlata alla precedente ma più psicologica: il giornalista CREDE a ciò che fa, al punto di definirlo "missione". Questo in un mondo ideale sarebbe forse pure lodevole, ma visto che il nostro mondo è parecchio lontano dall'essere ideale (è reale, l'opposto), si concretizza invece in un dramma globale di portata storica: milioni di inconsapevoli chierici del potere che solo copiano e diffondono la versione del più forte a un pubblico sprovvisto di ogni anticorpo, completamente in balia. Come al tempo delle crociate, o in quello del colonialismo, le voci davvero libere sono pochissime, ostracizzate in ogni modo, e pure tra loro in competizione. Per fortuna le persone (soprattutto nel terzo mondo, ma ne rimangono parecchie anche dove il "progresso" ha reso tutti "progrediti"...) hanno ancora una sensibilità istintiva per lo scetticismo verso l'informazione, "di pancia". Proprio per questo motivo molta propaganda si basa su costruzioni emotive (citiamo giusto l'ultima giustificazione dell'imperialismo yankee "la libbertàh delle povere donne oppresse dal regime teocratico iraniano", ma è quasi tutto così), perché i "COLTI" SONO GIÀ STATI PROPAGANDATI A DOVERE, in precedenza, e ora bisogna portare anche i meno colti a seguirli pedissequi. L'alternativa esisterebbe, si chiama materialismo storico, ma in mancanza di questo ci accontenteremo dell'istinto che ci dice "par mi i scrivi ste robe per insempiar la gente".

 

Pure tutti noi "platea" abbiamo la necessità psichica di credere e questo, ovviamente, viene sfruttato senza alcuna pietà. Le credenze che ci placano l'ansia che ci deriverebbe dalla realizzazione che come società e anche come individui noi non sappiamo un cazzo se non ce lo dice chi ha sempre interessi nel manipolarci le riassumo per semplicità nel vago concetto di "equilibrio". Ai giorni nostri la favoletta dell'equilibrio ha preso il posto che secoli fa era della religione cristiana, cioè tenere la gente tranquilla, mentre i padroni "gestiscono", una volta con l'idea che poi ci sarà "la salvezza" o "l'inferno", a seconda, e oggi invece che "la nostra stampa è libberah" mentre altri fanno le "fake news", o che se è ovvio e lampante che gli usa siano imperialisti allora, "per equilibrio" sarebbe "ovvio" che lo sia anche la cina... Questo stato di coscienza pietoso, delirante, in cui versa parecchia gente, non è incurabile, anche se ovviamente i privilegiati se ne strafregano di guarirne, che il privilegio serve proprio a poter sguazzare nelle balle sociali (ideologia). Basta cominciare ad analizzare la sostanza e non l'apparenza, ad esempio partendo sempre dal misurare il potere nel sistema: pensare che "tutti mentono" è una stronzata, sempre e comunque mente CHI PUÒ FARLO. Chi possiede i nostri media, i think tank e le agenzie internazionali? Putin e Xi Jin Ping forse? Chi ha creato l'Ansa? 

Noi, un po' tutti, ci autoipnotizziamo con frasi insulse come "La verità viene sempre a galla", "La giustizia prima o poi presenta il conto" e via dicendo, confortandoci nella nostra comune ignavia "la situazione si risolverà". Certi arrivano al punto di affermare baggianate indegne di un essere umano come "io seguo un po' tutti i media  per avere tutti i punti di vista" mentre leggono solo rep per "lasinistra" e il giornale per la destra...Invece non si risolve un bel niente, come "l'equilibrio" anche la giustizia è una sonora balla se non esiste una reale e forte struttura politica a sostenerla, e il neoliberismo degli ultimi decenni serviva apposta a segare anche le pur balorde strutture del vecchio sistema, lasciandoci in balia di squali talmente enormi da diventare invisibili. Sorvoliamo su cosa questo significhi, ma ricordate che "democrazia liberale" è un ossimoro, proprio come "libero mercato".

 

È molto diffusa una razionalizzazione del nostro stato di sudditi che suona pressappoco così: "Se i media mentissero prima o poi me ne accorgerei e smetterei di credergli, è assurdo che facciano una cosa che va tanto contro i loro interessi." Ecco, intanto gli introiti dei media sono la pubblicità e le sovvenzioni statali ben più che i vostri pidocchiosi soldi che neanche gli date, ma questo pensiero, oltre che squallidamente individualista, è sbagliato per un motivo molto più profondo: NESSUNO (o quasi?) SI INFORMA PER CONOSCERE. La massa si informa per CONFORMARSI e per nessun'altro motivo al mondo. L'informazione è potere e chi ce l'ha non lo dà certo a noi stronzi, noi che non ce l'abbiamo invece siamo destinati a desiderarlo invano, a "pendergli dalle labbra". Questa disparità radicale non è solo simile a, è proprio la stessa che tra signori feudali e popolino, con la differenza di sviluppo tecnico che il popolino del medioevo ancora possedeva una cultura propria mentre noi abbiamo la televisione. E parimenti come in ogni epoca tale disparità necéssita di una coltre di credenze per dissimularla, cioè la religione, che noi, oggi, siamo diventati così abili nell'ipocrisia da credere di non avere (credere di non credere 

 

, siamo veramente delle sagome!). Aver sostituito le gerarchie feudali e ecclesiastiche con le gerarchie borghesi (spesso discendenti delle stesse famiglie peraltro) negli ultimi secoli non è quel cambiamento epocale che raccontano. Il meccanismo è sempre quello, dai roghi delle streghe fino agli algoritmi che scelgono per noi cosa leggiamo e cosa no: la gente si conforma all'ideologia del potere perché questo gli dà la possibilità di vivere con una certa serenità e calpestare gli altri nella "lotta per la vita" ("libera concorrenza" oggi fa più fine). Nel "calpestare gli altri" rientra ahimé anche lo status di chierico o giornalista (chi ha la patente di "conformatore ufficiale") con tutta l'enorme e opacissima struttura che lo sostiene. Quindi la nostra stampa non è libera proprio perché siamo fideisticamente (il liberalismo è la nostra religione reale, "reale" anche nel senso "del regno dell'oligarchia capitalista", poi fate anche il passo successivo e scoprite che le religioni che non si credono tali sono automaticamente fondamentaliste e totalitarie) condizionati a crederla libera. Esattamente come noi siamo massa informe proprio perché e finché ci crediamo individui "liberi" e non acquistiamo la consapevolezza di essere noi stessi la massa, alla fine il liberalismo come religione prende perché ci dà questa illusione molto piacevole ma molto controproducente. In conclusione: "vero" e "falso" in questo contesto (il dominio sulla massa) diventano le due facce della stessa moneta, completamente ininfluenti nell'esito: la massa ingoia tutto ciò che è disponibile, e le strutture mediatiche offrono ciò che serve alla loro stessa auto-perpetuazione: il conformismo totale e assoluto. Se i giornali perdono lettori ai propagandisti non frega un cazzo, perché i lettori non hanno neanche un barlume di idea che possano esistere alternative, e neanche le desiderano perché cercarle è proibitivo sia in termini di tempo che in rapporto al resto della società: l'esclusione sociale opera meglio della Santa Inquisizione e più silenziosamente.

 

A questo punto dovrebbe essere abbastanza chiaro che noi ("occidente", per quel che significa) siamo una società fanaticamente integralista, non solo reazionaria. Per capire questo bisognerebbe addentrarsi nella dialettica, come il pensiero influisce sulla realtà oggettiva e questa influisce sul pensiero, e su come il pensiero per "funzionare" deve mantenere la consapevolezza di essere SOLO pensiero, cioè rappresentazione, mentre per mantenere cristallizzate le strutture sociali (e le concentrazioni di ricchezza che queste difendono…) queste vengono presentate ai sudditi come realtà definitiva e immutabile, "la Verità", col risultato ovvio di creare automi letteralisti che non vedono l'ora di uccidere, magari per "difendere la democrazia altrui". 

