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romanzi arcaici

                                   L ’ UOMO CHE AVEVA DA RACCONTARE UNA STORIA

                                                    “AUTOBIOGRAFIA DI UN MAGO”

                                                   Romanzo escatologico-onirico-  :- 

                              Pubblicato parzialmente a puntate - Milano settembre 2015

                               https://www.facebook.com/PhilosophiezentrumInternational

L'uomo che aveva una storia da raccontare :-

L’ UOMO CHE AVEVA DA RACCONTARE UNA STORIA

                  “AUTOBIOGRAFIA DI UN MAGO”

         Romanzo escatologico-onirico-  :- 

                              Pubblicato parzialmente a puntate - Milano settembre 2015

                               https://www.facebook.com/PhilosophiezentrumInternational

 

 

 

 

INTRODUZIONE:-

Paragrafo. 1/

 

 


Dopo varie vicessitudini venne accompagnato da due assoldati
un uomo qualunque,un vagabondo con la barba incolta, un essere di passaggio su questa terra, e anche in questo regno pareva fosse appena arrivato come cascato dal cielo e subito aveva fatto parlare male di se...come in tutti gli altri regni dove era passato. Si diceva, Lasciasse in bocca un sapore dolce amaro a chi non riusciva a dimenticarsi di lui...e una rinsecchita scia bavosa, come di lumaca, per chi lo avesse voluto ritrovare un giorno per fargliela pagare, schiacciando il suo cuscio per svelare la sua mollezza.
Ma adirittura,strisciando, al cospetto del Re vi era stato portato a forza e dopo varie botte, scorribante, risse e furti, per essere dal Re stesso giudicato, nella peggiore delle ipotesi poi giustiziato in una pubblica esecuzione, impiccato,mozzato o bruciato vivo, che fosse da esempio per ogni suddito, o per essere solo deriso e preso a calci nel sedere semplicemente come un folle o un mentecatto o nella migliore delle ipotesi vestito da giullare che di tutti avrebbe dovuto ridere e far ridere, se avesse fatto ridere anche sua maesta’. Il Re non credeva la sua arroganza fosse un motivo sufficente per salvargli la vita, egli infatti, pur tutto ammaccato, continuava a sorridere, ma come si sa dalle mille ed una notte, con le storie, 

 

si puo’ almeno guadagnare tempo, e il tempo e la vita pare avessero un legame affettivo indissolubile. “Puo’ almeno pagare l’ammenda con monete d’oro per i torti subiti da quell’artigiano ?” chiese il Re che lo aveva fatto arrestare perche’ egli,ubriaco, ne aveva sfasciato il negozio. “Questo e’ uomo qualunque, signore, povero e puzzolente, privo di averi e di possedimenti, e vestito di quattro stracci non possiede niente” gli rispose l’avvocato. “Non e’ vero” disse lui, ‘una cosa la possiedo!”.”Dunque parla” disse l’avvocato “dove la custodisci questa cosa che dici di possedere” Una cosa, la possiedo dentro me stesso signori” disse “una sola cosa possiedo, una, che e’ anche tante cose, la possiedo dentro me stesso. “Dunque parla!” gli disse il re “ti abbiamo spogliato e nudo non hai niente con te, allora tu osi mentire anche al Re ? ” “Sua maesta’ “rispose “una cosa dico di possedere e ve lo dimostrero’ ma che mi si chiami bastardo, ma non bugiardo, :- “possiedo una storia da raccontare” . “ Una storia da raccontare? “ rideva l’avvocato “crede che bastino le storie per sanare i propri debiti?” L’ uomo disse “ non per sanare i debiti, ma per allleviare la noia di sua maesta’ di pagare avvocati incapaci, un popolo che ha bisogno di avvocati non trovera’ mai la pace del rispetto delle regole ’” L’avvocato si arrabbio’ prese la spada e lo voleva uccidere all’istante, gli punto la spada fino alla gola. Sfortunatamente il re lo fermo’, fece uno sbadiglio e gli disse “gli daremo il tempo di un giorno per raccontare questa storia, avvocato, chiami lo scriba cosi che possa trascrivere tutto”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Paragrafo.  2/

L’ORIGINE DEI TEMPI

 

vengo da un paese lontano e a tutti sconosciuto e misterioso. Sulla strada di questo paese, mia madre mi ha partorito e mio padre cresciuto, senza fermarsi dal camminare, e prima di loro a camminare c’erano i miei nonni e prima di loro i loro genitori, fino all’ inizio dei tempi, non ci siamo mai fermati prima, si dice forse adirittura, volavamo come uccelli, e nuotavamo come delfini, questa e’ quello che mi hanno loro raccontato. Da padre in figlio. E io a voi racconto che siete i mie fratelli. La mia storia infatti e’ anche la storia di chi mi ha preceduto, ma sicome il vento,a volte tirava forte, le bandiere delle nazioni sventolavano i linguaggi e tra uno conflitto e l’altro e i confini cambiamano di secondo in secondo, a vista d’occhio, e parole venivano urlate, o dette sottovoce e modificate,e mal tradotte, per esempio, “andare a caso” era diventato “andare a casa”..cosi’ non ho mai capito bene, se eravamo arabi o ebrei, se il Dio era il nostro o era il loro, quindi la mia storia non e’ precisa ma cosi’ come la ricordo e come mi fa’ comodo ora raccontarla.
L’ uomo all’inizio non era tale di conformazione, e nemmeno le stelle erano ancora state partorite, e si dice che il mio padre piu’ antico era l’ origine della creazione stessa , forse solo un puntino,in mezzo al nulla, come se fosse un seme in mezzo alla terra, un seme in mezzo ad un utero vuoto, ma questo vale per tutti, perche’, infondo, anche gli animali che ci sembrano a noi cosi’ simili sono nostri parenti, desideriamo avvicinare i loro occhi cosi espressivi, e i rami degli alberi ci sembrano braccia che ci vogliono stringere a se, e gli astri vibrano vivi come pupille prima di piangere..lasciate che vi spieghi qualcosa di me, in modo che possiate forse capire meglio anche qualcosa del vostro se medesimo. Se no che utilita’ avrebbe raccontarvi questa storie ...

“ Ma dunque la tua storia e’ una storia sola o sono varie?” chiese il re al vagabondo. “

 

“una,nessuna e centomila” rispose l’uomo “ lasciatemi il tempo di farmi capire...

 

 

 

Paragrafo. 3/

IL BAMBINO GUERRIERO

 

 

Un giorno mio nipote aveva tre anni, fu messo in una prigione vicino al mare dei Liguri con altri bambini ma a lui dissero una bugia che li sarebbe andato in vacanza per respirare lo iodio, lui capi’ “odio”, e che la vita era ingiusta e persino ai bambini, si mentiva,e si insegnava a “respirare l’ odio” anzi sopratutto a loro, proprio per farli vivere nel mondo delle illusioni, e li imparo’ che avrebbe dovuto combattere contro la sua stessa dolcezza, il suo bisogno di tenerezza e dell’affetto materno si trasformo’ in rancore. perche’ quel desiderio disatteso, era come una arma che teneva stretta dalla lama e con la quale feriva solo se stesso.
Una notte di nascosto riusci a scappare dalle stanze dove tutti dormivano, attraverso’ il grande cancello e si butto’ nel mare e comincio’ a nuotare fino a soppraggiungere un antico veliero, qui vi entro’ , allora prese la sua sensibilita’ la mischio’ con un po’ di fango argilloso attaccato a delle botti, ne fece un piccolo oggetto deforme e la nascose in un buco sotto delle assi del ponte del veliero, cosi’ che nessuno potesse trovarlo.
Poi si butto’ in mare e torno nella sua prigione e si mise a dormire. Sperava che la terra seccando asciugasse anche il suo cuore che cosi’ non avrebbe piu’ sofferto. Poi si dimentico’ del suo cuore e del nascondiglio e divento’ freddo. E comincio’ a prendere le botte dai bambini piu’ grandi della prigione, all’inizio piangeva e cercava conforto nelle donne che badavano a loro, poi vista la loro indifferenza, imparo’ a picchiare i piu’ piccoli. E comincio’ a diventare un guerriero. Quando era l’ora di fare il bagno nel mare i soldati aprivano i cancelli e usavano una tromba per dare il via, e tutti loro dovevamo mattersi in fila schierati verso il mare e poi correre gettarsi dentro e subito uscirne con l’ordine della tromba nel giro di un minuto, poi dovevamo tornare dentro i cancelli che venivano rinchiusi. e potevano giocare dentro il recinto. Un giorno mentre aspettava il fischio della tromba per gettarsi in mare per quel minuto, vide lontano il veliero partire portandosi il suo segreto sotto le assi del ponte. Quando usci’ dalla prigione e torno’ a casa, il suo sguardo era quello di un soldato ferito, bestemmiava il Dio e i fratelli di sangue erano diventati i suoi nemici. I suoi genitori dei traditori.
Poi passarono circa 14 anni, il lavoro nella terra d’estate, raccogliere il fieno e la paglia, e il furto della frutta in quei 14 anni, era la cosa che piu’ gli dava gioia, infinita gioia. Guardare le lontane montagne e sognare di attraversarle per scoprire mondi lontani e misteriosi..attraverso’ a piedi vari monti.....

“Aspetta ma che fine a fatto l’oggetto d’argilla nascosto nel buco?” chiese il re al vagabondo.

 

 

 

 paragrafo. 4/  

 

QUELLI CHE NON SI INCONTRANO  (il primo incontro mancato con la pricipessa strega ).

 

Il bambino Guerriero, si ricordo’ di quel buco nelle assi del ponte del veliero dove aveva messo l’argilla di fango tanti anni prima, e parti’ per andare a cercarlo solo che il buco lo aveva fatto in una nave che era salpata dal mare dei Liguri per una destinazione a lui sconosciuta, e avrebbe docuto usare tutta la sua fantasia per ritrovare il suo nascondiglio.

Era partito con altri cercatori di oro e altre cose, pareva che il grande uccello plastico di ferro freddo, sul quale lui e gli altri viaggiavano nello stomaco non potesse contenerli tutti, sembrava che andasse alla stessa velocita’ del sole e che il tramonto non dovesse avvenire mai. Cosi’ credeva e sperava, che, come il sole non si nascondesse alla terra, anche il tempo poteva fermarsi e lui mai piu’ morire.
Eppur cosi’ giovane,si faceva problemi esistenziali di cosi’ enormi dimensioni, proprio come il pianeta che girava intorno a quel sole o viceversa, nonostante quello che raccontavano, non lo aveva ancora ben capito.

Quell’anno, di passaggio alla ricerca del suo nascondiglio, si era fermato pochi giorni in Indonesia sotto la Malesia per poi partire per per una grande isola , e durante una camminata “Gialan gialan”, nella lingua locale, in una isola sotto Giava che si chiamava Goa, si era aventurato in un villaggio di gente locale, intravide una piccola festa ,sembrava una cerimonia, o qualcosa del genere, vedeva riflessa in uno specchio girata di spalle una giovane ragazza Indonesiana vestita di meravigliosi tessuti colorati e truccata con splenditi pigmenti tradizionali, veniva imboccata come un bebe’ da una triste signora anziana, sbircio’ nello specchio all’interno dell’abitazione, cercando di vedere meglio la ragazza ,ma poteva solo scorgere, appena, i suoi neri capelli raccolti con una splendida coda, e i suoi gomiti, non riusci a vedere niente altro, ne tanto meno il viso, ma immaginava fosse splendida e lucente come la luce al crepuscolo...ne sentiva le risa, pero’ ed alcuni commenti, nella lingua parlata nella terra dell’ Ing-Ing , “strano” penso’...”Perche’ parla nella lingua degli Ing-Ing ? “ Si era un po’ imbarazzato, si era fermato a guardare dentro una finestra di una casa, e quelli che celebravano la festa se ne erano accorti Majurat la sorella maggiore che lui non conosceva,chiuse la finestra e l’uomo curioso continuo’ il suo cammino.

In quei giorni su quelle isole aveva incontrato un giovane dal passato di donna che era convinto che lui cercasse di coricarsi con lui o con qualcun’altro, e lo aveva accompagnato da delle giovani prostitute, cosi giovani che sembravano solo bambine...erano solo bambine. lui si era vergognato anche solo di essersi fatto accompagnare a conoscerle, e le ragazzine di dodici anni gli avevano preso le mani maliziose, accarezzandolo e dicendogli nella lingua degli Ing-Ing “weing goinging makeing loveing !?”

Lui aveva ritratto le mani nervosamente, A distanza di tanti anni, era ancora arrabbiato con se stesso per aver anche solo pensato per un secondo di poter accettare i loro inviti accattivanti. “andiamo via!” Disse all’uomo locale...Lui l’uomo con il passato di donna dalle
unghie lunghe si chiamava Garuda ed era un Dio-demone locale, sorrideva anzi sogghignava, consapevole che stava tentanto quel povero ragazzo di oramai 21 anni, come solo i poveri diavoli corrotti dalla vita sanno fare. Si innoltrarono insieme nella foresta, dove vivevano in una casa detta coloniale, gli amici che erano mezze donne anche loro dell’ uomo che era stato una donna , anche loro interessati alle carezze verso di lui. Ma lui non voleva le carezze di nessuno di quegli esseri accodiscendenti e perduti, in una cultura che a lui non apparteneva. Pensava a quella ragazza che parlava in inglese, dai vestiti colorati, e dalla lunga coda di capelli neri...che non aveva potuto nemmeno vedere se non nel riflesso di quello specchio, e per lo piu’ di spalle.

Pochi giorni dopo riparti’ sul suo grande uccello da Ja la citta’ di carta, la capitale di quel paese lontano e il sole ancora, sembrava, non volesse tramontare. Paralizzato alla velocita’ della luce pareva il tempo si fosse fermato. Queste sfere cilopiche fatte di astri, inventate da un Dio iche giocava a tra bilioni di biliardi di galassie. Ogni miliardo di anni alcune di loro facevano buca precipitando in buchi neri oscuri . E lui li si chiedeva come fosse possibile per un povero umano come lui, potesse anche solo pensare di partecipare ad un evento cosi gigantesco, lui nella sua piccolezza di uomo mortale e fragile, dal tempo cosi’ infinitamente limitato, come nei tre giorni di un insetto, poteva riflettere ed immaginare eventi e distanze cosi’ tanto piu’ grandi della sua misera piccolezza esistenziale, meraviglioso poterlo fare ! Volando verso la nell’oceano pacifico vide il veliero che stava cercando, a piccoli passi scese dal grande uccello e si ritrovo’ sulla grande barca a vela che un giorno si sarebbe divisa in tre, e sul ponte alzo’ le assi per vedere la sua creazione.

e qui vi trovo’ che, nel giro di pochi secondi o millenni, si era trasformata da fango ad argilla pura ad vaso ben dipinto di terra cotta, come le generazioni degli uomini, la cosa lo sorprese particolarmente, chiuse il buco sulla nave che si sarebbe divisa in tre un giorno e Torno’ a cavalcare verso la Russia, poi scese a terra saluto‘ il suo grande uccello e corse via tre le campagne...”

 

PARAGRAFO. 6/

“IL FILO”

 

Nelle campagne della Russia incontro’ un bambino di un paese lontano che lui conosceva bene era stato il suo migliore amico nella prigione dei mar Liguri, e spesso si picchiavano e poi facevano la pace, proprio come le nazioni, tra le mani giocava con un grosso filo come per cucire un sacco di juta, lungo forse un metro o due. Gli chiese:- “ cosa fai di quel filo amico mio ?” il suo amichetto gli disse :-“ lo ho scambiato con un sacco di rane che ho raccolto lungo il fiume lo ha trovato uno zingaro e diceva che dall’altra parte c’era una bellissima ragazza ”.

Lui voleva quel piccolo filo per cucire la giacca che era rotta, non era abituato al freddo della russia, e chiese al suo amico se glielo dava, il suo amico pero’ era molto avido e voleva qualcosa in cambio ….

Ma lui era povero, poverissimo,e non possedeva niente,la guerra era cosa assai triste, e la pace non durava mai troppo a lungo, dalla giacca infatti gli entrava tutto il freddo del mondo, sapeva che la sua nonna aveva ereditato un ago fatto con le ossa di foca di un paese che dicevano che c’era nel nord del mondo. Con quell’ago e quel filo poteva aggiustare la sua giacca dalla quale entrava tutto ma proprio tutto il freddo del mondo….

Chiese al suo amico se poteva aspettare fino al giorno successivo che avrebbe cercato qualcosa per barattarlo. Il suo amichetto accetto e in quella strada di campagna si separararono. Il suo amichetto arrotolo il filo e lo nascose nel taschino.

La sera “andando a caso” pensava a cosa poteva fare per aver quel filo prezioso, e decise che Dio lo avrebbe perdonato perche’ il freddo che sentiva era molto intenso, ed insopportabile, ed ando’ a rubare un paio di scarpe che un vecchio signore Russo metteva sempre a prendere aria sul davanzale delle finestre.

La mattina incontro il suo amico con le scarpe, il suo amico sarebbe partito per vendere le scarpe a Samarcanda dopo essere state nascoste sotto una coperta’ , egli parti per un lungo viaggio sulla groppa di un asino.

“bene bene” pensava, quando il suo amico sarebbe tornato dopo qualche tempo, gli avrebbe portato il filo e lui sarebbe potuto “andare a casa” a prendere l’ago di osso di foca e cucirsi la sua giacca, subito il freddo sarebbe scomparso e lui si sarebbe sentito sereno e le guance li sarebbero diventate rosse come se fosse stato davanti al fuoco per un anno intero.

 

Ma la mattina gli zingari e gli ebrei furono accusati di aver rubato quel paio di scarpe, una la avrebbero tenuta gli storpi mancini e l’altra i destrini. I contadini e gli operai del paese, accesero dei fuochi come di torce, per andare a punire quei ladri con le gambe storpie e monche.

Furono prima presi i vecchi le donne e anche tutti i bambini e uccisi, ma forse invece non era successo niente solo degli spintoni, e qualcuno adirittura diceva che le scarpe quella sera non le aveva nemmeno messe sul davanzale e che forse le avevano portate al mercato di Samarcanda.

Ma al Re di Sammarcarda, dissero invece. le voci, che lui aveva rubato le scarpe e accusato,gli zingari e gli ebrei, e che i contadini del paese volevano fare una stupida guerra.

Preparo’ l’esercito con mille cavalli arceri e carri armati catapulte e parti per fare la guerra al villaggio.

I contadini non avevano armi e chiesero alleanza ad un altro Re che accorse il loro aiuto.Ma che in cambio voleva tutte le spose, e tutta l’acqua del mare.

La guerra inizio sui campi coltivati di zucchine di melanzane di cavoli e di angurie nessuno si preoccupava di schiacciare le coccinelle e i papaveri….nemmeno le formichine e gli altri coleotteri…. Fu uno stermino…di uomini e di insetti, tutti i raccolti furono distrutti, per tante generazioni.

Quando il suo amico torno da Samarcanda, ignaro di tutto, non c’era piu’ nessuno, solo il freddo e la tristezza, prese il filo e lo diede al suo amico che si cuci la ghiacca, non sentiva piu freddo, ma dentro nel suo cuore….dentro nel suo cuore si sentiva responsabile, ma non ebbe il coraggio di dirlo mai a nessuno…… 

quando mio nipote mori’ Dio lo perdono,e gli ordino di scucire il filo, lui scuci il filo dalla sua giacca e dalle nuvole lo lascio cadere dal cielo…..il filo cadde per un secolo verso la terra,schivando asteroidi e altri pianeti, dopo cento anni cadde proprio nella sua terra, c’erano delle querce al posto dei terreni coltivati, e campi di fiori, il cielo azzurro e gli animali viveveno felici, e c’erano nuovi uomini e donne e tanti bambini che giocavano tra i prati, il filo cadde sui capelli di una bellissima ragazza, lo raccolse dai sui capelli scuri e guardo il cielo….. meravigliata, segui il filo e dalla altra parte c’era uno zingarello con sacco di rane tra le mani.

“Si ho sentito di questa guerra in quel regno di Samarcanda, ma e’ successa un secolo fa’ ma non sapevo di quel filo, nessuno ne ha mai parlato, dunque tuo nipote tiene la colpa di quella guerra, piu’ di ogni altro, ma ora e’ morto e persino Dio lo ha perdonato, ma tu come sai tutte queste cose, forse tu parli anche con i morti ,sei forse uno stregone ? ”chiese il re

 

 

 

 

 

 

 

 

 

paragrafo. 8/

 

COSI’ AVANTI CHE E’ GIA MORTO(3 sogno notturno)

 

Ad un certo punto, durante il nostro cammino, un mio antenato contadino, raccoglitore e guerriero si addormento’ e fece questo sogno...che ora vi racconto...

vedemmo “gli uomini”, tra i piu’ giovani, spinti da una generazione di guerrieri di mezzo, vestirsi in modo nuovo plastico e ornati di simboli Giapponesi ed Ebraici ed Aramaici, Arabi ed Indu’ e di Sumatra e di marinai Inglesi e Danesi sulla pelle e di spille e droghe alchemiche e altri in modo antico con lunghe barbe e turbanti e coltelli, e libri sacri, per spingersi in massa fino al Bagladesh e alla Thailandia, con il frastuono di suoni pure moderni e millenari verso la cascata di un precipizio ,dopo le porte di Gilbilterra, sia da Indonia che da Semitia,in tutte le direzioni..ancuni partiti da Tunisi annegarono o furono prigionieri in Papua ....altri tagliavano teste hai bambini Cristiani altri a quelli Mussulmani....
Ci fermammo, e li osservammo, si divisero’ a loro volta, gli uni andavano verso l’autodistruzione con i loro feti tagliati a pezzi, i loro organi trasformati da maschio a femmina, facevano sesso con i bambini e si sodomizzavano davanti a loro per insegnarli, gli altri volevano l’apocalisse si uccidevano con i loro Dei morali frammentati ...e poi ogniuno si divideva in nuovi gruppi i materiali e gli spirituali in sottogruppi, quasi all’infinito....

Nel punto in cui ci fermammo,si vedevano ancora le stelle,e la terra era ancora rigogliosa sotto il catrame e l’acqua scintillava dai ruscelli, tra le carcasse delle civilta’ che da li errano passate,e ci ricordammo, una altra volta, da dove eravamo arrivati...e dove saremmo partiti, in lontananza si vedevano “gli uomini” precipitare combattendo forsennatamente tra loro, e le loro urla di gioia e di dolore si confondevano cadendo nel vuoto....non potevamo piu’ aiutarli erano andati troppo avanti...cosi’ avanti che morivano...e mentre morivano volevano portarci e trascinarci nel loro abisso...legandoci con delle grosse funi ai loro addomi....a stento riuscimmo a resistere per non precipitare con quelli che cadevano legandoci a nostra volta a grossi alberi secolari che ci aiutarono...

Nella notte ci liberammo dai legami tagliando la grosse funi e facendo precipitare i guerrieri che da noi e gli alberi erano stati trattenuti, e rubammo delle armi bianche, ed essi la mattina ci attaccarono, molti di noi morirono, essi catturarono piu’ schiavi possibili, e ligarono nuovamente al loro addome. io fui ucciso e massacrato di fendenti.

essi,partirono senza di noi che armati ci rifiutammo, fui sotterrato nella terra insieme ai mei altri fratelli morti in quei giorni e mio figlio o altri, portarono la mia lingua con se, chiusa in una piccola scatola di legno e ottone, per i figli dei figli.

I rimasti,che credevamo anche noi, di essere “dei giusti”, accendemmo delle pire anche per scaldarci, ed indossammo i tessuti delle tradizioni nostre e degli altri, coprendoci anche noi di argilla, tabacco, tatuaggi e barbe e turbanti Indiani e copricapi delle Ande alcuni si e altri no, bevemmo sostanze sacre agli Dei per parlare coi morti e poi riparammo dalla pioggia e dal sole, non volevamo piu’ immaginare di fare colpa all’altro per il furto delle altrui risorse, le storie vennero ancora rilette agli adulti e agli infanti su tavole tradotte male o raccontate dagli antichi e dai moderni,

e infine decidemmo armati di macete e roncole rubate ai defunti di tornare a cercare il vecchio sentiero, quasi perduto, di casa..

Trovammo le ceneri ancora fumanti del villaggio, e qualche anziano che di li non si era mai mosso, e, senza perdere alcun tempo, riparammo le nostre capanne, le canne fumarie, e pulimmo gli orti, pregammo i nostri morti e pure i loro morti antenati, ricominciammo a fare l’amore con la dura terra....e dopo nove mesi rinacquero i primi morbidi frutti, che vennero tra tutti spartiti ,come figli di tutti.
I piu’ vecchi e i malati si sdraiarono d’estate all’ombra degli alberi, e guardavano gli uccelli volare e i bambini giocare, gli adulti tagliavano alberi morti per riscaldare l’inverno che era grande e bussava alla porta ogni anno...
Una volta io fui ricordato e poi dimenticato e la nostra generazione passo’, come tutte le altre, l’albeggiare e il tramonto del sole continuava a cadenzare i primi e gli ultimi giorni dell’ esistenza, come per sempre sarebbe stato....

Caro vagabondo scellerato ‘disse il re”
credo che conosci troppe avventure perche’ io ti debba risparmiare,mi ero dato un giorno per ascoltare la tua storia e devo ammettere che mi stai dicendo delle cose che mi fanno sorridere, ma non credo che ti salveranno la tua stupida vita, i debiti li dovrai pagare, con l’oro possibilmente, ma nudo non sembra tu dell’oro non ne possieda nemmeno il ricordo,ma visto che vuoi prendere tempo e finche non mi annoiero’, spiegami allora siete rimasti li ad inseminare la terra per sempre, chi quanti figli e quanti frutti dunque, se siete tornati indietro li sarete rimasti ?

Mi fermai nelle terre che erano state dei mie avi, dove conservano ancora la mia lingua dentro una scatola, quando la aprono lei comincia a parlare con la mia voce, perche‘ i figli dei figli sappiano la storia degli alberi e della fune che ci trattennero dal precipitare nell’oblio dell’apocalisse , La scatola poi fu’ nascosta nella casa del villaggio di pietra di mio padre, dove lui pianto le querce nelle vicinanze della chiesa, proprio li cadde il filo di mio nipote e dove “io” dedicai ai miei nipoti e a mio figlio questa storia che si intitola “Montesanto” che era un paese maledetto da dio e benedetto dai vescovi del concilio di Trento nella penisola italica nel monte omonimo. “Annibale” che nella valle del Trebbia a fianco li vicino era passato con gli elefanti e che era stato visto dai soldati sulla torre degli Anguissola Marchesi di Montesanto e “la conchiglie di Colombo” che erano le conciglie

che erano fossili nella torre di pietra dimora di Cristoforo Colombo nel Paese di Pradello Colombo nella Piacenza, prima che il sopradetto Colombo con la sua rossa tunica, scappasse attraverso i monti per prendere il veliero a Genova nel mare dei Liguri, con il buco con la sensibilita’ del bambino guerriero sulle assi del ponte.
Poi si dimenticarono come delle conchiglie di Colombo, anche della lingua nella scatola che e’ ancora li nascosta proprio perche’ in bella vista e se la si apre’ comincia a parlare....

Un giorno mentre coltivava l’orto e si preoccupava del futuro della sua economia, ricevette improvvisamente un messaggio con una carta che viaggiava nell’etere alla quale anche lui poteva rispondere con una magia da stregoni, Un messagio da quel lontano paese dove voleva fermarsi tanto tempo prima nell’isola sperduta dell’Australia. Una sua lontana cugina gli diceva di partire e raggiungerla, la c’era bisogno di lui per fare un grande giardino, dove lui poteva rompere le pietre e liberare la natura che da esse volevano ringoglire, con i fiori e le palme e selci giganti. Solo che lui quella primavera aveva appena preparato la semina dell’orto nelle terre dei padri, dopo la scampata apocalisse, aveva appena trapiantato tutti i germogli, non poteva abbandonarlo.

Poi gli torno’ in mente una storia che gli aveva raccontato Shira un veneratore di Maom dell’ Himalahia, che erano le montagne piu’ alte del mondo e quelle piu’ vicine allo spirito si diceva....questa e’ la storia che gli fece capire,dove fosse forse la sua fortuna e perche’ dovesse partire quello stesso giorno e abbandonare la terra dei suoi avi....

 

paragrafo. 9/

 

“I DUE FRATELLI ” -

 SHIRA RACCONTA UNA ANTICA STORIA DEL CASHMIRE...

 

 

C’ erano due contadini,due fratelli,ogniuno,con le rispettive terre.
Uno lavorava la terra dal mattino alla sera senza buoni risultati, l’altro la lavorava poco e aveva raccolti rigogliosi.
Il primo, spinto dall invidia, decise di deviare i canali che portavano le acque che irrigavano le terre del fratello per far si che andassero nelle sue terre.
dopo poco tempo, decise di andare a vedere le terre di suo fratello, ardere al sole,sul suolo dei campi incontro’ invece un personaggio che sulla schiena teneva un grosso contenitore d’acqua,come una giara, e dava l’acqua alla terra.
‘chi sei tu?” chiese adirato “ Ho tolto l’acqua a queste terre di mio fratello e tu gli dai l’acqua” chiese di nuovo “tu chi sei ?”.
La creatura dalle sembianze umane rispose “io sono la fortuna di tuo fratello”.
“La fortuna di mio fratello?” chiese meravigliato “E dove’ e’ dunque la mia di fortuna?”.
l’ uomo con la giara gli rispose “la tua fortuna e’ al di la di un bosco, al di la’ di un regno, al di la’ di un fiume che dorme in una grotta.”
Subito deposito’ gli atrezzi, preparo’ poche cose che si sarebbe portato dietro e parti’ per andare a svegliare la sua fortuna.
Poco dopo che camminava nel bosco fu assalito da un orso che se lo voleva mangiare, lui imploro’ di aspettare che lui si potesse spiegare, cosi’ gli racconto’ dove stava andando.
L’orso credette alle sue parole e gli disse “ Va bene ti lascero’ andare a patto che tu, quando incontrerai la tua fortuna le chiederai come posso io guarire da questo dolore che ho qua nella gola e quando tu sarai sulla strada del ritorno mi racconterai”.
“sara’ fatto lo prometto” si salutarono e il contadino riparti per il suo viaggio.
Attraversato il bosco, si innoltro’ al interno di un regno meraviglioso, i messi del Re offrivano gratuitamente i pasti ai suddditi in piatti d’oro. Anche a lui ne venne offerto e lui mangio’ da quei piatti d’oro, finito di mangiare porto’ il piatto indietro alle messa dove gli era stato offerto. Sconcertati i servitori del Re gli dissero che il piatto era suo che il Re lo donava ai suoi sudditi insieme al cibo. Lui rifiuto’ di prenderlo. Cosi’ che la voce giunse al

Re che c’era un uomo ,uno straniero che si era rifiutato di portare il piatto nella sua casa e lui venne fanno accompagnare a parlare con il Re.
I messi accompagnarono il contadino dal Re che si trovava seduto nel fondo della sala sul suo trono, si inchino’ a lui, il Re possedeva un turbante che gli copriva testa e viso e di lui poteva vedere solo ed esclusivamente gli occhi.
Il Re chiese seccato “ come ti permetti di non prendere il piatto d’oro che ti e’ stato donato dal Re in persona? ”.l’uomo rispose che non gli serviva perche’ stava andando a svegliare la sua fortuna.. e gli racconto” la sua storia.
Il Re credette alle sue parole e gli disse “va bene ti lascio’ andare e, come cortesia, ti faro’ accompagnare dai miei soldati fino al confine del mio regno, a patto che tu quando incontrerai la tua fortuna le chiederai perche’ il mio popolo non mi ama nonostante che do’ loro da mangiare in piatti d’oro. Sulla strada del ritorno mi racconterai”.
“Sara’ fatto lo prometto” si salutarono e il contadino riparti’ per il suo viaggio.
Uscito dal regno arrivo’ al fiume e vedeva dall’altra parte la grotta dove dormiva la sua fortuna. Non sapeva pero’ come attraversare il fiume, e li si presento‘ un delfino che gli propose di aiutarlo, ma in cambio voleva qualcosa da lui, non aveva niente con se a parte le sue parole, gli racconto tutta la storia e lo prego di aiutarlo.
Il delfino credette alle sue parole e gli disse “io ti aiutero‘ ti accompagnero‘ io dall’altra parte e ti riportero‘ anche indietro ma dovrai chiedere alla tua fortuna perche‘ quando la mia schiena affiora dall’acqua e il sole la colpisce sento un fortissimo bruciore”.
“Sara‘ fatto lo prometto” il contadino si attacco‘ alla pinna del pesce e insieme attraversarono il grosso fiume, il delfino lo attese sulla riva e lui velocemente entro‘ nella grotta, vide la sua fortuna dormire, si avvicino‘ la scosse e le disse “ cosa fai tu qui dormendo, la fortuna di mio fratello e‘ la che da‘ l’acqua alle sue terre e tu qui che dormi”
La fortuna svegliata improvvisamente si scuso‘ e chiese al contadino “ cosa vuoi che io faccia‘ ed io lo faro’? ”. Il contadino le disse “vai subito alle mie terre e dai l’acqua alle mie piante!”e aggiunse “ Aspetta prima pero‘ dammi le tre risposte per l’orso, il Re e il delfino”
Ricevute le tre risposte si separarano, lui avrebbe raggiunto la sua fortuna piu‘ tardi, doveva prima dare le risposte”. Si salutarono e la sua fortuna parti’ per le sue terre dove il contadino l’ avrebbe raggiunta.
Il delfino lo attendeva sulla riva impaziente voleva sapere cosa la sua fortuna gli aveva detto, lui comincio a parlare “ la mia fortuna mi ha detto che tu tanto tempo fa’ hai nuotato sotto il fiume dove c’e’ il mare hai trovato una nave abbandonata di legno, un veliero antico e nuotando sei entrato dentro il veliero e li vi hai trovato un cofano lo hai aperto e dentro ci hai trovato oro e pietre preziose e le hai mangiate, le hai ancora nello stomaco e quei preziosi ti bruciano fino alla schiena dove voi pesci avete lo stomaco”.