La religione, come ogni cosa al mondo, ha un senso pratico che naturalmente esula dalle stronzate che si usano di solito per descriverla ("spiritualità", "trascendenza", ma che è??): è la giustificazione sociale della violenza sul e uccisione dell'altro (maiuscola su "altro" se siete di indole filosofeggiante, ma non serve, si tratta di persone), con dissimulazione dei motivi gretti e banali con altri più "alti" inventati apposta, organizzata e gestita dal potere per auto-perpetuarsi. Per ottenere ciò funzionano ugualmente le storie su paradiso e inferno, sulle 40 vergini o quel che è, addirittura quella sulla reincarnazione (tanto poi ti reincarni, di che ti lamenti?), come quelle su "bisogna difendere l'ademocrazziah" o "bisogna civilizzare i primitivi". Uso queste ultime due non a caso, perché rappresentano il simulacro odierno di "scelta libera" che ci viene spacciata come democrazia: liberal e fascisti sono due sette della stessa religione. Questo si nota facilmente dal fatto che usano via via gli stessi capri espiatori: storicamente i comunisti, oggi i vari statalisti, divanisti, fantomatici "sostenitori dei regimi autoritari" eccetera, pure quello sui migranti è un uso pretestuoso (la dicotomia accoglienza/blocco non risolve certo il problema, anzi) oppure notando la totale assenza di analisi sistemica ("è così perché lo dice l'autorità/il giornalista autorevole"). Essendo, o meglio credendosi sette distinte, sono in competizione (forse) sul metodo, ma non certo sullo scopo, che è la difesa della violenza strutturale. Gli anchorman esistono per raccontarci che il povero non ha diritto alla vita, in cosa esattamente saremmo noi che li paghiamo migliori delle tribù cannibali?

"Laggente nella teocrazia iraniana non ragiona con la propria testa perché non c'è libbertah."

"Ah si? E tu come lo sai?"

"È lampante che sia così, i nostri santi imam mentana, porro, travaglio, augias (sempre siano lodati i loro nomi) si trovano d'accordo sulla questione, sia gli imam della Setta Desinistra sia quelli della Santa Tradizione Uccidentale di Destra."

 

Mai credersi più furbi dei propagandisti! Soprattutto dall'avvento dei social network in poi loro ci conoscono molto meglio di quanto noi conosciamo noi stessi. Il narcisismo in questo campo è deleterio. C'è una propaganda specifica per giovani e per anziani, per storici e per economisti, per i colti e per gli ignoranti, e grazie alle nostre interazioni online aziende specializzate possono fornirci quella più adatta al nostro pensiero, senza che ce ne accorgiamo. E lo fanno, naturalmente, "poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa" (Antonio Gramsci).

 

Aspettarsi che l'informazione cambi, che "sia corretta" o "imparziale" è un sintomo di grave liberalismo, o meglio "una cagata pazzesca": l'informazione è quella che deve essere nel, e dato il, sistema, non può fare quello per cui non è programmata. Questo non è certo un "complotto", parolina magica attuale usata come clava proprio da chi vive di complotti, ma il risultato ovvio e naturale di un processo storico che ha visto in questo secolo il trionfo dell'economicismo utilitarista, quindi amorale per definizione, la privatizzazione di ogni ramo dell'esistenza, finanche dei pensieri altrui, e una capacità tecnica di imporre l'egemonia culturale senza precedenti nella storia umana (googlate -anzi yandexate- pure la citazione di Bernays:  "This is a logical result of the way in which our democratic society is organized."). L'unica soluzione è imparare a leggerla e a capirla per ciò che è, cioè uno strumento nella guerra ibrida dei capitalisti per il controllo della società. Se non la possedete la subite, non c'è via di mezzo.

Abbozzo una disamina di qualche media, anche se non esiste l'informazione buona (chi dice il contrario dice balle e vuole vendere qualcosa) ma solo l'informazione meno peggio e quella scientemente disinformativa, per semplicità la divido in buoni e cattivi:

mondo, buoni:

 

Il gruppo storico della controinformazione usa, composto da Consortium News, Grayzone, ScheerPost, AntiWar punto com, CovertActionMagazine, il blog Moon of Alabama, il Ron Paul Institute punto org.

 

Altri indipendenti sempre di area angloamericana, come il Multipolarista, ora rinominato GeopoliticalEconomy, dell'ottimo Ben Norton,il Real News Network, sitrepworld punto info, il Greanville Post, Unlimited Hangout, Project Censored, Countercurrents, People's Dispatch, Declassified UK, l'importantissimo WSWS (world socialist web site), Naked Capitalism, il Canadian Patriot e Canada Files, TheWallWillFall punto org, il Black Agenda Report, Media Lens, Libya360 su wordpress (anche "Internationalist 360"), l'eccellente MRonline, buono anche Fair punto org, Strategic Culture col mitico Pepe Escobar, Mint Press News, Dissident Voice…

 

Ancora altri: PopularResistance, il tedesco Junge Welt, Redfish (che credo sia russo ma lo metto qui ugualmente), Struggle-La-Lucha, ProjectCensored punto org, Anti-Empire punto com, Breakthrough News, Socialist Planning Beyond Capitalism, Accuracy punto org, The Last American Vagabond, BeforeItsNews, Democracy Now (questo legato ai dem americani, da prendere con le pinze), o The American Conservative invece dell'altro lato del psicotico bipolarismo americano. Mettiamoci pure The Intercept. The Postil, il Salon e The Philosophical Salon sono un caso strano, relativamente liberi. Di Unherd mi fido pochissimo, sono quasi certo che sia falsa opposizione, ma nominiamolo per completezza. Counterpunch è della zona "vorrei ma non posso", non proprio tossico ma infestato da liberal, quindi spesso "né, né", ergo inutile.

 

La zona grigia dove si avventurano solo i prodi: the Saker (ora in pensione credo), Zero Hedge, Geopolitika.ru (non per tutti), l'importante Voltaire network.

 

Validi ma più difficili: the Duran, Mercouris e Christoforou sempre del Duran, il canale New Atlas di Brian Berletic, il New Eastern Outlook, il tecnico SouthFront, la simpaticissima Esha K di Historic punto ly.

 

I singoli da non perdere: l'economista Michael Hudson, Aaron Maté, Alan Macleod, Glen Greenwald, il già citato Benjamin Norton, Matt Ehret (altro non per tutti, diciamo pure un po' oltre, ma valido sul storiografico), sua moglie Cinthya Chung, Matt Taibbi, Kit Klarenberg, Glenn Diesen, Whitney Webb, Mearsheimer, Chris Hedges, John Pilger, Gilbert Doctorow, Craig Murray, Laura Ruggeri, Caitlin Johnstone, Jonathan Cook, Eric Zuesse, John Helmer, Jeremy Kuzmarov, Gabriel Rockhill, Tim Anderson della Counter Hegemonic Studies, Hugo Turner del blog Anti-Imperialist U, Jimmy Dore, Ian Kummer (blog Reading Junkie), Philip Roddis (blog Steel City Scribblings), Andrew Korybko, Eva Karene Bartlett, Lee Camp, Max Blumenthal, Carlos Martinez, Jacques Pauwels, Vijay Prashad, Ted Snyder, Alan McLeod, Lew Rockwell, Ray McGovern, Katie Halper…

 

I siti di raccolta info, dove passano spesso anche cose a dir poco strane (eufemismo) ma da non trascurare per principio: la UNZ Review, il SOTT punto net, lo storico Global Research, la InformationClearingHouse, il Zinn Educational Project, lo Spartacus Educational.

 

Sudamerica: Orinoco Tribune, VenezuelAnalisys, BrasilWire, Kawsachun, Telesur, Mision Verdad.

 

Russia: RT, Sputnik (attenzione, il sito è "sputniknews punto com" e NON solo "sputnik"!!) e Pravda sono fonti molto valide, soprattutto Ria e Tass, statali ovviamente ma lo stato è politico, il mercato è il dominio del più forte (più ricco), non dimentichiamolo. Forse StalkerZone, ma non conosco abbastanza.

 

Germania: il Junge Welt, Rubikon punto news, Nachdenkseiten, Apolut.

 

Medio Oriente: the Cradle, Quds News Network, the Electronic Intifada, il Palestine Chronicle, SyriaNews, Sana, l'iraniana Presstv, Kevorkian con SyrianAnalysis, MondoWeiss, MiddleEastEye dove lavora Johnatan Cook. 

 

India: Indianpunchline, Countercurrents, NewsClick punto in.

 

Oriente: la stampa cinese è ottima ma pensata per un pubblico cinese (ma va?), io consiglio gli editoriali del Global Times, la CGTN è valida e la Xinhua se si è proprio terminalmente curiosi. Il sito Friends of Socialist China posta cose buone. Thomas Hon Wing Polin è da seguire, come Nury Vitacchi e Bevin Chu. Il SCMP è un giornale filo-occidentale, da trascurare. Per la zona pacifico-australia è valido, anche se un po' difficile, Pearls and Irritations, giornale online di John Menadue, e naturalmente DeclassifiedAus.