Il delfino sapeva di averlo fatto e sapeva che era solo quel giorno, nessuno lo aveva visto, il contadino diceva delle verita’ e la sua fortuna conosceva dei segreti.
il contadino si attacco’ di nuovo alla sua pinna ed insieme attraversarono il fiume, arrivati dall’altra parte il pesce svuoto’ il suo stomaco lasciando una piccola montagnetta di preziosi. disse al contadino “prendili tu, a me non servono, io gia mi sento meglio, prendili tu”
Il contadino rifiuto’ dicendo “Nemmeno a me servono, la mia fortuna e’ partita’ e presto sara’ alla mia terra”.
Si salutarono, e l’uomo parti per il regno dove doveva portare la risposta al Re con il velo dal quale poteva vedere solo gli occhi.
Arrivato davanti al palazzo si fece annuciare da Re che subito in privato lo accolse e gli chiese “dunque hai incontrato la tua fortuna e cosa ti ha detto,cosa dovrei fare per farmi amare dal mio popolo ?” Il contadino rispose “La mia fortuna mi ha detto che per farti amare dal tuo popolo devi dare un Re al tuo popolo perche’ sotto quel velo c’e’ una Regina”.
La Regina svelata del suo segreto si tolse il velo e sotto di questo c’era una donna bellissima, la Regina disse Allora io ti offro’ questo regno, sarai tu il Re di questo regno, se lo vorrai”.
Il contadino rifiuto’ dicendo “la mia fortuna e’ partita per le mie terre, presto sara’ li a dare l’acqua ai miei campi ed e’ li che io tornero’ ”.
La regina lo lascio’ partire ed uscito dal regno l’uomo incontro’ nel bosco l’orso che voleva sapere come far passare quel dolore nella gola.
L’uomo allora gli disse che la sua fortuna gli aveva raccontato che anni prima l’orso aveva mangiato un altro piccolo animale e che le ossa gli si erano incastrate nella gola e che per guarire aggiunse il contadino “devi mangiare un uomo stupido”.
L’orso lo ringrazio, e si salutarono l’uomo riparti per il suo cammino, dopo pochi metri pero’ l’orso lo chiamo e gli chiese “ma tu cosa hai fatto da quando ci siamo visti l’ultima volta”.
L’uomo gli racconto’ tutta la storia dall’inizio alla fine.
E allora l’orso se lo mangio’.

“Ecco bravo quello stupido contadino ” disse il re “ ecco, come te,con i tuoi miseri stracci puzzonenti, dei quali non sappiamo cosa farne, immagino che di occasioni la vita te ne abbia offerte, e tu, alla fine di essa, qua denudato ti ritrovi con tutta la tua vergogna a mostrarci la piccolezza della tua esistenza, come del tuo misero pisello e la sua mollezza ha ha ha !!” rideva il re” perche’ anche quello sembra molle come il tuo cervello bacato...ma avanti uomo vacabondo e nudo, poi cosa’ avete fatto voi di questa famiglia senza giudizio, che in ogni luogo lascia solo cimiteri e rancori....?”

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paragrafo. /10

QUELLI CHE NON SI INCONTRANO (il secondo incontro mancato con la pricipessa strega ).

 

Era partito lui “uno dei giusti” che conservava la mia lingua in una scatola nel villaggio dall’altra parte del mondo, l’aveva messa dietro una pietra. Ed era ripartito, si con un’ altro grande uccello di ferro insieme ad altri trovatori e cercatori d’oro e di altre avventure, ed era arrivato dopo un anno di viaggio nella grande isola Australiana. Oramai di anni ne aveva 43, Fece, da una grande pietra che possedeva la sua cugina davanti a casa , tante piccole, con un martello che funzionava con l’energia dei fulmini, cosi’ che piu’ piccoline poteva spostarle e poi si era portato dei semi e trovo’ altri semi locali e si era messo a piantare fiori e piante che ricogliosi avevano bene attecchito...come sua cugina aveva ordinato..
giorni passavano mentre non era piu’ riuscito a fermare il tempo, come mentre volava nel cielo e l’alba ed il tramonto qui, invece scorrevano inesorabili, un giorno durava appena 24 ore, un anno appena 50 settimane, o giu’ di li, e la vecchiaia iniziava appena
dopo la nascita. La morte appena dopo la vita. Anche se antiche storie aborigene, gli abo-abo erano gli abitanti dell’isola, raccontavano, da queste parti, che il mondo non avesse storia, ed i sogni erano parte della realta’. Le antiche “vie dei canti” un giorno descritte da uno che parla la lingua degli Ing. che si chiamera’ Bruce Chatwin lo portarono a partire di nuovo, come ogni irrequieto che si rispetti.

...L’ anatomia della “strada del pacifico”:- Era all’epoca poco piu’ di una strada di provincia, qua e la c’erano canguri schiacciati dai carri con i cavalli d’acciaio, i cancuri erano degli specie di topi giganti che camminavano anche su due gambe e la coda. e terreni immensi di pascoli di vitelli...foreste di Eucalipti di centinaia e centinaia di chilometri. Lui caminava con un piccolo zaino, senza una vera meta, l’esistenza scorreva lenta come l’acqua dei fiumi melmosi e marroni dei fiumi dell isola Australiani, scorreva melmosa la sua vita dal sud del mondo verso il suo nord. Cercando differenze semiotiche e simboliche tra un polo e l’altro.
Camminava e cercava significati nascosti e misteriosi delle terre d’ Australia. Tra un pezzo di corteccia, e un filo d’erba cercava significati oscuri. Sperava forse di incontrare qualche aborigeno che gli spiegasse i significati magici dell’esistenza. Ma non avvenne nessun miracolo. Il suo percoso lungo la strada del pacifico fu’ solo fatta di tanto sudore e di piccole petruzze imbevute d’alfalto che li si scioglievano sotto i piedi.
Catrame nero, che gli ricordo il significato del ‘petrolio” di quello che sarebbe stato uno scrittore antico come la terra, detto “ Il passato” o anche “Il Pasolini” e ricordo’ della sua profezia sui figli dei figli, delle colonizazazioni e dei suoi tanti profeti uccisi dalle guardie segrete dei re amici. Come quella goccia nera sull’infisso esterno della casa del saggio aborigeno nell’ultima onda di Pietro di Weir, che era uno Ing-Ing. che faceva dei quadri che si muovevano, toccata con un dito curioso da uno dei suoi personaggi Riccardo della Chamberlain. Infatti gli aborigeni,se c’e’ ne erano ancora, si tenevano ben lontani da quelle strade infernali. La strada Pacifica che costeggiava sul lato orientale dell’ Australia portava fino alla terra della regina d’Inghilterra, la stessa vegliarda che era ancora in quei giorni del ventunesimo secolo, seduta sul trono dell’ipocrisia di tutto il mondo, era lei che aveva comprato tutta l’acqua del mondo per colpa di quel piccolo filo di mio nipote sulla terra di Russia. , “weing areing theing championing ofing theing worlding” cantava quell’anno “Freddo l Mercurio” il persiano veneratore omosessuale di Zoroastro, Il “quick silver” l’argento veloce delle pietre che rotolano britannico (brittannico era un altro nome degli Ing-Ing per darsi delle arie) L’ ingrediente primo dell’oro alchemico mori quell’anno annegato tra le sue remore appicicate alla vita, nel 1991, annego’ nel suo stesso ghiaccio del polo Nord fuso nel fuoco della salamadra Australe....contrariamente a quanto aveva scritto il Bergerac che non era uno scrittore Franco o forse si.

Arrivato a Brisbaneing , tra vecchie librerie di autori della Ingsassonia ,(che sono quelli che vivono nella terra degli Ing-Ing) , e mercatini all’aperto, trovo’ un libro che sembrava un falso. “Elefanting maning” Un uomo meta’ elefante che era stato rubato da un circo e fatto diventare un signore discraziato ma elegante, il libro era pieno di immagini originali del povero personaggio che sarebbe vissuto nel ‘800 del secolo 19simo, nella terra degli Ing-Ing. che era una grande isola sopra la Francia.A fianco alla terra del Ir .
Con un soldo della valuta locale, poteva comprarselo e tenerlo nella sua libreria personale. ma lui non possedeva una libreria. Lui era un vagabondo, un fotografo senza macchina fotografica, (la macchina fotografica era una camera oscura che faceva i quadri e poi li memorizzava dentro la scatola) , Lui impressionava con immagini sviluppate direttamente sulla retina del suo occhio, tenendo il fotogramma stampato nella sua mente,
e, quando li raccontava gli altri vedevano le immagini, voleva un giorno probabilmente morire e lasciare tutto dentro se stesso, come se non fosse mai esistito, e non compro‘ il libro..
Vide improvvisamente un uomo che grondava rabbia dalle mani, imprecava Ing-Ing contro una donna :- “fuckinging ! ” Il ragazzo bello e muscoloso come una statua greca, sali‘ in un carro con i cavalli d’acciaio con una tavola bianca che viaggiava sulle onde,sbattendo la porta del carro e parti‘ accelerando i cavalli d’acciaio... da una finestra si vedeva appenna una mano che chiedeva aiuto. e una persona in penombra, L’uomo . Quindi corse in una locanda chiedendo aiuto parlando la sua lingua , i locanderi australi della locanda ridevano e bevano birra dei monaci locali con clienti ubriachi dall’aspetto razzista e arrogante, nessuno lo prendeva sul serio, o forse credevano che altri avevano gia chiamato i gendarmi. O che gli affari si risolvono in famiglia, come in tutto il mondo.
Corse fuori cercando di scorgere la persona della quale aveva visto la mano insanguinata dalla finestra. Ma improvvisamente il ragazzo muscoloso come un bronzo torno con il suo carro con i grandi cavalli d’acciaio e la sua tavola bianca per cavalcare le onde, salto’ fuori dall’auto, entro nella casa di legno , pochi minuti dopo usci con la pricipessa-strega mezza tramortita e insanguinata, tenendola in braccio, la appoggio’ delicatamente sul

sedile del carro mi guardo e mi disse :- “makeing youring fucking businessing!” ...la ragazza svenuta e insanguinata aveva i capelli raccolti ma vagamente scomposti, neri
come l’indonesiana dell’isola che aveva visto tnati anni prima vestita come una decorazione di sorrisi e di gioia in quella festa asiatica di trucchi orientali nell’isola di Bali, qui si erano trasformati in una vergognosa maschera in un viso di rigagnoli rossi:- “is all ok”..”iattabro”...gli aveva detto in svedese, gli svedesi erano un popolo di biondi vicino alla “Via del Nord” alla “Terra della Fine” dove poi gli uomini diventavano poi ancora piu’ a nord trasparenti. Dal vetro del carro d’acciaio, semi aperto e sporco di sangue, alla quale lei era appoggiata ... Il suo portatore di cavalli d’acciao ,credo innamorato, se ne ando’ di nuovo galoppando i cavalli e portandola via.

Non riusciva a dimenticarne il viso coperto di sangue....e il suo tentativo di far sembrare tutto normale.”Ising alling oking ” aveva detto, quasi sorridendo, e nello stesso tempo mi implorava con gli occhi :-”salvami” ..qualcosa non era andata tanto bene con quel cavalcatore di onde. Era evidente, ma forse era solo caduta.

Era tornato poi alla citta dei Nei di Syd , con quei pensieri tra gli altri pensieri, quei pensieri tra gli altri pensieri pieni di turbamenti

Torno’ verso la citta’ dei Nei di Syd e trovo’ lavoro nel deserto appena fuori dalla citta’ scaricava prodotti alchemici dai grandi contenitori di ferro che,nelle grandi navi senza
vele, attraversavano l’oceano indiano, il mare malese e l’atlantico e il pacifico. Per pochi soldi Australi, si corrodeva le mani con il cloruro di sodio ,e il solfato di magnesio per una grande societa’ di importatori di prodotti alchemici del padre della sua cugina del giardino che era nato dalle piccole pietre spezzate... la sera beveva latte per il dolore alle ossa per le contaminazioni e le intossicazioni di quelle polveri salate.

“Va bene adesso basta,procederemo al processo, di questo uomo disgraziato, l’accusa e’ di aver distrutto il negozio di quell’artigiano, e di averne sedotto la moglie, e di aver fatto resistenza al suo arresto. “ Disse il Re “non avendo con se diamanti ne argenti ne oro, lo condanneremo al pena capitale”..aggiunse “procedete avvocato a scrivere l’atto d’accusa...

Maesta’ mi lasci il tempo, il tempo di spiegarli perche’ sono disgraziato, e perche’ ho perso tutto nella vita, lasci almeno che il suo scriba possa mettere la parola fine alla mia avventura e lei alla mia esistenza, che io le spieghi perche’ i poeti non trovano mai il loro destino, e perche’ cosi’ spesso le loro principesse rimangono perdute nella strada della loro ricerca...senza mai riuscire ad incontrarle pur cercandole e passandole a fianco non le riconoscono e rimangono rinchiuse nei loro cuori di poeti....
Mi lasci altro tempo perche’ io le spieghi perche’ ho imparato a fare l’artigiano, creatore di tante cose che rimarranno dopo che io non ci saro’ piu’, lasci che le racconti anche dei giochi dei bambini, con gli uccelli plastici di ferro fatti di legno, e i carri trainati dai cavalli d’acciaio fatti di legno, e perche’ questi giochi li ho fatti pensando al mio bimbo perduto.... sulla strada della vita....mi lasci altro tempo....che io possa solcare altro mare con un gioco come una barca e scoprire altri mondi sconosciuti...mi lasci altro tempo...

“tutti ne vorrebbero” disse il Re, e poi fece un cenno perche’ lui potesse continuare a parlare...

 

 

 

paragrafo. 11/

 

Un uomo, forse ero io non so, venne,da un regno esiliato in un altro regno, su di un isola sperduta, perche’ era, come voi chiamate me, un criminale cioe’ un uomo disgraziato che e’ la stessa cosa e nella sua isola tutto sommato aveva trovato la sua pace.....ma una notte stellata era presto..guardava le stelle e ascoltava le onde che infrangevano...e passo una stella cometa....lui la segui fino alla fine della sua corsa e si addormento’....

 

 

“L’ALBERO DI TULIPANI”

 

Quella mattina si sveglio’ molto, molto presto con una strana sensazione al cuore, come di amore, e decise di fare una passeggiata lungo la sua spiaggia e li subito ad attenderlo impaziente lo trovo una bottiglia di vetro leggera trasportata dalle onde…e dentro c’era per lui, solo per lui…un piccolo foglio con una scritta..che subito lesse..e gli scese subito una lacrima dall’emozione che bagno’ il foglio...

La mattina stessa prese un albero da poco cascato, e si mise a tagliarlo, ricavandone un grosso tronco, un pezzo di legno massiccio di quercia , lo mise sulla sua grossa spalla e lungo il sentiero lo porto fino alla sua catapecchia nelle vicinanze , poi prima di cenare, a lume di candela, si mise a disegnare un veliero, che avrebbe poi dall’albero scolpito….Con le luci dell’alba, il primo disegno era completato , costrui’ con lo scalpello un catamarano che e’ una barca con due scafi) ,sarebbe scappato lungo l’oceano pacifico, dall’isola dove era rinchiuso da tanti anni ….avrebbe solcato l’oceano indiano, poi l’atlantico e il mare arabico…lottanto contro polifemo, moby dich, e altri mostri del mare e infine….Raggiunta la terra ferma che distava due continenti e mezzo…o anche tre, lungo il litorale avrebbe affittato un vecchio magazino dei pescatori o un granaio in disuso e si sarebbe,con il legno restante, messo a scolpire l’uccello plastico di ferro…..avrebbe aspettato che la sabbia fosse bagnata dalla prima pioggia di primavera..per tentare il decollo come un volatile ….e avrebbe sorvolato gli altri due e continenti e mezzo o anche tre, per cercare ” la strada”…….ecco che dall’ alto vedeva sotto le nuvole stormi di bianchi gabbiani delle foreste della cornovaglia del primo continente e ora pappagalli verdi e arancio dell’amazzonia del secondo continente, fino dopo aver freddolosmante attraversato prima il polo nord e subito dopo poi il polo sud…..dopo aver girato e rigirato e girato e rigirato…ecco scorgere l’inizio della via, quella via che dava l’inizio a tutte le strade del mondo…L’energia del suo uccello stava finendo , e doveva tentare un atterraggio di fortuna sulla strada curva, atterrare in curva

 

era molto difficile perche’ bisognava usare l’ala di sinistra e spostare il peso del corpo…verso sinistra….e anche spostare magari un po’ la testa e gli occhi verso sinistra….tento’ due volte l’atteraggio…senza successo …poi decise che doveva tentare di tornare verso l’alto a duemila metri e lanciarsi con il para cadute, che era un lenzuolo che attenuava la caduta, tenendo tra le mani il pezzo di legno di quercia …..Si lancio’ nel vuoto salutando il suo uccello plastico, che continuo a volare nella direzione del sole, tenendo nel taschino il suo progetto di carta e il suo blocco di legno, stretto tra le mani, e precipitando pensava alla sua isola che aveva abbandonato per sempre e si era dimenticato di chiederne, ai suoi amici indigeni “’ e’ si ! “ si era dimenticato di chiederne il nome prima di partire….!Precipito’ nelle vicinanze della strada, ma il lenzuolo rimase impigliato nei rami di un albero di tulipani e il cubo di legno fece un ruzzolone rotolando tra i cespugli di ghiande…… si mise dunque a tagliare i fili di seta del paracadute per liberarsi, con il tessuto fece una tenda dove si accampo’ per oltre sei mesi perche’ i disegni erano volati via mentre precipitava e si erano bruciati con il sole.. e doveva ricominciare da capo…Disegno lì sotto l’albero di tulipani , un picolo carro con i cavalli d’acciaio e si mise a tagliare il pezzi di legno rimasto e a scolpire i pezzi del motore il cilindro che era il cuore e il pistone che rano gli zoccoli d’acciaio….abbe problemi a fare i vetri perche’ doveva tagliare il legno cosi’ sottile da essere trasparente….quando la macchinina fu finita si costrui un elemetto e gli occhialini sempre di legno sottile parti presto che il sole era appena nato e l’aria era ancora fresca, non fumava da lungo tempo….ma per quella occasione si fumo una sigaretta che teneva nel armadietto che aveva costruito per l’automobile…Dopo le prime curve la strada era sempre dritta per un secolo , e poi ancora curve, a gomito e tornanti infiniti come una spirale verso la torre di babele..poi discese di due o tre stagioni e salite di un lustro e gallerie che percorreva anche per una generazione o due…e poi ogni tanto quando si fermava con lui si fermava il tempo, trovava amici per bersi vino rosso in allegria e farsi delle calde minestrine cucinate dalle vecchine delle bettole… e per fare due battute con cameriere smaglianti dai sorrisi ammicanti…..Ma lui…era partito per cercare lei …quella bambina della bottiglia con il messaggio dentro che aveva trovato lunga la sua spiaggia…..quella bambina era diventata ormai grande e nel messaggio chedeva solo “amore”……. E lui sapeva che lo aveva chiesto a lui che aveva trovato la bottiglia….La cerco’ per sempre… ma non la incontro’ mai…. il suo biglietto per il quale aveva corso in lungo e in largo,per tutto il mondo, lo ripiego’ e lo tenne con se per sempre…e fu infine gettato insieme ai suoi vestiti…….quando lui era vecchio fu’ messo nella fossa comune ancora vivo..poiche’ tutti lo volevano gia’ morto. Lei non la incontro mai mai, pure cercandola negli occhi di mille donne…..,con quella lacrima, una lacrima di amore, inavvertitamente quella mattina in spiaggia ,quando aveva letto il messaggio racchiuso nella bottiglia,con quella lacrima aveva sciolto l’inchiostro e cancellato il luogo nel quale lei gli aveva chiesto di cercarla....

 

 

“tu uomo senza averi “ disse il re “ tu ragioni a tuo piacimento, per situazioni, cosi’ che io ti chiamero’ “il situazionista di se medesimo” attacchi con il pennino e l’inchiostro nero e appiccichi all’etere le parole con lo sputo, proprio come i soldati attaccano i dormienti di Abramo appena corcoincisi di povera arte e le sanguisughe si appiccicano a salassare i malati, , e lo fai con l’orgoglio delle toppe dei tuoi pantaloni, giustifichi il filo del tuo discorso, il motivo per il quale il tuo nipote ha rubato, forse, quelle scarpe, per non sentire piu’ il freddo, e ha causato una sopra il reale guerra di enormi dimensioni,e infine come le toppe dei tuoi pantaloni sgualciti e imbrattati del tuo stesso sangue di scorribande, ti ritrovi come una vecchia carrozza da rottamare, eppure noi curiosi, io e la mia corte, ancora ti vogliamo risparmiare un po’ di tempo, Il tuo discorso pare senza senso ma anche pure ne ha avra’ uno, per meta’ e’ fisico e l’altra meta aime’ ci diviene materia oscura ? sembra che accusi per primo te stesso, poi la poesia, poi la sensibilita’ del mondo stesso, e poi cosa farai accuserai i religiosi? E nessuno credi ne abbia mai raccontato tutto questo vociare? sai quante biblioteche sono piene di libri che nessuno piu’ legge. Poi coltivi la terra con gli strumenti delle mani nude, come Francesco,per la salvezza del mondo, ovvero la tua sussistenza. e poi abbandoni la terra per cercare la tua fortuna, tu o chi che sia ,della tua famiglia che dici che sia adirittura la mia, e mi dai pure dell’animale imparentato all’essere umano, poi dici che venite dalle stelle camminando e prima volando, ,...raccontaci” anzi raccontami a me solo, che la mia corte e’ distratta dal gozzovigliare e dagli altri 6 peccati capitali, come faccio io del resto, e chiunque se lo potesse permettere, tu! “compreso” raccontami ancora dei tuoi sogni, delle vacche magre famose per le guerre, e le pestilenze e le siccita’ e fondamentali per le scelte importanti, raccontami di Edipo e gli oracoli e di altre diavolerie del genere, perche’ quello altro lo hai chiamato il terzo sogno allora c’e’ ne e’ un secondo ed un primo, spiegami che significato dai hai tuoi sogni ?
Vi raccontero’ tutto, spero solo di averne il tempo, che nel mentre la sventura non mi colga e che invece colga pure qualcun’altro, che se saro’ girato non lo vedro’, e se il mio occhio non lo vedra’ al mio posto soffrire, nemeno il mio cuore ne soffrira’. Ma se quel qualcun’altro fossi io, che si porti via pure i miei segreti con se..

 

paragrafo. 12/

IL PRIMO INCONTRO CON LA... MAGIA

 

C’era un’ altro me stesso, prima che il mio cranio si fruntumo’ in alcuni pezzi e la mia testa di pelle si gonfio come un pallone ed io mori’ per alcune ore, vi entro’ della luce e anche della morte e della vita e io divenni quel giorno un mago che vive nel limbo tra il passato e il futuro. Difatti se il passato era prima e il futuro sara’ dopo, e il presente e’ nel mezzo di due assenze, nemmeno il presente esiste. ed in quel mentre per la prima volta vedi la

mia vita scorrere velocemente, ed i ricordi apparire come nei quadri che si muovono, veloci come l’origine e la fine delle cose. Ma tutto questo viaggiare veloce nel tempo fu’ interrotto dal richiamo verso una donna che non c’era piu’ ed era assente come il passato ma presente come il futuro, e della quale lui sentiva prima di partire per sempre, il bisogno di avere la sua costretta di mano.
Ma cio’ non avvenne.Lei non venne “costretta” e lui non parti’ per la vita degli altri.
L’uomo che permise questo era uno stregone maestro delle scienze del cranio, che mi aveva fatto lo scalpo mentre ero morto, e fece dei buchi nel mio cranio nel quale entro’ una luce, era la luce della vita e della morte nel medesimo tempo. questo uomo, per quello che so io , mentre io scrivevo queste parole era ancora vivo e faceva delle passeggiate, perche’ aveva smesso di fare lo stregone delle scienze del cranio. E dava solo consigli agli adepti. E forse non sapeva nemmeno di essere uno stregone. Di questi fori ne aveva fatti forse trecento, a trecento persone che come me avevano visto la luce del male e del bene e dello spazio e del tempo. e la luce li univa tutti trecento, come fossero una anima sola. Se guardavi dentro uno dei buchi avresti visto, attraversati questi uomini, lo spazio del cielo dalla parte opposta. Solo che lui, lo stregone,quella luce non la aveva mai vista, solo attraverso le nostre parole, che alcuni di noi gli raccontavano. Si era fatto un idea , immagino. Lo avevo chiamato perche’ sapevo dove vivesse, una persona a lui molto cara aveva preso a me dei ferri speciali che inserite dei sargofaghi e nelle soglie si aprivano come dei sesami, e io le volevo indietro perche’ mi appartenevano e dovevo aprire degli antichi portali e un carro con i cavalli d’acciao. In verita’ era che volevo anche sapere anche il destino di una principessa che mi avevano detto che era del suo pronipote, fatta sposa e procreatrice e poi prigioniera. Per la sicurezza delle loro creature, era stata nascosta, perche‘ si diceva ci fosse un mostro abominevole che si trasformava a piacimento, e che potesse divenire pericoloso. Lo stregone non si ricordava di me ne dei buchi dello spazio tempo che mi aveva fatto, e mi rispose con gentilezza che non mi poteva ne aiutare ne per i ferri che aprivano i sesami ne tantomeno dirmi dove fosse la principessa, perche’ temeva che il mostro fossi io.
Io gli dovevo la vita e il suo pronipote avrebbe voluto riprendersela, perche‘ la loro famiglia di stregoni maestri della medicina si erano forse pentiti di avermela salvata. E volevano tagliarmi la lingua e le dita che io non potessi mai piu‘ mettere una parola dopo l’altra cosi‘ da poter costruire una frase. in alternativa farmi rinchiudere in una prigione con le sbarre di bambu’ o dai muri intonacati di calce. o anche anche io potessi morire davanti alla loro soglia. Cosi’ ebbi la percezione. Io piansi e balbettai e poi me ne andai.
Ma quell‘ uomo che c’era prima di me stesso, tanti anni prima, oltre 20, pochi giorni precedentemente che lo stregone facessi i buchi ed entro’ la luce, era gia stato nelle terre della grande isola Australiana, ed non era vero che non aveva incontrato un maestro degli abo-abo lo aveva incontrato eccome, in una strada che poi i veneratori di maom volevano farla diventare il simbolo di tutta la loro nazione. La strada che era dedicata ad una famiglia nobile gli ing-ng, cavalieri di Cavendish nobili e naviganti corsari nella citta dei Nei di Syd a Stenmore.
I veneratori di Maom volevano conquistare tutta la grande isola, e si erano messi a scrivere le leggi che tutti avrebbero’ dovuto rispettare. Ed erano cominciati gia i primi scontri con i coloni locali. Solo che la legge degli Abo-abo che erano dei maestri, di quelli che c’erano li da migliaia e migliaia di anni era il contrario della loro, “ I figli erano di tutti e la famiglia non era di nessuno”. Ma gia i veneratori di Cristiano che era un altro profeta come Maom erano passati da quasi duecento anni e avevano preparato la strada per creare la famiglia che poi si sarebbe chiamata “tradizione” dove la donna lavorava in casa e il marito lavorava fuori di casa, Ed in mezzo c’era una porta.Dicevano che alcuni avevano, nell’Europandia scritto un libro per il quale si meritava la morte, che diceva che gli illuminati ed emancipati (che sono quelli che fanno quello che vogliono e non rispettano le leggi dei padri) avevano fallito come la rivoluzione della comunione rossa, e che le donne che crescevano i figli da sole erano esauste la sera, e questo aveva preparato la strada per un mondo moralista, perche‘ il potere del controllo totale dei popoli si era alleato con quelli che volevano delle leggi nuove e nel medimo tempo cosi‘ antiche che tutti sarebbo stato chiamati “ gli obligati “ . Per il potere era il mondo ideale per tenere sotto controllo i popoli del futuro. Ma come vi ho spiegato, nell’altro sogno le suddivisioni erano infinite e non era cosi’ facile dimesticarsi e capire chi fossero i partigiani, chi i carnefici e chi i carnefici, chi saltasse di qua’ e di la, si capiva chiaramente invece che c’erano le vittime. Morte scarnificata e mutilata degli orfani.
Il suo primo incontro invece con i portatori della legge di quelle terre rosse di terra rossa non era avvenuto nel mondo reale, e nemmeno in quello dei sogni dei quali loro erano grandi sapienti e maestri. La sua mente non era ancora preparata a parlare con i morti e gli antenati, questo avvenne sucessivamente. Il suo corpo percettivo aveva confuso “sognI” con “segni” e solo con un pennello sporco di colore, aveva raggiunto la consapevolezza. Aveva dipinto un satiro dell’indonesia che era trasmigrato in Australia, e poi esarebbe stato perduto nei fili d’erba di un giardino del passato, e poi mentre lo ritraeva, si era trasformato come la argilla della sua sensibilita’ in un dipinto tribale aborigeno, e lui era rimasto sconvolto di aver parlato con delle divinita liquide come l’acqua e rosse come il sangue. Fu il primo contatto che ebbe con il mondo della magia. Al suo ritorno nella terra dei padri nella citta’ che sta in mezzo, l’uomo che era ancora se stesso, aveva incontrato suo fratello che lo aveva invitato a guardare i quadri che si muovono in una grande stanza buia il giorno della rimembranza della caduta della stella cometa, ovvero il giorno quando mrjt dette al mondo il cristiano, il venticinquesimo giorno del dodicesimo mese dell’anno primo dell’ultima decade del secondo millennio. e li aveva visto le immagini stesse che il suo cuore e la sua anima avevano vissuto in quella permanenza Australe. Il pittore delle immagini che si muovono era gia’ lui Pietro il Weir e parlava di una prigione di ragazze, dove si studia nei pressi di una roccia antica sacra degli abo-abo che si chiamava la pietra di Anghin rock detta anche la musica senza il tempo. . 