 

Per finire: non conoscere l'inglese non è una scusa per bersi le stronzate che ci traducono i nostri media oligarchici. Il browser chrome offre una decente (a volte, ma ora ci sono traduttori ai che promettono bene) traduzione automatica, sempre che non vogliate usare google per trovare le notizie: gli algoritmi dei motori di ricerca (tutti gli occidentali) sono scritti in modo da nascondere i media liberi e le cose scomode. 

mondo, cattivi

 

TUTTI I GRANDI! Il mondo mediatico è libero solo nel senso di "legge della giungla": chi osa dare veramente fastidio viene fatto fuori o tenuto nelle condizioni di non nuocere dai grandi, cioè viene tollerato come paria, un esempio che insieme dovrebbe provare la "liberalità" del sistema mentre viene costantemente bullizzato e umiliato, nonché fatto vittima di sabotaggi vari tra cui il definanziamento, l'oscuramento tramite algoritmi (tutti i motori di ricerca hanno ben definite preferenze e oscuramenti…) eccetera. Il Guardian è stato forzatamente ben allineato al potere, l'Independent ha smesso di essere un giornale decente 20 anni fa, questo per non parlare di chi nasce ed esiste solo per essere voce dei rispettivi servizi segreti, o meglio delle oligarchie che reggono il gioco (Bbc, Times, New York Times, Washington post, CNN, ecc)

 

Le agenzie di stampa che subiamo noi, grazie ai nostri giornalisti sommamente illusi, sono o angloamericane o, più raramente, tedesche o francesi, sorvoleremo sull'ansa. Non c'è alcuna differenza: nascono, servono e prendono i loro dirigenti da ciò che è a tutti gli effetti la stessa oligarchia, se i loro conti in banca si misurano con la stessa unità di misura ($), le classi dominanti sono una sola. Tra loro il pluralismo è una colossale balla, si copiano l'una l'altra gli spin e le ricostruzioni fantasiose più utili in ogni dato momento. Controllare queste equivale a controllare il mondo, o perlomeno la parte di mondo imbecille (o privilegiata, il golden billion, perché la sospensione dell'incredulità serve a tenere in piedi certe dinamiche...) che crede che la verità passi attraverso istituzioni che esistono apposta per nasconderla o distorcerla. Quindi Reuters, AP, AFP, DW eccetera.

 

Bellingcat lo sanno anche i muri che è un fronte di disinformazione alle dipendenze dei servizi inglesi. Ugualmente nullo è ProjectSyndicate, come MotherJones, altro covo di liberal, e nel dubbio ci metto pure Open Democracy, sito legato ai dem, che però almeno pubblica Sachs o Mearsheimer. Cose come "IranInternational" "IranWire" o VoaPersia lo dice quasi il nome stesso che sono operazioni della cia per destabilizzare o ricattare il governo iraniano, come NKnews è un outlet della cia contro la Corea del nord, Moscow Times contro la Russia, e chissà quanti altri. Sul medio oriente sono molto sospetti pure MiddleEastMonitor e MiddleEastObserver, ma non li categorizzo per mia ignoranza.

 

I vari giornaletti della destra americana, Daily Wire, Daily Stormer, ce n'è a bizzeffe, sono da evitare come le loro controparti "dem", cioè Buzzfeed (ora defunto, ma è stato un outlet molto tossico, a parer mio per conto della cia), Vox, The Hill, Politico etc. Tossici oltre ogni dire anche Washington Times e The Epoch Times.

 

Tra i grossi media angloamericani c'è una élite che, mentre le agenzie o la bbc si occupano di fabbricare <cosa> pensare, è preposta alla costruzione di <come> pensare, cioè sono il nucleo fondante dell'ideologia corrente, metaforicamente il vangelo di tutta la gente "che conta". Questi hanno la statura, o autorevolezza, per pubblicare anche cose molto interessanti e che apparentemente deviano dall'ortodossia imperialista, o forse lo fanno apposta per dissimularla, chissà, ma si può stare certi che nelle questioni che contano confermeranno in pieno ogni volontà del capitalismo anglosassone che rappresentano, che chiaramente non è un'opera di carità, anzi. Questi sono l' Economist, The Atlantic, Foreign Policy/Affairs (particolarmente guerrafondaie), il New Yorker, il Financial Times e il Wall Street Journal, magari pure il New Republic. Sono talvolta "meglio" del resto solo perché sono pensati per un pubblico più ricco e spesso colto, e dunque il livello propagandistico deve rispettare il divario di classe ma è ancora più forte di quello pensato per noi massa, solo più raffinato e quindi meno evidente. (Aggiungo una nota di colore: la direttrice dell'Atlantic è l'ex moglie di steve jobs nonché amica di lunga data di ghislaine maxwell. Poi chiedetevi perché non sono usciti né mai usciranno i nomi dei "clienti".)

Italia, buoni

 

Qui bisogna cercare più col lanternino. Tra le quasi sicurezze annoveriamo per esempio OttolinaTV, Indipendenza rivista, Contropiano, La Fionda, Marx21. Poi in ordine sparso Centro Studi Eurasia-Mediterraneo, OsservatorioSullaLegalità punto org, Kulturjam, Rivista Eurasia, L'Interferenza, Ottobre, Cumpanis, La Notizia, L'Antidiplomatico, L'Ordine Nuovo, SinistraInRete, Sinistra punto CH, Sollevazione blog, credo pure AntimafiaDuemila, ma sicuramente mi dimentico qualcuno.

 

Poi bisogna menzionare i pochi media non completamente indecenti, cioè provvisti di una minima libertà editoriale, tra quelli di più larga diffusione, quindi solo il Fatto Quotidiano e TPI. Benché con redazioni piene di liberal incapaci di mettere in dubbio il "Sacro Verbo di Reuters" almeno questi due ospitano pure, ogni tanto, voci utili. Comunque molto scarsi o decisamente nocivi sugli esteri, essendo dipendenti dalle stesse agenzie "internazionali" (cioè americane) del resto della cricca. 

Italia,cattivi

 

Tutti gli altri

 

Particolarmente venefica l'edizione italiana del nyt chiamata "rep", solo perché percepita dagli imbecilli come essere "desinistra", altrimenti i punti di più profonda abiezione si trovano nel "foglio" o "linkiesta".

 

Radio e tv sono da considerarsi tabù, nel senso che sono rodati meccanismi per la disinformazione, molto raffinati. Evitare è l'unica scelta razionale.  Ascoltarli anche solo per "passare il tempo" è da coglioni.

Chiudo con una citazione in lingua originale:

“In cognitive warfare, the human mind becomes the battlefield. The aim is to change not only what people think, but how they think and act. Waged successfully, it shapes and influences individual and group beliefs and behaviours to favour an aggressor’s tactical or strategic objectives. In its extreme form, it has the potential to fracture and fragment an entire society, so that it no longer has the collective will to resist an adversary’s intentions.” trad. : “Nella guerra cognitiva, la mente umana diventa il campo di battaglia.  L’obiettivo è cambiare non solo ciò che pensano le persone, ma il modo in cui pensano e agiscono.  Se condotto con successo, modella e influenza le credenze e i comportamenti individuali e di gruppo per favorire gli obiettivi tattici o strategici dell’aggressore.  Nella sua forma estrema, ha il potenziale di fratturare e frammentare un’intera società, così che non abbia più la volontà collettiva di resistere alle intenzioni di un avversario”.

Non è presa da siti di complottismo balordo, ma dal sito ufficiale della Nato.

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USA-U.K.

rGERMANY

LA BUONA INFORMAZIONE, 

DOVE TROVARLA

​

La zona grigia dove si avventurano solo i prodi: the Saker (ora in pensione credo), Zero Hedge, Geopolitika.ru (non per tutti), l'importante Voltaire network.

 

Validi ma più difficili: the Duran, Mercouris e Christoforou sempre del Duran, il canale New Atlas di Brian Berletic, il New Eastern Outlook, il tecnico SouthFront, la simpaticissima Esha K di Historic punto ly.

 

I singoli da non perdere: l'economista Michael Hudson, Aaron Maté, Alan Macleod, Glen Greenwald, il già citato Benjamin Norton, Matt Ehret (altro non per tutti, diciamo pure un po' oltre, ma valido sul storiografico), sua moglie Cinthya Chung, Matt Taibbi, Kit Klarenberg, Glenn Diesen, Whitney Webb, Mearsheimer, Chris Hedges, John Pilger, Gilbert Doctorow, Craig Murray, Laura Ruggeri, Caitlin Johnstone, Jonathan Cook, Eric Zuesse, John Helmer, Jeremy Kuzmarov, Gabriel Rockhill, Tim Anderson della Counter Hegemonic Studies, Hugo Turner del blog Anti-Imperialist U, Jimmy Dore, Ian Kummer (blog Reading Junkie), Philip Roddis (blog Steel City Scribblings), Andrew Korybko, Eva Karene Bartlett, Lee Camp, Max Blumenthal, Carlos Martinez, Jacques Pauwels, Vijay Prashad, Ted Snyder, Alan McLeod, Lew Rockwell, Ray McGovern, Katie Halper…

 

I siti di raccolta info, dove passano spesso anche cose a dir poco strane (eufemismo) ma da non trascurare per principio: la UNZ Review, il SOTT punto net, lo storico Global Research, la InformationClearingHouse, il Zinn Educational Project, lo Spartacus Educational.