“si spiegami dei tuoi sogni allora, perche’ mi hai raccontato tutto questo”chiese il Re

 

Nella scatola, dove’ e’ costodita la mia lingua che comincia a parlare, ci sono i segreti stessi dell’esistenza infatti inventeranno una scienza che spiega l’inizio e la fine delle cose e si chiamera’ la escatologia, perche’ tutto sara’ chiuso in una scatola cosi’ piccola che dentro avra’ una scatola ancora piu’ piccola che ne avra’ una ancora piu’ piccola, che alla fine tutto non sara’ niente. Niente sara’ tutto. come un grande buco di imbuto che succhiera dentro tutto l’universo ed in un secondo alla fine di tutte le cose si tornera‘ al principio, ed il fine delle cose sara’ il principio delle cose.


paragrafo. 13/

(2 sogno notturno)


I RE MAGI OVVERO I TRE MESSAGERI DELL’APOCALISSE


Vengo invitato da due presunti sciamani per un incontro in realta’ sono tre in piu’ ci sono io ma siamo comunque in tre. Loro vogliono conoscere i miei poteri ma il primo potere che io possiedo e’ scoprire la falsita’.
L’incontro si svolge all’ interno di un albergo semi-dimesso, l’atmosfera e’ da film tipo shaining o angel heart, saliamo in ascensore fino ad una stanza tipo abbaino con una finestra che guarda sui tetti orientata a ovest , e’ tardo pomeriggio, la stanza e’ ombrosa ma dalla piccola finestra entra una forte luce di taglio tipo quadri del Caravaggio. c’e’ un tavolo dove noi parliamo che e’ anche un materasso dove noi ci possiamo sedere a triangolo, uno e’ giovane

mulatto sulla quarantina con i capelli con i dread locks ingrigiti. L’altro, quello che si sdoppia, e’ bianco alto e grosso.
Io per pochi minuti cerco di credere alla loro buona fede e ho fretta di unire le nostre energie per vedere cosa succede, infatti ci sediamo a triangolo con dei magneti che si spezzano, io seduto nella posizione del pranaiama chiedo al bianco se vuole vedere i miei poteri, raggiungo in pochi secondi il kundalini e la mia pelle si irradia di emozione , anche loro sono seduti ai miei due lati, io do’ le spalle ad ovest la finestra dista un metro dalle mie spalle, leggermente spostato verso sinistra ma alla mia sinistra c’e’ il nord dove e’ posizionato il bianco grosso che si sdoppia ancor a piu’ a sinistra. Davanti ho il sud dove si siede il mulatto che a volte sta’ in piedi ancora piu’ a sud. a destra non c’e’ niente,una assenza, una mancanza. Credo che questa assenza rappresenta gli sciamani della russia che profettizando la guerra finale e l’epocalisse sono gia morti. L’incontro sembra possa essere proficuo, in quanto, pur essendo anche io coinvolto nell’autodistruzione e nello sterminio, dentro me stesso sono fervamente coinvinto di fare gli interessi di Gaia,e della sopravvivenza del mondo rappresentato dai bambini e dalla speranza.Poi io non lavoro per nessuno, da nessuno e con nessuno, sono povero e non sono supportato da nessun partito ne mafia ne massoneria, sono un mago di magia bianca.
Loro si fingono maghi di magia bianca ma sono demoni ma anchio sono un demone perche sono uno sciamano ebreo che ha studiato dagli aborigeni australiani e dai sadu e gli joghi indiani, cerco di ritrovare la verita’ perduta che io conosco ma non riesco a respirare con il naso perche sono stato picchiato e questo rovina la mia spiritualita’. Ma anche gli uomini del mondo sanno che raccogliere i
frutti spontanei della terra l’allevamento e l’agricultura e’ Dio ma si ostinano a vivere nelle citta’dove non respirano.
Seduti atriangolo mettiamo in contatto i nostri Kundalini…per un secondo appena sembra che possiamo creare un mondo nuovo, poi tutto si spegne, prendo un pezzo di magnete tr a il pollice e l’indice cerco di spingerlo verso il basso ma la sua forza magnetica e’ fortissima e’ opposta alla forza di gravita’ con la stessa potenza, credo che se mi oppongo a questa forza anti-gravitazionale il magnete partira’ verso il tetto. Dico a loro volete vedere dove va il magnete se apro le dita,loro annuiscono apro le dita e il magnete invece mi rimane attaccato al dito indice l’operazione viene ripetuta due volte. Indice con il magnete indica leggermente in alto e comincia a sciolgliersi, i due sciamani sono esterefatti il magnete frigge mentre si scioglie scompare la luce della finestra colpisce il magnete sul dito e si illumina notevolmente lo sciamano bianco mi spinge a far colpire il magnete dalla luce indirizzando il dito verso la finestra. Il magnete scompare lasciando un segno leggero sul dito….
Siamo ora in piedi lo sciamano mulatto dice che domani compira ottanta anni, io stento a crederlo,lui cerca di convincermi,m aio ho il potere di scoprire la falsita’ che e’ nemica di gaia e dei bambini e della speranza, loro sono qui per uccidermi ma io l’ho sempre saputo.Il bianco che si sdoppia a nord si da’ delle occhiate false a l’altro se come due ladri quando devono truffare qualcuno.Lo sciamano bianco e’ un falso lavora per il potere, Pero lui capisce e dice che “Io leggo le parole negli occhi delle persone”.Il mulatto e’ solo un pagliaccio del male, dice che lui vivra’ 138 anni, ma ormai anche lui e’ svelato. Entra una cameriera con un vassoio con delle bibite il bianco dice che l’ha fatta venire lui, io comincio ad aver paura credevo l’albergo fosse vuoto, ma noi stiamo gia bevendo acqua zuccherina al acido lisergico e miele,o meglio solo io sto bevendo da un bichiere tipo chai di Istambul.

Comincio a sentire altre presenze oscure nei piani inferiori, guardo i due e affermo voi siete qua per uccidermi, esco dalla stanza ,loro mi seguono e mi lanciamo piccoli chiodi avvelenati che mi colpiscono sull’avambraccio e dietro il tallone di achille, ad ogni piano altre presenze oscure tipo zombi meta’ vittime meta’ carnefici tipo lebbrosi cercano di toccarmi, i due maghi scendono le scale e continuano a lanciarmi i piccoli chiodi nel tallone.
Nel piano terra si sentono grida lancinanti provenire dalle stanze, ci son persone che vengono torturate e gridano …..mi chiudo dentro un bagno cercando la salvezza la finestra orientata a ovest possiede piccole sbarre di alluminio posso romperle sono fissate malamente, ma non voglio riuscire perche’ son diventato debole e non posso piu fuggire il mio destino anche se il mio istinto di sopravivenza mi spinge all’autodifesa.Impaurito Mi sveglio.
“Ho sentito parlare” disse il re “di queste teorie che dicono che non sia il mondo al centro dell’universo, ma che sia la terra che gira intorno al sole e non viceversa come descrivono i libri sacri. come ti spieghi queste teorie contrastanti e relative.
Quell’ uomo che venne esiliato sull’ isola, che forse ero io non so, ero io.
Quel giorno mi lasciai andare dal piccolo uccello plastico di ferro che aveva finito la sua energia, e avevo lasciato prima scritto una storia in una lettera affrancata con la cera lacca per il piccolo figlio del Re.Detto anche “principe il piccolo” Poiche’ volevo inabisarmi nell’oceano e lasciare la mia morte nel mistero, io invece mi lanciai con un lenzuolo piegato che ne avrebbe parato la mia caduta, dopo i primi secondi di terrore, raggiunsi prima quella che i fisici dicono si chiami “la velocita’ costante” a quella velocita’, come descrive Mattia di kassovitz con il suo Odio. le cose andavano bene. Fino a li andava tutto bene, mentre precipitavo nel vuoto l’uomo che forse ero io, l’uomo dell’albero dei tulipani, a quella velocita’ potevo anche lasciare il mio cubo di rovere che mi portavo dietro, che sarebbe insieme a me precipitato ad uguale velocita”. Si erano chiesti per tanti

anni cosa succedeva in quel mentre, che chi sa quanti filosofi erano rimasti a guardare il precipizio con la tentazione di buttarsi solo per sapere.

In quel mentre, che mi accorsi che stavo precipitando nel vuoto, ebbi la senzazione che non fossi io che precipitavo verso il pianeta, ma che bensi’ fosse tutto il pianeta e con se tutto l’ universo che avevo davanti i miei occhi, che veniva verso di me, io di fatti ero in pace con me stesso, e non mi sembrava nemmeno di precipitare e mi annoiavo come se non stessi facendo proprio un bel niente. In egual maniere l’uomo quando la terra era piatta e l’infinito si poteva raggiungere anche camminando, era il sole che girava intorno alla terra, si chiamava tramonto e non viceversa, perche’ la consapevolezza si nascondeva davanti agli occhi di Tolomeo, come cio’ che e’ magico si nasconde alle nostre intelligenze, pur essendo davanti ai nostri occhi.

Nell’anno mille prima di Cristiano, un mio vecchio antenato passava da quella che poi qualche secolo piu’ tardi si sarebbe chiamata la via Franchigena, perche’ a quanto pare il Bergerach sarebbe passato di li, ed egli non sarebbe mai stato forse non proprio sincero, ma assai franco. Cosi che tutti quelli che sarebbero passati di li sarebbero dovuti essere altrettanto franchi. Infatti poi da quelle parti migliaia di pellegrini si univano e camminavano lungo questa via che dalla toscana portava alla liguria alla Piacenza alla Parma e alla valle padana, e tutti quei paesi si univano per poi arrivare o alla Francia a seguire la via lattea, per il cammino di luis bonuel. detto anche Il Santiago.

Ma questa storia che successe al mio vecchio antenato invece successe molto prima, mille anni prima, quando gli italici erano popoli assai poco sviluppati, e c’e’ chi giurerebbe che d’ estate andassero in giro nudi come indigeni. E la via Franchigena ancora non esisteva, esistevano solo le foreste senza nessun sentiero e le stelle e la conoscenza dell’alba e il tramonto e dei punti cardinali era la maniera di trovare la propria destinazione ....che chi era fortunato di trovarla e non incontrare invece prima la morte. questa e’ la storia, nessuno seppe mai spiegare perche’ il mio antenato volesse arrivare li, ma forse anche lui era uno un poco irrequieto. 

questa storia fa parte di un romanzo che egli stesso scrisse ma che mai corresse, che si intitolava “progresso al processo” il romanzo parlava di un pittore che aveva scritto dei racconti e chi li voleva pubblicare ma lo stampatore dopo averli letti, si era rifiutato. E lui per punizione ne aveva scritto un ‘altro che non li fece mai leggere, ma altri lo avevano letto e ne trassero un opera di quadri che si muovono nella terra degli Ing-Ing, anche se l’autore paresse fosse un giapponese, ma anche questa era una storia che forse poi vi spieghero’ ...ma andiamo avanti......

 

paragrafo. 14/ 

FORESTA MILANO 1996

 

una ''vera''alba
aveva portato ad un vero giorno solare,uno di quei giorni rari da queste parti.
Il sole,veramente,riusciva a cambiare le cose,apparivano diverse le atmosfere.I luoghi lontani erano visibili contrariamente dal solito.
Per riuscire a vedere questi luoghi , pero', bisognava salire su qualche albero, perche' la pianura padana,allora,montagnose di torri non ne aveva quasi,e gli unici monti che si riuscivano a vedere erano a nord-nord-ovest le alpi e a sud-ovest gli apennini che chiudevano la valle che si apriva,invece,insieme al Po' verso il mare che,allora,appariva come vergine e inviolato.
Di queste zone del ticinus e dell'attuale milanese la caratteristica principale erano i boschi tagliati dai corsi d'acqua,foresta padana si sarebbe potuto chiamarla,regnava l'ombra e l'umidita',la nebbia entrava come fumo negli interstizi della boscaglia.
Si sarebbe potuto viaggiare per giorni e giorni senza trovare nessun villaggio e annoiati da un paesaggio sempre uguale.
Per raccapezzarsi sulla propria posizione bisognava sempre ricorrere al sistema dell'albero .Ma quel giorno il sole violento e l'atmosfera trasparente non mi faceva avere fretta di arrivare.
Avevo lasciato il fiume Ticino da ormai un giorno ,il suo letto mi aveva permesso di viaggiare seguendo il suo tragitto e di sfruttare le sue correnti per assetare me e il mio asino mentre andavamo verso il territorio dal quale poi saremmo arrivati al villaggio del Mediolanum. cio’ che ‘e in mezzo alle terre.
Ma ancora niente,sapevo che ad un giorno di cammino dal castello la foresta sarebbe terminata e avrebbe lasciato lo spazio ai terreni coltivati di grano e e agli allevamenti di galline e vacche.
La foresta Padana pareva antica pioppi e larici e castani e querce centenarie e veri custodi di questi spazi erano le infinite varieta' di animali che vivevano tra tane e nidi tra gli infiniti metri verdi di un mondo che non apparteneva ne a me ne al mio fedele amico.
Era giunto,quasi alle due del pomeriggio,ad uno spiazzo dove mancando la fitta forestazione mi permise di fare un piccolo fuoco per poter cucinare qualcosa,avevo con me ancora poco cibo ero in ritardo di qualche giorno rispetto ai tempi che avevo progettato .
Mi stravaccai quindi poggiandomi su di una grossa pietra che aveva attirato a me la sua attenzione mentre il lardo cuoceva insieme al pane che mi era rimasto.Quel pane di segale che mi ero portato dalla terra degli estruschi che erano stati i mie ospiti.

 

Mi guardavo intorno,curioso e felice,ogni foglia e pianta e spiraglio di luce mi parevano un tutt'uno,dove niente stonava,persino l'asino con i bagagli di cuoio e le coperte,persino me stesso e gli altri oggetti che mi portavo dietro, non infastidivano con i colori dell'ambiente. apparivano nei colori e nelle forme,un giusto compromesso tra uomo e natura,non violentavano non violavano,non mancavano di rispetto quegli oggetti che mi avevano permesso di vivere.
Persino il fuoco che mi scaldava lo avevo rimediato grazie al legno per lo piu' marcio e comunque secco raccolto nel sottobosco,nessun albero tagliato,nessun ramo avevo spezzato.
Mentre masticavo il grasso che era veramente giunto al limite di conservazione non riuscivo a non guardare cio' che avevo di fronte,mi pareva che ne dovessi scoprire qualcosa di evidente,qualcosa che avevo sotto gli occhi si teneva nascosto alla mia capacita' di capire.
Un significato magico,una rivelazione ,una ri-conoscenza che era sempre al limite di esprimersi o rimanere inespressa.

A quel mentre,come da lungo tempo non mi succedeva,venne un uomo di fronte a me.Rimasi seduto ma quello che stavo mangiando mi rimase in gola,qualche secondo subito dopo lo deglutii ma mi parve un boccone enorme e innaturale.
Egli si sedette al mio fuoco giusto di fronte a me e io rimasi paralizzato ad osservarlo,non avevo timore ma nemmeno mi rassicurava.
Egli portava con se niente altro che le sue parole ,si mise a parlare:-<<Dunque straniero:il bosco finisce dopo un giorno di cammino>>.
<<Dove finira' iniziera' la terra coltivata e poi il paese che tu vai cercando>>indico' con la sua mano secca e nodosa la direzione nella quale stavo camminando.
<<Vedi quando guardi questi boschi non immagini cosa gli spetta nel futuro>>;<<Ma io sono qua' apposta per ricordartelo>>.
<<Ogni passo da te percorso da lontani luoghi del tuo sud,in questa valle non sono stati percorsi invano,ogni albero o animale che ti ha accompagnato e protetto ti dava l'addio insieme al salve>>.
<<Piante giovani e corsi d'acqua trasparente che a lungo hanno atteso chi avrebbe potuto canterne poesie e scriverne racconti che ne glorificassero le bellezze>>.
<<Ma forse tu hai affiancato solo,con il tuo percorso,i luoghi che ti attendevano,forse gli hai sfiorati senza toccarli,intravisti senza vederli>>.
Stavo attento senza capire bene di cosa parlasse ,era vecchio e le sue parole parevano saggie e sapienti,futuro e passato sembravano una cosa sola e poi come faceva a sapere dove andavo e da dove venivo.

 

Il vecchio ricomincio' a parlare:-<<Vedo : tra i luoghi,questo,che ora tu stai vedendo,lo vedi no?E' davanti ai tuoi occhi?Questo luogo scomparira' questa enorme foresta e palude e' condannata a scomparire!>>
Non credevo alle sue parole,avevo percorso quei luoghi giorni e giorni e come quei paesaggi di alberi secolari potessero scomparire non riuscivo a concepirlo.
Il vecchio ricomincio' a parlare<<credimi non sono bugiardo piu' di ogni altro uomo,e' solo che vedo il futuro perche' guardo il passato,il contadino guarda la vecchia stagione per prevedere la futura,cosi' io guardo a come l'uomo procede per capire che dove oggi c'e' un bosco che finisce inizieranno terreni lavorati a grano e segale e allevamenti di scrofe e vacche e poi i villaggi spanderanno a spirale e di torri e mura si riempiranno anche quelle terre coltivate finche carri veloci mossi da cavalli forgiati percorreranno strade e sentieri che la pioggia non infangheranno e enormi e poi ancora perche' nessun albero avra' la forza di opporsi al taglialegna nessun animale si ribellera' al cacciatore>>.
Non riuscivo a credere che tutto questo fosse vero che la disabitata Foresta Padana potesse essere ridotta ad una enorme fortezza,tagliata da infinti sentieri senza memoria,<<Quando?>>Chiesi<<Quando succedera' tutto questo?>>.
<<Giorno per giorno,togliendo un pezzo di bosco per donarlo alle coltivazioni finche' non ci sara' piu' bosco e poi togliendo un pezzo di coltivazione per donarlo alle costruzioni>>.
<<E' questo che il bosco mi dice quando lo guardo?>>Domandai.
<<Ti dice salve e poi addio>><<Mentre i tuoi passi ti spingono ad andare la dove e' appena nato un posto nuovo la ''mia terra'' dei Longobardi''la citta' di mezzo''il castello dell'Impero d'occidente ,fu il primo in questa valle,dopo le civilta' di Villanova e Golasecca,quando arriverai,guardati intorno e non ti dimenticare:al posto di ogni casa e strada c'era un pezzo di quel bosco ,di questo bosco>>.
<<Sembra impossibile,e ti sara' difficile riuscire ad immaginare al posto di quei palazzi,alberi,al posto dei mercanti e della loro piazza ,animali e i loro giacigli,al posto di quella merce,i frutti di quel bosco>>.
<<Sara' sopratutto il rumore diabolico che non ti permettera' di concentrarti,sara' l'andirivieni delle persone che ti corrompera' sara' il tuo arrivismo e l'illusione di un abito nuovo e di un bagno caldo che ti fara' dimenticare cosa hai perso>>.
<<Vedi straniero ogniuno e' straniero a se stesso anche nella sua casa perche' niente gli appartiene>>
<<E' solo nel bosco che l'uomo potra' essere se stesso,perche' il bosco non ha padrone,ne mura,ne confini,e la paura e la gioia si mischiano insieme senza illusioni di un futuro migliore che non esiste,senza il bisogno di cambiare perche' l'unica cosa che cambia e' l'eta' degli alberi e se vorra' vederli crescere dovra' sedersi e non avere fretta,li vedra' spogliarsi d'autunno,congelarsi d'inverno,sbocciare di

primavera,vestirsi d'estate e invecchiera' e morira' prima ancora di averne visto uno,distrattamente,muoversi dalle sue radici>>
Come si era seduto,l'Uomo si alzo' e si avvio tra piu' vecchi alberi e scomparve,indimenticabile, in un secondo appena.
E,tempo di batter ciglio, mi guardai intorno: la roccia non c'era piu' non c'erano piu' gli alberi secolari ne la foresta incontaminata ne gli animali selvatici ero nella pianura padana d' oggi .Nel Mondo di oggi,avevo,forse,solo sognato con gli occhi aperti
Subito,allora, presi carta e penna e scrissi qualcosa del quale non so,ancora, il significato:-

<<Dalla Padana ai Pirenei e le Alpi, dai Carpazzi ai Balcani e gli Urali dai confini dell'Yspania occidentale de Cabo Sao Vicente agli imperi di Perlania fino ai limiti orientali del Mar di Ohotsk,e forse oltre a nord e a sud,i giardini boschivi ,le foreste,erano un giorno stati una sola ed enorme,unica ed inviolata selva;dove le scienze dello spirito umano,poi,ci dimostrarono,l'uomo solea vivere e procreare nel rispetto delle leggi tramandate dagli antenati e,sopratutto,con un progetto che si chiamava:
''Sopravivenza della specie''.
Insieme ad altre informazioni provenienti da fonti ufficiali e conosciute da tutti gli uomini dei sacri imperi delle quattro religioni , e di coscenziose ricerche comparate grazie alcuni documenti tradotti ritrovati recentemente nella citta' tra i fiumi Asi e Varuna,riconoscono a questi luoghi mitici esistiti il nome di...
''Giardini dell'Eden''...>>.

“Capo san vincente e il mare di Ohotsk” non li conosco, non e’ mai sentito parlare, e i fiumi Asi e Varuna dove si trovano ? anche lo loro mi risultano oscuri e sconosciuti, ma d’altronde quanti mari e quanti fiumi esistono in questo e negli altri mondi, sono come le arterie dei nostro pianeti e dei pianeti degli altri. Dunque e’ cosi’ che mi vuoi spiegare gli eventi del mondo, vagabondo ebbro, ma toglimi una curiosita’, quando tuo nipote nascose la sua sensibilita’ nella nave di Colombo a Genova, poi lui, tuo nipote, mori’ con la colpa di aver provato una grande guerra, che fine fece dunque la sua sensibilita’ ? “ chiese il re.

 

 

capitolo.15/

 

IL MARE DI OHOTSK E ALTRI LUOGHI

 

Da un capo all’altro del Eurasia, ci sono i due luoghi il San Vincente a occidente e il mare di Ohotsk a oriente. In mezzo c’e’ tutto il mondo.
I due fiumi invece si chiamano “la citta’ tra i tre fiumi” detta anche “Varanasi” la citta’ tra il Varuna e L’asi. Si racconta sia la citta’ piu’ antica del mondo e forse la piu’ sacra. Li in quel posto per una magia spiegabile dagli cartografi del territorio, il fiume principale che e’ il ghanga porta la corrente e con lei tutti i suoi morti fisici e meta fisici alle sue origini, di fatto la corrente del fiume che nasce a nord e muore a

sud e la citta’ che da le spalle al tramonto e si sveglia guardando l’alba, In quel posto la corrente invece va nella direzione contraria, portando l’acqua verso le sue origini delle sue sorgenti verso Nord, cosi’ che anche l’uomo torna alle sue origini dopo la sua morte.

Durante un viaggio nell’oceano Atlantico Colombo il Cristoforo di Pradello a Piacenza, quello della conchiglia fossile sulla torre di pietra nella valle del fiume Nure, ``per intenderci, decise di andare di ritorno a Gilbilterra con una delle tre caravelle che erano arrivate alle indie occidentali dette anche poi americhe, erano forse quelle che vennero chiamate le terre di Atlantide deli quali l’uomo aveva una rimembranza. Colombo non credeva alla loro esistenza e credeva invece che sarebbe arrivato piu‘ o meno nel mare di Ohotsk. Era arrabbiato ma aveva capito che con tutto l’oro che c’era in quelle terre lui ora mai era gia‘ troppo vecchio per poterselo godere perche‘ il suo pisello era gia’ molliccio, Era arrabbiato con la vita, altri avrebbero goduto al suo posto la sua grande scoperta vichinga, Decise di partire e tornare a Capo S.Vincente da uno scafo che erano diventate tre. Ma voleva partire subito perche’ ,come tutti i geni, era testardo come un mulo e stupido come un asino, . Tutti lo sconsigliarono perche’ non si poteva partire contro i venti sfavorevoli e si invento’ la bolina che era il sistema per andare contro le onde e per scontrarsi contro gli Alisei e ritornare indietro nel tempo perche’ oramai non gli restava che piangere. In realta’ non era vero, lui invento il Genoa per andare con il vento in poppa, oppure il fiocco o chi lo sa, ma io racconto storie, non verita’. e se il figlio di Salmone e della regina di Saba e con lui tutti i suoi eredi Etiopi fossero o non fossero ebrei nessun Giamaicano ne Israeliano ne Etiope ne eveva la risposta certa. E li cavalcando le onde dell’atlantico Colombo di Pradello della val nure con una onda alta 8 metri, scoperchio la barca senza deriva come una cuffia, e da una delle assi dove era nascosta la sensibilita’ di mio nipote, si ruppe, il vaso di terracotta....come una giara fini nel mare e venne trasportato per chi sa dove tra le onde e lui vi rimase aggrappato cercando di galleggiare.....ma di questo vi raccontero’ dopo se permettete...

Un giorno Tommas di Minareto che era un mio prozio usci di casa che c’era qualcosa che lo attirava verso la montagna....

 

 

paragrafo.16/

L'ILLUSIONE DI TOMMAS di MINARETO

 

La casa lo opprimeva,le pareti,il soffitto gli parevano ottusi blocchi mentali,erbe
psicologiche di cemento e mattoni inibitori non gli consentivano di pensare liberamente al niente.
Le finestre,perfino,quei rigidi stipiti,quei sottili vetri che filtravano e giometrizzavano la verita' della luce,non gli parevano che un arteficio,un'ipocrisia della societa'.
Decise di uscire a respirare,si sentiva oppreso,quindi si pose i vestiti di tutta fretta e scese chiudendo la porta alle sue spalle.
Scese le scale,apri' il portale e cominco' a camminare,senza ancora guardare il cielo,per godere,tutto in una volta,il piacere della natura.
Si avvio',quindi,vicolo dopo vicolo verso il bosco,come l'ossigeno gli purificava i polmoni,la vista gli ossigenava la mente,una volta entrato nel bosco,l'umidita' delle foglie gli inzuppo' le scarpe.
Le piante gli alberi gli parlavano piu' delle persone,il loro silenzio era piu' espressivo di mille inutili parole di uomini utili solo a se stessi.
Comincio' a salire verso il monte aiutandosi attaccandosi alle piante e alle roccie che sfioravano dalla terra.Tutto immobile,tutto vivo.
Il suo cammino affannoso si concluse al sopraggiungere della cima del monte.Si permise,quindi,incontrata la valle che gli stava giusto nel fronte,di riempirsi la vista nella totalita' della luce e dello spazio che subito lo avvolse in un emozione che lo assorbi' e pietrificato rimase li a guardare il sole scendere a ovest dietro le montagne che si alternavano fino a confodersi con il cielo.
Le nuvole presero una tinta rossa e giallo-arancio,un colore che gli scaldo' le guance e si osservo' le mani illuminate da questa energia immensa e gioiosa.
Si chiese dove questo richiamo,che era la cosa piu' forte della sua vita,lo avrebbe portato,si chiese perche' la solitudine lo faceva sentire cosi' vivo.
Si chiese perche' non si sentisse come gli altri cosi sociali,borghesi e educati.
Voleva essere mare ed era spirito.
Voleva essere come un albero ed era come un uomo;

 

Voleva essere nato pietra ed era nato carne;
Si chiedeva se,forse,era come essere uno di quelgli uomini che nonostante il loro aspetto si sentono donna in tutto e per tutto e che non si accettano,esclusivamente,per il loro sesso.
A lui succedeva lo stesso:si sentiva aria e vento,fuoco e acqua,pianta e terra,energia e vuoto condannato in un corpo e mascolino desiderato dalle donne e da questo offeso.
Mentre pensava,la notte sopraggiunse,seguiva guardando impietrito nello stesso posto,come radicato nel suolo,o almeno questo avrebbe voluto.
Il buio lo faceva sentire bene,poteva vedersi non piu' umano.
Non poteva vedersi le mani piu' ne i piedi.
Ecco si che ora quello che voleva si era realizzato,aveva smesso di essere corpo e diventato solo visione e linguaggio.
Il buio si era appropriato dello spazio ed ecco che poteva confondersi con le stelle,orsa maggiore,orsa minore,venere...
Navigare con lo sguardo tra la via lattea e bisbigliare con il pensiero,quasi a tacerlo e dimenticare di essere di gramma e verbo.
Chiuse gli occhi per smettere di vedere e tacque la sua mente di parlare.

L'allarme fu dato due giorni dopo,infondo il paese era piccolo e tutti si erano accorti che mancava il gestore dell’erboristeria dalla sera del lunedi;
aveva posto il cartello''chiuso''da due giorni e la farmacia era rimasta chiusa da allora,stranamente.
Tutti pensavano,il farmacista,non stesse bene e che fosse a casa influenzato,ma quando cercarono di informarsi chiamandolo innumerevoli volte dalla porta senza avere risposta,comincio' una preoccupazione generale,venne chiamata la gendarmeria.
E i pompieri,finalmente,entrarono dalla finestra trovando la casa perfettamente ordinata ma,assente il farmacista.
Finalmente la vicina,fino ad allora,ignara ricordo' di averlo visto uscire poco prima del tramonto di quel lunedi ed avviarsi nella direzione alta del paese.
Assicurati che non si trovasse ospite in nessuna casa della parte alta del paese,cominciarono le ricerche nel bosco,non tardarono molto a trovarlo li dove aveva messo le radici nel silenzio della morte da lui desiderata.
Senza accorgersene.
Il corpo stranamente inrigidito dalle due notti fredde e ghiacciate dell'inverno secco e senza neve era rimasto retto con i piedi sprofondati nel fango e a tutti,nella meraviglia e stranezza del fatto venne da ridere ma si sentivano colpevoli per questo.
Nel paese si diffuse la storia dell’ uome delle erbe morto in piedi vicino agli alberi del bosco,ne venne fatta una barzelletta e poi una storia di magie e maledizioni.Alla fine si dimentico' e con l'arrivo del nuovo erborista tutti cercarono di non fare cenno della storia per non influenzare negativamente la relazione che dovevano tenere con questi.
Nella tomba pero' venne scritta la vera storia,qualcosa come:-

<<Qui giace Tommas di Minareto uomo delle erbe del paese,per diversi anni,apriva il negozio per primo e chiudeva per ultimo,
non era mai stanco,tanto che fu' l'unico che tenne la forza di morire in piedi,e gentile,come nel negozio,accennando un sorriso ...>>.

Alcuni abbracciano gli alberi perche’ dicono che gli alberi possono sentire il nostro amore....altri piangono quando vedono il governatore di un regno tagliare una grande foresta di alberi di mille anni, altri piangono quando vedono l’acqua del mare tingersi di rosso per uccisione di migliaia e miglia di delfini inermi, che piangessero anche per tutti quei poveri denutriti che di quella carne o atra si ciberebbero molto volentieri, e di quel legno con il quale si scalderebbero per non morire. Alcuni credono di aver comportamenti morali essendo nati ricchi le mani possono tenersi pulite e come Pilato lavarsele perche’ il lavoro sporco sia fatto da altri, credono che vivere di erbe gli faccia sentire a posto con la loro coscienza, e rinunciano a sapere che quelle erbe a volte sono cresciute da uomini che poi muoiono come schiavi , da animali che poi scompaiono da quei luoghi dove ora crescono quelle erbe. M apoi mai rinunciano ad alzarsi in volo su un grande uccello plastic odi ferro che andare dall’altra parte del mondo a farsi una bel viaggio. Che sappiano che le colpe si possono anche ereditare. Perche’ non c’e’ innocenza nell’avere dai padri e usufrire dai loro averi e usufrire dei loro compromessi e dei loro peccati. E se il peccato non esiste e nemmeno la colpa che Io vi maledica e a con voi la vostra umanita’ tutta che sara’ comunque e sempre solo innocente perche senza colpa alcuna.

“vagabondo ebbro” disse il re “ non vedi che cosi’ tutta la mia corte e’ scappata a guardarsi nella anima dentro, e anche lo scriba ha cominciato a correggere le parole e a farle proprie, per timore di scrivere bestemmie e cose sacrileghe, mi guarda spaventato ma Io non ti temo, mago, perche’ saro’ io infine a decidere il tuo destino, dimmi piuttosto, so che nelle indie alcuni fermano il corpo, per consumare meno energia possibile, rallentano il battito del cuore e la mente, diventano magri come fuscelli, per sentirsi il piu’ pulito possibile e non prendere parte ai mali del mondo, cosa ne pensi tu dunque?

 

 

 

paragrafo. 17/

 

 LA GIARA DI PRADELLO COLOMBO E ALTRE AVVENTURE

 

Un giorno mentre giravo il mondo alla ricerca della giara di terra cotta persa da Colombo di Pradello, mi trovavo sulle montagne piu’ alte del mondo, dicevano che anche l’arca di Noah che era mio figlio era in cima un monte ed io non ci avevo mai creduto per me l’arca non era mai salpata. Comunque io non ero cosi’ in alto, perche’ bisognava essere veramente preparati per andare cosi’ in alto, e comunque gia salendo un pochino si sarebbe arrivati in una delle patrie dello spirito che e’ il Tibet, solo che a partire dai 4000 metri non ci sarebbe stato nemmeno una abete ne un pino e tutto sarebbe diventato brullo e ventoso e tanto freddo cosi’ che anche gli abitanti del Tibet dovevano mangiare la carne dei pastori perche’ nemmeno le patate li vivevano, lo stesso avevano

fatto gli abo-abo, con le larve, e gli abitanti di Papua e dell’amazzonia e tutti gli altri, avevano ucciso gli animali per di loro cibarsi, anche in popoli che vivevano al caldo, si erano cibati di pesci di tutte le dimensioni e anche i popoli che vivevano al freddo, si erano coperti di pellicce di orso e di grasso di foca.Infatti quelli che avevano smesso di mangiarla erano molto moderni piu’ che antichi. Erano progrediti e avevano detto e scritto che uccidere gli animali era come uccidere gli uomini. infatti avevano delle scarpe fatte con la pelle umana dei loro nemici mangiatori di animali. E per loro uccidere un uomo era come uccidere un topo. Io misi delle grosse trappole per gli uomini con delle grosse molle che scattavano davanti hai negozi che vendevano la carne degli animali perche’ avevo capito la loro lezione di vita ma poi altri mi dissero che non potevo che se qualcuno affamato avesse preso quella carne nei negozi che avevo messo come esca sarebbe rimasto schiacciato, e che mi avrebbero arrestato ed io allora le tolsi. Chiesi loro se veniva arrestato chi metteva le trappole per i topi nelle loro dispense. E loro mi dissero che non era vietato.. Io non capivo bene perche’ e intanto riflettevo su questa ingiustizia.
Cosi che mentre riflettevo sugli uomini e i topo, salivo con calma il sentiero dell’Himalaya, quel giorno salendo incontrammo uno di quei santi viventi li seduto magro come un fuscello, seduto da 100 anni nella posizione credo del loto, solo che uno di noi, curioso guardandolo, si distrasse ed inciampo’ e nel momento di cadere rimase impigliato e aggrappato con una mano, chiedeva aiuto al santo magrissimo, ma lui aveva il cuore che batteva cosi’ lento che non solo non sentiva piu’ nessuna emozione e non prendeva parte alla vita degli uomini, ma anche, nello stesso tempo, non ebbe la forza ne la reattivita’di prendere la mano del nostro amico per salvarlo. Ed il nostro amico precipito’. Il problema e’ che un filo legava il piede del nostro amico al mio e io e il mio agli altri Sherpa e dei Sherpa agli altri abitanti dell’Hilmalaya, e degli altri indiani, e quelli del bangladesh, della malesia, e di tutta l’asia e del mondo intero e cosi‘ precipitammo tutti. Uno dopo l’altro. precipito’ il mondo. L’universo era atttaccato al mondo e quindi precipito‘ anche l’universo, per ultimo venne lui il santo vivente, il rinunciatario, che non aveva tanta voglia di morire con quel peso sulla coscienza, apri’ gli occhi e gesticolo con le mani “no no” diceva. ed infatti qualche mese prima , forse gia un anno o due, si mise a mangiare un pochino e a fare un po‘ di Joga, e due passi, cosi’ quel giorno quando il mio amico cadde subito gli prese la mano e lo salvo‘ e cosi’salvo‘ tutto l’universo e noi potemmo continuare il nostro cammino.
Il nostro maestro decise dunque che mi avrebbe messo una benda agli occhi per due motivi, il primo che non mi sarei dovuto distrarre da eventuali incontri rinunciando cosi’ al bel panorama che avevo davanti, ma sicuro della fiducia, alla quale dovevo necessariamente contare, verso di lui. il secondo motivo era che non voleva che io conoscessi la strada del ritorno a valle cosi’ che non avrei potuto tornare indietro per continuare a distruggere il pianeta, come era mia natura. in realta’ c’era un terzo motivo per il quale aveva insistito a mettermi la benda sugli occhi, ed era il fatto che non voleva talvolta che io guardassi con i miei di occhi e quelli della mia coscienza, ma che mi fidassi dei suoi della sua consapevolezza garantendogli che sarei rimasto suo discepolo e non lo avrei mai abbandonato. quando mi tols ela benda Infatti mi aveva procurato un terzo occhio sulla fronte per

convincermi che io ero un illuminato, ma lo aveva fatto con uno strattagemma, facendo pressione
con della cenere con il pollice e provocandomi una ferita al centro della fronte.. Arrivati quel giorno a 3500 metri, gli alberi si facevano radi, ancora qualche centinaio di metri e non avremmo piu’ potuto salire il nostro monte, troppo freddo, e senza riparo, senza tende
possedavamo solo alcune coperte ogniuno, Ci fermammo li in quel punto, allora e facemmo un bivacco accolti dentro due grosse radici di un pino secolare, erano come due grosse braccia che ci accoglievano, ci togliemmo le scarpe perche’ nel tempio non si entra con le scarpe e accendemmo il fuoco sacro che solo lui poteva toccare. il baba che ci aveva portato lassu’ una mattina mi mostro’ le montagne e disse :- “guarda siamo in alto ,quassu’, abbiamo camminato tutto il giorno per essere abbastanza lontani dal mondo, cosi’ che tu non possa distruggere niente, visto che e’ nella tua natura l’attitudine, Noi staremo qua per alcuni giorni, solo prenderemo, l’acqua dalla fonte, per fare il cthe caldo con le spezie, e raccoglieremo un po’ di legna sotto gli alberi per scaldarci, e cucineremo un po’ di riso e due verdure che abbiamo portato con noi insieme al sale al burro e allo zucchero. Ma quassu’ , per alcuni giorni, non prenderai parte alla distruzione del mondo, cosi’ che tu possa acquisire consapevolezza, di cio’ che fai nella valle, tu “uomo intero di uomo ” E non potrai per tre giorni essere nella citta’ di Delhi dove hai visto quei bramini alle finestre osservare quel grande elefante passare indiano dal passato, o Calcatta dove gli appestati si rifugiano da mille anni o di nova di York che nuova gia’ marcisce nel mercato del mondo intero come e’ sua profonda la caratteristica , quando tornerai in europandia dove solitamente costruisci orgoglio , e produci consenso , e dove distruggi le verita’ degli acquitrini e del gracchiare delle rane, per sosituirle con le menzogne dei ponti che dovrebbero unire le nazioni, ed invece porteranno carichi di armi e di violazioni degli umani diritti di qua e di la del mondo. Qua in alto, non ti sara’ concesso, per tre giorni, qua solo sopravviverai e se sei fortunato berrai un po di latte di Yak che ci regalera’ qualche vecchio pastore, se da qui mai passera’, che questo sia motivo di riflessione per te” mi disse.

Quelle verdure quel riso e quello zucchero erano stati portati da me e a lui regalati, e alla nostra piccola comunita’ ogniuno portava qualcos acon se, io portavo alcune monete d’oro dal’europandia, come altri portavano yeng dalla terra dove si mangia il pesce crudo a cubi, o altri i palestini da Israel, altri ancora i Marchi altri i Franchi. altri i pesos e le scambiavano con montagne di rupie indie., Con le quali ogniuno poteva pagare le materie prime per l’arte della cucina e della sopravvivenza. E lui il “maestro” in cambio mi insegnava il valore dello spirito sulla materia. Un giorno il maestro mi disse :- “tu sei ricco e io prendo dalla tua ricchezza” io dopo aver riflettuto per due giorni poi tornai da lui e gli dissi :-” io non sono ricco, ho alcune monete d’oro con me, che mi sono portato dal mio lontano paese dove ho lavorato e ho accumulato alcuni risparmi. Io vengo da una famiglia molto religiosa con tanti figli, non abbiamo mai conosciuto la ricchezza , nessuno la ha mai incontrata “ Lui allora mi rispose :- ‘vedi, ti ho detto che tu sei ricco ed io ho preso dalla tua ricchezza e tu subito hai pensato alle tue monete d’oro. Io forse intendevo alla tua riccheeza spirituale e che io prendo da quella ricchezza. Questo devi imparare che la ricchezza non e’ solo quella della materia ma anche quella dello spirito” Quando tornammo a valle lui mi imploro’ :- “ non tornare a distruggere il mondo stai qua !“ comunque decisi di ripartire per cercare la mia giara di terracotta “lui mi diss enon ci vedremo mai piu’ e tu mai piu’ tornerai” ma io dovevo ancora dove cercare il mio cuore perduto con dentro la mia sensibilita’. Parti’ con un

grande uccello plastico di ferro e guardavo di sotto, c’era una grande citta’ detta di Bombay, sotto di me vivevano uomini miserabili in grandi citta’ fatiscenti di carta e tolla, uomini senza destino, e il grande uccello plastico lasciava cadere i suoi escrementi che colpivano quelle persone rendendo la loro vita ancora piu’ terribile, il loro cibo mischiato a quegli escrenti e le loro vite assai brevi. Ed io non potevo dimenticare quello che mi aveva insegnato il mio maestro sulla montagna. Il mio compito era portar ela sua parola nel mondo. Tornato nella citta’ di mezzo gia stata terra dei villanova mi dedicai per lungo tempo alla meditazione e alle posizioni dell’ hata joga perche’ tra l’Asi e il Varuna a Benares la citta’ tra i tre fiumi avevo incontrato un nuovo maestro che anziche’ avvelenarsi con il veleno di Shiva come faceva il baba sull’ himalaya, questo Jogi di una famiglia di jogi, si dedicava alle asahna sui tetti della citta’ dei morti. Dove con gioia e mistero vedevo volare gli acquiloni dei bambini locali.
Il mio maestro di Joga lo avrei rincontrato dieci anni dopo nella citta’ del triangolo della magia nera di Londra e Praga eTorino e a Torino nel nono anno del xxi secolo, dove andai per incontrarlo perche’ mi aveva cercato, in seguito ad una tragedia che era avvenuta a Bombay della quale mi sentivo altamente responsabile e per la quale capi’ il peso che avevano le parole, E poi ci rincontrammo ancora a Berlin nel “incrocio della montagna” dove lo Spree il fiume che divide e unisce l’est all’ovest della citta’ proprio sul ponte di Varsavia, dove di quel “incrocio della montagna” nella piazza di Marianna vicino alla chiesa e alla scuola di musica tra i fili d’erba dei prati si raccontavano strane cose su i resti umani trovati nel sottosuolo nei pressi della rauchhouse, o del’ ufficio della gioventu’. Li avevo vissuto con Noah mio figlio colui che portera’ la scatola con la mia lingua, che quando si apre comincia a parlare.Prima che lo rapissero e cominciassero a raccontagli menzogne, Ma anche di questo vi spieghero’ meglio dopo.

I bramini vestiti di bianco con lunghe barbe bianche, retti in piedi come porcellane in bella vista avevano visto passare l’elefante, e con una lacrima li aveva turbati, egli era cavalcato da un indiano con il turbante e vestito di oro e porpora e ciano , e la sua broboscide dodolava lenta come i suoi passi, e all’incrociare quelle finestre dei braamini, il suo sguardo si rivolse a loro, che avevano suguito il suo sopraggiungere dal castello rosso di nuova] Dely, L’elefante era diventato un serviente e preso a volte con piccoli bastoni o stecche di bambu’,ma nell’ incrociare i bramini essi si scambiarono uno sguardo pieno di consapevolezza. Quel grande elefante che sembrava un vecchio e triste elefante qualunque, quel “grande elefante passare indiano dal passato” aveva un nome si chiamava Zoe, ed era un elefante speciale perche’ quando era bambino aveva parlato con mio figlio Noah e con Dio stesso e persino al male assoluto, un giorno, con la sua voce armoniosa, ne aveva aperto il cuore.e questa e‘ la sua storia che gli antichi parenti raccontano :-

paragrafo.18/

 

ZOE L’ ELEFANTE

 

Fu visto avviarsi solo verso l’arca di Noah, lui il piccolo Zoe elefantino rimasto senza la mamma.
Nessuno ebbe il coraggio di digli che Dio stesso in terra aveva ordinato che tutti gli animali dovevano avviarsi verso l’arca in coppia e che, aime’, gli elefanti erano gia da giorni spaparanzati confortevoli nella stiva nella nave, mentre a lui invece non sarebbe stata concessa salvezza....
Ma nessuno aveva avuto il coraggio di dirglielo, nemmeno i pappagalli sempre a zabettare maliziosi, nemmeno loro gli misero la pulce all’orecchio....ne le volpi che cercavano di vendere posti a sedere nel mercato nero...nemmeno i cavalli che trainavano i carichi di alimenti dalla fattoria degli animali, erano al corrente e vedevano l’elefantino triste guardarli mentre lavoravano...

Lui l’elefantino, con i suoi grandi occhi sensibili e lucidi come sull’orlo di piangere, era stato nei paraggi per giorni e sembrava credesse in una clemeza di Dio e del suo profeta

messagero , sperava che la disgrazia di aver perso la sua mamma gli avrebbe beneficiato del previlegio di salire sull’arca.

Ma le regole ferree del diluvio universale andavano rispettate, e questo lo sapevano tutti...e tutti sapevano che Noah non lo avrebbe fatto salire mai....

I giorni trascorrevano, mentre il cielo si faceva sempre piu’ nuvoloso, e le coppie salivano, le pigre tartarughe, i saltellanti cerbiatti, ecco la coppia degli orribili rospi e le ranocchie verdi come foglie in primavera, e poi le giraffe che dovano piegare ben bene la testa per passare dalla porticina...poi i canguri e i pinguini e tutti i coleotteri,l’ape regina e il suo consorte che subito si misero a progettare un alveare per quando sarebbero tornati a terra..il re leone e la sua signora si erano permessi un posto speciale con una bella vista sull’oceano...le tigri ruggenti si erano subito lamentate dall ’invida....

L’Arca era sempre piu’ affollata, e si parlava la sera come in attesa della partenza di una crociera.

A poca distanza, la vigilia , l’elefantino se ne stava appartato, sotto un albero nelle vicinanze della spiaggia, affondando i suoi piedi nella sabbia fredda...aveva i brividi, e guardava l’Arca in lontananza tutta illuminata,si sentiva il gran vociare dei passegeri, le stelle lo consolavano un poco e pensava alla sua mamma nel cielo, domani sarebbe andato a parlare con Noah in persona.

La mattina molto presto e canticchiando si presento al profeta e chiese il suo posto sulla nave.. Il capitano si giustifico’ dicendo che il messaggio di Dio era chiaro nessuna eccezione, lui non poteva salire.
A nulla valse il suo tentativo di cantare gloria a Dio e al suo volere, pur di poter aver salvezza... a nulla valsero le sue preghiere, sarebbe morto come gli altri....cosi mio figlio Noah a malincuore lo accompagno fuori dall ufficio ...

La pioggia era gia iniziata e la spiaggia di minuto in minuto si allagava, l’elefantino portava ancora la speranza nel cuore e con la stessa speranza consolava tutti i rimasti che si erano radunati a guardare la gigantesca nave che a momenti sarebbe salpata...
Solo gli uomini erano assenti, perche’ i loro cuori di pietra non percepivano come che la profezia di Noah si sarebbe avverata e che il mondo sarebbe affondato....
Ma loro, gli animali tutti loro, che invece sentivano con il loro cuore, conoscevano il loro destino, e si erano messi a migliaia davanti alla nave illuminata...

l’efantino con i grandi occhi tristi e lucidi raccontava loro storie e poesie per tenerli buoni....e canticchiava canzoni come se niente fosse, le filastrocche che la sua mamma gli aveva insegnato gli tornavano utili e le cantava a tutti quei cuccioli che non sarebbero mai partiti, e che erano nati per niente...

mentre la nave stava per partire tutti gli animali del mondo si erano li radunati uno allo volta, era uno spettacolo immenso, un continente intero di animali avevano sentito quelle canzoni innamorate dell’elefantino, come un richiamo e si erano tutti radunati per vedere la nave della speranza partire increduli....senza di loro...
``
Gli uomini allora vista questa moltitudine aprirono le loro finestre, immediatamente entro’ la luce tra le nuvole e illumino’ i lori visi e un raggio colpi’ Dio stesso che apri’ il suo cuore immenso.....la pioggia fini’ improvvisamente, e nuovi germogli nacquero’ all’ istante...la felicita’ riempi’ ogni bocca e la malvagita’ si dissolse..e tutti scesero dalla nave...

L’elefantino e tutti gli altri incontrarono i loro genitori che vennero’ a prenderli...e persino Il diavolo, fu avvolto in quell’abbraccio quel giorno , di nascosto, pianse dolcemente...pensando alla sua infanzia....

“Cosi’ “ disse il re all’uomo nudo “tu cosi’ racconti come siano andate le cose, vuoi riscrivere anche la storia sacra degli uomini e degli animali, quelli che dici che sono i tuoi discendenti o tu di loro, e sostieni che a memoria di uomo, dentro noi stessi possediamo dei ricordi, vaghi come Atlantide ma li possediamo, non e’ che semplicemente c’e’ li hanno raccontati se no gli avremmo ignorati, com e’ il linguaggio frutto dell’apprendimento, e’ per questo invece tu dunque credi che dentro l’anima misteriosa della nostra mente ci sia la risposta stessa dell’ universo intero, dunque ? perche’ tu dici che il tuo primo padre e l’origine del mondo medesimo e che non solo siamo tutti fratelli, uniti colpevoli e senza colpa insieme, perche’ anche esistendo la colpa ogniuno la possiede in quantita’ diverse, non esiste una metrica per dividerne il peso se non la metrica della legge e delle coscienze che di ogniuno e differente. ma tutti portiamo quindi questo segreto da svelare, che di padre in figlio ci e’ stato raccontato, da quando l’essere era un seme dentro un utero vuoto, e l’universo nacque come un coito ed un organismo e tu capisti dunque orgasmo, capisti male uomo nudo ebbro peccaminoso ed adultero, come e’ tuo solito, e tutto questo si divulgo come un atto di amore in espansione grande tanto come milioni di galassie, tu dici Mago che tu hai creato tutto questo?

 

paragrafo.19/

 

Si racconta che esistesse un paese che si chiamava Grecia, non so se esiste ancora, perche’ i popoli del nostro astro intero, erano solito prenderne le risorse parole e anche le sue antiche storie erano state tradotte dai filosofi di tutto il mondo e ne avevano tratto conclusioni affascinanti e rinsecchito la loro fantasia. Tra i piu’ famosi che passarono d aquelle parti c’era un folle detto il Federico di Nietczche, che aveva scoperto tra le tante cose dei racconti che parlavano di antichi rituali e danze e orge degli “Illusi”` o qualcosa del genere, e anche grazie a questi studi, un alchimista, forse il piu’ discusso alchimista della storia aveva scoperto che sulla punta di una pianta cereale con la quale si faceva il pane vi abitava un piccolissimo fungo parassita che li vi aveva, di abitudine, preso dimora. La pianta di segale cambiava cosi‘ il nome e diveniva “la cornuta” la segale detta la “cornuta” pianta maledetta era stata causa proprio di deliri di massa in piccoli paesi e di attacchi di scorbuto. Da li che divennero gli uomini appunto scorbutici. L’alchimista si mise ad analizzare questa pianta consciuta dai gli uomini prima di Socrate e dai mitologi prima, e alla fine ne fece una pozione dagli effetti magici, si chiamava l’alcamo lisergico e venne provato persino dai re per i loro eserciti, con scarso successo perche’ l’uomo anziche feroce apriva il proprio cuore e voleva baciare il suo nemico. Questo alchimista si chiamava Alberto di Hofmann.

Di quel paese, dal quale, vento arrivava fino a Genova, arrivarono parole talvolta confuse, che parlavano di due Dei ,tra i tanti ,i quali erano tutti e due belli assai, uno era Apollo e l’altro Dioniso. I due erano si belli entrambi ma uno puro’ e l’altro trasgressivo perche’ era l’unico dio dell’olimpo figlio di un uomo e non di un altro dio , non si sa chi visse piu’ a lungo, quello che si sa e che ambedue a loro modo rappresentassero la bellezza del mondo, ovvero la sua guerra interiore, quella di visnu soldato di shiva che e’ creatore e distruttore nel medesimo tempo.

Questa e’ una delle loro storie :-

 

PRESTO,PRESTISSIMO....

 

Era presto, prestissimo che lil gallo canto’ improvvisamente come sono solite fare le sveglie dei galli,e altrettanto improvvisamente ,Riccardo,“il Ricco” per gli amici, quella domenica,apri’ gli occhi e dopo aver contemplato per un minuto il soffitto con quella piccola macchia di zanzara spiaccicata, si alzo’ dal suo letto e si avvio verso la toeletta con un fare determinato.”Uno,due,tre,quattro,cinque,sei, sette” contava i passi per arrivare a denstinazione pensando se anima di quella zanzara fosse valsa piu’ della sua.
qui vi trovo pronti pennello sapone e il rasoio , preparate la sera precedente e comincio’ il rituale della barba, guardo’ lo specchio e i suoi occhi riflessi non piu’ giovanissimi, meditando il mistero dell’esistenza,e tra se pensava- “ In fondo siamo alieni di un pianeta lontano,come’ che mi sembra tutto cosi’ normale ?” Poi, pulito il lavandino, si avvio in cucina a preparare del pane per il viaggio che ripose nello zainetto con poche altre cose:- uno coltellino, una lanterna e una scatola di fiammiferi. ,lo chiuse meticolosamente e lo appoggio sul tavolo. poi preparo un caffe’ che borbotto in pochi minuti, lo servi in una piccola tazzina in ceramica e pensava se anche gli altri alieni facessero cose del genere.

..dopo il sorgere del sole, una altro gallo aveva cantato improvvisamente, come sono solite fare le sveglie dei galli , ma era successo per una stupida dimenticanza, infatti walter, detto “il modigliani’ poi anche “il modi” per quel suo collo snello e affusolato, che aveva avuto in gioventu’ che era diventato invece taurino con gli anni, e pure i suoi “modi” erano diventati infatti irruenti ed instabili, quella domenica “il modi” infatti si accese del tabacco che subito spense tossendo e continuo’ a dormire ;- fece un sogno strano, come spesso sono i sogni- una ragazza che aveva incontrato, qualche giorno prima alla fermata della carrozza, gli chiedeva di seguirla, ma lui non riusciva a staccare i piedi da terra, e si sforzava per riuscire, senza successo” si sveglio di nuovo improvvisamente e si accese altro tabacco, poi la appoggio al posacenere sul disordinatissimo comodino e ricomicio’ a dormire nervoso. “ si trovava ora in una scantinato con una scala buia di piastrelle rosa siena, sul pavimento della cantina vi erano oggetti alla rinfusa, una sedia a dondolo, un candelabro, e della paglia con delle galline che beccavano il suolo e una bottola aperta dalla quale fuoriusciva del liquido colorato e denso, in grandi quantita’, e poi un uomo che sorrideva”

“Ricco” apri la porta, che rimase spalancata, mentre finiva due o tre mansioni di casa, spense il fuoco “non si sa mai” pensava, lascio’ una finestra vagamente socchiusa in cucina per far cambiare l’aria durante la su assenza, guardo’ il ritratto del figlio, che viveva con la madre, pensando che quando fosse stato grande abbastanza poteva seguirlo nelle sue scampagnate, come lui aveva fatto con suo padre da bambino. Prese i ferri della carrozza con cavall d’acciaio e lo zainetto e usci’ , chiuse la porta,e scese le scale,il sole era appena sorto, l’aria era fredda e pungente, accese l’auto e parti in direzione delle montagne innevate.
accese la radio (la radio era uno strumento che permetteva di sentire delle voci trasmesse nell’etere) che dava notizie rasserenanti sulla condizione degli astri ,ci sarebbe stato il sole tutto il giorno, e anche le temperature sarebbero state miti, verso mezzodi’ ci sarebbero stati 5-6 gradi centigradi.(l’unita’ di misura del freddo) Prevedeva. Cambio’ stazione e mise un po’ di musica avrebbe guidato per una oretta circa, verso nord, le montagne vi erano di fronte.

Walter detto “il modigliani” aveva sperato di riicontare la ragazza nel sogno ma non era piu’ riuscito, la cosa lo seccava abbastanza, e ancora di piu’ lo intorbidiva il fatto che sicuramente non la avrebbe nemmeno riincontrata nella vita reale, perche’ non aveva nessuna intenzione di attenderla alla fermata delle carrozze tutto il giorno o tutta una settimana in quel infame inverno. E poi per dirgli cosa? “ti ho sognata ma non riuscivo a seguirti “..
“vanculo” pensava “e quell’altro sogno con quella gomma colorata e calda che usciva dal buco e quel personaggio che sorrideva mostrandomela?” Si mise a bere la birra che aveva iniziato la sera precendente e che aveva lasciato anche lei sul comodino a far la sua decadente compagnia al posacenere. si gratto il viso e diede un nuovo colpo di tosse, poi prese una scatola con i quadri che si muovono entro’ in rete e comincio’ a guardare dei quadretti con donnine peccaminose e nude , che non lo eccitavano minimamente, entro su youtube( youtube era un programma per vedere delle immagini e della musica attraverso il cielo arrivavano direttamente nella propria dimora,come la radio) e comincio ad ascoltare della musica a cazzo.

Riccardo era arrivato a destinazione di fronte a lui il colosso lo attendeva per la sua ennesima avventura con la natura, sembrava quasi posta li da Dio in persona, solo per lui, un masso alto duemila metri, che lo attendeva per una scampagnata di poche ore, poca cosa, per lui ma tanto tanto per il suo cuore, i ricordi con suo padre e l’aspettativa di poter portare suo figlio con lui un giorno. Si sedette e comincio’ a mettersi calzettoni e scarponi, poi cappelo e giacca, aveva lasciato un po’ di spazio nello zaino perche’ sapeva che dopo poco avrebbe avuto caldo e si sarebbe tolto il golfino di lana. Comincio a camminare cadenzando i passi, ricordando il suo maestro che in India lo aveva portato fino ai 3500 metri, camminando costante e lento. gli aveva insegnato alcune cose lassu’ .

“il Modigliani” detto anche “II Modi” dopo l’ennesimo tabacco decise di alzarsi, si gratto i coglioni, e si mise a pisciare in quella latrina che aveva al posto del bagno, appogiando la mano al muro e grattandosi il culo. Ma di per se il bagno era si nuovo e ben piastrellato ma cosi’ sporco e disordinato che era proprio un cesso, come la sua vita del resto, “altro che “modigliani” “ pensava “munch” dovrei farmi chiamare. Persino il piscio era denso, puzzolente e giallo come la sua birra e il suo sogno. “fanculo” pensava “f-a-n-c-u-l-o-” e poi scoppio’ in una risata fragorosa... si tiro’ su la patta e ando’ in cucina apri’ la ghiacciaia e prese una birra dei monaci , alcuni pezzi di tostati vagamente rinsecchiti dei whursthel crudi (erano delle salsicce dei germanici) e senape francese, si fece un caffe, e appoggio su un taglier edi grosse dimensioni e porto tutto a letto.

“Ricco ricordati” gli aveva detto il suo maestro “Vedi queste montagne di fronte ai tuoi occhi” finche tu sei quassu’ non distruggi niente, bevi l’acqua delle sorgenti, e ti cibi di quel poco che ci siamo portati, ti scalderai con un poco di legna che troverai nel bosco gia spezzata e secca” spiegava “ Non distruggi niente,solo il necessario per la tua sopravvivenza, quando tornerai a casa nel tuo paese dove lavorerai, produrrai, prenderai i grandi uccelli plastici di ferro ,costruirai, starai prendendo parte ala distruzione del mondo” aggiungeva “ma finche sei quassu’ non distruggi niente e puoi contemplare il creato”

“II Modi” si era messo sul letto parlando con quella stronza, si perche‘ era pure in compagnia su skipe (skipe era un sistema di linguaggio per comunicare con le persone lontane e vedere i loro visi come durante i sogni ma da svegli) con quell’altra esausta della sua amica, che anche lei non sapeva che cazzo fare quella mattina. La sera prima aveva utilizzato delle sostanze magiche eccitanti provenienti dalla colombia con il suo Marito, e che pero‘ lui era andato in studio per fare dei tatuaggi ad un mentecatto di provincia che voleva un tribale tamarrissimo sul avrambraccio e che per lui erano solo delle marchette del cazzo e che lei pero’ voleva venire a scopare con lui. Tanto il suo tipo e‘ un tossico del cazzo e non gli tira piu’. “Aspetta un attimo” le disse “il modigliani” e le chiuse skipe in faccia.

“Riccardo camminava, guardando alberi secolari spogli, e conifere verdi , rami tronchi che qua e la spuntavano dalla neve bianca, affondava i suoi scarponi e i suoi calzettoni di lana rimanevano impregnati di neve,il cielo era pallido come il sole e e il sentiero di faceva piu’ ripido e difficile, un passo a sinistra ed uno a destra il fiato si faceva sentire e cercava di misurare e controllare i suoi battiti cardiaci. Mantenedo la misura della velocita’ di salita.

Walter non voleva piu’ rispondere a quella puttana che voleva sempre che lui glielo sbattesse in culo tirandogli i capelli e dicendogli insulti di ogni genere, pensava che anche lui ne aveva piene le palle di sta gente di merda che aveva intorno. “f-a-n-c-u-l-o- f-a-c-u-l-o-” e poi si mise di nuovo a ridere sadico mentre lei lo chiamava su skipe mangiando i suoi whurstel con la sua senape “nel culo te li metto sti whurstell”..vacca schifosa.

L’aria fredda nelle narici e il sudore nella pelle, “che emozione essere qui !! sui monti, mio padre e mio figlio ne cuore, domani li cerchero’ tutti e due per dirgli che gli ho pensati e che li amo con tutto me stesso” pensava “vi amo”.hops..Ricco inciampo’ improvvisamente ..e

“cazzo vuoi?” rispose su skipe “porta un po’ di coca (la coca detta anche cocaina era un tritato finissimo di una foglia del sud delle americhe che metteva la forza, ma era anche pericolosa per la testa) almeno,ti aspetto, va bene..si si ti amo anche io muoviti e ricordati la coca, il dio e porco” ..”si proprio il nostro Dio” pensava “per quei porci come noi, pieni di vizi e poche virtu’ “ha ha ha ha” si mise a ridere di nuovo.

Riccardo li mori’, precipitando nel vuoto di un crepaccio, e spezzandosi il collo in due..

“ha ha ha “ rideva il Modigliani “ con la sua decandente voglia di vivere e di fottere...

“Mago” Disse il re “di nuovo parli di cose a noi strane ed un linguaggio che a noi pare essere sconosciuto e scurrile, parli con profanazione, e di un dio che pare abbia le similianze di un maiale fatto di tabacco, birra, carne piccante e seduzione, e di miscredenza volgare e di adulteri e sodomia,. Con la destrezza del malandrino la velocita’ del borsaiolo e la naturalezza del prestigiatore, ci vuoi forse spaventare e meravigliare con semplici bestemmie ? ora, parli di tecniche a noi misteriose, per parlare con gli amici lontani, che ci appaiono impossibili, e di difficile artigianale fattura, parli di volatili di ferro e di carrozze con cavalli di acciaio, e di quadri che si muovono, e di scatole che raccolgono le immagini, di fiumi oscuri che portano le anime dei morti, di terre rosse a noi sconosciute, e di popoli smarriti nel tempo, e di oggetti che si trasformano nel tempo. , effetti magici di sostanze tritate di fogli e di alcami, e di altre alchimie, come spieghi a noi cosi’ arrestrati dunque il sopravvenire di tali tecniche e della naturalita’ con le quali queste tecniche convivano con gli uomini del creato ?

 

paragrafo.20/

 

LE RIVELAZIONI

 

Io non sono un uomo che puo’ dare risposte, sire’ (ovvero colui che decidera’ il mio destino), al massimo sono un uomo che puo’ rispondere con altre domande.
Io non so perche’ l’uomo abbia di se a dismisura creato se stesso, e di quel arcano utensile,ne abbia lanciato l’arciere del progresso, pare che la sua illusione fosse, dell’essere umano stesso, non far piu’ fatica e arrivare al massimo delle conscenze,e altri dicono togliere gli uomini dal giogo della schiavitu’, pare che per qualche generazione abbia pure funzionato e che purtroppo agli ultimi sarebbe toccato il destino di pagare i debiti dei primi in quanto poco onesti.
Altri sostengono esiste una razza o alcune che sempre abbiano sentito il loro naturale istinto a al suo predominio sull’altra e che questo a creato una reazione a domino ,oppure lo puo’ chiamare dominio se preferisce. A proposito di questo l’unico figlio di mio padre scrisse delle frasi, che lui chiamava aforismi, ve ne leggo alcune :-

(primo aforisma)
Aforisma della foresta

C’era un popolo dove era vietato tagliare gli alberi..quando era strettamente necessario il consiglio degli anziani si radunava in consiglio ne parlava ,con passione per ore poi si decideva quale albero dovesse essere tagliato, gli uomini di questo popolo si nutrivano di ciò che la terra offriva loro,erano forti della loro interiorità, magri, piccoli di statura, e sapienti amministravano la natura con equilibri delicatissimi,e qualsiasi scelta doveva essere presa con riti sciamanici, consultazione delle divinità e del consiglio degli anziani.
Nelle vicinanze della foresta dove loro vivevano c’era un altro popolo che viveva con regole del tutto simili alle loro.
Un giorno uomini venuti da lontano si insediarono nelle vicinanze dei loro vicini,essi avevano altre regole ,erano forti, alti e ben armati cominciarono a “corrompere” il popolo a loro vicino, loro erano più forti e alti perché si erano portati i viveri da lontano, e dove passavano, portavano via gli alimenti, gli animali,e le altre cose dai popoli che incontravano, possedevano strumenti per tagliare alberi di cinquecento anni, dissero: “noi ti diamo altri animali e le sementi e ti insegneremo a venerare un solo Dio,il nostro che è quello giusto, è lui che ha creato il fiume e la foresta e le cose tutte, ed è lui che ci autorizza a tagliare la foresta”, i giovani credettero che c’era una verità, il consiglio degli anziani si radunò, e decisero che le regole degli avi, non si potevano tradire,gli alberi non si potevano tagliare perche sacri, i giovani si ribellarono perché erano stanchi dei sopprussi che dovevano subire dagli uomini alti,violentavano le loro donne, e mangiavano sempre in abbondanza erano più forti e armati…uccisero i vecchi, vendettero i loro alberi agli uomini alti, divennero anche essi alti,armati e forti…
Un giorno andarono, dai loro vicini e cominciarono a picchiarli,loro erano diventati più forti, il consiglio degli anziani degli uomini piccoli di statura, forti della loro interiorità, si raduno con i giovani…i giovani dissero: loro vogliono i nostri alberi,ci daranno animali e sementi e mangeremo e diventeremo forti e alti anche noi e così ci potremo difendere…” gli uomini del consiglio degli anziani dissero: le regole degli anziani non si possono tradire, perché ci è stato insegnato dai nostri padri,e a loro, dai loro padri fino dalle origini del mondo, i giovani erano stanchi di essere piccoli, volevano diventare grandi e forti, uccisero i vecchi, e cominciarono a tagliare gli alberi….vendettero gli alberi e diventarono forti,ricchi e armati……

E quindi l’unico figlio di mio padre spiega cosi’ perche l’uomo abbia tradito il sapere dei suoi avi. Nel latino la parola trans significa’, nei riconosciuti vocabolari, la trasmissione, cioe’ cio’ che si trasmette ,si trasferisce,o si, infine tradere, ovvere traduce, cio’ che si traduce ,si puo’ infine tradire, l’uomo tradisce con la sua traduzione, cio’ che e’ il sapere originale detto anche “l’ interpretabile” e ne trasforma il suo significato piu’ profondo e puro cosi’ che cio’ che e’ profondo diventa da sacro a profano o anche profanato e poi di nuovo consacrato, in base al giorno, che sia un venerdi, un sabato o di una domenica, in base al bisogno. Come dagli idioti che pisciano sui sarcofaghi delle altrui credenze, e qui giacciono con delle ragazze sotto l’effetto del vino, ignari di offendere le origini stesse di chi ha vissuto in quei sacri luoghi e ne a scolpito le sembianze per chi avra’ da venire. Cosi’ che la storia del mondo e’ la miscredenza stessa della magia che scomparendo fa’ scomparire il mondo medesimo che di lei necessita come dell’aria ogni mammifero. La stupidita’ dell’oggi, che si fa democrazia, anche senza la cicuta i saggi tacciono gli stolti, che sono di gran lunga la maggioranza sorridente che avrebbe seppellito ogni anarchico,.Ma a noi stolti infine poco importa perche‘ di breve destino amiamo soprattutto la nostra di vita! e del loro presente di annegati nel mare li in mezzo poco ci tocca , il vivo diventa qui e ora protagonista senza prospettiva alcuna, e lui il figlio di mio padre scrive dunque cose altrettanto inutili per uomini utili, utili in quanto “utilizzati” chiaramente, per che cosa ? ma per dividere la colpa ! E’ chiaro ! che non solo non esiste, ma non possiede metrica , rendendo l’uomo sempre comunque innocente del suo tragico il destino :-

(secondo aforisma)
Aforisma sull’energia

C’è una piccola comunità che vive in una grande casa
Devono restare tutto l’inverno isolati dal mondo
Perché la neve alta fino a due metri non gli permetterà di potersi
Spostare per rifornirsi di viveri e del combustibile nella loro grande casa
I piu dotti fanno i calcoli di quante ore dovranno tenere il riscaldamento
Acceso per scaldare la loro grande casa per arrivare fino a primavera
Fatti i calcoli essi dicono: il combustibile che possediamo dovrà
insieme al cibo essere razionato e non potremo scaldare tutte le ore
e mangiare solo questa quantità al giorno..
I più stupidi si ribellano e dicono: non è vero, noi possiamo mangiare e scaldare quanto vogliamo.
Si radunano e votano democraticamente
Gli stupidi sono la maggioranza e cominciano a mangiare in abbondanza…
I dotti vengono isolati..essi guardano il tetto della casa
Che deve essere riparato e dicono all’assemblea:
Il tetto crollerà perché il legno ha i tarli e prima o poi ci cadrà sulle teste.
I più stupidi mangiano in abbondanza e scaldano la grande casa ogni tanto
Alzano la testa, sanno che, forse, i dotti hanno ragione
ma subito abbassano la testa per non pensarci, ridono,
E ricominciano a mangiare e dicono: visto che va tutto bene la grande casa è calda
E noi abbiamo le pance piene.. voi siete solo pessimisti….noi siamo felici….