 

Sudamerica: Orinoco Tribune, VenezuelAnalisys, BrasilWire, Kawsachun, Telesur, Mision Verdad.

 

Russia: RT, Sputnik (attenzione, il sito è "sputniknews punto com" e NON solo "sputnik"!!) e Pravda sono fonti molto valide, soprattutto Ria e Tass, statali ovviamente ma lo stato è politico, il mercato è il dominio del più forte (più ricco), non dimentichiamolo. Forse StalkerZone, ma non conosco abbastanza.

 

Germania: il Junge Welt, Rubikon punto news, Nachdenkseiten, Apolut.

 

Medio Oriente: the Cradle, Quds News Network, the Electronic Intifada, il Palestine Chronicle, SyriaNews, Sana, l'iraniana Presstv, Kevorkian con SyrianAnalysis, MondoWeiss, MiddleEastEye dove lavora Johnatan Cook. 

 

India: Indianpunchline, Countercurrents, NewsClick punto in.

 

Oriente: la stampa cinese è ottima ma pensata per un pubblico cinese (ma va?), io consiglio gli editoriali del Global Times, la CGTN è valida e la Xinhua se si è proprio terminalmente curiosi. Il sito Friends of Socialist China posta cose buone. Thomas Hon Wing Polin è da seguire, come Nury Vitacchi e Bevin Chu. Il SCMP è un giornale filo-occidentale, da trascurare. Per la zona pacifico-australia è valido, anche se un po' difficile, Pearls and Irritations, giornale online di John Menadue, e naturalmente DeclassifiedAus.

 

Per finire: non conoscere l'inglese non è una scusa per bersi le stronzate che ci traducono i nostri media oligarchici. Il browser chrome offre una decente (a volte, ma ora ci sono traduttori ai che promettono bene) traduzione automatica, sempre che non vogliate usare google per trovare le notizie: gli algoritmi dei motori di ricerca (tutti gli occidentali) sono scritti in modo da nascondere i media liberi e le cose scomode. 

mondo, cattivi

 

TUTTI I GRANDI! Il mondo mediatico è libero solo nel senso di "legge della giungla": chi osa dare veramente fastidio viene fatto fuori o tenuto nelle condizioni di non nuocere dai grandi, cioè viene tollerato come paria, un esempio che insieme dovrebbe provare la "liberalità" del sistema mentre viene costantemente bullizzato e umiliato, nonché fatto vittima di sabotaggi vari tra cui il definanziamento, l'oscuramento tramite algoritmi (tutti i motori di ricerca hanno ben definite preferenze e oscuramenti…) eccetera. Il Guardian è stato forzatamente ben allineato al potere, l'Independent ha smesso di essere un giornale decente 20 anni fa, questo per non parlare di chi nasce ed esiste solo per essere voce dei rispettivi servizi segreti, o meglio delle oligarchie che reggono il gioco (Bbc, Times, New York Times, Washington post, CNN, ecc)

 

Le agenzie di stampa che subiamo noi, grazie ai nostri giornalisti sommamente illusi, sono o angloamericane o, più raramente, tedesche o francesi, sorvoleremo sull'ansa. Non c'è alcuna differenza: nascono, servono e prendono i loro dirigenti da ciò che è a tutti gli effetti la stessa oligarchia, se i loro conti in banca si misurano con la stessa unità di misura ($), le classi dominanti sono una sola. Tra loro il pluralismo è una colossale balla, si copiano l'una l'altra gli spin e le ricostruzioni fantasiose più utili in ogni dato momento. Controllare queste equivale a controllare il mondo, o perlomeno la parte di mondo imbecille (o privilegiata, il golden billion, perché la sospensione dell'incredulità serve a tenere in piedi certe dinamiche...) che crede che la verità passi attraverso istituzioni che esistono apposta per nasconderla o distorcerla. Quindi Reuters, AP, AFP, DW eccetera.

 

Bellingcat lo sanno anche i muri che è un fronte di disinformazione alle dipendenze dei servizi inglesi. Ugualmente nullo è ProjectSyndicate, come MotherJones, altro covo di liberal, e nel dubbio ci metto pure Open Democracy, sito legato ai dem, che però almeno pubblica Sachs o Mearsheimer. Cose come "IranInternational" "IranWire" o VoaPersia lo dice quasi il nome stesso che sono operazioni della cia per destabilizzare o ricattare il governo iraniano, come NKnews è un outlet della cia contro la Corea del nord, Moscow Times contro la Russia, e chissà quanti altri. Sul medio oriente sono molto sospetti pure MiddleEastMonitor e MiddleEastObserver, ma non li categorizzo per mia ignoranza.

 

I vari giornaletti della destra americana, Daily Wire, Daily Stormer, ce n'è a bizzeffe, sono da evitare come le loro controparti "dem", cioè Buzzfeed (ora defunto, ma è stato un outlet molto tossico, a parer mio per conto della cia), Vox, The Hill, Politico etc. Tossici oltre ogni dire anche Washington Times e The Epoch Times.

 

Tra i grossi media angloamericani c'è una élite che, mentre le agenzie o la bbc si occupano di fabbricare <cosa> pensare, è preposta alla costruzione di <come> pensare, cioè sono il nucleo fondante dell'ideologia corrente, metaforicamente il vangelo di tutta la gente "che conta". Questi hanno la statura, o autorevolezza, per pubblicare anche cose molto interessanti e che apparentemente deviano dall'ortodossia imperialista, o forse lo fanno apposta per dissimularla, chissà, ma si può stare certi che nelle questioni che contano confermeranno in pieno ogni volontà del capitalismo anglosassone che rappresentano, che chiaramente non è un'opera di carità, anzi. Questi sono l' Economist, The Atlantic, Foreign Policy/Affairs (particolarmente guerrafondaie), il New Yorker, il Financial Times e il Wall Street Journal, magari pure il New Republic. Sono talvolta "meglio" del resto solo perché sono pensati per un pubblico più ricco e spesso colto, e dunque il livello propagandistico deve rispettare il divario di classe ma è ancora più forte di quello pensato per noi massa, solo più raffinato e quindi meno evidente. (Aggiungo una nota di colore: la direttrice dell'Atlantic è l'ex moglie di steve jobs nonché amica di lunga data di ghislaine maxwell. Poi chiedetevi perché non sono usciti né mai usciranno i nomi dei "clienti".)

Italia, buoni

 

Qui bisogna cercare più col lanternino. Tra le quasi sicurezze annoveriamo per esempio OttolinaTV, Indipendenza rivista, Contropiano, La Fionda, Marx21. Poi in ordine sparso Centro Studi Eurasia-Mediterraneo, OsservatorioSullaLegalità punto org, Kulturjam, Rivista Eurasia, L'Interferenza, Ottobre, Cumpanis, La Notizia, L'Antidiplomatico, L'Ordine Nuovo, SinistraInRete, Sinistra punto CH, Sollevazione blog, credo pure AntimafiaDuemila, ma sicuramente mi dimentico qualcuno.

 

Poi bisogna menzionare i pochi media non completamente indecenti, cioè provvisti di una minima libertà editoriale, tra quelli di più larga diffusione, quindi solo il Fatto Quotidiano e TPI. Benché con redazioni piene di liberal incapaci di mettere in dubbio il "Sacro Verbo di Reuters" almeno questi due ospitano pure, ogni tanto, voci utili. Comunque molto scarsi o decisamente nocivi sugli esteri, essendo dipendenti dalle stesse agenzie "internazionali" (cioè americane) del resto della cricca. 

Italia,cattivi

 

Tutti gli altri

 

Particolarmente venefica l'edizione italiana del nyt chiamata "rep", solo perché percepita dagli imbecilli come essere "desinistra", altrimenti i punti di più profonda abiezione si trovano nel "foglio" o "linkiesta".

 

Radio e tv sono da considerarsi tabù, nel senso che sono rodati meccanismi per la disinformazione, molto raffinati. Evitare è l'unica scelta razionale.  Ascoltarli anche solo per "passare il tempo" è da coglioni.