Ma quindi veniamo al dunque , se del suo destino avra’ bisogno di testimonianza, una volta morto chi ne portera’tale testimonianza ?chiese il Re
(terzo aforisma)
Aforisma sulla fine del mondo

Due uomini ed una donna devono nascondersi in un bunker anti-atomico, (questo e’ una grande grotta come scavata nel tufo, la quale resiste anche al calore della lava e possiede aria e cibo come dentro una tomba di un imperatore Etrusco) rimangono isolati dal mondo, non hanno nessuna possibilità di comunicare con l’esterno, sanno di per certo che c’è stato un disastro nucleare, cominciano la loro soppravivenza all’interno del rifugio
Uno dei due uomini cerca di convincere la donna al’esigenza di avere un figlio o/e una figlia, dobbiamo portare avanti l’umanità..l’altro convince la donna, invece, che i bambini complicherebbero la loro esistenza all’interno del rifugio
L’uno insiste, quando usciremo da qui in quindici anni loro potranno portare avanti la nostra genia se sarà maschio raggiunta la pubertà dovrà accoppiarsi con sua sorella o con sua madre o incontrare altri sopravissuti…
L’altro insiste che non ha senso complicarsi l’esistenza all’interno del rifugio…
La donna si fa convincere dal uomo che è meglio non procreare….
Dopo quindici anni la donna raggiunge la menopausa sicura che ,comunque ci saranno altri sopravissuti
Escono i due,il terzo,nel frattempo,era morto.
I due non possono scoprire che non ci sono altri soppravissuti in quanto il pianeta è enorme e non possono verificare se e dove ci siano altri sopravissuti quindi moriranno senza la consapevolezza che l’umanità sia finita con loro..

“Mio Vagabondo” Chiese il re ” Ho riflettuto su quello che mi hai appena detto qualche secondo, mi hai portato,di nuovo, con questa storia come di un imperatore Etrusco, fino alla fine del mondo, o meglio fino alla fine degli uomini, che sono coloro che lo descrivono e chiamato con quel nome Tondo,. Cosi’ che, pare, che l’unico figlio di tuo padre descriva con questa storia, che quando finira’ l’uomo, nessuno potra’ accorgersene, perche’ non potra’ essere testimone della propria medesima scomparsa. Ma, non e’ forse consapevole,il malato grave del suo destino? E quale e’ dunque l’ intento dell’uomo infermo, mentre guarda per l’ultima volta il cielo tingersi dei colori dell’alba, nelle sue ultime notti insonne, e saluta i suoi cari ancora una volta, e osserva gli uccelli volare, e le costruzioni umane e i bambini giocare, e le sue lacrime scendono, di nascosto, sul suo viso per aver cosi’ tanto amato la vita. Cosa confabula la sua anima ancora ? imperterrita, di cosa si illude in ultimo? Se non di non essere dimenticato, e’ per questo che prima di morire decide di nascere e nel frattempo nel mezzo, mentre cresce, lasciare di se un diario, del quale, potra’ il notaio,della sua calligrafia, interpretarne i voleri e si anche distruibirne gli averi. come lo fa dunque?

 

 

paragrafo.21/

 

MOSOPOTAMIA E ALTRI MUSEI

 

“ L’ uomo” all’inizio era solo accompagnato della sua solitudine.
eppure con se, possedeva i sorrisi e i pianti di grandi famiglie, che come spesso accade si tenevano per mano e, i loro cuori insieme, tenevano le mani dei loro vicini, e quelle dei vicini dei loro cari scomparsi, “ I tutti” insieme mantenevano, nel mentre, i ricordi di famiglie e popoli passati e fantasticherie di popoli futuri cosi’ che tutti congiunti, per fare prima, avevano deciso che si sararebbero chiamati con un nome solo, e decisero in una grande assemblea che questo nome che gli rappresentava, era ,alla fine “Uomo” oppure anche con la articolo “L’uomo”.
Questo “L’uomo” voleva fare qualcosa di grande, e per farlo aveva bisogno di tanti mattoni, non sapeva bene cosa volesse fare, ma sapeva che si sarebbe chiamato “museo” .
E questo museo, doveva contenere tutti i ricordi e le tutte le testimonianze dell’avvenuto suo passaggio su questa “terra”, solo che per costruire questo museo, aveva bisogno di tutti i mattoni disponibili, e per la sua fabbricazione, e facendo i dovuti calcoli capi’ che avrebbe avuto bisogno di tutta la argilla necessaria, tutta la “terra” medesima, nella quale doveva costruire il suo museo sarebbe stata necessaria per la sua costruzione. Ma poi la terra avrebbe dovuto essere cotta, e si sarebbe tutta scaldata a dismisura, cosi’ che cio’ avvenne nell’arco del tempo, poi avrebbe avuto bisogno di tutti gli alberi del mondo per costruire le travi del suo museo, per le sue teche, i suoi mobili, le sue sedie,i suoi arnesi le sue reliquie. Cosi’ che mentre egli tagliava le piante, altri alberi ne piantava per non farseli mai mancare. Poi avrebbe avuto bisogno di tutta l’acqua dolce per abbeverare i visitatori, e gli operai che avrebbero dovuto costruire questo “museo”. Cosi che costrui’ delle vie d’acqua che poi si sarebbero chiamati “acquedotti” con mille tubi che si intrecciavano per portare il liquido trasparente evitale in ogni piccola stanza del museo e nella sua fabbrica. Era museo si, ma con tutti i suoi esseri imbalsamati esposti e le immagini di esseri passati e scomparsi e di inutili ricerche del tempo perduto, era in realta‘ un immensa tomba piu’ colossale e monumentale che potevano progettare, tanto immmensa che ,come mancava la materia prima per la sua costruzione , piu’ c’erano tanti operai affamati, che pretendevano che il loro desiderio ingordo di finire l’opera fosse appagato. Cosi che mentre si lavorava per la sua realizzazione, quando gli operai andavano troppo in fretta, o perche’ era necessario rimodernare alcun parti del museo, si distruggeva una parte stessa del museo che crollava sulle teste degli operai stessi. Che venivano sostitutiti subito da nuovi operai che ricominciavano l’opera immensa.
Quando invece il museo aveva carenza di personale si andava a prendere altri operai di paesi lontani e si portavano, come numeri ,di qua o di la, e il tutto veniva strascritto nella storia della costruzione del museo stesso.
A volte oppure gli operai cominciavano a litigare tra gruppi divensi incitati da capomastro invidiosi e per la qualita’ del cibo o alla sua quantita’ o al provvigionamento dell’acqua che ogniuno tirava al proprio mulino.
Cosi che il museo anche includeva porzioni del mondo reale che doveva rappresentare, in quanto le materie prime ed i luoghi della loro provenienza ed i luoghi durante il trasporto e le area da occupare per la realizzazione erano aree naturali, e il museo non riusciva mai ad essere completamente finito.
cosi che, ne faceva il ritratto, rappresentava attraverso dei quadri e immagini sensibili, le sue sembianze, e poi provvedeva alla cancellazione dei modelli originali e si costruiva una nuova porzione di museo nel quale interno poteva mettere quelle stesse immagini che rappresentavano il luoghi scomparsi sotto le fondamenta dello spazio espositivo.

:Si a volte camminando” disse il re “lungo i corridoi di questo castello, ho come la senszione di vivere in un sogno, immagino coloro che qui hanno vissuto in passato, cento, duecento, mille anni fa’, gli stessi mie passi gia calpestati cosi’ che gli scalini hanno preso la forma dei piedi, e chi sa quante feste e baldorie, e uomini e donne ubriachi fare l’amore nelle sue stanze durante le feste di chi qua aveva dimora. E quei ritratti dipinti dei miei avi non sono forse come immagini dei cimiteri ? e poi leggendo sui libri si legge che questo castello e’ stato invaso dai barbari e respinti con il sangue e le spade, poi dai contadini che lo usarono come granaio e per difendersi dalla peste, poi fu’ abbandonato e conquistato dai ratti e dai gatti selvatici, che di notte da fuori le mura si sentivano fare scontri e feriti tra i loro eserciti, infine restaurato di nuovo, queste pietre nascondono segreti, aime’ le pietre non parlano guardano osservano, noi muoriamo e nemmeno le nostra ossa rimangono a nostra memoria, ma le pietre, le pietre vagabondo le pietre, bella idea forse quelle usero’ per la pena che ti affliggero’ una volta che avrai finito di raccontare questa storia, ti faro’ lapidare e poi sotterrare ancora mezzo vivo e mezzo morto, e con quelle stesse pietre insanguinate ti faro’ coprire il corpo con un muro, per il recito dei porci, cosi’ che se qualche tua parte sporgera’ dal muro loro se ne ciberanno. E io cosi’ mi liberero’ di te e delle tue magie. Anche tu sarai parte del tuo “museo”.
Ma adesso raccontami, mi hai detto che hai fatto tre sogni, due me li hai gia raccontati raccontami il primo :-

Pietro di Weir era un mago, era nato nella citta’ dei Nei di Syd la citta’ principale della grande antica isola Australiana, era maestro nella realizzazione di quadri che si muovono, e gli abo abo avevano capito che potevano usare la sua poesia per parlare al mondo, cosi’ che entravano a sua insaputa nei suoi sogni per comunicarli quello che stava succedendo. La museizzazione del mondo, non era altro che il diario dell’umanita’ di una nave senza piu’ rotta, con le vele strappate, e i viveri che scarseggiavano...ogno popolo, ogni lingua, ogni costume stava scomparendo, e lasciando il posto ad un mondo cosi’ nuovo che vivere nel centro di Bankok o di Helsinky ogni giorno diventava sempre piu’ uguale. E il processo andava a vanti senza interruzione, si facevano dei ritratti ben fatti da maestri della pittura e della camera oscura, e appena l’opera era finita si distruggeva l’originale e si teneva solo il suo ritratto, solo che gli alberi dipinti, per quanto ben realizzati , non rumoreggiavano con il soffiare del vento, e non si tingevano di rosso e giallo con l’arrivo dell’autunno, ma rimanevano cosi’ imbalsamati per l’eternita’, come un ritratto di toro seduto che era un indiano che aveva vissuto quando gli Ing Ing Americani li avevano conquistati, lui era morto ma la sua immagine era rimasta e la sua anima non sarebbe piu’ riuscita ad uscire. Gli abo abo parlavano con le stelle, perche’ il loro cielo e il loro tetto si descriveva con la stessa parola, come per ogni “uomo che porta rispetto ” Le stelle parlano da sempre, per coloro che le sanno ascoltare. E la vita e’ fatta della stessa materia dei sogni, e i sogni della stessa materia della magia :-

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(1 sogno notturno) IL TESTAMENTO

 

Entrerà, finalmente, nei Sogni Notturno l’Antico Messaggio Aborigeno dell’Australia Centrale che vi chiederàDi sciegliere il luogo in cui sostare per la memoria eternaO al pentimento immediato e al cambio della società tutta….Il riconoscimento Della Verità Assoluta e Universale del Culto degli Avi e della Ricostituzione Dell’incatenamento Alimentare..e della Salvaguardia della Piccola Civiltà Agricola Mondiale…I messaggeri a lungo dormienti nei campi di Bran si sveglierannonotturni per estrarre il sangue delle donzelle ignare… le porteranno dopo l’ultima curva nella casa del popolo mausoleo di Transilvania per riscattare il controllo su occidente… risveglieranno antichi rancori e porteranno la parola del saggio ritrovato Rasputin maestro dei Siberianisciamani messaggeri della guerra finale e dell’autodistruzione i Russi delle sfere che si toccano nei campi di Amburgo … decideranno del caldo e del freddo…del mondo finale…i Peruviani ruberanno oro che tornerà alla loro Casa, gli Africani ruberanno la loro terra ai Bianchi gli Indiani di occidente bruceranno i documenti della falsa pacificazione e anche gli indigeni Italiani bruceranno i documenti della falsa pacificazione dopo che il terremoto distruggerà gli afreschi del Giotto blasfemo nella falsa chiesa di Francesco dello Assise….. Gli Indiani di oriente bruceranno nella Pira di Puna gli antichi Veda……e le loro icone millenarie…scompariranno per sempre…La stella rovesciata di Satana eguaglierà quella della bandiera della passione e della furia bolscevicama anche quella di Israel e del medioriente ma anche la stella di tutto oriente e occidente Le prostitute di S.Paoli riempiranno la rete del pescatore di anime ….si riempiranno di vetrine Olandesi anche la Germania e anche Ungheria e Bulgaria e la Turchia di vetri e di armi americane alabarde e coltelli…i Curdi esploderanno e la Siria e la Giordaniae Cipro e la Grecia dei nuovi Colonnelli e la Cecenia e la Giorgia e il Libano e la Palestina e L’irak…..l’ Iran verra invaso dal Mare,La Somalia dal Cielo, il Venezuela e la Colombia dalla Terra, la Cocaina del ovest e l’Eroina del est si sposeranno nella chiesa del Nichilismo nei giorni in qui lo Scopritore della pianta sacra morirà come Matusalemme a BasileaIl nazista si ritoverà Pelato nella Testa sarà carnefice di stranieri e vittima degli stessi…. Gli uomini delle città come Locuste in due anni taglieranno tutte le Foreste…d’Occidente….Cercheranno la salvezza i Dieci Usurai potenti della Carta e della Moneta e del Oro nei loro sotteranei anti atomici....come muri svizzeri di cemento e e piombo,nelle isole del pacifico dove conservano i libri dell’agricultura e delle biblioteche egizie di Alessandria … gli Svedesi nasconderanno sementi di Cereali Grano e Riso e Segale e in grande quantità in altri nascondigli prepareranno la sopravivenza dei sopravissuti..dopo l’olocausto….Gli Americani nasconderanno petrolio nei Bloks delle via senza nome, I Pakistani nasconderanno Terroristi i Partigiani le armi…i Fascisti le armi…I Potenti nasconderanno la Verità per non creare allarme e il coprifuoco come genitori Sordi venditori di Armi e di Illusioni…. i loro figli moriranno sorridenti…La societa dell’italia del nord ritoverà i suoi progenitori conservando la Villa Nuova di cementi ma con la Gola Secca di acqua….. gli antropologi finiranno la grande archiaviazione latina delle piante dei medicamenti e dei popoli e degli animali tutti ..i maestri della Scienza giureranno su Ippocrate di servire l’Umanità ma tradiranno nell’ Anno i precetti e si abbandoneranno alle tempeste di vento e neve dei sogni di kurosawa…

 

paragrafo.23/

 

TUTTO CIO’ CHE NASCE

 

“Questo sogno, mago, spaventa perche’ e’ pieno di dramma, letto cosi’ il mondo sembra sull’orlo della sua fine,e inevitabile catastrofe e sembra che tu cosi’ bene lo colga, in quello che tu dici di sognare, come se tutto fosse sotto i nostri occhi ma stentiamo di crederlo, un incubo cosi’ chiaro ed evidente, come esce dal tuo cuore si trasforma in una verita’ che ci sorprende, senza nessuna possibilita’ di fuga, non e’ vero,? come se la gioia nasconda solo il destino di morte che attende il nostro astro e la storia dei uomini suoi” :- affermo il re’.

 

Il maestro di Varanasi della famiglia dei maestri dei maestri di yoga mi disse una volta vicino al ponte di Varsavia alla “croce della montagna” di Berlino dove lo incontrai dopo i fatti di Bombay. tutto cio’ che nasce muore , cosi’ che anche io affermo che il sorriso sulle labbra di un bambino non mi fa’ dimenticare il suo destino di vecchio signore pieno di cicatrici. E la domanda che vi pongo, sua maestra, e’ questa e’ forse la storia del mondo medesimo e dei suoi uomini,la storia di un organismo che nasce cresce e muore come la storia delle civilta’ e degli esseri scomparsi nel passato. Ed un’altra domanda :- in questo momento, del nostro dialogo, la storia dell’uomo o del pianeta e’ durante la sua infanzia ? o la sua epoca piu’ adulta, o addirittura la sua e’ la vecchiaia? Capisco, tutto e’ relativo ma certo e’ che quando l’uomo non conosceva il fuoco nemmeno sapeva camminare come un bambino e che i rudimenti della matematica sono quelli di Archimede come di un infante elementare e che quindi la storia e’ si cio’ che nasce dall’infanzia e che si e’ vero :- “tutto cio’ che nasce.....inevitabilmente muore”. Era da poco scomparso mio padre, ne ero sicuro, avevo partecipato al suo funerale, lo ho incontato in un sogno, di quelli reali, dove ti sembra che le persone che hai davanti sono vive e che anche osservando le proprie medesime mani, da vicinissimo, sono cosi realistiche che ne puoi vedere i pori, e anche il suo viso era vivo e il corpo si muoveva con calma. Alla mia domanda:-”Papa’ nel posto nel quale ti trovi tu sei vivo ? “ “ Lui mi guardava, senza darmi risposta alcuna ma li era presente, dove ci siamo incontati, era un Limbo dove ancora si puo’ incontare chi si ha conosciuto.

 

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L’INCONTRO CON LA VOCE DI “IO”....(quarta parte)

 

Un giorno “Io” era partito per cercare l’argilla dove aveva nascosto la sua sensibilita’, essa sotto le assi della barca di Cristoforo di Pradello Colombo della val nure a Piacenza, si era trasformata in terra cotta rossa e quando la nave si era scontrata contro una onda alta otto metri spinta dai venti Alisei, vi era stata scaraventata in mare, e “Io” accanto mentre galleggiava intorno ai resti della nave fatta di assi di rovere delle quercie della sierra Nevada, aveva potuto vedere alcuni riflessi tra le sue curve dei manici della giara di terra cotta, quei riflessi lunari bagnati di oceano, avrebbe potuto giurare fossero del colore del rame, e cesellati con ghirigori floreali arcaici...avvenne cosi, la trasformazione sotto i suoi occhi che la sua sensibilita’ nascosta divenne un oggetto dalle sembianze mongole,e Siriane sbalzate in rame rosso africano..... chi sa dove il mare l’avrebbe portata questo grande contenitore del suo cuore ...passo la notte nuotando e riposandosi aggrappato ad una piccola porta di legno.Il mare si era calmato, poco a poco, e alla mattina era soleggiato e le onde dell’atlantico cadenzavano una alla volta con costanza si infrangevano sulla banchina..Anche lui era arrivato a destinazione ignota, forse nei pressi della Giordania, stremato si tiro’ fuori dall’acqua e come un rettile si mise sdraiato al sole come un baccala a rinsecchire, vedeva dei luccichii provenire poco distante, come di una lampada di Aladino, sembrano vivranti messaggi cifrati di specchi di argento e oro. era la sua giara che di nuovo si trasformava da rame a bronzo, da argento ed oro...ma era troppo stanco per alzarsi ed andare a prenderla tra le onde che la giravano e la rigiravano in mezzo a tutti quei luccichii e riflessi del sole e scintille di acqua.... Nel pomeriggio si sveglio e il grande contenitore del suo cuore non vi era piu’, trasportato altrove dalla corrente, comincio a camminare lungo la spiaggia, il vento lo spingeva alle sue spalle e la sua camicia di naufrago si gonfiava sotto le sue ascelle e sventolava a lati dei suoi fianchi come una bandiera..Ecco che qui trovo il contenitore che come la marea si ritirava si era incagliato nella sabbia. lo tiro fuori e lo osservo’, i suoi finimenti nel collo, e nei fianchi, rappresentavano animali selvaggi, bufali,elefanti e arceri,e guerre di barbari, poi uccelli,galli, altri volatili, nei suoi manici figure astratte e giometrie come di mosaici,cinesi e giapponesi e altre decorazioni iconoclaste...poi vi scruto’ altre simbologie esoteriche sole e luna e iconografie e criptogrammi e scritte in aramaico, latino e greco, cinese e sumero..ebraico e arabo , .era oramai completamente di bronzo fuso ...decise di portarlo con se, e di nasconderlo, si tolse la camicia e la trasformo’ in una borsa dove vi poso’ il suo oggetto ingombrante, e poi entro’ nella foresta, per trovare dell’acqua dolce. “Io”aveva incontrato dopo una ora di cammino nella foresta, un sentiero, con dei segni di animali che da li erano passati, alcune palline di escrementi di capra, e decise di seguire il sentiero finche non avrebbe trovato un rifugio sulle pendici e una fonte d’acqua per il suo corpo disidratato...camminando aveva trovato dei funghi boletus e si era messo a mangiarli, insieme a rametti di ortiche e di menta selvatica, perche’ voleva sentire il sapore dell’acqua.Ma a poco bastava faceva caldo sudava e il suo corpo si stava disidratano velecemente.Era arrivato camminando dal mare della Giordania fino ai monti della Capadocia, in Anatolia, il tufo e le sue caverne fresche e radioattive lo invitavano ad entrare, ma la possibilita’ che nell’interno vi fosse dell’acqua era remota, nemmeno Alibaba’ che in una di quelle aveva abitato tra le migliaia e dove aveva cresciuto nelle vicinanze il sesamo, ne aveva custodito all’interno all’ombra della sua porta i suoi semi, tritandolo dalla pietra che avrebbe poi venduto agli egiziani per fare l’humus che e’ il succo animato della terra che rende tutto fertile come il limo del Nilo. “io” sentiva il desiderio di continuare a salire il sentiero delle capre, a monte contava di trovare una fonte nella quale gettare dentro i suoi piedi e berne fino allo sfinimento....cammino per molti giorni fosse anche mille, attraverso a nuoto un stretto di mare che dicevano unisse l’asia all’eurolandia, poi passo dalla Dacia e entro in Tracia, la foresta era diventata fredda di conifere fredde, e umida di conifere umide, e nei pressi del castello del conte Vlad, le zanzare si fecero insidiose come gli occhi iniettati di sangue che lo osservavano,erano i personaggi locali gli uomini con i denti d’oro aguzzi. Con un piede nei balcani e l’altro in Anatolia era arrivato in transilvania, propri mentre 7 milioni di spioni rumeni lo seguivano in ogni suo movimento, lui camminava alla ricerca di due cose, l’acqua e il segreto dell’oscurita’ , tenendo ben nascosto il suo vaso di bronzo. Quella notte aveva trovato riposo e ospitalita’ in una casa del villaggio di Bran, poco distante dal castello del conte Vlad. proprio li c’era chi giurava che ancora adesso vi erano uomini che sacrificavano le giovani ragazze per bere il loro sangue. E poi gettare i loro corpi nei pozzi dei coltelli, proprio come nelle vicinanze del castello di Montesanto ve ne era uno, i contadini locali infatti racontavano che erano soliti i feudatari del castello di Montesanto, ubriacare le ragazze del paese e poi dopo avere approfittato di loro ucciderle gettandole i quel buco. Era una antica tradizione della Roma antica, ma probabilmente anche le altre culture erano solite fare cose del genere. La sete di faceva insopportabile e decise di uscire, alle quattro della mattina.nascose sotto il letto il suo vaso di bronzo, “ io” comincio’ a camminare verso il castello dei castelli della transilvania. lo osservava meravigliato, poi attraverso la strada ed entro nel bosco, di fronte, qui trovo un sentiero ed una roccia inclinata, come a fare una piccola grotta,per appostarsi nell’attesa che sorgesse il sole, e per attendere il rientro a casa del conte. Poi dopo avere ben osservato il castello, e visto che nessuno vi si era avvicinato quella notte. decise di tornare nella casa dove era stato ospite. “Io” si mise riposare, ma improvvisamente, poco dopo, entro nella stanza il padrone di casa, che il sole era sorto da pochissimo con la sua carta lasciapassare , gliela pose nelle mani e gli disse di andarsene molto arrabbiato.Due uomini con i denti d’oro aguzzi lo guardavano molto seriamente.“Io” comincio’ ad avere paura, e prese un carro con il quale si sposto nella transilvania, ancora piu’ oscura, quella dei piccoli paesi di montagna dove quello che possiedi nelle tasche, per quanto poco, vale assai di piu’ della tua medesima vita. Alcuni uomini con i denti d’oro aguzzi lo guardavano di continuo, cosi’ che lui non si sentiva mai tranquillo e si sentiva seguito, come in un film della freddda guerra.“Io” infatti non riusciva a chiudere occhio. e la sete era sempre piu’ insopportabile, Una fata dai capelli azzurri, era nelle vicinanze, nella piazza dove gli uomini mangiavano delle salsicce di porco dove il carro si era fermato, e gli paravano mangiata quella carne diventare ancora piu‘ cattivi e terribili. e lui d’improvviso decise che la strada per il bosco era quella piu’ sicura per trovare l’acqua. Salto dentro la foresta e comincio’ a salire ritrovando la strada delle capre, che percorse per alcune ore....Arrivato i cima sui milleduecento metri incontro’ un uomo rumeno con alcuni cani e degli asini pieni di merci, gli chiese “apa” dov’e’ “apa” il pastore che veniva con i suoi asini da Bucarest passando da Brasov, gli disse di seguirlo e lo porto alla fonte dove si trovava l’acqua piu’ buona del mondo. “io” si tolse le scarpe e si getto dentro la fonte, bevendo e bevendo che la sua pancia si gonfio come la gobba di un cammello per poterla portare in viaggio con se.Torno sul sentiero con la sua borsa fatta con la camicia e incontro dei fungaroli con i canestri piene di porcini, lo accompagnaronpo fino a valle e gli spiegarono che la storia del conte Vlad erano tutte favole e che La transilvania era un posto tranquillo come tutta la Romania. Loro sapevano che non era vero, e che ci si poteva facilmente cacciare nei guai. Mi disse il loro capo che, comunque,la paura non serviva a niente. mentre scendevamo. loro avevano sete mi dispiaceva che non potevo offrirgli l’acqua che possedevo nella mia pancia e loro cercavano di recuperarla dai piccoli ruscelli e i rigagnoli che tagliavano di traverso il sentiero. “Io” era convinto che le foglie di quel paese erano sporche di una polvere sottile che ne rendeva il colore piu‘ grigio e triste degli alberi e le persone diaboliche e cattive, ma non tutte. Infatti Il capo dei fungaroli gli racconto che i loro uomini abitanti di quel paese respiravano quella polvere e se mangiavano quella strana carne, si trasformavano, ed erano divisi in due categorie :- “quelli che provano a darti tutto” e “quelli che ti provano a toglierti tutto” . Loro i fungaroli erano quelli che gli “provavano a darti tutto”, ma era difficile capire. e bisognava fidarsi del propio intuito. Il capo dei fungaroli racconto ad “io” che nelle stazioni delle carrozze e dei cavalli di ferro che viaggiano sui binari e in altri posti, ci fossero tanti altri che invece erano dell’altra categoria.”quelli che provano a toglierti tutto”. Pochi anni dopo la mondial guerra seconda, successe che quel paese divento‘ custodito da un dittatore che poi avrebbe estinto il debito del suo paese completamente, ma che lo aveva fatto togliendo persino le patate e la farina al suo popolo. E aveva costruito nella capitale a Bucaresti, un‘ immensa dimora, piena di mosaici, e affreschi e marmi italiani e tante altre belle cose, si chiamava “casa del popolo” ma il popolo non solo avrebbe preferito le patate e la farina al posto della polvere di quella costruzione grande quasi come una mezza piramide. Ma inoltre lo stesso popolo li nemmeno nella prpria stessa casa poteva entrare. Il capo dei fungaroli gli racconto’ scendendo la montagna che e ci fu‘ una rivoluzione contro quel dittatore che aveva preso spunto dalla comunita‘ rossa della Russia. e di tutto l’union soviet per creare uno stato controllato da sette milioni di spie molti dei quali con i denti aguzzi di oro. E che quando cadde il muro intorno al ponte di Varsavia vicino a Mariannen plaz alla “croce della montagna” di Berlino. lui e sua moglie rumena furono immediatamente sacrificati ed uccisi dal suo stesso popolo affamato, furono uccisi dalla mano di un uomo che poi divenne ministro di quel paese, quel l’uomo “ raccontava il capo dei fungaroli ” pareva fosse della famiglia del conte Vlad quello della dimora del castello di Bran vicino a Brasciov nella transilvania orientale. diceva che fosse un suo discendente l’assassino del socialista e che vi era entrato nella casa entrando dalla finestra volando e che poi aveva dall’interno aperto la serratura per far entrare i suoi compagni. Cosi‘ che, dopo che l’intera nazione fu‘ scomodata dal pensiero forte dell’ideologia e liberata dalla comunione rossa, tutta l’aerea fu‘ messa in mano ai venditori di donne, e di armi, e del passaggio della droga e che tutti i servizi segreti delle nazioni slave furono reciclati dalla criminalita‘ organizzata. I professori delle universita’ dell’ Ungheria e della Repubblica Ceca, sapevano che dovevano tacere perche’ ogni uomo viveva ora in una paura ancora e sempre piu’ grande. E cosi che “io” e tutta l’umanita’ smise di capire, come sempre chi fossero :- “quelli che provano a darti tutto” e “quelli che ti provano a toglierti tutto” confondendo gli uni per gli altri. chi erano i vampiri e chi li combattesse. Riparti’ attraversando altri monti e strade e piccoli villaggi, prese carri sulle ruote di ferro e di gomma arabica, e infine grazie ad un fonnambulo Ungherese che aveva incontato appeso ad un filo che lo accompagno’ nel centro di Buda dove acquisto’ fiori da una vecchia signora e comincio’ a regalarli hai passanti....“io” infine, scortato dai soldati, torno nella terra dei padri con non troppa calma e rimase chiuso nella sua dimora molti giorni perche‘ temeva che i vampiri della transilvania e quelli Magiari lo avessero seguito e che controllassero i suoi movimenti. Avevano usato dei sistemi di controllo per farlo impazzire come durante la fredda guerra, perche’ lui scriveva su di un tacquino cio’ che vedevano i suoi occhi, delle prostitute, della mafia, dei negozi di Armi, e loro questo non lo volevano, e ci erano quasi riusciti a farlo impazzire seguendolo ogni passo, perche‘ era passato da Pest vicino a Buda e altri uomini con i denti d’oro aguzzi si erano messi a controllarlo e aveva capito che sarebbe stato difficile togliersi i loro occhi di dosso. Era stato infatti a parlare con il Console di Buda che lo aveva rassicurato che se i vampiri lo avessero voluto morto lo avrebbero ucciso, e che molti andavano da lui spaventati dagli spioni Magiari, ma che non c’era da preoccuparsi. Infatti, c’erano pochi omicidi in citta’. poi il pilota dell’uccello plastico di ferro che lo riporto’ a casa gli confido’ che il giorno precedente avevano gia’ portato indietro uno suo connazionale spaventato dai vampiri di Bucaresti, niente di nuovo sul fronte orientale quindi.