Chiudo con una citazione in lingua originale:

“In cognitive warfare, the human mind becomes the battlefield. The aim is to change not only what people think, but how they think and act. Waged successfully, it shapes and influences individual and group beliefs and behaviours to favour an aggressor’s tactical or strategic objectives. In its extreme form, it has the potential to fracture and fragment an entire society, so that it no longer has the collective will to resist an adversary’s intentions.” trad. : “Nella guerra cognitiva, la mente umana diventa il campo di battaglia.  L’obiettivo è cambiare non solo ciò che pensano le persone, ma il modo in cui pensano e agiscono.  Se condotto con successo, modella e influenza le credenze e i comportamenti individuali e di gruppo per favorire gli obiettivi tattici o strategici dell’aggressore.  Nella sua forma estrema, ha il potenziale di fratturare e frammentare un’intera società, così che non abbia più la volontà collettiva di resistere alle intenzioni di un avversario”.

Non è presa da siti di complottismo balordo, ma dal sito ufficiale della Nato.

LA BUONA INFORMAZIONE, 

DOVE TROVARLA

di Anonimo

(in fondo all'ottimo articolo un sacco di  suggerimenti, buoni e cattivi) 

Frustrato da ripetuti anni, l'eterno presente insomma, in cui sento persone lamentarsi dei mezzi di informazione senza mai cambiarli, continuando piuttosto a lamentarsi dei mentani e gramellini e quindi in sostanza continuando a seguirli, ho scritto questo pezzo che metterò in cima sul feed fb, vedete voi se vi aggrada, fatene quel che vi pare o andate a cagare:

Se i tempi di crisi , come quelli che stiamo vivendo, sono caotici e pieni di disagi e tragedie, hanno però anche una conseguenza utile che andrebbe valorizzata: possono portare a nuove consapevolezze.

Il nostro mondo, che tanto si sforza a definirsi "libero", poggia invece su una ineludibile necessità, o meglio una contraddizione, che è centrale, fondativa: la democrazia per funzionare dovrebbe avere cittadini informati, ma l'informazione diretta (esperienza) è impossibile a causa del divario di scala tra la enormità della società e le nostre piccole vite. Allora dobbiamo <per forza> affidarci ai mezzi di informazione di massa, e questi sono <per forza> di proprietà o almeno sotto il rigido controllo di grosse aziende, capitalisti, investitori, finanziatori, privilegiati vari, "qualcuno". Questi, di regola (diciamo…), non forzano i sottoposti a mentire apertamente ma sicuramente dettano una linea, scelgono solo certi giornalisti, promuovono quindi <una agenda>, cioè rigirano, nascondono o danno risalto alle notizie a seconda del loro interesse diretto. Se aggiungiamo a questo il progressivo deteriorarsi del pensiero critico nel popolo, esito voluto e promosso in decenni di scuola "aziendalizzata", di tv spazzatura, di privatizzazioni, di propaganda sempre più subdola e raffinata tendente all'isolamento e all'individualismo, capiamo bene che i mezzi di informazione sono diventati un potere immenso, senza nessuna supervisione democratica (le tv pubbliche sono comunque feudo degli stessi dove la politica è completamente succube dell'economia, il disastro del finanziamento privato… ) e gestito senza remore da veri e propri scagnozzi del potere economico. Cioè il definitivo <elefante nella stanza> dei nostri tempi, che sfrutta per non farsi percepire paradossalmente proprio la sua onnipervasività, o come direbbero gli inglesi è "nascosto in piena vista".

Allora ho deciso di proporre ciò che useremmo nel mondo fisico per trovare la strada giusta: anche l'informazione ha bisogno di una mappa per orientarcisi. 

Intanto qualche minima regoletta, o legenda:

 

Il capitale crea la narrazione E ANCHE la contro-narrazione! Esempi a caso sono "sovranismo contro europeismo", "no-vax contro pro-vax"... L'opinione pubblica si controlla come tutto il resto: dividendola, secondo il vecchio motto latino, e poi dando in pasto alla plebe lo spauracchio del "pensiero unico" che però casualmente è sempre quello altrui. Agli inizi dell'epoca dei blog i grossi network si sono visti sottrarre una grossa fetta di mercato (e quindi potere) da una nuvola di indipendenti che scrivevano cose ben più verosimili (e pure più vere spesso) di quelle che per contratto dovevano scrivere loro. La soluzione che si inventarono fu di sommergere questi nuovi arrivati da altri ma prezzolati: è la nascita delle "fake news" (almeno quelle definite tali, le falsità sono il nucleo stesso, il motivo di esistere del giornalismo da secoli e sempre sarà così), che dunque spesso non hanno neanche lo scopo di far credere nozioni false alla gente, ma solo di esistere come falsi nella piazza virtuale, affinché i network del potere economico possano poi fare di tutta l'erba un fascio e accusare di falso anche gli indipendenti <solo perché piccoli e senza agganci>. Alla fine ricorda un po' la storia del fascismo, quando dopo la 1GM l'oligarchia italiana (ben d'accordo con certe estere, si intende…leggete "nero di londra") si inventò una "alternativa nazionalista" al socialismo per meglio combatterlo, così le fake news esistono per conto dello stesso mainstream, quindi per conto della stessa oligarchia, allo scopo di combattere i pochi che fanno informazione onesta. Quindi occhio alle "alternative", che 9 volte su 10 finiscono per rafforzare il vero "pensiero unico", il cui vero nome è ideologia.

 

La parola "autorevole" è quasi sempre una balla! Chi viene nominato "autorevole" dallo stesso sistema che poi dovrebbe descrivere a noi lettori è semplicemente stato preparato dal sistema per rafforzarlo, difenderne la violenza strutturale e non metterlo mai in questione, quindi non aggiunge niente alla comprensione ma toglie solo tempo e spazio ad altri, di solito sovrastandoli per esposizione di vari fattori. Alla fine perché noi sul periodo nazista leggiamo Anna Frank e non invece le decine e decine di giornali "liberi e autorevoli" che pullulavano all'epoca, uguale come ai nostri giorni? Perché in ogni sistema tutti quelli che vi trovano anche il più piccolo privilegio (dal direttore di giornale fino agli operai di stamperia, pure un umile lavoro è già un privilegio che si tenta di non perdere…) si guarderanno bene dal descrivere la situazione in maniera onesta, anzi si creeranno una complessa realtà alternativa che gli permetta di vivere tranquillamente "al proprio posto" anche in situazioni eticamente dubbie o inaccettabili. Oggi dire o pensare "Lo scrive stampubblica, sarà vero" è esattamente lo stesso ragionamento (vabbé…) di chi 90 anni fa pensava "Lo scrive il VÅ‘lkischer Beobachter, sarà vero", né più, né meno, l'unica differenza, cioè che noi siamo molto progrediti nell'arte di delocalizzare i genocidi, a una pur banale analisi si rivela solo estetica.

La verità insomma va cercata con impegno e preparazione, se arriva da sola accendendo la tv non è verità.

 

Gli interessi dei vari capitalisti che possiedono l'informazione sono tra loro leggermente (molto leggermente) divergenti, ma sono di solito molto diversi dagli interessi di chi capitalista non è. Per ciò si trovano delle sottili differenze nei vari media, differenze che diventano marcate solo su questioni di distrazione pubblica (la cosiddetta identity politics), ma in generale in tutti i media si trova sempre e solo un punto di vista liberale, auto-nominato "moderato" (cosa ci sarà di moderato negli aumenti dell'arsenale bellico o nel continuare guerre "ad oltranza" come chiedono i "giornaloni" non si sa), insomma un punto di vista che non rischia di turbare i sogni degli azionisti e dei pubblicitari. Ricordatevi che i media non esistono certo per informare noi fessi ma solo per orientare e letteralmente vendere i nostri pensieri e desideri al miglior (=più ricco) offerente, si chiama "libero mercato" per un motivo, e questo motivo non è filantropico.