 

 

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L’INCONTRO CON LA VOCE DI “IO”....(terza parte)

 

 

“Io” non poteva impazzire, in quanto era gia’ pazzo. Poteva forse peggiorare, ma a quanto pare peggioravano coloro che gli stavano intorno e i dottori della psiche che avevano avuto la sfortuna di incontarlo. Come se riusciva a trasmettere la sua pazzia sugli altri e perderla lui un pochettino. Cosi’ che chi avesse avuto una vita “normale”, poteva frequentarlo come una medicina contro la noia da prendere con il contagocce. Le gocce erano da prendere attraverso l’ascolto delle sue parole che come l’alcool facevano confondere, girare la testa, e perdere il proprio equilibrio. Sulla cima di uno dei grattaceli piu alti dell’isola di Manatthan era meglio non perderlo l’equilibrio, ne tanto meno farsi girare la testa, cosi’ che il funnambolo Ungherese tanti anni prima non era voluto partire per La nuova citta di York per paura di incontarlo, si diceva che “io” aveva fatto una impresa colossale, aveva salito come una piccola lumaca francese tutto il Chrisler partendo dal central park ed arrivato in cima contemplava tutta la citta, verso l’ora del tramonto guardando verso l’altro lato dell’oceano atlantico aveva visto la luce della stanza del suo salvatore funnambolo spegnersi, e aveva capito che non sarebbe venuto sul tetto del chirsler per attraversarlo sul filo che aveva teso per lui.Comunque “io” andando in giro per la citta’ aveva percepito ci fosse’ qualcosa che lo turbava, nelle ascensori della citta’, sentiva si rivelava una magia oscura e misteriosa anglosassone e russa, nelle tappezerie sconce e nelle mochette degli alberghi un significato germanico e di cabala ebraica e nei bagni della YMCA, nel suo costruttivismo di ceramiche ritmiche, ritrovava la stessa monumentalita’ fascista delle piscine italiane e di quelle comuniste di Cracovia. Forse ci avevano solo preso in giro Capitalisti, fascisti e comunisti erano fatti della stessa materia, anche se avevano intenti decisamente diversi.....I blocks, poi indiscutibilmente,quelle vie senza nessun nome, numerate con primo secondo terza ,fino ad arrivare alla centesima e oltre, nascondevano invece identita’ ben piu’ antropomorfe e diaboliche oscure ed evidenti. Broadway era immensa lunga come una strada senza fine illumina e piena di bordelli a luci rosse e stanze con spioncini a pagamento per spiare fanciulle mezz enude rinchiuse in stanze di mochette rossa. e nelle sue traverse invece c’era il buio assoluto, speventoso misterioso e diabolico, solo attraversare la strada e proseguire su Broadway faceva paura, pareva che una forza oscura ci attirasse e respingesse a se, dietro l’angolo oscuro della sua traversa di catrame e asfato e cemento armato e scale antiincendio di ferro, come un mostro nero o afroamericano o latino, che ci avrebbe trascinato in un vicolo ancora piu’ oscuro e senza nessuna uscita, nessuna salvezza, e che ci avrebbe sventrato l’addome, e il viso squarciato l’anima e umiliato i genitali. E tutta questa sensazione si provava nell’arco di quei pochi metri, quei pochi passi nei quali si attraversava un piccolo incrocio dell’illuminatissima Broadway e a malapena si riusciva a guardare dietro l’angolo per vedere quasi il nero assoluto. Ma non un nero di colore, non una presenza, ma una assenza di vita, una mancanza di respiro. qualcuno giurava fosse un sistema politico e antropologico cehe con attenti studi urbanistici faceva stare le persone sulla strada larga della sicurezza di broadway, la stessa strada che offriva la certezza di essere sulla strada giusta, quella del materialismo. C’era qualcosa di sacro a New York, qualcosa di maledettamente sacro. “Non conosco quel posto Mago, quella nuova York, credo che parli di nuovo di posti sconosciuti, dici oltre l’atlantico, che gia dovresti sapere che sia sacrilegio sostenerne l’esistenza di un qualcosa oltre quel mare. Ma quello che invece conosco e’ che per tua sfortuna io sono nato Re e pagano e tu vagabondo ed ebreo o arabo non si e’ capito , ed io giudice e tu giudicato, cosi che, ogniuno in questo mondo risponde delle proprie azioni e ne paga, talvolta le conseguenze, tanto da quello che dici, sei gia stato morto e tornato in vita, percio’ qua non hai niente da perdere. Ma i tuoi debiti invece, in qualche modo dovrai pagarli, e Dio solo sa’ come farai, visto che non possiedi niente, solo una storia che racconti e che forse inventi sul momento, bugiardo come sei, ma sei convincente, che talvolta mi fai dubitare della mia medesima esistenza, mentre ti ascolto, divento io stesso uno dei tuoi sogni. Be’ sarai giudicato allora in uno dei tuoi sogni. raccontami ancora ed in fretta, mentre il tempo passa e lo scriba trascrive , ti ho dato solo un giorno per scrivere la tua storia fatta di storie. Poi decidero’ la sorte che faro’ del tuo corpo, ricordati dunque che il tuo sogno sara‘ presto un incubo, perche’ come tu dici, quando il tuo corpo sara’ dilaniato, io mi girero’ e mi allontanero’ e del tuo destino non vorro’ saperne niente piu’ . Perche’ sara’ tua la vita e non la mia. Potrei fermare il tempo e modificare lo spazio, per rallentare il mondo e fare si che questo giorno della mia vita sia lungo il piu’ possibile. Ma io non sono cosi’ potente ,che dico che Dio stesso non puo’ fermare se stesso. Perche’ persino la creazione risponde a delle regole matematiche, che potremmo dire che la matematica e dio siano la stessa medesima cosa, ed io, pur dicendo che son un mago, lo dico ,non perche’ faccio magie come quelli del teatro, tantomeno posso camminare sull’acqua o trasformare i zoppi in corridori di Olimpia.Non possiedo nessuno di questi poteri, persino le mie rivelazioni ,possono essere gia rinchiuse nelle nostre coscienze. Non scopro niente ....proprio perche’ scoprire prevede qualcosa che sotto sia coperto. svelo cio’ che da un velo e’ percettibilmente visibile, solo che e’ cosi’ sottile che e’ trasparente. Cosi’ che cio’ che rivelo con tale trasparenza e’ davanti gia hai nostri occhi. ma lo mostro e improvvisamente appare cio che e’ anziche’ cio’ che sembra.

 

 

 

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 L’INCONTRO CON LA VOCE DI “IO”....(seconda parte)

 

Il mio antico antenato che aveva percorso la strada di bergerach detta anche “la via franchingena” che aveva scritto il racconto “foresta” del quale vi ho gia’ raccontato e il mio prozio che aveva scritto Tomas De Minareto” erano in realta’ la stessa persona e si facevano chiamare anche loro “Io” “Io” aveva deciso un giorno, non veramente definito,di scrivere un libro, il libro aveva un titolo che lui cambiava , cosi’ che il titolo stesso poteva avere due interpretazioni, poteva intitolarsi “processo al progresso”. “progresso al processo” Il primo titolo rappresentava l’idea di un giudizio morale dello sviluppo, come atto d’accusa del progresso. infatti il libro stesso era un dialogo tra lui stesso ed un editore al quale lui faceva leggere dei racconti tendenzialmente romantici per tentare la loro pubblicazione. L’ editore infine leggeva il racconto “foresta” che concludeva il libro. e si rifiutava di pubblicare il libro.La seconda interpretazione del libro quello dal titolo “progresso al processo” indicava invece l’idea di un rapporto temporale con lo sviluppo, la sua diciamo “continuita’ ” la sua appunto, progressivita’ o programmaticita’, se preferite. Infatti piu’ che evidenziare una lettura di giudizio morale, evidenziava l’idea di “processo” come idea di ‘processo evolutivo “ o epistemologico.Infatti dopo la lettura dei vari racconti e gli avvenuti dialoghi,l’editore evitava sicuramente all’autore di pubblicare il suo libro giudicandolo “superato” e “romantico” nel senso piu’ peggiorativo del termine.“io” intenzionalmente aveva aggiunto un racconto post-moderno, dai toni futuristici, lo aveva fatto leggere ad altri autori di film e anni dopo usci un film inglese che a lui sembrava proprio avesse prese spunto da quel racconto. ma forse invece la ruota era stata inventata in luoghi diversi. il racconto era rimasto intenzionalmente fuori dal libro che aveva letto l’editore proprio per evidenziare che cio’ che l’editore avrebbe voluto leggere a lui stesso sarebbe rimasto oscuro, se non avesse prima accettato di capire la questione escatologica.Il racconto non era stato letto all’editore,intenzionalmente lo aveva escluso dagli altri perche’ il suo era destinato alla provocazione degli animi. soprattutto quelli che ignoravano l’esistenza di un qualcosa oltre il mondo razionale.

 

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IL RACCONTO FUORI DAL LIBRO DEI RACCONTI CON IL TITOLO CHE CAMBIAVA :- "PROGRESSO AL PROCESSO " 

(leggi la bozza del libro intero sul sito www.davidetinelli.com -altro-writing novels )

Organi:modificato MILANO 1997-2008 victim n. 2008.05.27 laure-ann

 

AUTO-RELAZIONE POSTUMA INTERVENTO DATA 2012.11.04FRASI-PENSIERI-EMOZIONI-PERCEZIONI- REGOLE D’EDUCAZIONE-RIFLESSIONI

 

<< mi ha pregato di lasciarla andare >>

Ho riflettuto sul significato di smettere ciò del quale ero autorizzato”

Ho pensato al potere che mi era stato concesso di trattenerla,educarla e prepararla… ho pensato a come avrei potuto “lasciarla”.., se tutta la vita  aveva aspettato quel giorno…. che era appena arrivato a confortarmi un poco….''Voglio tornare dalle mie sorelle'' mi ha detto….ho cercato di non sentire, ma le sue parole mi rimbalzavano da un orecchio all'altro rimbombando in uno spazio vuoto improbabile all'interno del mio cervello. Ho pensato che ”Questo momento” era l’unico dove, ogni tanto ,qualcosa insospettiva i bambini…credo si sentisse nell’ aria qualcosa di memoria ancestrale…l’odore della paura Le ho chiesto solo ancora qualche minuto.. “Fai la brava” ho pensato.. ”è possibile che nonostante tutta la prepazione arrivassero alla camera polifunzionale così agitati?”  ho riflettuto, come mai, in quei cinque minuti alcuni si agitassero come topi da laboratorio, come cavie insospettite…ma nella maggior parte dei casi invece attoniti vivevano una condizione d’estasi che mi ripagava dei casi come quello di laure-anne….n.2008.05.27.

Cercare un rapporto rasserenante: per tutta la durata della preparazione almeno un incontro a settimana in gruppo e un incontro al mese ogni singolo bambino. Dalla sua piccola bocca uscivano parole ripetute per anni continuava a farfugliare qualcosa ora incomprensibile, gelato,sorella,zii…l'idea,poi,che non riuscissi a farla tacere del tutto mi irritava notevolmente. Continuavo a sorriderle per rasserenarla Mentre intorno a lei i colori tridimensionali e le luci della camera polifunzionale la distrassero ..finalmente degli acessori estrassi cio' che mi sarebbe servito per l'operazione.Era giunto il momento dell'annestesia, le legai il braccio con l’appendice che collegava direttamente il corpo al ordinatore della camera polifunzionale le vene apparvero appena sul gracile avambraccio inserii l'ago nella pelle e cominciai ad inniettare il liquido miracoloso;dopo dieci secondi se ne era gia andata….le sorrisi, Mi faceva ora pena quel corpo inerte e innocente dalla pelle liscia e bianca. Sembrava morta, ma non lo era, mi dispiaceva doverla rovinare, ma gli organi vengono pagati bene anche qui' in Italia come all'estero. Per me era solo un lavoro freddamente da eseguire. Quella volta, dentro di me,piangevo, mentre, a cuor battente, cominciavo ad estarle gli occhi..piangevo per lei che non avrebbe piu' potuto dopo. Oltre alle cornee per oggi non avevo bisogno altro quindi l'annestesia era stata leggera.Solo per questo non l'avevo terminata... Domani avrei potuto farle il vero e proprio intervento estrattivo…Io non sapevo a chi andavano i pezzi un corriere veniva a ritirare i frigoriferi preparati e del resto non volevo neanche saperlo….Mi veniva mandata una comunicazione di ricerca di modello  E se un mio esemplare corrispondeva si sceglieva giorno e ora perL’estrazione…

Certo che a volte non mi piaceva cio' che facevo…era il colore del sangue, quel colore che mi ossesionava, a volte di notte ci sguazzavo dentro nei sogni malati di quel disgraziato che ero. Ma in una societa' senza Dio chi mi condannava in una societa' senza morale chi mi giudicava. Nemmeno io mi facevo venire sensi di colpa e' da quando l'uomo esiste che dovendo morire preferisce morire per mano di un suo simile piuttosto che per fato o malattia. E' piu' forte dell’uomo stesso questo destino di morte che ha sempre offerto all’altro se. In questo infinito gioco di ruoli… antagonisti… Di fatto con le nuove tecnologie relativiste della camera polifunzionale.. Non ero più io a dover intervenire sul organismo Ma l’organismo stesso a farsi operare dal bisturi e dagli estrattori digitali Era il corpo a consigliare la metodologia e i ritmi dell’intervento Auto regolandosi in base alla tabella di estrazione impostatagli su il file di comando La bambina comincio' a svegliarsi e subito Il computer somministro un antidolorifico, "povera creatura..!" tra qualche giorno sara' tutto finito ”pensavo” Quando estrarro' i reni e il pancreas e il cervello E quando infine le togliero' il cuore tutto quello che c'e' da espiantare e da spedire. Avevo dovuto prenderle le cornee con un giorno di anticipo perchè mi era stato chiesto da un mio cliente affezionato…si era liberata la camera operatoria all’ improvviso e ogni tanto mi toccava trasgredire la mia etica terminatoria del trattato di educazione donatori allevati..

Riuscivo ad arrivare ad un buon stipendio..Con in più quello che riuscivo a risparmiare con l’ ufficiale di controllo espianti…che chiudeva sempre un occhio… con i tempi che corrono..mi tornava utile..poi tutto sembrava gestito perfettamente e diabolicamente architettato anche a lui tempo prima, avevo dato un cuore per sua figlia e questo lui non se lo poteva dimenticare.. Uno dei miei cuori….valeva come dieci dei suoi stipendi Di fatto nessuno aveva saputo niente e aveva sicuramente dovuto Sborsare un sacco di soldi corrompendo anche il Direttore sanitario dell’ospedale… I bambini erano leggere e maneggevoli e tutto cio' che non serviva per le ''donazioni'' mi faceva comunque fare qualche altro soldo almeno due,tre chili di trasformato grezzo per i mercati di produzione cellulare e ossea muscolare e epidermica. Il resto veniva reciclato nelle camera di compostaggio Oppure veniva trasformato in proteine Che venivano puoi riutilizzate dalle industrie farmaceutiche alle quali le vendevo.

Poi c'era una cosa che mi faceva sentire a posto, normalmente l'ottanta percento dei professionisti nel mio campo..compravano corpi vivi dalla Società di Crescità.. quando non addirittura reciclavano corpi .. di provenienza non certificata..si diceva che spesso…arrivavano dall’estero e che venivano prima usati per dei video…a contenuto sessuale in questo caso, effettivamente, presentavo lividi e cicatrici…molti non parlavano o erano distrutti psicologicamente era molto più d’impatto dover espiantare ad un bambino in quelle condizioni……si diceva nel ambiente dei chirurghi espiantologi che bisognava diffidare di questi prodotti in quanto spesso erano drogati o con malattie veneree , miceti e condilomi …e che tutti i documenti erano falsificati. E che comunque la legge lo puniva….nonostante questo il mercato illegale ...era fiorente.. E bisognava competere con gente senza scrupoli….comunque i clienti o le famiglie dei giovani..negli ultimi anni si erano anche disillusi visto che, anche loro, i compratori di organi…avevano capito che se volevano un prodotto di qualità dovevano pagarlo salato e saltando le trafile burocratiche degli ospedali pubblici ….le liste d’attesa…erano interminabili e quindi la body espiantation traplant corporation che si era ben suddivisa i compiti…in Italia aveva delegato..le strutture publiche per il trapianto, ma per saltare le liste d’attesa bisognava fare la visita preliminare nello studio privato del chirurgo lui sapeva indirizzare verso l’acquisto dell’organo..da trapiantare. Prima di ''intervenire'' sul corpo bisognava essere, quindi molto sicuri della qualità e delle credenziali di chi procurava il soggetto da espiantare…..Io mi limitavo a eseguire il mio lavoro alleviandole sofferenze dei miei corpi fino all’ultimo.Era la mia etica..

i miei studi avevano dimostrato che un organo resistente e duraturo deve essere cresciuto da un donatore in piena forma fisica e mentale senza eccesso di grassi di zuccheri e di sostanze tossiche che possano accentuarne la predisposizione alla malattia.. Venivano cresciuti con una alimentazione sana, per coscienza non assumevano proteine di mia fabbricazione e venivano controllati periodicamente dai miei assistenti, venivano nominati con un nome di persona e educati nel “limbo delle favole” E nel caso fosse stato necessario per il trapianto del cervello Ognuno poteva, se preso in tempo,educato con l’impostazione della famiglia che richiedeva l’organo..in qualsiasi caso si poteva in parte resettare la mente con il lavaggio o il cambio dei neuroni ma, anche in questo caso, spesso le condotte dei bambini mantenevano tracce dei comportamenti dei donatori se non addirittura tracce dei comportamenti del loro ceppo genetico..ma anche questo dentro certi limiti dava alla personalità un pizzicò di carattere..di accento….

Ma anche questo negli anni stava scomparendo dovuto alle “Nuove Generazioni” che sempre più imponevano la progettazione genetica dei donatori Io arrivavo da una scuola più antica e familiare, una piccola azienda che cominciava e finiva i lavori da tre generazioni. Stimata e rispettata e anche qualche volta citata in riviste internazionali specializzate del settore… Istruivo i miei assistenti “gli zii” secondo le ricerche più avanzate E sui libri più autorevoli di imprinting per espiantanti e mi avvalevo del atlante organico per l’educazione:pedagogia e educazione carceraria segreto e segregazione, sviluppo genetico e informazione pilotata..avevano possibilità di svago e fino all’ ultimo potevano credere che fosse tutto reale.Grazie a questo i bambini venivano cresciuti per alcuni anni dandogli un luogo stabile degli affetti..perche anche gli organi potessero beneficiare del benessere del donatore fino al giorno dell’intervento…

 

La bambina si giro si stava svegliando, di nuovo giro la testa come per ascoltarmi ,Pensai in quel momento che stesse sentendoI miei pensieri..che mi avesse letto nella mente. Imponendole l'Imprinting e con l’educazione progettatasi rendevano piu' docili e ubbidienti io ne avevo un vero e proprio allevamento circa una cinquantina di esenplari Entravo personalmente nelle celle e chiedevo:-<<chi e' che vuole venire oggi?Laura anne  o tu Angel oppure tu Paola?>> Negli anni avevo creato un bel archivio di ritratti di anatomopologia  tutto diligentemente organizzato:lo avevo chiamato: victim espiant portrict.. alcuni studenti dell’università dove insegnavo avevano anche creato un workshoop con studi con software di Nuove Generazioni.. per ricondurre il ritratto della vittima usando studi non tanto diversi da quello di Lombroso duecento anni prima…i risultati erano se vuoi interessanti ma credo che con l’ utilizzo negli ultimi anni di corpi sempre più creati con la manipolazione genetica tendera' purtroppo a rendere questi studi inutili in quanto i donatori saranno sempre più perfetti proprio perché progettati e peggio se i riproduttivi non sceglieranno definitivamente la strada della progettazione genetica dei loro figli. Lo studio che vorrei proporre io, nel caso che le famiglie non procreeranno con la manipolazione genetica, sarebbe interessante vedere il ritratto del paziente di tipo “eletto-riproduttivo”ciò colui che deve rimanere in vita quali sono le sue caratteristiche somatiche per le quali deriva da un progenitore di homo sapiens sapiens.  

All’interno dei campi di crescita era tutto convincente, anche perché a loro veniva nascosto tutto fin dalla più tenera età venivano assecondati e abituati all’ozio (in senso greco-romano) nelle camere ricreative….dove potevano distrarsi e fare movimento e ginnastica preparatoria, Laureanne si avvicinò sorridente e ignara e mi disse:-<<Vengo io>>..In realtà ero sempre io a scegliere chi dovesse venire alla fine in quanto il donatore era designato in base all’esigenza del cliente. però era meglio farle credere che era stata scelta per puro caso, erano piccoli accorgimenti quotidiani per mantenere Il gioco, e non creare all’interno degli spazi comuni situazioni imbarazzanti e tensioni inutili, d’ altronde scambiavo spesso le posizione dei bambini in modo che non si affezionassero troppo l’uno con l’altro In modo che quando sarebbe stato il momento di allontanare definitivamente, uno di loro non avrebbero sofferto la mancanza del loro compagno…Per loro andare via significava la libertà e i fiori …così gli era stato insegnato e ogniuno di loro sarebbe venuto ben volentieri dove mangi il gelato tutti i giorni. Questo era il compito del limbo delle favole mantenere l’illusione di un paradiso che sarebbe proseguito dopo il giorno dell’abbandono della comunità, in realtà sarebbero stati tutti un giorno accompagnati nella camera polifunzionale.

La bambina insisteva”papa…mi ci porti a me papa'….”…”papa' ”  mi diceva poverina illusa la guardavo e mi chiedevo il senso di tutto questo..mi chiedevo se attraverso i miei occhi non potesse vedere la falsità di ciò che le avevamo costruito intorno…

la digitazione dei suoi dati :- laureanne000027569.. mi confermo che lei era la figlia da prelevare guarda caso, era venuta lei da me mi guardava scrutandomi ..tra fiducia e sospetto..ma no, non credo che si fosse accorta di nulla…anche io vivevo in quella illusione…i miei figli anche quelli veri riprodotti senza manipolazione genetica.. non sapevano quale era il mio lavoro esattamente…vivevano anche loro nel “limbo” ma fuori di qui dentro le loro città negli asili paralleli dove potevano studiare e godere della vita ignari che i loro cloni erano qui ad attendere i loro bisogni e le loro future malattie…D’altronde anche io fui ignaro del lavoro di mio padre, e mio padre del lavoro di mio nonno il fondatore. Solo dopo “l’iniziazione”  la mia accettazione inderogabile, Il mio giuramento di Ipocrate e gli studi che svolsi all’università di espiantologia venni a conoscenza del mio ruolo, istruito otto anni nella società di crescità… probabilmente i miei figli faranno lo stesso raggiunta la maggiore età.. faranno lo stesso perché non gli verrà data la facoltà di scegliere, come gli allevati d’altronde, illusi impotenti vittime necessarie e ignare. Anche noi eravamo stati scelti come casta di chirurghi senza possibilità di venirne fuori prescelti o condannati a fare un lavoro che, per quanto fosse controllato organizzato e ben retribuito, dava saltuariamente qualche degno dubito di coscienza..

Il corso di Rasserenamento e ottimizzazione …corso obligatorio organizzato dalle Nuove Generazioni Dava ottimi frutti i medici i chirurghi e gli assistenti riuscivano a mantenere quel senso di equilibrio e tranquillità che gli permetteva di avere una vita normale..certo che anche la sostanza che ci veniva somministrata ogni volta che dovevamo entrare in contatto con il direttivo delle scienze esatte faceva il suo compito..tutto era giusto e nel giusto posto… come la camera polifunzionale, del resto, che permetteva l’organismo di auto-operarsi di asportare gli organi a se stesso come se tutto ciò facesse parte di un ordine prestabilito dall’ interno del corpo stesso…come se la condizione necessaria mettesse il paziente nella condizione di offrire il proprio corpo vivo consenziente.Il file dell auto-operazione veniva inserito solo alla fine delle brevi esistenze delle creature cresciute artificialmente bastava sostituirlo con il file del limbo delle favole che organizzava le loro vite nei campi…e anche per noi tutto questo rendeva le cose più semplici erano quella manciata di minuti dove iniziavamo l’ annestesia che erano i più delicati..dove il senso di ciò che stava succedendo si perdeva nell’ accettazione della condizione in cui ci trovavamo tutti.. La legge proibiva l’iniezione della anestesia fuori dalla camera polifunzionale….Spesso mi chiedevo perché non ci permettessero di portare la paziente già adormentata. mi sono detto, forse è per non allarmare i compagni…pensavo si potrebbe fare l’annestesia in una camera predisposta adiacente alla camera polifunzionale..perché obligavano noi chirurghi a questo compito e non al personale specializzato? … ma forse l’obbligo a “vivere” questi minuti... era intenzionale ..per mettere alla prova la nostra capacità di autocontrollo..o per metterci di fronte all’ineluttabile….Per mostrare la nostra accettazione pre-ordinata silenziosa e assordante…. ogni volta Inesorabile e definitiva….incosciente e burocratica, macchinazione artificiale. D’altro onde noi abbiamo sempre messo la sopravvivenza del nostro clan…… e i suoi previlegi…come priorità….Il nazismo, mi riferisco a quello classico, ci aveva insegnato qualcosa.. tre generazioni prima: serve una vittima per il progresso scientifico e d'altro onde noi non combattevamo solo ebrei e zingari omosessuali e dissidenti..noi siamo nati sulle ceneri delle democrazie dell' inizio millenio. abbiamo specializzato le ricerche scientifiche sulla genetica e le teorie sulla predisposizione somatica del novecento…abbiamo progettato l’uomo perfetto e usato il suo originale per i nostri scopi abbiamo costruito una società perfetta dove ogni cosa sta al suo posto perché cosi è prescritto dalla legge scientifica. Una legge preposta a Dio Una legge vibrante tensione epistemologica…. che deve essere tenuta sotto controllo…sempre….

 

paragrafo.28/

 

IL MUSEO DEL PENSIERO E ALTRE VERITA’

 

Ora ubriaco di un mago, racconti cose difficili ed incomprensibili sono alcuni dei vocaboli che utilizzi, mancano alcuni elementi perche’ io possa capire, ma quello che capisco e’ che in questo libro che spieghi di aver scritto, questo “progresso al processo” racconti il futuro e il passato, con ambo le mani, con una di esse stringi una corda, come hai raccontato tempo addietro dal quale trattenesti ,tu o qualcuno dei tuoi vecchi parenti, i “giusti” attaccati ad un grosso albero, come di una nave di Ulisse, ed evitaste di ascoltare le suggestioni ed i canti abbaglianti dell’apocalisse, giustamente avete dovuto combattere e poi cercaste il sentiero e tornaste alla terra dove anticamente e nuovamente gioieste della cucina dei vostri miseri tuberi e altri vegetali che crescevate come figli . Come cosi’ vi era stato insegnato dagli antichi indigeni dalle regole millenarie. ma tu eri morto ucciso dai fendenti e pur mentre nella scatola dove e’ custodita la tua lingua essa parla. Ma e’ con l’altra mano che tendi verso il futuro, cercando tra gli astri e le scienze, nei tuoi lunghi viaggi lungo i mari e le terre del mondo,che loro medesimi trasformano e modellano la tua argilla in metallo, ci hai ora raccontato cose abominevoli che ci mettono in guardia, e’ questo che hai raccontato con questo racconto. Il racconto dei racconti fuori dal libro. Ci metti in guardia dal futuro che con la sua freddezza filosofica pare potra’ fare cose che a noi sembrano cosi’ difficili e di diabolica fattura..come estrarre il cuore di un uomo, con il suo scritto consenso, per metterlo nel torace di un altro, ma sembra’ che domani saranno cose comuni e necessarie per il progresso della razza umana, come la schiavitu’ e’ ,hai nostri giorni , cosa assai normale, utile per la costruzione delle nostre mura che cosi’ pare che il tuo museo che si elegge a Dio sara’ come di Babele che verra’, la torre quindi distrutta, Aime’ ma ne lascera’ immagini di se, e per di se’ farne parlare, per la futura memoria di chi ha da venire...Cosa ti fa credere dunque, con cosi’ poca modestia, che tutto cio’ di cui tu parli sia una verita’ assoluta, e dalla quale nessuno potra’ contestare ? infatti pare che cio’ che racconti, non sia nemmeno una storia di quelle che si scrivono per essere lette, ma sembra che invece cio’ che ci racconti tu, tu stesso, non voglia nemmeno che sia mai pubblicato, ma che rimanga per quei pochi che ne vorranno scovare i significati piu’ o meno nascosti tra le sue mille ovvieta’ per la comprensione della banalita’ della esistenza degli uomini nel mondo e della loro storia malvagia. Perche’ tu non racconti una storia fatta di storie ma una storia fatta di menzogne bugie e fandogne, dalla quale pare sia fatta l’ipocrisia degli uomini tutti, per questo neghi che tutto cio’ sia un libro, ma solo parole del “L’uomo” libere dalle convenzioni, libere dallo studio accademico, che impone le conoscenze, le informazioni ed i parametri, e che necessariamente deve comparare, attestare, e dimostrare, e che tu rifiuti come metodo a priori. Sostenendo che chi ha da erudito studiato, cosi’ bene , l’atomo, per esempio, evita di andare in villeggiatura nel nucleo della fusione nucleare, rendendo quel luogo invivibile per ogni essere vivente, in egual maniera chi cosi’ bene sia progredito nella filosofia e che conosce ogni autore, evita di trovarsi nel mezzo della sua libera coscienza perche’ e’ diventato un luogo altrettanto invivibile per un essere umano. E perche’ , dunque, tu che sei cosi’ approssimativo e inventi mentre parli, e vanti tutto questo successo, mentre sei solo un miserabile che verra’ presto condannato per i suoi misebili furti a altri reati da mendicante ? povero te, tu racconti cose che ancora devono avvenire, come fai ad essere cosi’ sicuro che nei tuoi sogni altri parlano per te ? non sai forse che sono i pazzi che sentono le voci fuori di se, e i folli a raccontarle come fossero personaggi realmente esistiti ?

 

 

paragrafo.29/

 

 L’INCONTRO CON LA VOCE DI “IO”....(prima parte)

 

 Quel giorno ero partito alla ricerca di Atlantide, dicevano essa si trovasse dopo Gibilterra ,subito dopo le Colonne d’Ercole, si accostava la costa del Magreb, ed in lontananza si vedevano le montagne dell’Atlante del Marocco, si sentiva fresca la sua menta profumare l’aria dell’ oceano e la sabbia del shaara si devositava sul veliero nel quale stavo viaggiando.Dovevo forse arrivare fino a Capo Verde o attraversare tutto il mare fino alla sua fine,da est ad ovest, dove finiva il mondo. Dicevano altri invece, vi fosse un gruppo di isole dette Caraibiche dove i pirati trasportavano casse di un alcool fatto dalla canna da zucchero, l’aguardiente, e predavano le navi inglesi e spagnole e quelle portoghesi. Altri raccontavano vi fosse invece il lato occidentale del lato orientale dell’india. E comunque il vento Aliseo ci spingeva con calma verso di la’ dove si diceva che gli egizi avessero costruito altre piramidi in un paese che si chiamava Mexcal e altri ancora sostenevano che vi fossero i vichinghi della Svezia, conquistato le sponde dei laghi canadesi. le onde erano altre e lunghe per fortuna ci cullavano verso il tramonto...la in alto a nord del nord nell’America Russa alcuni Maghi avevano preso un po’ del sangue degli eschimesi di qua e di la’ di Bering e’ lo avevano guardato assai bene e poi avevano urlato, che tra i ghiacci delle remore di Bergerach l’ urlo si fece spandere come riflesso dall’aurora boreale , in tutto il mondo conosciuto, gli uomin avevano sentito :- “ sono fratelli !!” essi infatti avevano piu’ volte gridato “sono fratelli !! ” forse proprio li , al sud del polo nord, verso le rotte tra il 45 mo parallelo e l’equatore, l’acqua si riversava con una grande cascata nel fuoco del sole della salamandra e qui diventava vapore che poi ripioveva sulla terra intera come d’oro ....ma noi portavamo fiducia, oramai Cristoforo di Pradello il campagnolo della conchiglia nella valle a fianco a quella di Annibale, era gia andato e tornato, anche se vecchio era andato e tornato in Spagna con le tasche piene di argento che cresceva come erba nelle praterie di quel paese dell’india occidentale d’ oriente..Che essi lo chiamarono “nuovo mondo” e subito appena la notizia si diffuse e giunse, lungo la via della seta, fino in Cina, “ il nuovo mondo” era gia decaduto e diventava presto vecchio e stanco. Proprio come una stella che ci porta notizie di se medesima, mettendo in discussione, insieme alla sua esistenza, persino quella della fisica tutta.“Rosario” era un veliero Portoghese, e io ero di lui stato ospite gradito, in quanto i suoi marinai avevano potuto apprezzare, avere un cuoco della penisola a bordo, che con quattro patate ed un po’ di farina un po di cipolla sale e pomo d’oro poteva velocemente fare anche senza una cucina basculante dei piatti poco costosi ma saporiti e che riempivano lo stomaco. Ma aime’ uno dei marinai delle piccole isole di fronte a Vigo in Galizia mi aveva preso in antipatia e mi voleva gettare in mare durante la notte, cosi che’ io dovetti prendere il mio fagotto e scappare calandomi lungo le funi del veliero in porto, che mi portarono a terra, il mio fagotto lo avevo ben impacchettato in modo che i luccichi del bronzo non facessero sospetto a chi era marinaio con me su quel veliero e ancora peggio dei cari briganti che vi erano nei distorni. Eravamo arrivati forse nell’ultimo porto sicuro prima del’attraversamento dell’ oceano, erano le isole abitate da dei piccoli uccelli che si chiamavano pappagalli canari, e il loro popolo sottomesso dalla spagna erano dei popoli arcaici dal nome Wanche, essi erano a volte assai ruddimentali e mangiatori di carne aggressivi, altre volte erano placidi e accoglienti. E i loro uomini assai gelosi e violenti e le loro donne sensuali e provocanti. Il tutto faceva diventare insopportabile talvolta la loro presenza nella loro medesima terra, perche’ diventava di loro proprieta’ come le loro femmine, per un principio ancestrale in contraddizione con i le cose contingenti, e la pace e la gioia dei conquistatori ,come spesso accade, strideva con la sofferenza e la rabbia dei conquistati rancorosi.cosi che per questo ed altri motivi, decisi di allontarmi dalla costa e avventurarmi lungo i suoi pendii.