 

La più importante: il giornalista mentre fa il proprio mestiere sta comunque vendendo un prodotto. Questo prodotto si basa a cascata sui suoi fornitori: le agenzie stampa o altri "inviati" (che di solito se ne stanno tranquilli in albergo ma sorvoliamo), quindi come ogni venditore anche il giornalista dirà (e penserà pure…) sempre bene dei propri fornitori perché criticando loro screditerebbe sé stesso, e questo <non succede mai>. Il pizzicagnolo sulle olive al massimo vi dice: "So' bone, so' greche!" ma non vi dirà mai di andare a prenderle dalla concorrenza. Praticamente nessun giornalista si prende la briga di controllare seriamente ciò che gli arriva da sopra, anzi li selezionano apposta per difendere le strutture mediatiche padronali che sono state costruite in decenni (o secoli: la reuters è una struttura del colonialismo britannico...) di impegno ben poco trasparente. Letteralmente li selezionano in base alla loro creduloneria, per tanti questo concetto non è facile da accettare ma questo succede su scala globale: se un ricco sceglie chi lavora per lui perché mai dovrebbe scegliere una persona che potrebbe portare dei rischi, anche piccolissimi, alla propria rendita finanziaria (se poi questa rendita è, unica opzione sul tavolo, denominata in dollari…basta fare due più due)? Tranquillizza il pensare che facciano "informazione" per beneficenza, ma è una palese assurdità.  È evidente che in un contesto del genere basta controllare la fonte delle notizie e si arriva a controllare le idee di miliardi di persone, e questo è proprio ciò che succede. Su chi possa avere abbastanza  entrature, agganci, leve e generico potere per piazzare migliaia di persone fidate, fanatiche, che spesso si succedono a porte girevoli con industrie delle armi e nomenclatura dell'esercito,  ai vertici e nei gangli delle agenzie di stampa, lascio alla vostra fantasia.

 

Correlata alla precedente ma più psicologica: il giornalista CREDE a ciò che fa, al punto di definirlo "missione". Questo in un mondo ideale sarebbe forse pure lodevole, ma visto che il nostro mondo è parecchio lontano dall'essere ideale (è reale, l'opposto), si concretizza invece in un dramma globale di portata storica: milioni di inconsapevoli chierici del potere che solo copiano e diffondono la versione del più forte a un pubblico sprovvisto di ogni anticorpo, completamente in balia. Come al tempo delle crociate, o in quello del colonialismo, le voci davvero libere sono pochissime, ostracizzate in ogni modo, e pure tra loro in competizione. Per fortuna le persone (soprattutto nel terzo mondo, ma ne rimangono parecchie anche dove il "progresso" ha reso tutti "progrediti"...) hanno ancora una sensibilità istintiva per lo scetticismo verso l'informazione, "di pancia". Proprio per questo motivo molta propaganda si basa su costruzioni emotive (citiamo giusto l'ultima giustificazione dell'imperialismo yankee "la libbertàh delle povere donne oppresse dal regime teocratico iraniano", ma è quasi tutto così), perché i "COLTI" SONO GIÀ STATI PROPAGANDATI A DOVERE, in precedenza, e ora bisogna portare anche i meno colti a seguirli pedissequi. L'alternativa esisterebbe, si chiama materialismo storico, ma in mancanza di questo ci accontenteremo dell'istinto che ci dice "par mi i scrivi ste robe per insempiar la gente".

 

Pure tutti noi "platea" abbiamo la necessità psichica di credere e questo, ovviamente, viene sfruttato senza alcuna pietà. Le credenze che ci placano l'ansia che ci deriverebbe dalla realizzazione che come società e anche come individui noi non sappiamo un cazzo se non ce lo dice chi ha sempre interessi nel manipolarci le riassumo per semplicità nel vago concetto di "equilibrio". Ai giorni nostri la favoletta dell'equilibrio ha preso il posto che secoli fa era della religione cristiana, cioè tenere la gente tranquilla, mentre i padroni "gestiscono", una volta con l'idea che poi ci sarà "la salvezza" o "l'inferno", a seconda, e oggi invece che "la nostra stampa è libberah" mentre altri fanno le "fake news", o che se è ovvio e lampante che gli usa siano imperialisti allora, "per equilibrio" sarebbe "ovvio" che lo sia anche la cina... Questo stato di coscienza pietoso, delirante, in cui versa parecchia gente, non è incurabile, anche se ovviamente i privilegiati se ne strafregano di guarirne, che il privilegio serve proprio a poter sguazzare nelle balle sociali (ideologia). Basta cominciare ad analizzare la sostanza e non l'apparenza, ad esempio partendo sempre dal misurare il potere nel sistema: pensare che "tutti mentono" è una stronzata, sempre e comunque mente CHI PUÒ FARLO. Chi possiede i nostri media, i think tank e le agenzie internazionali? Putin e Xi Jin Ping forse? Chi ha creato l'Ansa? 

Noi, un po' tutti, ci autoipnotizziamo con frasi insulse come "La verità viene sempre a galla", "La giustizia prima o poi presenta il conto" e via dicendo, confortandoci nella nostra comune ignavia "la situazione si risolverà". Certi arrivano al punto di affermare baggianate indegne di un essere umano come "io seguo un po' tutti i media  per avere tutti i punti di vista" mentre leggono solo rep per "lasinistra" e il giornale per la destra...Invece non si risolve un bel niente, come "l'equilibrio" anche la giustizia è una sonora balla se non esiste una reale e forte struttura politica a sostenerla, e il neoliberismo degli ultimi decenni serviva apposta a segare anche le pur balorde strutture del vecchio sistema, lasciandoci in balia di squali talmente enormi da diventare invisibili. Sorvoliamo su cosa questo significhi, ma ricordate che "democrazia liberale" è un ossimoro, proprio come "libero mercato".

 

È molto diffusa una razionalizzazione del nostro stato di sudditi che suona pressappoco così: "Se i media mentissero prima o poi me ne accorgerei e smetterei di credergli, è assurdo che facciano una cosa che va tanto contro i loro interessi." Ecco, intanto gli introiti dei media sono la pubblicità e le sovvenzioni statali ben più che i vostri pidocchiosi soldi che neanche gli date, ma questo pensiero, oltre che squallidamente individualista, è sbagliato per un motivo molto più profondo: NESSUNO (o quasi?) SI INFORMA PER CONOSCERE. La massa si informa per CONFORMARSI e per nessun'altro motivo al mondo. L'informazione è potere e chi ce l'ha non lo dà certo a noi stronzi, noi che non ce l'abbiamo invece siamo destinati a desiderarlo invano, a "pendergli dalle labbra". Questa disparità radicale non è solo simile a, è proprio la stessa che tra signori feudali e popolino, con la differenza di sviluppo tecnico che il popolino del medioevo ancora possedeva una cultura propria mentre noi abbiamo la televisione. E parimenti come in ogni epoca tale disparità necéssita di una coltre di credenze per dissimularla, cioè la religione, che noi, oggi, siamo diventati così abili nell'ipocrisia da credere di non avere (credere di non credere 

 

, siamo veramente delle sagome!). Aver sostituito le gerarchie feudali e ecclesiastiche con le gerarchie borghesi (spesso discendenti delle stesse famiglie peraltro) negli ultimi secoli non è quel cambiamento epocale che raccontano. Il meccanismo è sempre quello, dai roghi delle streghe fino agli algoritmi che scelgono per noi cosa leggiamo e cosa no: la gente si conforma all'ideologia del potere perché questo gli dà la possibilità di vivere con una certa serenità e calpestare gli altri nella "lotta per la vita" ("libera concorrenza" oggi fa più fine). Nel "calpestare gli altri" rientra ahimé anche lo status di chierico o giornalista (chi ha la patente di "conformatore ufficiale") con tutta l'enorme e opacissima struttura che lo sostiene. Quindi la nostra stampa non è libera proprio perché siamo fideisticamente (il liberalismo è la nostra religione reale, "reale" anche nel senso "del regno dell'oligarchia capitalista", poi fate anche il passo successivo e scoprite che le religioni che non si credono tali sono automaticamente fondamentaliste e totalitarie) condizionati a crederla libera. Esattamente come noi siamo massa informe proprio perché e finché ci crediamo individui "liberi" e non acquistiamo la consapevolezza di essere noi stessi la massa, alla fine il liberalismo come religione prende perché ci dà questa illusione molto piacevole ma molto controproducente. In conclusione: "vero" e "falso" in questo contesto (il dominio sulla massa) diventano le due facce della stessa moneta, completamente ininfluenti nell'esito: la massa ingoia tutto ciò che è disponibile, e le strutture mediatiche offrono ciò che serve alla loro stessa auto-perpetuazione: il conformismo totale e assoluto. Se i giornali perdono lettori ai propagandisti non frega un cazzo, perché i lettori non hanno neanche un barlume di idea che possano esistere alternative, e neanche le desiderano perché cercarle è proibitivo sia in termini di tempo che in rapporto al resto della società: l'esclusione sociale opera meglio della Santa Inquisizione e più silenziosamente.