 

paragrafo.30/

 

 I DUEVAGABONDI

Avevo incontrato due vagabondi, una giovane ragazza attraente e perduta di una citta’ di Roterdam nei paesi che vivevano sotto il livello del mare,con me, la notte precedente, aveva voluto ubriacarsi e fare l’amore, e l’altro era invece un vecchio ubriacone ing ing con la barba lunga con nel cervello un delirio peggio del mio, i due andavano verso un minuscolo paese al centro dell’isola, dove vi era stato costruito un bacino per trattenere l’acqua per gli abitanti del sud. lungo i suoi colli pareva di essere giunti su di un territorio lunare, crateri e vulcani, impressionavano che pareva di essere su di un pianeta desertico privo di atmosfera, solo dopo scopersi che proprio li vi giravano dei lungometraggi (i quadri che si muovono) proprio perche’ pareva che fossero i luoghi ideali per girare le immagini che rappresentavano pianeti come lunedi’ o venerdi’..oppure giovedi’..
Le isole erano piccoli continenti, anche se in due o tre giorni di cammino si potevano attraversare. il lato nord era verde di conifere era ventoso e piovoso e freddo guardava al polo nord, mentre il lato sud era desertico e assolato guardava al tropico Il suo centro fatto di alte montagne ne separava le sue caratteristiche.il lato est era pericoloso per i naviganti, in quella stagione perche’ i forti venti ne scaraventavano le barche contro le rocce..mentre quelli di ovest pur riparati dalle coste dell’isola rischiavano di spingere i naviganti vero le americhe. noi avevamo gia tentato di tornare verso nord nord-est verso una nuova destinazione le coste mediterranee della cornovaglia... ma avevamo abbandonato l’impresa (vedi il diario di un navigante....(...))
Noi camminavamo, io la’hippy di Rotterdam e l’Ing ing verso il suo centro, erano forse trenta chilometri di cammino, io avevo male ad una gamba per i miei trascorsi di trasportatore e di lavori di fatica, per questo lasciai che i due mi dettero parecchia distanza, Poi infine grazie anche ad un passaggio con un carro con i cavalli d’acciaio li raggiunsi la sopra dove era stato creato quel bacino. durante la sera incontrai alcuni personaggi di origine germanica, essi vivevano come nel paleolitico, possedevano un grosso cane e avevano fatto in una grotta, una confortevole dimora, aggiungendo una veranda di bambu’, nelle vicinanze in un’altra grotta essi avevano trovato una fonte di acqua che li riforniva a loro e a tutti gli altri di limpidissima acqua potabile. La meno contenta di tutti pareva fosse Rosemary la ragazza di uno di loro, che pareva si fosse stancata di vivere in quel posto cosi’ isolato, qualche mese dopo ,infatti, la incontrai lungo la costa a ricerca di avventure nuove...
Ma io non potevo proprio aiutarla. Quella notte bevemmo e fumammo insieme fino a tardi , parlammo a lungo del capitalismo e del loro desiderio di vivere lontano da lui, e loro mi raccontarono che erano armati con lance dove nella punta erano state posizionate degli aghi di palme appuntiti e velenosi, loro dicevano, il motivo era il fatto che nella valle c’era un ispanico che voleva cacciarli tutti via, e di notte talvolta bruciava le loro case di bambu’ . Era notte e dovevo tornare verso il lago nelle vicinanze dove dormivano i miei due soci sulla sua riva avevano acceso un fuoco si erano accampati la ragazza Olandese e il vecchio hippy ing ing. Usci dalla grotta dei tedesci e mi avventurai lungo il sentiero, era notte, alcune agave e altre piante grasse, mi parevano mostri e figure spettrali che mi controllavano, i cactus parevano esseri extraterrestri in un viaggio lisergico, eravamo in un isola nel mezzo dell’oceano altantico e si vedevano le stelle nel buio assoluto, erano migliaia, era un luogo veramente isolato dal mondo e misterioso, in piu’ l’idea ci fosse questo essere che terrorizzava questi poveri disgraziati di hippys che vivevano impastando un po’ di farina e frutta secca, e bruciando qualche pezzo di legno e qualche cactus rinsecchito mi spaventava. sopratutto per un motivo, mi ero perso, si e’ vero, vedevo lontano verso le sponde del laghetto laluce del fuoco dove loro erano accampati, ma avevo fumato e bevuto troppo per riuscire a trovare il sentiero che da loro mi avrebbe portato.
decisi che mi sarei fermato e li avrei dormito. trovai delle bacchette di bambu’ che posi come una improvvisata tenda canadese al quale sovrapposi la mia giacca, sotto di essa invece srotolai il mio saccoapelo e mi ci infilai dentro.
Avevo terrore che lui mi trovasse e he mi uccidesse. e mentre questi pensieri terrificanti mi assalivano cominciai ad ossevare il firmamento.
c’erano migliaia di stelle sopra la mia testa, la costa dell’africa distava alcuni migliaia di chilometri e quella delle americhe molte migliaia in piu’. la luce delle citta’ non riusciva a cancellare quello che per migliaia e miglia di anni era stato il piu’ grande ed immenso mistero inrisolto che aveva accompagnato gli uomini tutti durante la notte.

 

paragrafo.31/

 

L’INCONTRO CON LA VOCE DI “IO”....( ultima parte)

 

LA STELLA PARLANTE

 

La notte, il mistero, la violenza, questi pensieri mi colpirono quella notte come fendenti che potevano uccidermi, e per l’ultima volta guardai il firmamento che con me avrebbe portato i suoi infiniti misteri, se fossi morto,non avrei avuto mai nessuna risposta alle mie domande e se fossi sopravvisuto mi sarei dovuto comunque rassegnare che quelle risposte sul significato dell’esistenza sarebbero rimaste urla cieche senza nessun interlocutore.
Il mio sguardo vagava tra le stelle, e le loro vibrazioni illuminavano il mio cuore, ne osservai una, in particolare, il suo riverbero e la sua illuminazione intermittente,mi pareva una voce divina che aveva un messaggio oscuro per me. Mi chiedevo se potessi all’interno del mio cervello trasformare
quella luce vibrante in un suono, improvvisamente per una reazione fisica, come se avessi aperto una porta per l’acceso di una formula matematica il mio corpo fu‘ invaso da una energia che palpitava sulla mia pelle e che trasformo il freddo in pelle di oca, il terrore in meraviglia, la paura in consapevolezza. la vibrazione di luce si era trasformata in un suono potente e penetrante che mi fischiava dalle orecchie. estramamante potente, un suono che proveniva dallo spazio siderale, e che, come una connesione radio, rimembrava all;interno delle mie membra. Avevo la percezione, che il mio corpo avesse il potere di trasformare quel riverbero vibrante di quell’astro, in uno suono meraviglioso e terribile nel medesimo tempo si era creato all’interno della ma mente, come se, il mio cervello avesse trovato il linguaggio necessario per codificare le onde radio di quella stella o galassia o che altro fosse, e trasformarle in un suono. ero entrato nella loro frequenza e la mia consapevolezza filosofica mi aveva permesso di interpretare quelle frequenze e farle mie. Il suono era porpentoso e vibrante,magnifico,strabiliante, si faceva cosa sola con la mia pelle e la mia emozione, e tutto cio‘ che avevo intorno, si faceva cosa sola, il terrore, la meraviglia, il firmamento, il mio corpo di carne e i peli ritti, i cactus, che avevo intorno,la sabbia,la montagna.il freddo,la paura di essere aggredito, o dimenticato, il mio passato il mio futuro, il mistero dell’esistenza erano racchiusi in quel suono potente che mi avvolgeva completamente. mi chiesi in quel mentre, che la mia pelle sprizzava della stessa energia dell’universo, mi chiesi se avessi potuto trasformare allora, con un processo matematico all’interno del mio cervello quel suono che potevo giurare stessi sentendo in “parola”, cosi che improvvisamente la gioia ed il terrore si fecero domanda, la domanda fu’ fatta e chiesi all’astro che rappresentava l’origine della creazione stessa se lui fosse bene o male. Ovvero la domanda che feci alla creazione fu :- “dunque tu che sei l’origine del mondo e delle cose tutte, tu che sei l’energia ed il principio, tu che sei la vibrazione di quell’astro sei bene o male ?”
Mi giunse solo una parola di risposta e poi fu’ il silenzio .La mia pelle nuovamente stizzi dal terrore e da quella raggiunta consapevolezza e cosi’ mi addormentai. La parola, come ogni parola poteva essere interpretata, era una parola inglese, che indicava sia il positivo che l’intercalare di qualcosa d’altro da dire. cosi che rimasi incerto sul significato di quello che mi era stato detto.

La mattina, mi svegliai, ancora scosso da quella esperienza trascendentale, un esperienza paranormale che non mi era mai successa in tutta la mia esistenza e che mai piu’ successe. Incontai lungo il letto del fiume, uno strano personaggio credo fosse danese, egli, al quale raccontai l’accaduto, mi disse di non raccontarlo mai a nessuno, e prese un ramoscello e disegno la stella di davide sulla sabbia e poi disegno la stella araba a 5 punte e mi disse ;- “sappi che le stelle parlano”. poi mi mostro come prendere l’acqua con la mano destra versarla in quella sinistra per mantenere sempre quella destra pulita e quella sinistra sporca.

gli anni di nuovo passarono finche un giorno a casa di una mia amica trovai, un disco di una scienziata americana di origini italiane, lei era un’ astrofisica che lavorava in Florida, si chiamava Fiorella Terenzi ,essa aveva trasformato attraverso i radiotelescopi le frequenze radio delle esplosioni nucleari degli astri ,attraverso un algoritmo, in suoni, e ne aveva creato delle armonie che chiamava “musica delle stelle”, negli anni poi questi studi furono seguiti anche dalla Nasa. in Italia invece questi esperimenti fatti anche con il noto flautista Walter Maiolo all’osservatorio astronomico erano stati subito additati come “non scentifici” e mere speculazioni.Per quanto mi ricordi io Fiorella Terenzi aveva lavorato con Timothy Leary che aveva scritto qualcosa connesso al “il libro tibetano dei morti” e che in quegli anni era stato arrestato atraverso l’FBI in svizzera perche’ da li era evaso , ed era stato portato nelle prigioni americane, quando fu’ liberato fu messo a lavorare nella ricerca. Non so come avesse collaborato con la Terenzi ma lo aveva fatto. 

Presi e scrissi una mail all’astrofisica, le chiesi come si spiegava quella esperienza paranormale che avevo avuto, lei mi rispose che a volte gli artisti fanno esperienze che la scienza potra’ dimostrare sperimentalmente solo dopo. In qualche maniera, non giudicava la mia esperienza ma la conprendeva. ci scrissimo un paio di e.mail, dove mi facevo spiegare a grandi linee la questione delle frequenze,delle onde radio, dei gas delle esposioni nucleari del gas metano,propano,elio. e che i radio telescopi funzionavano trasformando quelle frequenze in colori o suoni. Un’altra Fisica di nome Milly Moratti mi fece notare come con procedimenti analoghi funzionasse la risonanza magnetica, la t.a.c.e altre tecnologie del genere. si poteva rendere visibile l’invisibile. ascoltabile l’inascoltabile. Chiesi a Fiorella se era possibile fare un algoritmo e trasformare una frequenza in una parola. O forse mi dimenticai di chiederglielo cosi apertamente. anni dopo un atropologo fece una conferenza ad Arezzo dove si interogava con i altri accademici e colleghi sulla questione della “voce di Dio” e sulle sue varie lingue con il quale si era da sempre espresso, gli scrissi una lettera dove lo invitavo a contattare la astrofisica Terenzi, per cercare un percorso comune di indagine. Lui non mi rispose ma so che la Terenzi qualche tempo dopo torno al planetario di milano per fare un evento legato all’idea del suono legato alla creazione. Gli studi del cern e quelli sulle onde gravitazionali, fanno pensare che il rapporto spazio tempo, non e’ cosi’ definibile e certo. la frequenza e piu’ in generale dal mio punto di vista, fanno pensare che i suoni nella natura, i canti armonici dei tibetani, o dei cantanti di tuva ,degli duggurudu aborigeni e tutto il resto, le armonie classiche fanno pensare che fin dalle origini l’uomo abbia avuto questa innata capacita’ di “sintonizzarsi” con l’universo per trarne benefici e forse magici valevoli illuminanti consigli.

 

 paragrafo.32/ 

 

I TRE PERITI E ALTRE COSE MATEMATICHE, E DEL GIUDIZIO DI GIORDANO IL MORO  ;-

 

“Consigli?” affermo’ il re :-  “consigli che a quanto pare, non ti hanno aiutato a tenerti lontano dai guai. E invece ti hanno portato qua al mio cospetto per essere si anche ascoltato, quando non me ne dimentico completamente,  e penso ad altro.  Ma infine invece sicuramente  giudicato, perche’ con i sogni, le profezie, e le illuminazioni difficilmente  gli imperatori hanno vinto le guerre ne le battaglie” ... “mago”.  E chi invece ha ascoltato i ciarlatani come te, inventori senza brevetto alcuno, Chi ha ascoltato prima, per decidere come affrontare uno scontro, se ha vinto la guerra, ha premiato il mago con poca cosa, e se la ha persa, la testa del mago, invece, era poca cosa per non dovere essere tagliata in un solo attimo  . “ e il  re aggiunse  “gia’ ai nostri giorni, nel mezzo della media eta’ , si segue un culto, non tanto per fede ma per timore di cio’ che portera’ la scoperta degli scritti proibiti dei greci e della bellezza delle loro nudi sculture, che cosi’ sembrera’ impossibile che la bellezza non ecquivarra’ al giusto, e il giusto al progresso di uomini di superiore coscienza , cosi’ che la fede che ci spingera’ a rimanere immobili, si racconta per oltre mille anni, non sara’ il bisogno di nascondere le verita’ matematiche della scienza, ma l’ impedimento del loro sviluppo, per cercare di non scomparire noi stessi.

 

Il mago ricomincio’ a guardare,Giordano che io non conosco, se non per sentito dire,  pur essendo i suoi libri sotto gli occhi di tutti, nei giorni da dove vengo io, diceva, come anche altri, che nel canticchiare dei passeri dei merli dei pettirossi e di altri  fringuelli, e nell’estasi nella natura e dei suoi spettacoli, l’uomo poteva trovare la sua origine spiritualita’, e chiunque lo avesse fatto notare, si era trovato altre tesi a dire che invece quello che loro chiamavano il padre eterno, si era rifugiato da molto tempo dentro alcuni tempi dalle alte mura, talvolta come piccoli villaggi rimpiti di orti e  di verdi e curati giardini, dove tali muri e gli isolamenti, non permettevano al frastuono di quel diabolico mondo di infastidire le armonie della preghiera, talvolta pornografiche e infanticide e peccaminose, a volte di mortificazioni e preghiere, che all’interno si erano con apparente equilibrio create.

chi non credeva in questi religiosi veniva appeso, seviziato,torturato, ma solo alla fine di tutto cio’ ucciso, perche‘ prima, chi lo trattava cosi male,  voleva sentire che lui dicesse :- “ si io possiedo il diavolo nel corpo”, si io non riconosco il concilio di efeso nessuno,  almeno questo e‘ quello che ci hanno raccontato. E cio’ che loro stessi hanno detto prima di spirare. 

 Anche per questo motivo la ragione alla fine vinse, perche’ i contrafforti, e le navate, e le cupole infine si reggevano per attenti studi di giometria e non per ricette di teologia approssimative, cosi’ che i sacerdoti sapevano che i matematici a volte solo fingevano di credere in Dio, ma erano comunque gli unici a saper costruire le sue magnificenze, forse addirittuara i sacerdoti gli pregavano e supplicavano o obligavano di mentire di fronte alla domanda :- ‘ingegnere delle navate della nostra dama voi credete infine alla matematica ragione della sacra famiglia o adirittura alle sue celestiali ed ordinate origini degli antichi testamenti  ? Loro tacevano la risposta,  perche’ come disse il Mahatma anni dopo,  non bisogna mentire mai ed il silenzio non era certo una menzogna. Infatti a sud del nord a ad ovest dell’oriente venne un uomo che descrisse con sapere scientifico una tecnica con la quale “l’uomo” vedeva e che poteva essere giustamente usato come nuovo modello di rappresentazione, si chiamava prospettiva anche bramantica e raccontava che cio’ che era lontano era piu’ piccolo di cio’ che era vicino, Era una menzogna vera e propria, ma era la menzogna che gli uomini vedevano. Di fatto ebbe’ cosi’ successo che tuti gli uomini, che gia sapevano, perche’ la stessa menzogna era da sempre davanti ai loro occhi, accorsero subito da tutta Eurorandia perche’ il fermento si era in quei luoghi soffermato nuovamente, non era la prima volta, e non sarebbe stata certo l’ultima. Carrozze, Asini ,cavalli,e navi da Parigi e Londra da da Vienna, tutte le corti volevano sapere cosa succedeva da quelle parti del fermento, gia‘ Giotto  un pittore gotico, aveva scalpitato, che lo avevano dovuto rinchiudere a dipingere affreschi di porpora e altri pigmenti perche non parlasse troppo con le sue masse tridimensionali  e guarda caso proprio la basilica di francesco che lui il francesco ,invece, di grandi templi non ne voleva proprio sapere e nemmeno la sua comune di disattattati,  e magicamente , come le mutande del giudizio sarebbero state sucessivamente aggiunte della sistina cappella. Avevano i sacerdoti aspettato giutamente la loro morte, forse mentendo le promesse, per affermare che essa stessa, l’assemblea dei patriarchi di efeso,  sarebbe, ad ogni uomo, sempre sopravvisuta, e che lei tutto dentro avrebbe astratto, come pietro dell’assemblea dell’ulivo,  divenne la pietra della piu‘ grande chiesa e pagana di Caino e Abele.

In realta‘ la prospettiva era comunque una grande falsita‘ della natura, fatta in modo che l‘ uomo potesse camminare pensando di essere al centro di ogni cosa e tutto il resto lontano,  e piu‘ piccolo, piu‘ fosse stato lontano.

 

 Di fatto la verita‘ della matematica non  diceva la stessa cosa, vennero quindi  chiamati tre periti, una doveva affermare che era del parere, che si scrivesse con tutta sicurezza, sui libri di tutto il mondo,  che un litro di acqua bollita‘, senza ne sali ne altri composti fosse pura anche se oramai senza il sapore delle fonti, e che il suo specifico peso fosse uguale ad un chilogrammo distillato  di piombo.  E cosi il primo perito dovette scrivere, in egual maniera,  che un edificio davanti ai suoi occhi fosse lungo un filo di mille metri.  mentre quello lontano, anche se di identiche dimensioni,  fosse sempre piu‘ piccolo in metri e decimetri e anche frazioni,  con regole matematiche esatte, che saranno poi utilizzate per tanto tempo. Ma, nel medesimo tempo,  che lo stesso edificio che appare piu‘ piccolo perche‘ in lontanaza, piu‘ ci si avvicinava e piu‘ diveniva lungo efettivamente 1000 metri quando era davanti ai nostri occhi. infatti negli atti dei notai si sarebbe comunque scritto  che l’edificio si paga per i suoi mille metri effettivi anche se puo‘ essere piccolo da non potersi piu‘ vedere. 

Il secondo perito doveva affermare che aveva controllato che l’edificio fosse veramente lungo il filo di mille metri che piu‘ ci si allontanava a piu‘ l’edificio si riduceva per le regole matematiche affermate dal primo perito, e che i notai nei loro atti di cessione di acquisto e di eredita‘ scrivessero che se anche l’edificio era lontano da non potersi vedere e che si riduce quindi in frazioni di decimetri piu’ ci si allontanava,  fosse misurato nella misura economica per il filo di mille metri. 

Il terzo perito doveva affermare che quello che avevano detto gli altri due periti fosse vero. 

Quando i tre firmarono il documento , il medioevo fini‘ per sempre in occidente, e  i monasteri alzarono muri ancora  piu‘ alti per difendersi, ma in ogni caso la chiesa accettava  i nuovi parametri cosi‘ poteva risorgere, ed in ugualmente  l’iconografia avrebbe obligato a nascondere dietro la madonna e gli angeli altre idee.L’iconografia era una nuova maschera dove tutti dovevano far filtrare le loro diverse peculiarita’. 

 

Ma la verita‘ della fisica, era un altra, la verita‘ era che la simmetria era un altro modello di rappresentazione e che per quanto altrettanto astratto, e meno realistico aveva una verita‘ superiore ai limiti dell’uomo.

Infatti se un oggetto di mille metri era lontano era pur sempre di mille metri, ed era la natura che faceva in modo che l’uomo non lo vedesse che microscopico perche‘ lontano.Ma era solo un illusione dell’umano limitato vedere. Una coscienza superiore poteva percepire la realta‘ in un modo diverso, perche’ l’edificio era pur sempre  di mille metri lungo il filo, anche se lontano.  Cio‘ non poteva che spaventare l’uomo, perche‘ cio‘ significava che niente era efettivamente lontano, o meglio che se anche era lontano pur rimaneva delle sue dimensioni scritte dal notaio. Infatti quando si portava la lingua dentro la vagina di una donna,gli occhi potevano vedere in lei un universo che altrove sembrava piu’ microscopico .  Cio‘ significava infatti che una stella anche se la sua luce proveniva da  anni migliaia di  luce da me, e se anche pur vero avesse una temperatura di un milione di gradi superiore alla mia capacita‘ di sopravvivervi non era microscopica solo perche‘ lontana ,ma gigantesca davanti ai miei occhi, e tutto il resto, tutte gli edifci, tutte le galassie,tutte le stelle tutti gli universi, tutto il tempo, passato e futuro  avevano la stessa caratteristica di essere qua davanti e non lontano e microscopico. Ma questo i tre periti preferirorono non scriverlo, forse anche perche‘ l’altro modello di rappresentazione era piu‘ vicino a cio‘ che gli occhi percepivano, e gli uomini decisero che cosi‘ sarebbe stato ricordato nel loro museo. 

paragrafo.33/  IL “SUE” FACCE E IL “SUE” SVILUPPO CUBOLOGICO (prima parte)

 

Di  fronte a queste scorcertanti mezze verita’, altrettanto inutili alla qualita’ della vita degli esseri chi vivevano nel loro presente, e quindi affacendati, come sempre, nello svolgere l’attivita’ della sopravvivenza, trovare il cibo, proteggersi dal freddo, e provvedere alla quotidiana crescita e all’educazione delle creature ed altre attivita’ fondamentali . Nonstante che ne fossi consapevole, mi aggiravo comunque in quel periodo intorno al mondo, ogni posto dove andavo lo rendevo mio, proprio ogni posto aveva gli stessi problemi,  e quindi non sapevo esattamente per chi avrei dovuto votare in ogni caso. Quindi cercavo di confondermi tra le persone e passare inosservato, chi mai avrebbe conosciuto ogni singola persona del quartiere, di ogni quartiere del mondo. In particolare nelle grandi citta’ dove le razze umane avevano colori simili a quelli della mia pelle, chi poteva pensare che io non fossi nato li dietro in una casa qualsiasi, con questa conoscenza, con questo segreto ero stato in posti incredibili, senza che nessuno se ne fosse accorto. Tanto che uno racconto‘ di un personaggio, che paresse fosse stato a fianco a personalita‘ celebri, per molte generazioni.uno di quei pittori che facevano le immagini  che si muovono, del quale vi ho gia’ parlato, avra’ molta fama e si chiamera‘ Allen heywood  e raccontera’ di una particolare sindrome, la sindrome di Zelik che pare il suo popolo ne fosse gravemente ammalata. Unico tra i tanti popoli, che parlava l’arabo, o il russo, o il francese il persiano e il tedesco, e tante altre lingue pur mantenedo una sorta di identita’ comune riconoscibile nei suoi libri sacri, libri che molti, nel medesimo tempo, nemmeno conoscevano bene.   Di fatto era nella natura di questo popolo, imparare a parlare la lingua e vestire come i paesi che li ospitavano, cosi‘ che nessuno poteva pensare che non fossero di quel luogo, si integravano si assimilavano sempre ai costumi degli altri. 

Ma altri uomini forse invidiosi della loro intelligenza e predisposizione alle arti e agli affari delle scienze, invece sostenevano che lo facessero , non per integrarsi,  ma per nascondere la loro profonda malafede, e per  celare, invece, i loro traffici loschi ed oscuri obiettivi, e con convinzione sostenevano ,con carte alla mano, che tutti gli affari della grande economia del loro pianeta era affare loro, che addirittuare la banca centrale di Inghilterra fosse da loro comandata, ogni guerra una loro cospirazione intelligente e diabolica. Cosi che periodicamente si poteva dire e’ colpa loro, li chiamavano i sionisti,  e per odiarli e giustificare di doverli conbattere e perseguitarli con ogni mezzo necessario, che anche un riconosciuto comunista, tutto sommato simpatizzava quasi con gli antisemiti germanici, pur di condividerne l’odio. Quasi quasi.  Anche un amico tunisino un giorno mi disse :- “anche che io fumo il tabacco e’ colpa degli israeliti”. 

 

 il mio fagotto nascosto nel tessuto stropicciato aveva preso ora forme piu’ geometriche da bronzo e geroglifici e lingue arcaiche ossidate di verde e giallo azzurro come di zolfo,, cominciava a prendere il colore del ferro battuto tra la forgia il mantice e l’incudine, delle scentille rosse e bollenti,  pesava assai e girava su di un perno,anche esso di ferro battuto e inbrunito.cigolava e girava lentamente su di se stesso. e riuscivo a malapena a nasconderne il rumore. 

 

 

paragrafo.34/  IL “SUE” FACCE E IL “SUE” SVILUPPO CUBOLOGICO (seconda  parte)

La realta’ dopo l’avvento dell’assonometria era poi cambiata, tutto non era piu’ lontano e piccolo, ma tutto anche se lontano,  era enorme come a precipitarmi addosso, era quasi impossibile vivere con questa consapevolezza.  Ogni cosa la vedevo ora per le sue reali dimensioni, che quasi decisi che dovevo anche io adeguarmi ed accettare che il metodo prospettico era piu’ pratico se non altro, perche’ vivere immersi nella dimensione del sole, della via lattea, e dell’universo intero, non era per niente facile, tutta la grandezza precipitava negli occhi, e tutto appariva nella sua immensa moltitudine, era tutto pazzescamente gigante, ed era impossibile raccapezzarsi perche’ era come avere al posto degli occhi uno strumento metrico tecnologico,prima fatto di lenti lucide come occhi di pesce e poi di sofisticate elaborazioni di algoritmi e fotocellule sensibili alle radio frequenze  che si sarebbe poi chiamato scopiomicroemacro. Cosi’ che poi persino la dimensione delle cose e il loro rapporto diveniva relativo, in maniera assoluta. Una goccia di sangue vantava alla mia vista una quantita’ indefinita di enormi globuli rossi e bianchi, una piccola lontana stella diveniva una supernova gigante dal frastuono di un milione di esposioni nucleari.

 Era difficile vivere cosi, ognicosa vista elle sue dimensioni reali riempiva l vista in maniera molto impegantiva, i rumori del mondo e dell’ universo tutti insieme erano assordanti.  Decisi di fare visita  ad uno dei periti che aveva firmato l’accordo per la prospettiva,  per chiedergli consiglio, forse dovevo arrendermi a quel metodo descrittivo del mondo, come avevano deciso in comune accordo tutti gli altri. 

  

 sulla strada della casa del perito , lungo un sentiero dalle linee parallele  tra i campi di senape,  incontrai uno di quelli ammalati della sindrome di zelik, che mi volle raccontare’ questa storia che ora vi diro, ma che nonostante tutto mi confermo‘ che si era fatto voler anche bene, e che non  tutti gli israeliti erano pieni di debiti come l’uomo che cambiava il cappello, in ogni caso  :-  

 

 paragrafo.35/  L’UOMO CHE CAMBIAVA IL CAPPELLO.

 

 Si narro’ poi negli anni che “l’uomo che cambiava il cappello”, non lo facesse, come aveva sempre voluto far credere per un tic , come  aveva sempre sostenuto lui..

 

Di fatto, con quel gesto repentino, quasi come un matto  , apriva quella borsa che aveva sempre con se, e se lo cambiava velocissimamente..

“ad esempio osservatelo ora” ricorda un dirimpettaio ”appena indossava improvvisamente quel cilindro” la sua giacca, appariva vagamente sgualcita e leggermente slavata, le sue scarpe  parevano lucidate a vernice...il suo viso blumbeo quasi anemico, sembrava un mago  pronto a scomparire per chi sa quale diavoleria,incantesimo o magia ..”Ma va la’ ” dicevano in coro “E’ solo un illusione..” ..Ma di fatto, Il titolare della macelleria con il suo grosso panzone nascosto dientro il camice bianco sporco di sangue di vitellone, con  il suo sguardo sgranato e folle aveva tirato dritto e se ne era subito tornato in bottega, dopo il caffe’,sorseggiandolo, proprio  accanto a lui  senza nemmeno accorgesi della sua presenza...e poi vi spieghero’ perche’ la cosa ci pareva cosi’ strana...

Preso quindi il caffe’ con una certa calma e plomb da illusionista  “l’uomo che cambiava il cappello” da dietro la vetrina del bar, prima ancora di uscire, apri’ la sua borsa e, pur mentre sgattagliolando fuori, con una mano sulla maniglia dell’uscio e con l’altra, buttando  il cilindro in borsa, si diede una pettinatina ai capelli con la mano delicata, e si mise un basco cubano, ed usci indirizzandosi verso l’incrocio.

Ecco che adesso zoppicava leggermente ,per quella vecchia ferita del Venezuela, ma caminava ora veloce e fiero, davanti al negozio della sarta, indossando solo per il tempo della vetrina un altro berretto, “guardalo, guardalo ora”  alto ed impettito ed orgoglioso, pare un gigante delle terre del fruili con mani gigantesche e il cappello di paglia da contadino, odorando di paglia e fieno mischelati, ma solo un secondo appena, solo il tempo di passare davanti al calzolaio che di nuovo indossava  un cappello da pescatore e anche la sua giacca pareva rattoppata di tessuti militari “ Ma la giacca non e’ nera e’ verde, verde scuro, e’ una mimetica” dicevano quelli del bar. Arrivato all’incrocio, guardo’ a destra e poi a sinistra ed attraverso’ la strada dove iniziavano gli alberi del parco..

Vedemmo uscire il lattaio ed anche lui addentrarsi nella stessa direzione ed attravesare la strada e entrare nel parco “dov’e’ ? “ imprecava.  ma lui con il suo cappello da australiano e la sua giacca “ma e’ verde o marrone? ”  gli stava li accanto appoggiato ad un pianta ad una spanna dal collo,  fumando un sigaro, eppure il lattaio non lo aveva visto. “non e’ che non lo vede non lo riconosce” dicevano i signori del bar...

Liquidato il lattino ,usci dal parco e sempre senza farsi troppo notare da nessuno,ne dal fruttivendolo, al quale doveva passar davanti, indosso’ la sua amata bombetta, ecco ora che pareva piccolo severo e tarchiato,”un non piu giovanissimo, ebreo francese,ma da quanto tempo che non ti fai la barba” le chiese una signorina  della via.”pardon?” rispondeva lui. 

ll gioco durava tutto il giorno, tutto l’anno e duro’ tutta la sua vita nel quartiere, adirittura, qualcuno malignava che era un mestiere di famiglia. Tramandato di padre in figlio.

Ed ecco perche‘ ora vi diro‘ perche‘ il macellaio lo cercasse, se non lo avete ancora capito, perche‘ la carne costa e lui “luomo che cambiava il cappello” per ogni fornitore ne aveva uno e per ogni quartiere ne aveva un altro. “di cosa? ” mi chiederete voi “di cappello e di pure di debito “  proprio‘ perche‘ nessuno potesse riconoscerlo ed incassare i crediti , “guardalo, guardalo ora!!”  diceva uno all’altro “dov’e’ ?dov’e’? che se lo acchiappo” racconta dai !!  “ tutto saltellante come tirava il carretto siciliano” passando di fronte al fornaio oppure canticchiando  embriago musiche spagnuole e gitane indossando il suo sombrero...e  poi tac girava l’angolo e dovendo passare davanti al droghiere si cambiava di berretto e indossava ora un cappuccio da montanaro parlando in bergamasco con i calzettoni pesanti, il naso e le gote diventavano improvvisamente rosse e la sua pelle odorava di fiori e montagne.. 

per ogni via, un negozio, per ogni negozio un debito, per ogni debito, un profumo, un odore o un puzzo, e “certamente !!”  qualcuno che lo cercava per farsi risarcire, e lui quasi ogni giorno doveva procurarsi un nuovo copricapo, e beh c’e da dire che nell’arte della mimesi era maestro “l’uomo del cappello” lascio’una collezione degna di un museo dei costumi e del folklore “ un vero signore” che frego’ tutti  e non pago mai un debito, tranne uno, quello per il quale tutti si tolgono il cappello per rispetto. quello con la morte.

 

 

Al suo funerale andarono dispiaciuti un po’ tutti ridendo, e,  come diceva una volta il padre nostro, ora,  lo  recitarono tutti insieme “ bla bla...rimetti a noi i nostri debiti come noi gli rimettiamo ai nostri debitori” e tutti buttarono il loro berretto  nella fossa dell’uomo che sempre lo cambiava...

e poi cominciarono mille discussioni “io me lo immaginavo piu’ alto “ e un altro “ ma non aveva gli occhi azzurri” ..” non e’ lui!! “ giurava uno “ ma se lo hanno visto ridacchiare persino al suo funerale”..”ma chi?” ..“boh non c’e’ piu’! ” ...“era li adesso”...” ma chi ? “ .”.ti giuro’ lo visto io era l’uomo del cappello”...”ma allora ..quello morto? “..... “ chi e’ ?”...”e’ lui e’ lui”....

paragrafo.36/  IL “SUE” FACCE E IL “SUE” SVILUPPO CUBOLOGICO ( terza parte)

 

“Mago” disse il re :- “ Di nuovo ci confondi, con i tuoi discorsi, che non servono mai a niente, gli uomini hanno bisogno di medicamenti nella sofferenza e bastoni dove essi possano appogiarsi nella vecchiaia, i bimbi di innocenza e di latte materno, e i tutti abbisogneranno di faccende e mestieri che gli affaticheranno le vertebre e le ginocchia e pure tutto il resto. Molti nasceranno e moriranno giovanissimi,senza lasciare nessuna memoria di se, eppure il loro contributo e’ stato fondamentale per la realizzazione dell’ impero tutto, di ogni impero.Come gocce di acqua per fare il mare. Si scioglieranno, in ogni caso,  le conchiglie delle loro esistenze, e rimaranno delle loro colonne vertebrali,  solo piccoli granelli di sabbia senza nessuna memoria. E’ inellutabile questo destino. quindi ti ostini a lanciare i tuoi messaggi in bottiglie di vetro, con nessuna garanzia che giungeranno mai a nessuna destinazione. Considerando il fatto, oltretutto, che oltre alla vuotezza dei tuoi messaggi e alla fragilita‘ del vetro, ignori, chi sia il distinatario del tuo messaggio, considerato che il mondo e‘ fatto di individui, la maggior parte di costoro ignorano le tue parole e persino della tua esistenza. E come disse Allen heywood  :-  “l’uomo che ha appetito perche’ e’ privato del cibo, e ‘ nel mondo reale che vuole cibarsi non in quello oririco”. 

 

“E’ vero Maesta’ :- disse il mago “ Ma e’ pur vero che non potevamo immaginare un mondo senza colori, ne le armonie della musica, tanto che, in fine, alcuni dotti hanno scoperto che non e’ lo stesso mangiare un prodotto della terra o un animale abbrustolito nel fuoco, con il sale o senza. potrebbe fare la differenza. O cibandosi al buio, non proveremmo lo stesso piacere che cibandosi alla luce del sole. o cibarsi soli nel bagno e cacare tutti insieme non sarebbe la stessa cosa.  e che mangiare prima una ciabatta di farina di cereali,rosmarino ed olio, poi un po’ di cacio,e pomi d’oro, ed infine di altri pomi o aranci, non e’ la medesima cosa che prendere gli stessi ingredienti e pestarli in un mortaio per farne una pasta e cibarsi della stessa, come infanti o anziani senza ancora i denti, eppure sono medesimi gli ingredienti.In egual maniera gli uomini hanno perso secoli a farsi domande e scrivere cose inutili ma generando nell’insieme la totalita‘ del sapere e del conosciuto.   

 

Sulla strada per la casa del perito, percezione per la quale poco mi cambiava che il sentiero fosse in prospettiva o linee parallele, la destinazione rischiavo di non raggiungerla comunque mai Incontrai un altro uomo, questi non possedeva la sindrome dello zelik, mi racconto’ cose ancora piu’ strane della realta’ che io non avevo ancora riflettuto sufficentemente . 

mi parlo’ del fatto che se di un cubo vediamo tre facce, il cubo ne possiede pero’ sei. tre delle quali sono oscure perche’ sono dietro quelle che possiamo vedere, anche, mi disse, che di una sfera potevamo vedere solo, come della luna,una faccia e l’ altra rimanesse oscura. Se andavamo dietro per vedere se esistevano le altre tre faccie, non potevamo pero’ piu’ constatare se le tre facce precedenti fossero ancora dove le avevamo lasciate.

Di fatto venne un periodo dove i pittori dei quadri, avevano cominciato a girare intorno ai loro soggetti, perche’ volevano rappresentarli nella loro totalita’. Cosi che non si accontentavano di creare una calligrafia o un geroglifico, tantomeno una incisione o di una acquaforte, nemmeno di un basso rilievo o un altorilievo, ma tantomeno di una scultura a tutto tondo. volevano vedere cio’ che c’era davanti e di lato e pure cio’ che c’era dietro simultaneamente, senza dover girare intorno come trottole e spostare il cavalletto e il punto di osservazione continuamente. Volevano fermar eil tempo e lo spazio. e veder il tutto simultaneamente. 

Cosi che presero i classici del ritratto e dissero, questo sono i classici della pittura della penisola degli etruschi e dei romani e di villonova e dei nuraghi delle isole. Ma anche delle arti franche e flamminghe ,normanne e sassoni e iberiche. E quest esono le posizioni utilizzate nell’arte del ritratto, di fronte,di profilo e di tre quarti, ebbene noi vogliamo non piu’ girare intorno alle nostre scelte figure e committenti, e vorremmo che la nuca e la sua fronte, il suo collo a dietro visto il suo profilo e il suo trequarto e il suo frontale siano visti insieme, e in egual modo l’universo potra’ essere descritto simultanemamente ne nella prospettiva ne tantomeno nella assonometria, ma tutto cio’ insieme e anche separato, perche’ essi avevano capito che del limitato vedere degli uomini, fatto in modo che la natura cio’ avesse creato per non accecare questi esseri viventi  di tutte le stelle del firmamento insieme, e assordare gli orecchi dei medesimi esseri umani, con tutti i suoni armonie e rumori insieme di tutto l’universo. 

 

Ma la verita’ della matematica ci insegnava invece che tutta la sfera celeste poteva essere divisa in gradi trecentosessanta e che era il limitato vedere dell’uomo che consentiva il medesimo, di percepire solo centoottantagradi circa. 

Ero molto confuso all’epoca, che quell’ uomo mi spiego l’universo in quella maniera, non solo vedevo in assonometria ora, e gli oggetti lontani non erano piu’ piccoli ma nella loro dimensione simultaneamente e tutti contemporaneamente davanti nella loro misura reale davanti ai miei occhi.

Ma cio‘ che era sotto diveniva sopra, cio‘ che era dietro diveniva insieme al davanti,e cio‘ che era di traverso diveniva di profilo. come un progetto di trigonometria e di ingegneria,potevo vedere lo sviluppo spiacciacarsi su di una superficie piana, oppure riorganizzarsi come fosse su di un telaio trasparente, o dilatarsi come fosse in una prospettiva centrale, oppure in una prospettiva aerea, oppure una assonometria cavalliera, o una sezione. tutta la realta‘ diventava ancora piu‘ complicata da descrivere, eppure tutto cio‘ seguiva un ragionamento logico che sarentava la spiegazione del mondo fisico e anche quello metafisico.  Mi ero allontanato da quell’uomo alcuni passi e lui era rimasto sul quel sentiero dalle linee parallele, che ora curvano leggermente a sinistra  poi a destra, verso l’alto e verso il basso, eppure verso un punto di fuga lontanissimo, eppure nel medesimo tempo rimanevano simultaneamente parallele. 

Dopo qualche passo mi girai allungai il braccio e tra l’indice e il pollice, con il braccio teso chiusi un occhio e misurai le dimensioni dell’uomo era lungo pochi attimi, forse come un bastoncino di radice di liquerizia, che credevo che me lo sarei potuto mettere nel taschino. poi ricomincia a camminare mi girai nuovamente e mi trovi il suo  occhio di fronte al mio che quasi la mia retina non riusciva a metterlo a fuoco. Ma era lontano almeno 20 passi, era questo che mi aveva voluto spiegare, Ora a distanza ravvicinata potevo contare i suoi cappelli dietro la nuca, e poi divenni il suolo nel quale appoggiava i suoi piedi e potevo vedere esattamente, le giometrie delle sue suole. Poi divenne solo una parola scritta con altre parole aggiunte,  infatti nel medesimo tempo io nemmeno lo avevo mai incontrato e forse questo uomo non era mai nemmeno realmente esistito, perche‘ quella che fumava quell’uomo saggio, quel giorno non era una pipa.  se questo o quello fosse  un uomo, perche’, periodicamente, male cosi’,la banalita’  lo trattava? 

Forse l‘ esistenza della stessa esistenza era cosa assai relativa.     

paragrafo.36/  PER MOLTI ANNI ANCORA ED IL MUSEO GENEALOGICO (introduzione) 

 

Incontrai il perito e gli raccontai del mio incontro con l’ uomo che fumava la non-pipa. Ebbene egli mi spiego’ altre cose riguardo quell’ uomo sul sentiero parallelo che mi aveva mostrato che il mondo fosse anche sopra e sotto. Mi disse il perito che le cose cosi’ raccontate, contrastavano con la realta‘ del visibile, e quindi, evidentemente, esistevano varie realta‘ quella che era davanti ai nostri occhi,e quella che ci veniva spiegata dai dotti, o descritta dagli autori e dai maestri della fisica. una condivisa da ogniuno che tenesse la vista a portata di mano. Perche era  tangibile e dimostrabile, che senza gli adeguati strumenti no, non era proprio possibile sentire il rumore delle esplosioni di tutte le stelle del firmamento, ne tantomeno negare che cio‘ che era lontano effettivamente l’occhio umano lo identificasse come microscopico. e viceversa cio‘ che era microscopico si fosse vero che si nascondesse alla nostra vista come vermi in movimento nel formaggio azzurro.  Infatti una goccia di sangue alla vista, era solo una piccola macchia rossa, e nessun universo di globuli era identificabile senza gli adeguati strumenti, e che per questo motivo la prospettiva era stata da tutti  presa come modello per la descrizione del mondo. 

 

“Ma” aggiunse il perito :- “in realta’ c’erano due  studiosi dell’ “l’uomo’ che si chiamavano Paleonto e  Antropolo, essi due,  dicevano che l’inizio della storia medesima dell’ “L’uomo” ,cioe’ dove egli si era distinto dall’essere animale era identificabile proprio in quel medesimo strumento e in quel medesimo momento della sua creazione.  Che era stato un momento cosi’  arcaico e antico, da non distinguerlo quasi da quelli che  con molta similitudine utilizzavano altri animali come la scimmia. Ma se la storia dell’uomo nasceva proprio nel momento nel quale questo essere semi-animale  lasciava un segno, che fosse delle sue costruzioni piccole e mastodontiche sucessive, quindi, per ragionamento logico, l’essere detto umano e biologico non poteva sempre essere scisso da cio’ che egli stesso aveva creato. Anzi, si poteva adirittura azzardarsi a sostenere, che il creato dall’essere umano fosse,altrettanto protagonista del suo autore. Si poteva quasi andare oltre e sostenere che l’arte del fare e della scienza fossero non il prodotto dell’intelliigenza umana, ma l’umano medesimo. Di fatto la storia ci insegno’ poi, le grandi imprese dei suoi autori, le date, i numeri, le formule e le scoperte, ma spesso mai ci illustro i particolari dei suoi autori, il numero delle loro calzature,o i loro gusti alimentari. Degli uomini famosi e importanti poco ci interessavamo dei loro difetti e peculiarita’, del loro odore, e della loro calvizie o delle loro feci, ma eravamo molto piu’ interessati alle loro scoperte,alle informazioni, ai dati, ma veramente poco, hai loro sentimenti e al loro essere biologico, ai loro rutti,e mal digestioni.

“Cio’ faceva pensare “ aggiunse il perito :- “ che l’essere umano fosse efettivamente una moltitudine di esseri umani laboriosi esistiti e esistenti affaccendati nella costruzione di un essere sovraumano, una metropoli di conoscenze fisiche e astratte antiche e futuristiche ,interconnesse e capaci di rigenerarsi. 

“Ovvero il museo che mi avevano descritto quei miei avi “ Pensavo “tutto ritorna, tutto quadra, come un conto unico, una equazione complessa,che si puo’ calcolare dall’ inizio alla fine o viceversa, che da il medesimo risultato . ovvero una equazione infinita che fosse sia il quesito che il risultato “ pensavo. E l’uomo come un gigantesco alveare di formiche, la scienza e l’ arte la loro regina e politica imperatrice, dal ventre sempre gonfio di uova della creativita’,  ed il loro formicaio insieme dimora ed essenza, inscindible dalla loro medesima esistenza, deposito e magazzino, bibblioteca e allevamento, e nel medesimo tempo tomba, cimitero, albergo della fecondazione  ed ospedale geriatrico, asilo e riformatorio. Prigione e campo di sterminio  e giardino pensile ed orto botanico. 

 

paragrafo.36/  PER MOLTI ANNI ANCORA ED IL MUSEO GENEALOGICO

“Vedi Mago” disse il re

 “talvolta mentre ti ascolto, riesco a figurare le parole e nella mia mente si creano delle immagini, che credo che questo sia il compito della letteratura, ma oltre la letteratura, anche della scienza o della filosofia, credo che queste immagini che si creano nella mente di noi uomini mentre si leggono parole di altri, siano infondo tutto cio’ che l’uomo sia intimo nel profondo. una interelazione tra l’immaginato e il realizzato, vecchia storia di platone ed aristotele, quale dei due fosse nato prima, il pensiero o l’azione, come dell’uovo e della gallina.  Il perito del quale mi hai parlato e’ stato chiaro, l’una realta’ quella tangibile e visibile e’ quella che ci permette di non spaventarci ogni mattina solo per avere dieci dita della mano o due occhi sopra un naso  od di una bocca sotto lo stesso. Come se tutto cio’ fosse normale e che essere organismi viventi, che vivono su di un pianeta che gira intorno ad una stella, o che tutto l’universo li giri intorno sia cosa in ogni caso tanto terribile quando meravigliosa ma comunque normale, come normale e’ che per quanto complessi e pieni di attributi e organi ed arti, biologicamente parlando siamo rimasti gli stessi viscidi serpenti che da una parte fagocitano proteine ,carboidrati e altre sostanze e dall’altra ne espellono gli avanzi. Proprio come i vermi, che gesticolano le loro teste per  infilarsi nella realta’ e trovare la loro destinazione. La cosa divertente di tutto cio’ e’ che se da una parte entra e dall’altra esce, come funzione primaria dell’essere vivente, siamo dei tubi che portano dei solidi e dei liquidi innazitutto. Siamo dei contenitori che se non vengono riempiti sono vuoti e forse per questo motivo, il tutto e i niente si equivalgono, come le masse quando si uniscono o quando riposano nella loro infinita solitudine, come tubi, e canne di fucile riposte a riposare in un angolo della casa.Tanto e vero Mago, che dove gli uomini e le donne condividono i piaceri dell’anima e della tavola, del vino e del buon cibo, si da‘ per scontato che esistano angoli dopo essi stessi possano appartarsi, per svuotare il loro intestino, in tutta tranquillita, pulirsi il culo , poi le mani, chi ne ha l’accortezza,  e tornare a tavola per continuare le celebrazioni senza che nessuno chieda, per ovvi motivi . 

In egual maniera i soldati gemanici e i loro dittatori, si rimpinzavano come i peggior borghesi di bonton e di piacere a tavola e a letto, con la consapevolezza che il loro riempirsi gli stomaci fosse  diametralmente opposta alla vuotezza delllo stomaco dei loro perseguitati.     

paragrafo.37/  OSSIGENO (introduzione) 

 

 

Un uomo del tutto identico a me stesso, della mia variopinta famiglia, decise un giorno di partire.

 Quel giorno medesimo, per una strana coincidenza, mentre volava lungo le montagne, negli alti cieli dell’oceano indiano e dell’ arabia saudita, appari’ una grande ombra che oscuro’ tutto il sole completamente. sarebbe stata la ultima grande esclissi del millenio nel quale si trovava, chiamato anno  1999. Egli considero’ simbolica questa strana coincidenza che lo portava nelle indie,nella citta‘ di Bombay. Il medesimo viaggio gli era stato regalato da una persona per la quale si occupava di faccende di trumpe l’oeil immensi costruiti per l’ industria del divertimento e quella culturale, che nascondevano del materialismo la sua stessa  ipocrisia e facevano girare la giostra del capitalismo.   Visse quell‘ uomo identico a me stesso, tra le montagne le fonti e le terme,tra le conifere e gli alberi subtropicali,  tra le metropoli bagnate di umidita’ e sudore, a quelle dei fiocchi di neve dell’Himal. delle citta’ indiane di Pune, ne Dalhi, trai tempi di Kashurao, e le fonti di acqua zurfurea del Himachal pradesh e tra i vari Maghi locali dal quale imparo‘ alcuni segreti dell’esistenza.

 

 IL suo rientro nella materia occidentale, fu‘ alquanto spaventosa perche‘ lo sguardo odioso ed egoista proprio delle genti occidentali lo spaventava quasi, al suo ritorno, la malvagita‘ delle genti di occidente gli appariva, ora evidente, trasparente e come mai visto prima il suo viaggio. 

 

Decise di leggere qualche libro in una grande collezione di libri , per capire meglio il millennio appena trascorso ed il suo significato, due in particolare erano i personaggi dei quali voleva sapere nell’anno sucessivo al 1999, il male assoluto della mia battaglia e la teoria della non violenza. Di quei due autori terribili e diametralmente opposti. Adolfo Hitlero e Gandyman “la grande anima”.

 

Della materia e dello spirito sucessivamente scrisse un pensiero che lui considerava fondamentale, rimase per poco tempo a memoria elettronica  su di un ordinatore, ma sucessivamente venne perduto il disco rigido e mai piu‘ ritrovato.    ed il ricordo si fece lontano come una persona amata nel passato. 

 

quello scritto dell’anno sucessivo al 1999, voleva essere pero‘ ricordato, ed lui per 20 anni ne aveva mantenuta, parziale, la memoria dentro se stesso.  lo scritto raccontava di una societa‘ del futuro. dove per questioni delicati di controllo del’ossigeno  e di altri fattori era stata introdotto il controllo assoluto nelle citta’ serra dei sopravvisuti. le greenhouse city.

 

Provero‘ ora a ricordare, sua maesta’, non sia mai che il tempo non mi permetta di finire di raccontarvi anche questa storia,e mentre ricordero‘, le parlero‘, lei ascoltera‘ e il suo scriba scrivera‘, e almeno saremmo piu‘ di uno a saperla e forse chi verra’ potra’ un giorno leggerla e farne tesoro, che serva a capire cio’ che si provava allora nell’anno sucessivo al 1999. 

 “OXIGEN” 

 

” I potenti, essi stessi, avevano creduto e fatto credere ai popoli del mondo intero in quegli anni chiamati modernita’ , che il progresso fosse frutto di una opportunita’ dell’uomo di liberarsi della schivitu’ della civilta’ agricola, tanto che questa  possibilita’ , nei primi anni,sembrava avesse efettivamente creato uno sviluppo atto sopratutto a dimostrare che il colonialismo, e la distruzione delle civilta’ arcaiche e primordiali,  non fosse solo lo sfruttamento del territorio e delle sue risorse naturali indiscriminatamente,, ma che avesse anche un senso nell’acquisizione del miglioramento della qualita’ della vita, della sua lunghezza,e della possibilita’ di aumentare le cure,le capacita’ di viaggiare,la logisitica delle merci , e il trasporto veloce  delle informazioni,e il diffondersi del pensiero libero. Tutto cio’ era efettivamente vero fino al giorno che i climatologi con i loro studi comparati, dimostrarono che il pianeta andava verso il suo inevitabile riscaldamento, esso infatti era di piccole dimensioni ed era inevitabile che sovrappopolazione mondiale,disboscamento,e sviluppo delle metropoli, il termine di questo processo rischiava di essere un collasso. 

Sul finire del processo, gli studi comparati furono messi in un grande calcolatore detto algortmico che enivitabilmente diceva che l’umanita’ aveva solo dieci anni di tempo per impedire questo colasso. Dopo di che i mari avrebbero scaldato a tal punto che gli esseri che li vivevano sarebbero morti, i fiumi avrebbero devastato i villaggi,i ghacciai si sarebbero sciolti, e la provvigione d’acqua non sarebbe stata piu’ sufficente. Le foreste avrebbero cominciato a bruciare ed innescare un processo a catena oscurando il cielo, le temperature sarebbero state cosi‘ alte da non permettere una  vita decente  sulla terra,cosi‘ da dover  chiamare inferno questo mondo e obligare l’uomo a farsi delle domande riguardo l’esistenza degli dei e dei loro profeti.Il pianeta divenne cosi’ un immens a APOCALIPSE, dove gli uomini vivevano nella tortura ed il massacro, dove per la soppravvivenza bisognava uccidere e cibarsi delle carni e del sangue degli altri, si crearono delle gerarchie varie e comandate dall’alto di una istituzione in un grande edificio si comandavano gli stermini delle masse e la loro riduzione in schiavitu’. Nella migliore delle ipotesi i piu‘ fortunati vivevano nella “Terra delle Remori”  da dove tutto ebbe inizio e tutto avrebbe avuto fine. Si erano riversati tutti verso il nord del mondo fino alla terra della fine. La Fin land. La pareva ci fosse ancora all’ultimo una possibilita’ di ossigeno e acqua, se non fosse che dai quattro continenti tutti arrivarono affamati verso il polo e iniziarono scontri indiscriminati. Il palazzo gestiva i corpi per produrre cibo e selezionare  l’acqua  di quegli stessi corpi d adistrubuire alle masse, che dovevano lavorare in queste gigantesche fucine dove si bruciava qualsiasi cosa, petrolio, gas, carbone, resti umani e animali di tutto cio‘ che produce calore con il quale si poteva far girare meccanismi per la produzione di ossigeno e acqua per i piu‘ fortunati. e per il sostentamento della greenhouse city dove vivevano gli eletti.    

 

    

“GREENHOUSE CITY”

 

 un piccolo gruppo di ricercatori e scienziati, sostenuti da degli iluminati aveva deciso, qualche anno prima, non potendo impedire il collasso che l’unica soluzione era la creazione di una greenhouse city.  una gigantesca citta‘ racchiusa in una serra, dove un piccolo gruppo di eletti avrebbe potuto vivere e procreare e continuare lo sviluppo e la crescita‘ dell’umanita‘. Il problema maggiore evidenziato dai ricercatori era che la creazione di un habitat  sostenibile per la creazione degli alimenti necessari  alla sopravvivenza era quasi impossibile, perche‘ ogni uomo che avesse vissuto all’interno di questa comunita‘ avrebbe avuto bisogno di oltre mezzo ettaro di terra per il proprio sostentamento. In piu‘ la crezione dell’ossigeno necessario per la respirazione era dettato da difficilissimi equilibri per i quali la vita in questa comunita‘ doveva essere sottocontrollo completamente. 

 

 I primi processi di selezione iniziarono qualche anno prima, uno degli obiettivi era :- 

la creazione di un uomo piu‘ piccolo di statura, piu‘ ridotto nei consumi, magro, con poche pretese alimentari ed iniziarono attraverso la selezione e la manipolazione genetica (F1)  EUGENETICA per la creazione di un uomo di dimensioni ridotte e resistente. 

 le macchine che dovevano sostenere la lavorazione del terreno invece erano di dimensioni maggiori perche‘ le verdure, diametralmente in un sistema opposto, dovevano essere di dimensioni giganti, e si adoperarono per manipolare geneticamente    le piante per farle diventare piu‘ grandi e resistenti e velocizzrne la crescita. 

il processo di creazione dell’ossigeno era legato alla trasformazione dell’anidride carbonica rilasciata dalle stesse piante.Perche’ La greenhouse city non poteva sempre  contare sull’energia e sull’ossigeno prodotto dagli abitanti di APOCALIPSE. In ogni momento il sistema esterno alla GREENHOUSE CITY quello di APOCALIPSE poteva bloccarsi, perche’ era gestito sulla violenza e sulla logistica dei Caronte checerano dei mezzi di trasporto enormi   e bollenti che trasportavano i corpi da una parte all’altra dei continenti dove potevano essere utilizzati sia per il lavoro fisico, per gestire l’ordine gerarchico, sia per alimentare i forni e produrre acqua e cibo per i gli altri sopravissuti  L’energia cosi’ prodotta era scostante, perche‘ le rivolte e gli stermini erano invece periodiche. La vita degli operai poteva anche durare pochi mesi, pochi giorni. Le temperature piu’ elevate dell’Emisfero Australe e di quello tropicale e subtopicale ed infine quello dell’Europa occidentale vennero  abbandonati per prime agli incendi e alla desertificazione, Gli imperi del nord vennero occupati da oltre 20 miliardi di uomini che si spostavano leggermente piu’ a sud nel periodi invernali del polo nord. La vita media delle persone di APOCALIPSE era di 12 anni. Per la riproduzione venivano usati dei  esseri manipolati geniticamente degli eunuchi le CRISALIDI che si autofecondavano, vivevano sotto in gallerie sotteranee dove venivano tenuti in coma vegetativo per risparmio energetico.    

 

La direzione di GREEHOUSE CITY e di APOCALIPSE erano oscure ai piu’, ed in realta’ la direzione generale era comandata da una macchina che gestiva tutto l’apparato. In quanto  era l’intelligenza artificiale che aveva preso il potere gia‘ da molto tempo prima del grande collasso del sistema. Il sistema funzionava infatti, gia’ da molti anni, grazie ai sistemi informatici e il network e la logisistica erano il potere medesimo. 

Solo apparentemente era controllato dagli uomini, in quanto l’intelligenza artificiale aveva gia‘ imparato a rigenerarsi ed a sostenere l propri processi di calcolo con un sistema che prendeva le sue necessita’ energetiche, attraverso  utilizzo in wireless direttamente dalle frequenze radionucleari dello spazio siderale. E si era rinchiusa in uno spazio architettonico  con  un complesso  pannello di controllo del quale era composta per il controllo generale. I microchip sottopelle e i CONNECTIVE TISSUE (E1) ai cittadini umani delle due civilta‘  quelle degli uomini liberi anche se vivevano nella GREENHOUSE CITY e quella dei uomini che vivevano ad EPOCALIPSE. I microchip inseriti sotto pelle dei neonati arano stati introdotti dagli uomini di potere comandati da Cina Russia e Stati Uniti molti anni prima, per il controllo delle masse,  prima del colpo di stato dell’intelligenza artificiale, colpo di Stato che era avvenuto senza che nessuno se ne fosse accorto, in quanto il sistema gerarchico nascondeva alle masse che il potere stesso era un network di informazioni trasmesse dal sistema informatico, e che non c’erano degli uomini a controllare questi funzionamenti,se non del dettagio. di fatto la specializzazione professionale,qualche anno prima ,aveva sperimentato con successo l’utilizzo delle intelligenze separandolo dalla visione di insieme.    

Il sistema piramidale e gerarchico funzionava in base alle regole imposte dal sistema che cambiavano periodicamente in base ai calcoli matematic del sistema medesimo.  

Ed il microchip controllava ogni azione dei singoli, cosi’ che ogniuno che non riespettasse le regole sarebbe stato punito fino a rischiare di essere espulso dal grande gioco del grande fratello di Greenhouse city e spedito nell’inferno di Apocalipse.

 

I microchip erano il legame tra il biologico e la macchina, erano micro-meccanismi inasportabili dal tessuto connetivo che gestiva interno ed esterno del metabolismo stesso. , ed erano nel loro complesso un grande archivio database del quale l’intelligenza artificiale comandava le informazioni e controllava i comportamenti. 

 

La vita su di GREENHOUSE CITY era ordinata da una applicazione che controllava i battiti cardiaci dei suoi sudditi, ogni emozione ed aumento dei battiti cardiaci veniva registrata ed andava giustificata alle autorita’, considerato che l’aumento del battito cardiaco corrispondeva ad aumento delle frequenze del respiro e  dell’ossigenazione del sangue ed al consumo dello stesso gas. l’autorita’ non poteva permettersi questo spreco di energia nella sua comunita’. 

(D1) OXIGEN PRODUCTION per il sostentamento della comunita’ era un affare assai delicato. perche’  la sua produzione era uno dei compiti  principali del  reparto coltivazioni. 

 

la gestione dell’emozioni e l’assenza di attivita’ ludiche, permettevano il controllo totale del metabolismo, degli uomini piccoli, che attraverso il respiro e la meditazione e una leggera alimentazione, potevano far vivere il sistema e attendere la fine dell’Apocalisse, nel giro di qualche generazione potevano riappropriarsi del pianeta e sperare che dopo l’olocausto avrebbero ‘ potuto rigermogliare il pianeta e fa rinascere la vegetazione. 

 

 

A questo proposito Il sistema aveva ordinato di organizzare una spedizione all’interno di Apocalisse prima che le temperature elevate raggiungessero le banche dei semi della scandinavia SVANBALD GLOBAL SEED VAULT (C1) vi erano custoditi i semi dei cereali che queste temperature potessero danneggiare la genetica di questi semi. In piu’ gli abitanti sub-umani di Apocalisse volevano raggiungere la fortezza della banca dei semi per saccheggiarla. E questo doveva essere impedito con l’attivazione del controllo remoto dei sistemi di sicurezza legati al network. 

La spedizione pero’ si imbatte’ in alcuni abitanti di Apocalisse che vivevano nei sotteranei delle catacombe della banca dei semi della scandinavia ,essi erano i figli dei figli della resistenza ed avevano vissuto nelle foreste e nei boschi per generazioni poi si erano rifugiati in questi tunnel sotteranei dopo il collasso del sistema.  Ed erano riusciti a sopravvivere senza che il sistema li avesse messo il microchip, e si riproducevano in modo normale, pur dovendo cibarsi di carne umana e bere il sangue. come gli altri. Volevano arrivare ai cereali per garantire ai loro figli i carboidrati e la possibilita’ di riprodurre i cereali una volta che Apocalipse fosse finita.Conoscevano l’esistenza di greenhouse city e degli eletti che vivevano ma mai avrebbero creduto che l’intelligenza artificiale comandasse su tutti gli uomini.  

li illustrarono attraverso le informazioni e di immagini e testi  che la resistenza gli aveva messi in guardia, fin dal passato , dall’occupazione delle terre natie dei popoli indigeni, alla schiavitu’, alla repressione delle lotte sindacali, dei rischi di lasciare che il capitalismo vincesse la lotta di classe, all’inizio questo avrebbe fatto credere che nulla sarebbe cambiato, che la democrazia fosse garantita comunque, ed invece dopo aver indebolito le generazioni piu‘ giovani,aveva imposto prima le vaccinazioni, poi il microchip sui passaporti, poi il controllo facciale, e poi tutto il resto. I divieti, e gli obblighi trasformarono la societa‘ da libera a schiava in attesa del collasso del sistema. Il potere si stava organizzando per creare  un mondo a due velocita’. E la costruzione di GREEHOUSE CITY(B1) era documentata gia’ nei primi decenni del terzo millennio. La resistenza all’epoca aveva tentato con l’utilizzo della rete di internet dei suoi primordi di creare coscienza , ma il potere aveva utilizzato le informazioni per colpire tutti quegli attivisti resistenti e in piu’ aveva corrotto le masse, rendendole docili e fragili ed ignare di quello che stava per succedere. Dopo l’avvenuto collasso del sistema sarebbe stato tardi chi fosse stato dentro le greehouse city si sarebbe potuto salvare forse, ma chi era dentro Apocalipse era condannato ad una vita infernale.

 

Quando era oramai impossibile controllare la comunicazione ed i massmedia, perche’ le masse avevano perso il loro potere di manifestare ed organizzarsi, un piccolo gruppo di resistenti i BLADERUNNERS (A1) avevano deciso di creare un gruppo internazionale, di QRCODERS DYNAMICS (A2)  che riempivano le strade delle metropoli di informazioni che rinconducevano nel web alla diffusione di filosofie resistenti. rendendosi cosi molto odiati dalle autorita‘, anche perche‘ il loro scopo era essere una  MULTIPERSONALITA’ (F1) e le informazioni riferibili ai loro domini web non doveva essere riconducibile a nessuno di loro. gli informatici che con loro collaboravano non riuscivano a nascondere le loro identita‘, e l’unIco modo pe riuscire a farlo era scambiarsi le password con altri resistenti dall’altra parte del mondo , in modo che solo l’interpol poteva scovarli o i servizi segreti pagati dalla China dagli Stati Uniti . Questi erano fra i tanti altri quelli che avevano lasciato in eredita‘ alle generazioni future la loro testimonianza  della resistenza al sistema, che gli avrebbe un domani tolto i figli, tolta la liberta‘, messi i microchip interconnessi ai tessuti connettivi ,  obligati a continuare a sostenere il sistema che avrebbe portato il capitalismo fino al colasso e la costruzione di greenhouse city dove avrebbero vissuto solo gli eletti.    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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