 

A questo punto dovrebbe essere abbastanza chiaro che noi ("occidente", per quel che significa) siamo una società fanaticamente integralista, non solo reazionaria. Per capire questo bisognerebbe addentrarsi nella dialettica, come il pensiero influisce sulla realtà oggettiva e questa influisce sul pensiero, e su come il pensiero per "funzionare" deve mantenere la consapevolezza di essere SOLO pensiero, cioè rappresentazione, mentre per mantenere cristallizzate le strutture sociali (e le concentrazioni di ricchezza che queste difendono…) queste vengono presentate ai sudditi come realtà definitiva e immutabile, "la Verità", col risultato ovvio di creare automi letteralisti che non vedono l'ora di uccidere, magari per "difendere la democrazia altrui". 

La religione, come ogni cosa al mondo, ha un senso pratico che naturalmente esula dalle stronzate che si usano di solito per descriverla ("spiritualità", "trascendenza", ma che è??): è la giustificazione sociale della violenza sul e uccisione dell'altro (maiuscola su "altro" se siete di indole filosofeggiante, ma non serve, si tratta di persone), con dissimulazione dei motivi gretti e banali con altri più "alti" inventati apposta, organizzata e gestita dal potere per auto-perpetuarsi. Per ottenere ciò funzionano ugualmente le storie su paradiso e inferno, sulle 40 vergini o quel che è, addirittura quella sulla reincarnazione (tanto poi ti reincarni, di che ti lamenti?), come quelle su "bisogna difendere l'ademocrazziah" o "bisogna civilizzare i primitivi". Uso queste ultime due non a caso, perché rappresentano il simulacro odierno di "scelta libera" che ci viene spacciata come democrazia: liberal e fascisti sono due sette della stessa religione. Questo si nota facilmente dal fatto che usano via via gli stessi capri espiatori: storicamente i comunisti, oggi i vari statalisti, divanisti, fantomatici "sostenitori dei regimi autoritari" eccetera, pure quello sui migranti è un uso pretestuoso (la dicotomia accoglienza/blocco non risolve certo il problema, anzi) oppure notando la totale assenza di analisi sistemica ("è così perché lo dice l'autorità/il giornalista autorevole"). Essendo, o meglio credendosi sette distinte, sono in competizione (forse) sul metodo, ma non certo sullo scopo, che è la difesa della violenza strutturale. Gli anchorman esistono per raccontarci che il povero non ha diritto alla vita, in cosa esattamente saremmo noi che li paghiamo migliori delle tribù cannibali?

"Laggente nella teocrazia iraniana non ragiona con la propria testa perché non c'è libbertah."

"Ah si? E tu come lo sai?"

"È lampante che sia così, i nostri santi imam mentana, porro, travaglio, augias (sempre siano lodati i loro nomi) si trovano d'accordo sulla questione, sia gli imam della Setta Desinistra sia quelli della Santa Tradizione Uccidentale di Destra."

 

Mai credersi più furbi dei propagandisti! Soprattutto dall'avvento dei social network in poi loro ci conoscono molto meglio di quanto noi conosciamo noi stessi. Il narcisismo in questo campo è deleterio. C'è una propaganda specifica per giovani e per anziani, per storici e per economisti, per i colti e per gli ignoranti, e grazie alle nostre interazioni online aziende specializzate possono fornirci quella più adatta al nostro pensiero, senza che ce ne accorgiamo. E lo fanno, naturalmente, "poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa" (Antonio Gramsci).

 

Aspettarsi che l'informazione cambi, che "sia corretta" o "imparziale" è un sintomo di grave liberalismo, o meglio "una cagata pazzesca": l'informazione è quella che deve essere nel, e dato il, sistema, non può fare quello per cui non è programmata. Questo non è certo un "complotto", parolina magica attuale usata come clava proprio da chi vive di complotti, ma il risultato ovvio e naturale di un processo storico che ha visto in questo secolo il trionfo dell'economicismo utilitarista, quindi amorale per definizione, la privatizzazione di ogni ramo dell'esistenza, finanche dei pensieri altrui, e una capacità tecnica di imporre l'egemonia culturale senza precedenti nella storia umana (googlate -anzi yandexate- pure la citazione di Bernays:  "This is a logical result of the way in which our democratic society is organized."). L'unica soluzione è imparare a leggerla e a capirla per ciò che è, cioè uno strumento nella guerra ibrida dei capitalisti per il controllo della società. Se non la possedete la subite, non c'è via di mezzo.

Abbozzo una disamina di qualche media, anche se non esiste l'informazione buona (chi dice il contrario dice balle e vuole vendere qualcosa) ma solo l'informazione meno peggio e quella scientemente disinformativa, per semplicità la divido in buoni e cattivi:

mondo, buoni:

 

Il gruppo storico della controinformazione usa, composto da Consortium News, Grayzone, ScheerPost, AntiWar punto com, CovertActionMagazine, il blog Moon of Alabama, il Ron Paul Institute punto org.

 

Altri indipendenti sempre di area angloamericana, come il Multipolarista, ora rinominato GeopoliticalEconomy, dell'ottimo Ben Norton,il Real News Network, sitrepworld punto info, il Greanville Post, Unlimited Hangout, Project Censored, Countercurrents, People's Dispatch, Declassified UK, l'importantissimo WSWS (world socialist web site), Naked Capitalism, il Canadian Patriot e Canada Files, TheWallWillFall punto org, il Black Agenda Report, Media Lens, Libya360 su wordpress (anche "Internationalist 360"), l'eccellente MRonline, buono anche Fair punto org, Strategic Culture col mitico Pepe Escobar, Mint Press News, Dissident Voice…

 

Ancora altri: PopularResistance, il tedesco Junge Welt, Redfish (che credo sia russo ma lo metto qui ugualmente), Struggle-La-Lucha, ProjectCensored punto org, Anti-Empire punto com, Breakthrough News, Socialist Planning Beyond Capitalism, Accuracy punto org, The Last American Vagabond, BeforeItsNews, Democracy Now (questo legato ai dem americani, da prendere con le pinze), o The American Conservative invece dell'altro lato del psicotico bipolarismo americano. Mettiamoci pure The Intercept. The Postil, il Salon e The Philosophical Salon sono un caso strano, relativamente liberi. Di Unherd mi fido pochissimo, sono quasi certo che sia falsa opposizione, ma nominiamolo per completezza. Counterpunch è della zona "vorrei ma non posso", non proprio tossico ma infestato da liberal, quindi spesso "né, né", ergo inutile.

 

La zona grigia dove si avventurano solo i prodi: the Saker (ora in pensione credo), Zero Hedge, Geopolitika.ru (non per tutti), l'importante Voltaire network.

 

Validi ma più difficili: the Duran, Mercouris e Christoforou sempre del Duran, il canale New Atlas di Brian Berletic, il New Eastern Outlook, il tecnico SouthFront, la simpaticissima Esha K di Historic punto ly.

 

I singoli da non perdere: l'economista Michael Hudson, Aaron Maté, Alan Macleod, Glen Greenwald, il già citato Benjamin Norton, Matt Ehret (altro non per tutti, diciamo pure un po' oltre, ma valido sul storiografico), sua moglie Cinthya Chung, Matt Taibbi, Kit Klarenberg, Glenn Diesen, Whitney Webb, Mearsheimer, Chris Hedges, John Pilger, Gilbert Doctorow, Craig Murray, Laura Ruggeri, Caitlin Johnstone, Jonathan Cook, Eric Zuesse, John Helmer, Jeremy Kuzmarov, Gabriel Rockhill, Tim Anderson della Counter Hegemonic Studies, Hugo Turner del blog Anti-Imperialist U, Jimmy Dore, Ian Kummer (blog Reading Junkie), Philip Roddis (blog Steel City Scribblings), Andrew Korybko, Eva Karene Bartlett, Lee Camp, Max Blumenthal, Carlos Martinez, Jacques Pauwels, Vijay Prashad, Ted Snyder, Alan McLeod, Lew Rockwell, Ray McGovern, Katie Halper…

 

I siti di raccolta info, dove passano spesso anche cose a dir poco strane (eufemismo) ma da non trascurare per principio: la UNZ Review, il SOTT punto net, lo storico Global Research, la InformationClearingHouse, il Zinn Educational Project, lo Spartacus Educational.

 

Sudamerica: Orinoco Tribune, VenezuelAnalisys, BrasilWire, Kawsachun, Telesur, Mision Verdad.

 

Russia: RT, Sputnik (attenzione, il sito è "sputniknews punto com" e NON solo "sputnik"!!) e Pravda sono fonti molto valide, soprattutto Ria e Tass, statali ovviamente ma lo stato è politico, il mercato è il dominio del più forte (più ricco), non dimentichiamolo. Forse StalkerZone, ma non conosco abbastanza.

 

Germania: il Junge Welt, Rubikon punto news, Nachdenkseiten, Apolut.

 

Medio Oriente: the Cradle, Quds News Network, the Electronic Intifada, il Palestine Chronicle, SyriaNews, Sana, l'iraniana Presstv, Kevorkian con SyrianAnalysis, MondoWeiss, MiddleEastEye dove lavora Johnatan Cook. 

 

India: Indianpunchline, Countercurrents, NewsClick punto in.

 

Oriente: la stampa cinese è ottima ma pensata per un pubblico cinese (ma va?), io consiglio gli editoriali del Global Times, la CGTN è valida e la Xinhua se si è proprio terminalmente curiosi. Il sito Friends of Socialist China posta cose buone. Thomas Hon Wing Polin è da seguire, come Nury Vitacchi e Bevin Chu. Il SCMP è un giornale filo-occidentale, da trascurare. Per la zona pacifico-australia è valido, anche se un po' difficile, Pearls and Irritations, giornale online di John Menadue, e naturalmente DeclassifiedAus.

 

Per finire: non conoscere l'inglese non è una scusa per bersi le stronzate che ci traducono i nostri media oligarchici. Il browser chrome offre una decente (a volte, ma ora ci sono traduttori ai che promettono bene) traduzione automatica, sempre che non vogliate usare google per trovare le notizie: gli algoritmi dei motori di ricerca (tutti gli occidentali) sono scritti in modo da nascondere i media liberi e le cose scomode. 

mondo, cattivi

 

TUTTI I GRANDI! Il mondo mediatico è libero solo nel senso di "legge della giungla": chi osa dare veramente fastidio viene fatto fuori o tenuto nelle condizioni di non nuocere dai grandi, cioè viene tollerato come paria, un esempio che insieme dovrebbe provare la "liberalità" del sistema mentre viene costantemente bullizzato e umiliato, nonché fatto vittima di sabotaggi vari tra cui il definanziamento, l'oscuramento tramite algoritmi (tutti i motori di ricerca hanno ben definite preferenze e oscuramenti…) eccetera. Il Guardian è stato forzatamente ben allineato al potere, l'Independent ha smesso di essere un giornale decente 20 anni fa, questo per non parlare di chi nasce ed esiste solo per essere voce dei rispettivi servizi segreti, o meglio delle oligarchie che reggono il gioco (Bbc, Times, New York Times, Washington post, CNN, ecc)

 

Le agenzie di stampa che subiamo noi, grazie ai nostri giornalisti sommamente illusi, sono o angloamericane o, più raramente, tedesche o francesi, sorvoleremo sull'ansa. Non c'è alcuna differenza: nascono, servono e prendono i loro dirigenti da ciò che è a tutti gli effetti la stessa oligarchia, se i loro conti in banca si misurano con la stessa unità di misura ($), le classi dominanti sono una sola. Tra loro il pluralismo è una colossale balla, si copiano l'una l'altra gli spin e le ricostruzioni fantasiose più utili in ogni dato momento. Controllare queste equivale a controllare il mondo, o perlomeno la parte di mondo imbecille (o privilegiata, il golden billion, perché la sospensione dell'incredulità serve a tenere in piedi certe dinamiche...) che crede che la verità passi attraverso istituzioni che esistono apposta per nasconderla o distorcerla. Quindi Reuters, AP, AFP, DW eccetera.

 

Bellingcat lo sanno anche i muri che è un fronte di disinformazione alle dipendenze dei servizi inglesi. Ugualmente nullo è ProjectSyndicate, come MotherJones, altro covo di liberal, e nel dubbio ci metto pure Open Democracy, sito legato ai dem, che però almeno pubblica Sachs o Mearsheimer. Cose come "IranInternational" "IranWire" o VoaPersia lo dice quasi il nome stesso che sono operazioni della cia per destabilizzare o ricattare il governo iraniano, come NKnews è un outlet della cia contro la Corea del nord, Moscow Times contro la Russia, e chissà quanti altri. Sul medio oriente sono molto sospetti pure MiddleEastMonitor e MiddleEastObserver, ma non li categorizzo per mia ignoranza.

 

I vari giornaletti della destra americana, Daily Wire, Daily Stormer, ce n'è a bizzeffe, sono da evitare come le loro controparti "dem", cioè Buzzfeed (ora defunto, ma è stato un outlet molto tossico, a parer mio per conto della cia), Vox, The Hill, Politico etc. Tossici oltre ogni dire anche Washington Times e The Epoch Times.

 

Tra i grossi media angloamericani c'è una élite che, mentre le agenzie o la bbc si occupano di fabbricare <cosa> pensare, è preposta alla costruzione di <come> pensare, cioè sono il nucleo fondante dell'ideologia corrente, metaforicamente il vangelo di tutta la gente "che conta". Questi hanno la statura, o autorevolezza, per pubblicare anche cose molto interessanti e che apparentemente deviano dall'ortodossia imperialista, o forse lo fanno apposta per dissimularla, chissà, ma si può stare certi che nelle questioni che contano confermeranno in pieno ogni volontà del capitalismo anglosassone che rappresentano, che chiaramente non è un'opera di carità, anzi. Questi sono l' Economist, The Atlantic, Foreign Policy/Affairs (particolarmente guerrafondaie), il New Yorker, il Financial Times e il Wall Street Journal, magari pure il New Republic. Sono talvolta "meglio" del resto solo perché sono pensati per un pubblico più ricco e spesso colto, e dunque il livello propagandistico deve rispettare il divario di classe ma è ancora più forte di quello pensato per noi massa, solo più raffinato e quindi meno evidente. (Aggiungo una nota di colore: la direttrice dell'Atlantic è l'ex moglie di steve jobs nonché amica di lunga data di ghislaine maxwell. Poi chiedetevi perché non sono usciti né mai usciranno i nomi dei "clienti".)

Italia, buoni

 

Qui bisogna cercare più col lanternino. Tra le quasi sicurezze annoveriamo per esempio OttolinaTV, Indipendenza rivista, Contropiano, La Fionda, Marx21. Poi in ordine sparso Centro Studi Eurasia-Mediterraneo, OsservatorioSullaLegalità punto org, Kulturjam, Rivista Eurasia, L'Interferenza, Ottobre, Cumpanis, La Notizia, L'Antidiplomatico, L'Ordine Nuovo, SinistraInRete, Sinistra punto CH, Sollevazione blog, credo pure AntimafiaDuemila, ma sicuramente mi dimentico qualcuno.

 

Poi bisogna menzionare i pochi media non completamente indecenti, cioè provvisti di una minima libertà editoriale, tra quelli di più larga diffusione, quindi solo il Fatto Quotidiano e TPI. Benché con redazioni piene di liberal incapaci di mettere in dubbio il "Sacro Verbo di Reuters" almeno questi due ospitano pure, ogni tanto, voci utili. Comunque molto scarsi o decisamente nocivi sugli esteri, essendo dipendenti dalle stesse agenzie "internazionali" (cioè americane) del resto della cricca. 

Italia,cattivi

 

Tutti gli altri

 

Particolarmente venefica l'edizione italiana del nyt chiamata "rep", solo perché percepita dagli imbecilli come essere "desinistra", altrimenti i punti di più profonda abiezione si trovano nel "foglio" o "linkiesta".

 

Radio e tv sono da considerarsi tabù, nel senso che sono rodati meccanismi per la disinformazione, molto raffinati. Evitare è l'unica scelta razionale.  Ascoltarli anche solo per "passare il tempo" è da coglioni.

Chiudo con una citazione in lingua originale:

“In cognitive warfare, the human mind becomes the battlefield. The aim is to change not only what people think, but how they think and act. Waged successfully, it shapes and influences individual and group beliefs and behaviours to favour an aggressor’s tactical or strategic objectives. In its extreme form, it has the potential to fracture and fragment an entire society, so that it no longer has the collective will to resist an adversary’s intentions.” trad. : “Nella guerra cognitiva, la mente umana diventa il campo di battaglia.  L’obiettivo è cambiare non solo ciò che pensano le persone, ma il modo in cui pensano e agiscono.  Se condotto con successo, modella e influenza le credenze e i comportamenti individuali e di gruppo per favorire gli obiettivi tattici o strategici dell’aggressore.  Nella sua forma estrema, ha il potenziale di fratturare e frammentare un’intera società, così che non abbia più la volontà collettiva di resistere alle intenzioni di un avversario”.

Non è presa da siti di complottismo balordo, ma dal sito ufficiale della Nato.

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